Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

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Mi ritrovo a scrivere una delle poche (stranamente) recensioni negative che troverete in giro su quest'opera. Che si guardi questo film come un lavoro di un regista 'ex Ghibli' o che la si guardi dal punto di vista storico/slice of life, "In questo angolo di mondo" fallisce in tutti i sensi. Sì, perché fino a prova contraria una accozzaglia di scene di vita quotidiana (nemmeno approfondite in chissà quali dettagli) prive di alcun senso registico, ricucite su una ragazza così goffamente dipinta come 'maldestra', a casa mia non definiscono né un lungometraggio-favola né tantomeno offrono un taglio storico di una realtà sfiorata solo sui libri di testo. Lasciamo da parte il paragone con "Una tomba per le lucciole", dato che ne infangheremmo solo il nome, tuttavia, se stavate cercando un'opera di un certo livello con un taglio storico interessante e d'effetto, guardatevi quello (se non l'avete ancora visto, s'intende).

Non elencherò tutti gli abomini di regia presenti all'interno del film, dato che non merita il mio tempo, vi basti sapere che l'impatto che ho avuto durante e dopo il lungometraggio è stato quello di aver visto un collage di scene scarsamente intuitive e poco interessanti (noiose direi): molti passaggi sono infatti lasciati a loro stessi (sia storici sia a livello di trama) con tagli temporali confusi e personaggi che vanno e vengono da un secondo all'altro, creando confusione non solo con un chara design indistinguibile, ma soprattutto con una quantità di personaggi spropositata se rapportata al tempo loro dedicato. I tagli storici sono irrilevanti (tutti sappiamo che cosa fossero i razionamenti, i bordelli, i bombardamenti e la polizia militare, eppure non viene offerto nessun tipo di 'insight' aggiuntivo rispetto a ciò che un comune ragazzo che abbia letto un libro di storia non possa già immaginarsi da solo; il momento 'cucina' è forse l'unico a salvarsi).

La cosa che più mi ha sconvolto (esclusa la scena del bambino orfano negli ultimi tre minuti, quella mi ha lasciato a bocca aperta, stento a credere ancora a quello che ho visto) è il tentativo di vestire con un qualsivoglia senso il personaggio principale, Suzu (mi pare si chiami così): una ragazzina sognatrice e con la testa fra le nuvole che in qualche modo si risveglia da quel lungo sonno di sorrisi e unicorni rosa (?), un'inetta alla vita che non riesce ad annunciare la propria frustrazione (?), una fallita ricerca della felicità (?), una gentile ragazza che si stufa della realtà in cui vive (?). Ho dedicato tutto me stesso per cercare di carpire un filo logico nel chara development che si è tentato di inscenare, ma purtroppo non ci riesco proprio. La freddezza con cui i personaggi reagiscono ad alcuni eventi contrasta in modo troppo netto con over-reaction scaturite da momenti non centrali... tutti elementi che mi portano a pensare che sia stata semplicemente fatta una schifezza su tutta la linea a livello di regia.

Insomma, forse il manga è valido, dovrei leggerlo per poter dare un parere. Di sicuro la sua trasposizione animata è un fallimento su tutta la linea. Le musiche sono veramente belle; a livello tecnico, chara design a parte, ci sono momenti davvero felici, prima fra tutte la scena del bombardamento.

Ciò non toglie che a mio parere la visione sia da evitare.

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In un certo senso, “Sunshine!!” è un anime che parte già in svantaggio: grava sulle sue spalle il peso di “School Idol Project”, del successo planetario che ha riscosso; le Aqours devono costantemente confrontarsi con lo spettro delle μ’s e (purtroppo) con le aspettative e i paragoni di buona parte del fandom. Ma, al di là di ciò, è “Love Live! Sunshine!!” un buon prodotto? Non esattamente. E vorrei spiegare perché, da un lato lasciando da parte qualsiasi “personaggio X è la nuova Y”, ma dall’altro adoperando qualche confronto con le precedenti stagioni, per rendere chiare le motivazioni del voto attribuito.

Chika Takami è una studentessa del secondo anno dell’Accademia femminile Uranohoshi: non è specializzata in niente di particolare, non è iscritta a nessun club e, proprio per questo motivo, vedendo un’esibizione delle μ’s, capisce di voler dare una svolta alla sua vita per “poter risplendere e brillare”. Decide quindi di fondare il club di school idol, aiutata dall’amica di infanzia You Watanabe, incontrando però, come pare sia canonico del brand, l’opposizione di Dia Kurosawa, la presidentessa del consiglio degli studenti, e incappando in difficoltà di vario genere (reclutare nuovi membri, farsi un nome, comporre i brani e via dicendo).

Devo essere onesta, i primi episodi mi avevano lasciato un’impressione ottima. I personaggi erano fuori di testa al punto giusto, la serie sembrava presentare una nota demenziale che non mi dispiaceva. E in effetti non è che queste cose vengano a mancare in favore del dramma - che pure è presente, ma in quantità tollerabili, almeno per me. Il problema fondamentale di “Sunshine!!” è che non riesce (o non vuole), se non alla fine, distaccarsi dalle stagioni precedenti. Ci vogliono undici/dodici episodi prima che la storia delle Aqours prenda una piega realmente diversa rispetto a quella delle μ’s, tra citazioni e rimandi apprezzatissimi e palesi copiature decisamente sgradite. A questo aggiungiamo che la sceneggiatura è gestita davvero, davvero male: ci sono episodi dove accade di tutto, e altri dove non accade nulla. Ci sono personaggi (Riko su tutte) che hanno una notevole quantità di spazio e di screentime, e altri (Kanan, ad esempio) che per più di metà serie nemmeno compaiono. Tutti questi squilibri portano innanzitutto ad avere alcune parti di serie anche abbastanza noiose o scialbe, e in secondo luogo sono la causa di una forte disarmonia all’interno delle Aqours. Porto un esempio per far capire cosa intendo: all’alba dell’episodio 8, le μ’s erano già belle che formate, lasciando alle restanti puntate il compito di approfondire le dinamiche di gruppo e qualcuno dei personaggi, creando così un insieme di ragazze che nel complesso funzionava, stava bene insieme. Vi basti pensare che le Aqours diventano nove alla fine dell’episodio 9, per trarre alcune conclusioni, e sfortunatamente il fatto che ci sia voluto più tempo non è indice, appunto, di una maggiore coesione all’interno del gruppo, dal momento che vi sono personaggi che in tredici episodi a stento si parlano. Le nuove school idol rimangono spesso “divise” per anni, oppure alcune di loro interagiscono con una ristretta parte del gruppo e basta.
Insomma, ritengo che tutto ciò abbia sfavorito pesantemente “Sunshine!!” come prodotto, che, pur rimanendo godibile, non si avvicina neanche lontanamente alle due precedenti stagioni di “Love Live!”.

Ci sono tuttavia anche aspetti estremamente positivi, che sono poi il motivo della raggiunta sufficienza, oltre al fatto che l’anime nel complesso non è male: in primo luogo, lo studio di produzione ha fatto progressi enormi nell’uso della CG durante le esibizioni, che risultano immensamente più fluide rispetto a quelle di “Love Live!”. Miglioramento che tocca anche le animazioni in tecnica tradizionale delle singole puntate, visivamente molto, molto belle e più pulite.
La colonna sonora è un po’ anonima, ma si nota una maggiore attenzione da parte dei compositori per quanto riguarda le insert song (che purtroppo sono giusto quattro o cinque, nemmeno paragonabili alle circa dieci della prima stagione di “Love Live!”), alcune delle quali si distaccano enormemente dal classico stile “kawaii-kirakira-ganbatte” da school idol (“Mijuku DREAMER”, un esempio su tutte).

In conclusione: se siete fan del brand, vale la pena di guardare “Sunshine!!”, anche solo per trovare la vostra nuova waifu, altrimenti, se già le stagioni precedenti vi avevano fatto storcere il naso, con questa potete tranquillamente passare oltre. Per quanto mi riguarda, attenderò una probabile seconda stagione, perché comunque l’anime non mi è dispiaciuto, ma probabilmente apprezzerò di più le Aqours quando verranno inserite sul server EN del gioco.

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“Denki-gai no Honya-san” (tradotto come “La libreria del distretto elettrico”) è un anime di dodici episodi prodotto nel 2014 dallo studio Shin-Ei Animation e basato sull’omonimo manga scritto e illustrato da Asato Mizu. L’opera segue le vicende di alcuni impiegati della fumetteria Umanohone, situata nel quartiere di Akihabara di Tokyo.

Questo breve stralcio che potremmo definire “trama” riesce, in soli due righi, a diventare un efficace specchietto per le allodole nei confronti di tutti gli appassionati di anime e manga. Questi ultimi, allettati dall’idea di poter esplorare più da vicino uno dei luoghi a loro più cari, andranno infatti a visionare il primo episodio con entusiasmo e trepidazione. Ma in questi casi, si sa, crearsi delle aspettative può essere letale: puntata dopo puntata, ciò che l’opera in questione ci offre si allontana sempre più dall’ambiente della fumetteria per concentrarsi, invece, sulle passioni e le scene di vita quotidiana dei suoi personaggi. Fin qui tutto bene, l’importante è che si parli almeno un po’ del tema per il quale si è iniziata la visione della serie. Questo accade certamente, peccato che si tratti di roba per otaku sfegatati. Ecco, allora, che il nostro commerciante di fiducia consiglierà solo ed esclusivamente manga hentai: questi ultimi, ovviamente, spazieranno dal boys’ love al lolicon in modo da soddisfare anche i palati più variegati. In vendita ci saranno anche molte figure che diverranno le waifu dei loro acquirenti, nonché le ultime edizioni degli eroge più popolari per passare il Natale in compagnia di bellezze 2D. Insomma, chi ha dato un’occhiata a “Denki-gai no Honya-san” nella speranza di trovare disquisizioni sui titoli più colti, o ascoltare le opinioni degli impiegati sul perché amino il loro lavoro e l’universo così variegato dei manga, resterà amaramente deluso.
Tale delusione si può parzialmente evitare se ci si approccia all’opera con lo spirito giusto, ovvero con la convinzione che si sta andando a guardare una commedia (un anime, dunque, che di serio dovrebbe avere poco o nulla). Purtroppo, anche in questo caso, la serie qui analizzata fa completamente cilecca: le gag proposte non suscitano la benché minima risata e il ritmo degli episodi risulta estremamente lento. L’effetto di noia e mal sopportazione si amplifica, poi, quando viene ripetuto sempre lo stesso tipo di sketch (si veda il “Girl Power” di Sensei, che a lungo andare diviene scocciante).

Come accennato prima, gran parte dell’opera si svolge fuori dal negozio e si focalizza sui suoi protagonisti. Questi ultimi, mio malgrado, sono uno peggio dell’altro e sembrano costruiti apposta per ricalcare gli stereotipi più popolari del mondo dell’animazione odierna. Per fare qualche esempio, abbiamo l’otaku occhialuto con la stanza piena di dakimakura e altri cuscini a forma di sedere, nel quale lo spettatore maschile si può facilmente riconoscere; l’aspirante mangaka (sempre munita di occhiali, per soddisfare i fetish del personaggio di cui sopra), nella quale la spettatrice femminile si può immedesimare; gli “oggetti del desiderio”, quali la ragazza col seno abbondante e la loli ammazza-zombie. L’unica nota positiva è rappresentata dalle relazioni sentimentali che si vanno ad instaurare tra tali soggetti e che, a dirla tutta, si fanno seguire abbastanza volentieri.

Il lato tecnico rispecchia egregiamente gli obiettivi con i quali il prodotto è stato creato. Il character design, infatti, è rigorosamente moe e ritrae con le fattezze di bambine di dodici anni ragazze che, probabilmente, dovrebbero averne circa una ventina. Le animazioni sono nella media, così come gli sfondi. Le OST sono alquanto anonime, mentre le sigle, come ci si poteva aspettare, sono kawaii all’ennesima potenza. Stessa cosa dicasi per il doppiaggio, che non fa a meno di qualche ultrasuono.

In conclusione, “Denki-gai no Honya-san” è un anime che ha profondamente deluso le mie aspettative. Le gag e le battute non sono per niente riuscite, mentre i personaggi sono uno più stereotipato dell’altro. Si salvano solamente il “lato romantico” della serie e la piccola Kameko, che fa tenerezza per la sua condizione di personaggio secondario relegato sullo sfondo. Per il resto, sarebbe stato più azzeccato se la trama avesse recitato “Tanta roba otaku, con tanti otaku, per voi otaku”. Voto: 5.