Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

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9.5/10
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Mi sono avvicinato a questo anime per lo stile che mi ricorda "Alien 9", uno dei titoli che apprezzai di più molti anni orsono, quando su Internet iniziavano a girare i primi fansub in formato digitale. "Made in Abyss" mi ha da subito positivamente impressionato e, con il senno di poi, è sorprendente, visto che ho preso un bel granchio: non ha nessuna connessione con "Alien 9" né è tratto da un manga dello stesso autore, come credevo. E’ tuttavia innegabile che i due anime condividano la stessa grafica: il disegno pare infantile e tende a ingannare lo spettatore, che potrebbe etichettarlo come un prodotto per bambini. La realtà è che il contrasto con la tenera età dei protagonisti e la brutalità delle situazioni che dovranno affrontare crea un coinvolgimento ancora maggiore nello spettatore, ingannato dal tratto esageratamente tondeggiante e pacioso. "Made in Abyss" sa essere crudo e crudele, non risparmia niente a nessuno e mette chiaro sin dall’inizio che probabilmente non assisteremo a un semplice e banale lieto fine. Considerate comunque che in questa prima stagione la trama è ben lontana dal concludersi, visto che si interrompe non tanto dopo la metà del viaggio.

Ho trovato l’ambientazione affascinante, ben ideata, e che non vedo l’ora di esplorare più a fondo, addentrandomi nei meandri dell’Abisso insieme alla giovane Riko, senza per fortuna dover subire gli effetti della risalita. In un mondo in cui ormai è tutto noto e schedato, c’è ancora un posto in cui l’uomo non riesce ad addentrarsi, l’Abisso ritrovato in mezzo a una sperduta isola nell’oceano. La curiosità, il ritrovamento di artefatti mai visti prima e spesso dai poteri sorprendenti ha dato il via ad una vera e propria caccia al tesoro che ha visto sorgere in poco tempo una vera e propria città sui bordi dell’Abisso. Ma la discesa non solo è pericolosa, visto che è abitato da creature feroci e mai viste in natura, ma ha una controversa e a volte mortale controindicazione, ovvero, quando si decide di risalire, si subiscono una serie di problemi che, qualora si scendesse troppo, arrivano fino all’inevitabile morte dell’esploratore. In tale contesto molti bambini rimangono orfani dei genitori, e Riko è infatti cresciuta in un orfanotrofio con il sogno di diventare una famosa esploratrice come sua madre.

"Made in Abyss" procede con il giusto ritmo narrativo, senza rallentare troppo, prendendosi il tempo necessario per creare dei personaggi con un certo spessore e soprattutto dipingendo l’ambientazione come è opportuno fare. L’ecosistema che viene presentato sembra stare in piedi: mi piacerebbe avere una mappa, un bestiario e, chissà, farci una bella sessione di un gioco di ruolo all’interno. Si tratta di una produzione curata sotto tutti gli aspetti, che ha l’unico difetto di calcare forse troppo su alcune scene che appaiono più cruente del necessario. L’abisso è stato costruito con coerenza e intelligenza, la sua esplorazione fa assaggiare allo spettatore l’adrenalina della scoperta, senza che possa sapere con precisione cosa dovranno affrontare i personaggi e quale meraviglie e segreti li attendono. Un mix coinvolgente che riesce a mantenersi tale per l’intera durata di questa prima parte di serie, che pare fare da antipasto a un pasto ancor più succulento, che non vedo l’ora di vedere.

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Premessa: conto che tutti quelli che leggeranno questo post abbiano un'infarinatura di cosa sia "Jojo", tanto meglio se non hanno saltato la visione delle serie precedenti, da "Phantom Blood" a "Diamond is Unbrekable".

Immaginate di essere un impiegato - ok, un camorrista, ma nell'economia della serie conta poco - che è riuscito ad ottenere un lavoro stabile, degli amici e una vita tranquilla, se non onesta. State lentamente facendo carriera e, ammettiamolo, ve lo siete pure meritato. Per come siete nati e cresciuti, nella sfiga più nera, dovreste essere felici. Eppure, in cuor vostro, non esiste altro che frustrazione e impotenza. Siete costretti a vedere il lato peggiore delle persone, a commettere atti illeciti per conto del vostro capo, a violare quotidianamente il vostro senso di giustizia. Continuate a ripetervi che lo fanno tutti, che in questo mondo corrotto non potreste fare la differenza. Ma quel sentimento permane.
E poi incontrate un biondino dai capelli buffi che, con l'arroganza tipica di un quindicenne, vi dice che ha un sogno e farà di tutto per realizzarlo. Rovescerà il sistema, diventerà il nuovo capo, ma ha bisogno del vostro aiuto. Vi tende la mano. E voi gliela date, quella mano. La sua è un'impresa impossibile, avrete tutta l'Italia contro e probabilmente ci lascerete la pelle prima ancora di realizzarlo, questo sogno. Ma nel corso di questa folle avventura avrete pure l'opportunità di cambiare le cose. Fare "la cosa giusta", che sia salvare i propri affetti, punire i malvagi o garantire un futuro a una ragazza innocente, vi fa sentire bene. Vi fa sentire vivi, per la prima volta dopo tanto tempo. E quindi ne vale la pena. Nonostante i sacrifici, gli ostacoli, la sofferenza, il vento aureo continuerà a soffiare.

"Vento Aureo" è la quinta serie de "Le bizzarre avventure di Jojo", la terza con gli stand. È in assoluto la parte preferita dai Giapponesi, ed è facile elencarne i motivi: l'ambientazione italiana, il ritorno del tema del viaggio come in "Stardust Crusaders", una formula di combattimenti ormai giunta a maturazione e un cast di protagonisti e avversari particolarmente azzeccato anche nell'estetica (vengono introdotti nella saga i "bishonen", per seguire le tendenze dell'epoca e del crescente pubblico femminile). Venti anni dopo la pubblicazione il manga è ancora amatissimo in patria. Ciò non vuol dire che "Vento Aureo" sia oggettivamente la parte migliore delle otto finora esistenti, ma che lo studio di animazione David Production avesse tra le mani una gallina d'oro sì.
Ed è innegabile l'impegno dello staff per farla fruttare. Il character design è il più simile al tratto di Araki, le animazioni sono quasi sempre di ottimo livello, la regia fa il possibile per chiarire quelle battaglie che su carta risultavano confuse (e quegli stand "che funzionano"), il cast di doppiatori è di primissimo livello: Junichi Suwabe, Yuuichi Nakamura, Kensho "Kuroko" Ono, Daiki "Deku" Yamashita, Kousuke Toriumi, Junya Enoki solo per citare i protagonisti. La colonna sonora, ad opera di un Yuugo Kanno particolarmente ispirato, contribuisce a restituire la solennità di alcune scene e la comicità di altre. Per la prima opening "Fighting Gold" sono persino tornati a collaborare dopo anni i due compositori della sigla di "Neon Genesis Evangelion", Neiko Oikawa e Toshiyuki Omori.

Fosse "solo" questo, si potrebbe pensare che David Production si sia limitata a fare il compitino con un maggiore budget a disposizione; la devozione nei confronti del materiale originale si esprime nelle molte scene aggiunte e riscritture che espandono il ruolo e il destino di alcuni personaggi, soprattutto i membri de La Squadra Esecuzione (uno dei più amati gruppi di cattivi nella storia degli shonen, oserei dire anche uno dei più riuscititi) che il mangaka "inventava" di settimana in settimana. Queste sequenze, da sole, rendono "Vento Aureo" il miglior adattamento finora e una visione da preferire alla lettura stessa del manga. Se si può muovere una critica al regista Tsuda è la mancanza di coraggio nel correggere alcuni acclamati difetti del fumetto di Araki: quell'individuo sparisce ancora a metà serie, i poteri di Giorno Giovanna restano fluttuanti, il finale è anticlimatico, ecc. Faccio i miei complimenti per aver migliorato tutto il resto, nella speranza che questo felice connubio tra David Production e "Jojo" non finisca mai.

9.0/10
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“Tower of God” è una webcomic sudcoreana del genere fantasy scritta e illustrata da Lee Jong-hui. Viene pubblicata gratuitamente ogni settimana sul portale internet “Naver” e in inglese sul sito “Line Webtoon”.
La storia è incentrata sul protagonista Baam, nato in mezzo all’oscurità in un posto ignoto, il quale decide di inseguire la sua unica amica Rachel che un giorno, per via di qualche misterioso motivo, lo abbandona per intraprendere un viaggio nella immensa “Torre di Dio”. I due inizialmente separati avranno poi modo di rincontrarsi e di conoscere durante il loro cammino molti altri bizzarri personaggi il cui scopo comune è sempre quello di procedere la loro avventura attraverso i diversi livelli e prove che Torre ha da offrire.
Per prima cosa bisogna dire che l’universo immaginario di TOG è immenso. Per quanto poco ci è dato sapere non è possibile stabilire un limite agli infiniti piani della fantomatica torre, i quali si presentano di per se vastissimi, ricchi di paesaggi, montagne, fiumi, mari e città, come se fossero interi mondi separati. Ognuno è diverso, originale e ben strutturato. Anche il numero di personaggi è enorme. Nonostante il focus rimanga comunque su quelli principali, durante la storia ne vengono introdotti continuamente tantissimi, ognuno dei quali ha uno ruolo ben preciso nella trama.
Di per se la storia si divide in due parti, se così si può dire. La prima a parer mio funge solo da introduzione al modo di TOG e da prologo agli avvenimenti successivi. Difatti conta solo 79 capitoli e si interrompe in uno dei momenti più cruciali dell’intera storia che segnerà anche un cambiamento irreversibile nel rapporto tra i nostri protagonisti. La seconda invece, che è ancora in continuazione, rappresenta la vera e propria storia e per ora conta più di 400 capitoli. Essa poi è suddivisa in diversi archi narrativi che presentano più o meno un inizio e una fine. Ho apprezzato molto l’originalità dell’ambientazione e anche l’alone misterioso che riguarda molti argomenti come: l’origine della stessa torre e degli abitanti che la popolano, l’origine delle dieci famiglie e dello stesso Baam, cosa c’è fuori dalla torre e in cima... Alcune informazioni vengono date ma molte vengono celate al lettore in modo che possa farsi una propria idea. Per ora, solo poco è stato rivelato.
Per quanto riguarda la grafica e i disegni devo dire che sono abbastanza belli e nel corso dell’opera migliorano anche. Alcune vignette sono veramente stupende.
La caratterizzazione dei personaggi invece è eccellente, molto migliore rispetto a quella dei soliti shonen. Soprattutto quella di Rachel. Trovo che rappresenti un cattivo molto più realistico rispetto a quello di molti altri manga. Non si presenta infatti come il solito boss imbattibile, ma come qualcuno che pur di raggiungere il proprio fine è disposto a sacrificare chiunque e qualunque cosa con leggerezza, ma che allo stesso tempo, incapace di fare nulla con le proprie forze, si troverà costretta ad appoggiarsi sempre agli altri, a differenza di Baam il cui punto di forza è senz’altro l’amicizia e avrà sempre qualcuno al suo fianco a sostenerlo.
Lo consiglio veramente a chiunque volesse leggere una storia fantasy di avventura, senza dover ricadere nel banale. È veramente appassionante e ricco di spunti.