In Giappone con Kotaro: ricordo del museo di Candy Candy a Shibamata

Un café nostalgico, shoujo manga, un compleanno e il ricordo di un amico

di Kotaro

Il quartiere di Shibamata, a Tokyo, non è uno di quelli troppo famosi presso i turisti occidentali. E forse è meglio così. E' per i giapponesi il quartiere nostalgico per eccellenza, rimasto praticamente immutato nel tempo. Guardiamolo in Otoko wa tsurai yo del 1969 e guardiamolo oggi: vedremo che è praticamente uguale, tranne per il fatto che nel frattempo Otoko wa tsurai yo è diventato una serie di cinquanta film, i suoi personaggi si sono scolpiti nella cultura popolare giapponese e quindi Shibamata ne ha fatto tesoro, costellando il quartiere di statue, musei, negozi dedicati al simpatico ma sfortunato vagabondo dal cuore infranto.
Un quartiere e una serie di film simboli del Giappone del tempo che fu: semplici, rigorosi, tradizionali, silenziosi ma dal grande cuore. Shibamata era così negli anni '60 ed è ancora oggi così, perciò sono tantissimi i giapponesi che vanno a farvi turismo in preda alla nostalgia, una nostalgia che non sempre noi occidentali che veniamo da un altro paese possiamo capire appieno.
Una via principale che dalla stazione porta al bellissimo tempio Taishakuten, fatta di tanti piccoli negozi di souvenir e locali dall'aspetto retrò che ci tengono a farti sapere che sono stati la location di questo o quel film di Otoko wa tsurai yo. Il cuore di Shibamata è tutto qui. Ogni tanto ci vado e mi piace passeggiarci per assaporarne la tranquillità, ma ammetto di essere uscito poco dalla via principale, se non per visitare il museo di Otoko wa tsurai yo e fare una passeggiata costeggiando il bellissimo fiume che divide Shibamata da Chiba.
Come ormai dovrei aver imparato, tuttavia, in Giappone funziona che le esperienze più belle le fai girovagando a caso in posti non battuti dai turisti o tramite amici che ti coinvolgono in cose particolari. La storia che sto per raccontarvi è uno di questi casi.

 

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Sato-san, una carissima amica giapponese appassionata di musica rock e vecchi shoujo manga che ho conosciuto per caso sui social e mi ha dato una grossa mano con la traduzione di Kiss me Licia, mi ha contattato dicendomi che voleva vedermi a Shibamata perché doveva assolutamente mostrarmi un posto e presentarmi "Candy-san". Io non avevo assolutamente idea di chi o che cosa fosse "Candy-san", ma amo Shibamata e avevo comunque intenzione di ritornarci, perciò ho colto la palla al balzo. Il giorno dell'appuntamento era il mio compleanno, avevo degli impegni a cena ma ero libero fino al tardo pomeriggio, perciò ne ho approfittato per arrivare a Shibamata abbastanza presto, girare, comprare vari souvenir e pranzare lì prima di vedermi con Sato-san.
C'era ancora tempo prima dell'appuntamento, non ci eravamo accordati per vederci in un posto specifico ma non mi ero fatto troppi problemi: impossibile perdersi nell'unica via che dalla stazione porta al Taishakuten, mi dicevo.
Perciò, mi misi a girare un po' a caso intorno alla via principale e, imboscatissima, lontana da occhi indiscreti, trovai una caffetteria. Showa Retro Café Sepia, uno dei tanti locali nostalgici che è possibile trovare in Giappone. Ovvio, mi dissi, se non a Shibamata, un locale nostalgico, dove altro lo vuoi (a Nakano, ma questa è un'altra storia...)?
Avevo tempo, perciò mi sedetti a prendere qualcosa.

 

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Varcata la soglia del café, mi ritrovai trasportato indietro di quaranta-cinquant'anni. Ai retro-bar sono abituato, ma il Sepia era qualcosa di ancora diverso. Sembrava di essere in una casa delle bambole degli anni '80 o in una pagina della pubblicità del giornalino di Poochie. Il Sepia è il regno delle ex bambine dell'era Showa, un locale dove i tavoli sono circondati da peluche, bambole, orsacchiotti di pezza, soprammobili rosa usciti dal telefilm di Kiss me Licia, dischi di vecchi cantanti, giocattoli, shikishi di vari mangaka e shoujo manga. Soprattutto shoujo manga, di quelli vecchissimi dove le eroine hanno stelle, galassie e sistemi solari negli occhi, rappresentati da un sacco di poster alle pareti con copertine di manga che non avevo mai sentito nominare. Non sono un grande fan di quel tipo di shoujo manga, che per me devono essere anni '90 come Sailor Moon e Marmalade Boy, ma ormai ero lì e avevo comunque del tempo da perdere, perciò mi ero seduto a ordinare qualcosa.
Il menu del Sepia prevede dolci nostalgici come budini e pancake ma soprattutto loro, i flooto ("float"): bibitozzi con pallina di gelato incorporata che sono tra le cose più trash e buone allo stesso tempo che puoi trovare in Giappone. I giapponesi ci vanno pazzi, li considerano il dolce nostalgico per eccellenza e si disperano perché non li fanno più, quando in realtà sono pubblicizzatissimi nella serie Precure di quest'anno, Kimi to Idol Precure, e li trovi in qualsiasi bar: hanno solo cambiato nome da "Cream Soda" a "Flooto" e aumentato le varianti disponibili di gelato e bibita, passando dalla Melon Soda al caffè, dalla Coca Cola al succo d'arancia.
Di solito, il gelato base è alla vaniglia, ma al Sepia e al momento solo al Sepia ho trovato un'immensa varietà di combinazioni: gelato al pistacchio, alla fragola, al cioccolato e diversi tipi di soda alla frutta.

 

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Mentre assaporavo il mio flooto in tutta tranquillità, ho scritto a Sato-san dicendole che stavo prendendo qualcosa al Café Sepia e che quindi mi avrebbe trovato lì. Quando è arrivata, con mia e sua grande sorpresa ho scoperto che... era proprio il Sepia il posto dove voleva portarmi, e mai si sarebbe aspettata che ci sarei andato da solo per caso prima ancora che mi ci accompagnasse lei!
Ho dunque scoperto che la fantomatica entità chiamata "Candy-san" ci aspettava proprio al Sepia, al piano di sopra.
Salendo, mi sono ritrovato in un'altra stanzetta che sembrava una casa delle bambole, solo che si trattava di... .... .... un piccolo museo dedicato a Candy Candy!
La stanza era stracolma di gadget dedicati alla bionda protagonista: giocattoli, videocassette, poster, cel dell'anime, disegni dell'autrice, bambole, cd, vestiti, accessori per la scuola, libri, volumi del manga.
C'era un cartonato di Candy con cui farsi fotografie e una sezione per paese dove raccogliere i gadget stranieri: Taiwan, Francia, persino l'Italia con qualche giornalino della Fabbri.
Come sia possibile tutto questo, dato che Candy Candy è notoriamente sparita dalle scene da decenni per via del litigio fra le autrici, e ti fanno saltare le mani se anche solo la nomini, non lo so e probabilmente non lo scoprirò mai.
Lì, ho trovato finalmente anche la fantomatica entità chiamata "Candy-san". Che immaginavo non so perché come una donna simile alla signora Tsukikage di Glass no Kamen, e invece era... ... ... un vecchio in cosplay da Candy Candy!

 

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Candy H Milky (vero nome: Yuzo Shiozawa) è un personaggio inaspettatamente famosissimo fra i giapponesi: nella vita ha fatto un po' di tutto, dalla fondazione di una casa editrice al cosplayer crossdresser, dallo youtuber al cantante, col singolo "Candy Milky no Red Carpet de Odoritai" lanciato nel 2024.
Il suo amore per Candy Candy è noto, al punto che nel 2008 ha messo in mostra la sua collezione di gadget e dal 2017 la espone appunto nel Candy Candy Hakubutsukan al secondo piano del Sepia.
Anche Candy-san si è dunque aggiunto alla sempre più numerosa schiera di personaggi particolari incontrati in Giappone, che non avrei mai conosciuto se non fosse stato per amici che me li hanno presentati. Ovviamente, la prima cosa che ha fatto Sato-san nel presentarmi è stata dire che ero italiano, che traducevo i manga, che avevo tradotto Kiss me Licia e che mi piaceva il wrestling.
Immaginate dunque la scena: un vecchio grande e grosso, inequivocabilmente maschio ma vestito da Candy Candy, che parla con la tipica voce da vecchio giapponese ma che, ricordiamo, è vestito da Candy Candy, che mi vede e la prima cosa che mi dice è "Rikidozan! Io abito vicino al tempio dove c'è la tomba di Rikidozan! Facciamoci una foto nella posa della statua di Rikidozan!". Alché io sono stato al gioco, ho tirato fuori la maschera da Uomo Tigre che porto sempre con me quando sono in Giappone perché sai mai in quale situazione particolare potrebbe servirti... e quale migliore occasione di indossarla e farsi una foto nella posa di Rikidozan con un signore vestito da Candy Candy?

 

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Dopo aver visitato il museo, siamo nuovamente scesi al primo piano, sedendoci a un tavolo del locale che nel frattempo si era riempito, e lì... avevo detto che era il mio compleanno, no? Io me n'ero quasi dimenticato, ma Sato-san lo aveva letto sui social, perciò si era messa d'accordo con lo staff del locale, che mi ha festeggiato con una torta speciale decorata con immagini di Candy Candy e una bandierina dell'Italia, facendo anche la scenetta dello spegnere le luci e farmi cantare la canzoncina di auguri da tutti i clienti.
Mi è capitato quattro volte di festeggiare il mio compleanno in Giappone e di solito sono sempre andato al karaoke, l'anno scorso ho sacrificato il karaoke ma mi è capitata questa cosa totalmente inaspettata e spiazzante, vuoi mettere?

 

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Purtroppo, Candy-san non c'è più. Un'interstiziopatia polmonare se l'è portato via lo scorso 27 marzo, all'età di 73 anni.
La notizia ha subito fatto il giro del web nei siti e nei social giapponesi, facendomi capire quanto fosse famoso e importante. Ne hanno parlato tutti, un sacco di amici insospettabili mi hanno detto di conoscerlo, di averlo incontrato qua e là a Tokyo in gioventù.
La malattia gli era stata diagnosticata nel 2020, dicendogli che gli restavano più o meno cinque anni di vita. Sfortunatamente, così è stato. Ma Candy-san non si è mai arreso, ha sempre continuato a divertirsi, a cantare, ad amare Candy Candy anche fino a poco prima di lasciarci. Io non sapevo nulla di lui, non sapevo della sua malattia, non sapevo quanto magari stesse soffrendo, quando ci siamo incontrati. Avrei voluto conoscerlo meglio, incontrarlo nuovamente, cercare qualche giornalino della Fabbri ai mercatini dell'usato e portarglielo per esporlo nel suo museo. Non potrò farlo, ma mi resterà il ricordo di un personaggio molto particolare, che con me è stato gentilissimo. Ripenserò a lui, ogni volta che ripenserò a Candy Candy; mi risuonerà nella testa la sua voce che dice "Facciamoci la foto nella posa di Rikidozan!" ogni volta che ascolterò la sua canzone. Spero che adesso stia riposando in pace, dovunque egli sia, e ringrazio infinitamente Sato-san per avermi dato l'occasione di conoscerlo.

Quanto al museo, lo staff del Sepia ha detto che se ne occuperà lui, quindi al momento è ancora lì, solo con un altarino commemorativo per il suo curatore in più, mentre i figli si occupano di commemorare la memoria del padre scomparso tramite i suoi account dei social network. Il Sepia è ancora lì, a Shibamata, aperto dalle 12 alle 17, in un vicoletto infrattato fra la stazione e il Taishakuten, perciò, se volete, potete andarci, in memoria del buon Candy-san, e assaporare un po' di quella nostalgia, di quella pace, di quella bontà che da sempre caratterizzano Shibamata e i giapponesi che si portano l'era Showa nel cuore.

NOTA DELL'AUTORE

Un ringraziamento speciale a Yoshie Sato per l'invito e una preghiera per Yuzo "Candy H. Milky" Shiozawa, che sono felicissimo di aver potuto incrociare sul mio cammino anche solo per un pomeriggio. 



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