Dragon is Dead - Recensione del geniale "RogueDiablolike"

Come ibridare un genere in maniera perfetta

di Klarth Curtiss

Un tema comune della recente settimana di conferenze gaming, appena conclusasi, è senz'altro la presenza massiccia di molti esponenti del genere roguelike. Questa ondata non dovrebbe ormai sorprendere neanche molto, visto che gli sviluppatori stanno riuscendo a sfornare idee sempre più creative e, soprattutto, originali.

È proprio questo il caso del titolo di oggi, Dragon is Dead, titolo di debutto di TeamSuneat, uscito finalmente dall'accesso anticipato lo scorso 7 giugno dopo circa un anno. Noi ci siamo lanciati a capofitto nel massacro contro le forze del male per diverse ore e oggi siamo pronti a raccontarvi se valga la pena investire su questo team emergente.
 
Dall'unione di due generi nasce un indie eccezionale

Le ispirazioni di trama di Dragon is Dead sono chiare e attingono a piene mani da quanto fatto dai primi titoli di casa From Software (Demon's Souls in particolare): in tempi antichi il drago nero Guernian lottò contro le tre divinità del mondo per soggiogarlo, ma nonostante la sua sconfitta e dipartita, dalla fenditura da cui fuoriuscì si diffuse una malvagia energia, che iniziò a corrompere il mondo, generando creature deformi che, tutt'oggi, danno la caccia agli umani e minacciano la loro stabilità.
Noi vestiremo i panni di uno dei tre prescelti dalle divinità, con lo scopo di intraprendere un viaggio atto alla liberazione del mondo una volta per tutte.
 
L'estetica dark fantasy, per quanto sappia di già visto, è ben realizzata

Se la trama, in un certo senso, sa di già visto, ciò che brilla davvero nella produzione è il gameplay. Alla base infatti il titolo è un action roguelike, che ci chiederà di eliminare tutti i nemici in una stanza prima di scegliere una ricompensa e avanzare alla successiva, fino all'inevitabile scontro con il boss, il tutto su un piano di movimento 2D. Ciò che aggiunge valore e riesce a ibridare completamente la produzione è la componente di bottino, ispirata agli action RPG stile Diablo: eliminando i nemici o aprendo determinati forzieri capiterà infatti di ottenere diversi pezzi di equipaggiamento, muniti di statistiche, affissi casuali e perfino effetti di vario genere. Questi, fortunatamente, resteranno anche alla nostra dipartita e rappresentano la metaprogressione del gioco. Durante le nostre partite, infatti, oltre alle monete da spendere presso i mercanti, troveremo anche delle gemme rosse, da spendere una volta tornati in città per nuovo equipaggiamento o servizi di vario genere (come potenziare la quantità e l'efficacia della nostra fiaschetta curativa).

Le influenze da Diablo e compagnia, però, non finiscono qui. Durante le partite, infatti, a ogni aumento di livello otterremo un punto abilità da spendere in un ramo che si aprirà progressivamente e si resetterà alla morte. Questo permetterà di creare un nuovo personaggio a ogni run. Inoltre, considerando che è possibile sbloccare altri due personaggi con rami completamente differenti, la varietà non manca di certo.
Un altro sistema interessante introdotto è, sorprendentemente, preso in prestito da molte produzioni gacha moderne, e manco farlo apposta, prende proprio il nome di reliquie: trovate in appositi scrigni o venduti da un sinistro mercante, questi non solo ci conferiranno potenziamenti passivi, ma ognuno di loro apparterà ad almeno due categorie e, accumulandone diversi della stessa categoria, attiveremo ulteriori buff.
 
I vari boss non andranno giù così facilmente

Dal punto di vista tecnico siamo su ottimi livelli, poiché la produzione è coronata da una splendida pixel art e, soprattutto, da un design dei vari personaggi molto azzeccato; abbiamo inoltre apprezzato la totale presenza dei sottotitoli in italiano.
Difficile quantificare il tempo di gioco totale necessario a portarlo a termine, in quanto dipenderà tutto dall'abilità del giocatore.

 
Dragon is Dead è esattamente come si dovrebbero fondere due generi, prendendo il meglio da entrambi e creando non solo un loop che risulta assuefacente, ma anche un gameplay frenetico, che riesce a traslare perfettamente la formula di uno nell'universo dell'altro.
Per molti il prezzo d'entrata di quasi 20€ potrà risultare eccessivo, ma dal canto nostro non possiamo che premiare la produzione indipendente, che reputiamo in grado di intrattenervi per parecchio tempo mantenendo sempre alta l'attenzione del giocatore; uno di quei rari casi in cui una commistione di generi non risulta un pastone senza identità ma una combinazione vincente.


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