Electronic Arts si privatizza con una maxi-acquisizione da 55 miliardi di dollari

L'acquisto da parte del fondo sovrano dell'Arabia Saudita ed altri partner: alta la preoccupazione tra i dipendenti

di DannyK

Il colosso dei videogiochi Electronic Arts (EA) si prepara a lasciare la Borsa in un’operazione da 55 miliardi di dollari in liquidità, la più grande acquisizione con leva finanziaria mai registrata, che segna una delle scommesse più ambiziose sul futuro dell’industria videoludica.

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L’accordo definitivo, approvato dal consiglio di amministrazione e in attesa delle autorizzazioni degli azionisti e delle autorità competenti, valuta EA 210 $ per azione (premio del 25% rispetto al prezzo pre-annuncio). La chiusura è prevista entro giugno 2026, ovvero il primo trimestre fiscale 2027 della compagnia. Il giorno stesso dell'annuncio, le azioni della società sono schizzate del 15% in pochissimo tempo.

Il consorzio acquirente è guidato da:
Il finanziamento prevede circa 36 miliardi di equity e 20 miliardi di debito garantiti da JPMorgan, di cui 18 miliardi disponibili al closing. Se completata, la transazione supererà il buyout di TXU del 2007, stabilendo un nuovo record mondiale per le acquisizioni a leva. EA resterà con sede a Redwood City, California, guidata dal CEO Andrew Wilson, sotto la cui leadership la compagnia ha raddoppiato i ricavi, triplicato l’EBITDA e quintuplicato la capitalizzazione di mercato, secondo Egon Durban (Silver Lake), tuttavia a inizio anno la compagnia ha vissuto il peggior crollo in Borsa degli ultimi 17 anni, legato alle difficoltà nel comparto calcistico (ex FIFA), con ricavi inferiori alle attese. Wilson ha commentato:

“I nostri team hanno creato esperienze straordinarie per centinaia di milioni di fan e dato vita ad alcuni dei franchise più iconici dell’industria. Questo accordo è un riconoscimento del loro straordinario lavoro. Guardando al futuro continueremo a spingere i confini dell’intrattenimento, dello sport e della tecnologia.”

Tra i franchise più noti di EA figurano FIFA/EA Sports FC, Madden NFL, The Sims, BattlefieldMass EffectNeed for Speed, Dragon Age, Apex Legends, Skate, Plants vs. Zombies, Titanfall ed F1. Il titolo più atteso nell’immediato è Battlefield 6, in uscita il 10 ottobre 2025.

Uno dei nodi più delicati riguarda BioWare, storico studio canadese autore di capolavori come Baldur’s Gate, Neverwinter Nights, Star Wars: KOTOR, Mass Effect e Dragon Age, che non sta però attraversando un gran momento, in un crollo verticale coinciso più o meno con l'acquisizione da parte di EA. Secondo Insider Gaming, diversi sviluppatori interni si dicono già preoccupati per possibili licenziamenti una volta chiuso il deal, soprattutto per via dei 20 miliardi di debito legati all’operazione e delle possibili richieste di taglio costi da parte dei nuovi proprietari. Alcuni dipendenti, rimasti anonimi, hanno dichiarato:

“Dopo Dragon Age la situazione è peggiorata. Ora temiamo che le cose possano solo andare peggio.”

“Sto già preparando il mio portfolio e guardando altre opportunità. Sembra solo questione di tempo.”

“Continueremo a lavorare finché non ci diranno di fermarci. Non è il modo più sano di vivere, ma finché arrivano gli stipendi non andremo via da soli.”


Il riferimento è al lancio di Dragon Age: The Veilguard (2024), primo titolo dopo il fallimento di Anthem. Nonostante recensioni discrete, su cui non sono mancate polemiche, le vendite non hanno raggiunto gli obiettivi: EA sperava in 3 milioni di giocatori, ma a gennaio 2025 parlava di appena 1,5 milioni di utenti “engaged”. Ciò portò a nuovi tagli di personale, riducendo BioWare a meno di 100 sviluppatori. Attualmente lo studio è al lavoro sul prossimo Mass Effect, ma il clima è di attesa e incertezza, mentre alcune fonti riportano addirittura tentativi passati di vendere BioWare a terzi, senza successo.

A peggiorare la situazione e confermare le percezioni dei dipendenti, arrivano le dichiarazioni del Financial Times, secondo il cui report i nuovi investitori punterebbero in modo deciso sull’intelligenza artificiale come strumento per ridurre i costi operativi e gestire l’elevato carico di debito legato all’acquisizione. L’idea sarebbe quella di integrare l’IA non solo nei processi interni, ma anche nello sviluppo dei videogiochi, con il rischio che sostituisca parte del lavoro di sviluppatori e attori.

Al momento non è chiaro in che modo EA e i suoi nuovi proprietari intendano sfruttare concretamente l’IA nei futuri progetti, ma la direzione sembra segnata: maggiore automazione per tagliare le spese. La notizia arriva a pochi mesi dalla nascita dello United Videogame Workers Union, sindacato creato proprio in risposta alla crescente adozione dell’intelligenza artificiale nell’industria e all’ondata di licenziamenti che ha colpito numerosi studi negli ultimi anni.

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Fonte Consultata 1
Fonte Consultata 2

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