OD: KNOCK: quando Hideo Kojima gioca a fare l'uomo nero
Tra cloud, orrore e sperimentazione il geniale sviluppatore punta a ridefinire il genere
di Antreah91

Da questa idea nasce l’intuizione di Kojima: creare un’esperienza totalizzante e viva. Secondo le indiscrezioni circolate finora, il nuovo progetto dovrebbe infatti sfruttare la tecnologia cloud in modo del tutto originale. Non è ancora chiaro come, ma le ipotesi sono due: da un lato potrebbe arricchire il gioco con contenuti generati in base all’approccio di ciascun giocatore, dall’altro potrebbe costruire una rete globale, un mondo condiviso in cui l’esperienza diventa collettiva e, nel caso specifico, un vero e proprio “orrore” vissuto insieme.
Negli ultimi anni, d’altronde, l’idea di connettere i giocatori di tutto il mondo è diventata un punto fermo della visione di Kojima. Già in Death Stranding era evidente quanto volesse spingere il concetto di interazione oltre i canoni tradizionali, e con OD sembra pronto a portarlo su un livello ancora più ambizioso. Come ricorda spesso Dario Argento, considerato da Kojima un vero mentore nella sua visione dell’horror e maestro indiscusso dell’orrore visivo, “tutti gli esseri umani hanno paura delle stesse cose”. Ed è proprio da questa riflessione che sembra emergere la direzione del progetto: un gioco che forse vuole costringerci ad affrontare i fantasmi che ci tormentano tutti, in modi diversi ma universali.
L’idea sarebbe quella di spingere i giocatori a mettere in discussione ogni categoria precostituita di paura e di sublime, dove quest’ultimo non è altro che quel piacere irrazionale che proviamo quando ci perdiamo nell’ignoto. In altre parole, OD potrebbe non limitarsi a spaventarci, ma portarci a riflettere sul perché proviamo certe paure e su come esse ci accomunano.
Un altro indizio sul progetto di Kojima arriva dal sottotitolo dell’ultimo trailer diffuso dalla software house: quel “Knock” potrebbe indicare uno dei tanti punti di vista che il designer vuole esplorare. Come a dire che la paura non è un’emozione semplice, ma un insieme complesso e stratificato di sensazioni. Giocare con questi elementi, alternandoli e intrecciandoli, potrebbe spingere ogni giocatore a vivere un’esperienza unica e personale. Ancora più intrigante è la collaborazione con Jordan Peele, regista che ha saputo ridefinire il cinema horror moderno puntando sull’introspezione e sulla dimensione sociale della paura. Nei suoi film, infatti, il vero mostro spesso non è una creatura esterna, ma l’essere umano stesso. Tutti gli indizi, quindi, sembrano convergere verso un’unica direzione: una possibile rivoluzione. Da una parte, nell’uso e nella rielaborazione delle tecnologie cloud; dall’altra, nella costruzione di un’esperienza horror condivisa ma al tempo stesso personale, modellata sul vissuto di ciascun giocatore.
Speculazioni? Forse sì. Ma per avere risposte certe ci toccherà attendere ancora qualche anno: il progetto appare ambizioso e si muove su quella sottile linea che, come spesso accade con Kojima, separa un’evoluzione radicale del videogioco da un possibile tonfo dovuto alle altissime aspettative che ogni sua opera porta inevitabilmente con sé. E voi? Cosa vi aspettate da OD? Scrivetelo nei commenti!
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