Violet Evergarden: Recensione Anime
Era l'anime più atteso della stagione, tratto da una novel vincitrice di diversi premi e animato da Kyoani: un capolavoro annunciato?
di Zelgadis
Violet è una ragazza di 14 anni (sebbene il design la faccia apparire più grande), che sin da piccola è stata utilizzata per combattere in guerra. Rapita quando era poco più che una bambina, viene allevata dal Maggiore Gilbert e addestrata a obbedire agli ordini e a combattere. Al termine del conflitto, il maggiore risulta disperso e Violet viene adottata dalla famiglia Evergarden e assunta nell'azienda del suo vecchio commilitone Claudia Hodgins. Qui Violet si interessa proprio al lavoro di bambola perché, avendo vissuto sempre e solo per combattere e per uccidere, non riesce a provare emozioni e vuole cercare di comprendere i sentimenti umani e quelle ultime parole, quel «Ti amo» che il maggiore le ha detto prima che i due, durante l'ultima battaglia, si dividessero.
Da qui l'anime si divide su due binari paralleli. Da una parte Violet che cerca di capire i sentimenti e il significato di quelle parole, dall'altra le cosiddette "storie di contorno", quelle dei clienti che Violet aiuta scrivendo lettere per loro conto.
Il problema è però che queste storie di contorno si rivelano alla fine essere decisamente migliori della trama orizzontale. La tematica delle lettere e dei sentimenti potrebbe rischiare davvero di scadere nel melenso o nel banale, ma riesce invece a non farlo. Impossibile non essere colpiti dalla storia dello scrittore Oscar e di sua figlia Olivia (episodio 7) o quella della madre malata, che si avvale dell'aiuto di Violet per sbrigare una faccenda assai importante, prima di esser costretta a lasciare la propria figlia (episodio 10).
Taichi Ishidate, regista della serie, forse non raggiunge le vette emotive di Naoko Yamada ne "La Forma della Voce", ma riesce comunque a far vivere in prima persona il dolore, la commozione, i sentimenti delle persone coinvolte. Anche la graduale crescita di Violet sembra abbastanza convincente, con l'accettazione del suo passato e del fatto che il suo amato maggiore possa essere morto (ma questo merita in realtà un paragrafo a parte); e infine con il comprendere quelle parole che inizialmente proprio non riusciva a capire.
Su questo la Kyoani fa un lavoro eccelso, anche se a volte esagera con l'esibizionismo, introducendo sequenze fin troppo sofisticate e arzigogolate, tanto da farle risultare in qualche modo irreali (vedi il caso della "camminata sul lago").
A ogni modo le espressioni, la postura, i dettagli dei personaggi sono curatissimi, anche in quelli secondari (guardate il movimento dei capelli della principessa). Ishidate stesso ha spiegato in un'intervista come fosse complesso rendere le sopracciglia di Violet!
Anche le animazioni sono dettagliatissime, nonostante il numero di animatori appaia piuttosto esiguo per una produzione di questo calibro. Probabile che non si sia lavorato su tempi stretti, ma che grazie anche all'appoggio di Netflix ci sia stato tempo e possibilità di mettere mano ai vari episodi in modo parallelo (anche se forse è proprio la composizione della serie la parte più debole). Curioso il fatto che alcuni di essi siano stati animati dalla divisione di Osaka (Animation Dō), mentre altri siano rimasti in seno alla casa madre.
A tal proposito, due parole vanno dette sulla versione italiana. Netflix deve ancora migliorare da questo punto di vista. Innanzitutto il discorso col quale Violet si presenta a un nuovo cliente è sempre lo stesso in originale, ma nella traduzione italiana questo viene tradotto ogni volta in modo leggermente diverso (cosa che, tra l'altro, mi ha inizialmente tratto in inganno sul finale); poi ci sono alcuni errori di traduzione piuttosto grossolani (Violet nel primo episodio dice che va a spedire le lettere, quando in realtà va a consegnarle); e infine anche il doppiaggio non mi è parso brillantissimo.
Ho provato a rivedere più volte la scena di Violet che si dispera per il maggiore, prima in italiano, poi in giapponese e ancora in italiano. Alla fine trovo la recitazione della Ishikawa più intensa, più toccante di quella della Ionica, con singhiozzi di disperazione che son riusciti a colpirmi molto di più. Anche la tonalità di voce della Ionica è molto più adulta per Violet, che risulta una quattordicenne più credibile in originale. In generale non sembra un prodotto così curato, specie se confrontato ad esempio a "La Forma della Voce", doppiato invece da Dynit, ove i pianti di Nishimiya (Roisin Nicosia) ti spaccano il cuore in due.
Non vuole essere una critica, ma uno sprone a migliorare. Violet Evergarden è stata la prima serie animata a essere arrivata in Italia doppiata in simultanea col Giappone, e solo questo è un risultato che era impensabile appena un anno fa.
Comunque, se il futuro che ci aspetta sarà questo, possiamo essere ottimisti, e di certo possiamo aspettarci che, al crescere degli appassionati, Netflix possa aumentare la cura dedicata agli anime.
Il confronto con la novel (spoiler)
Purtroppo, come dicevo, c'è un problema di fondo con la trama orizzontale. Violet Evergarden nasce come novel composta da due volumi, e confesso che per riuscire a capire bene alcuni passaggi, come ad esempio gli ultimi secondi dell'ultimo episodio, sono dovuto andare a recuperarla, uscendone, se possibile, piuttosto confuso.
L'anime è infatti abbastanza diverso in alcuni aspetti chiave, salvo poi richiamare scene o avvenimenti della novel senza darne spiegazione, così che a quel punto risulta difficile capire come interpretarli.
Comunque credo che in qualche modo la novel sia molto più onesta con il lettore, chiarendo subito se Gilbert sia effettivamente morto o meno (nella novel è vivo), mentre lo spettatore rimane col dubbio non solo per tutti gli episodi, ma anche nei secondi finali, che lasciano intendere che Violet abbia rincontrato il suo maggiore. Se l'anime avesse scelto una linea differente dall'originale e mantenuto la sua coerenza, lo avrei capito. Così invece lascia solo punti oscuri che poi, alla luce della novel, diventano incoerenti. Anche la scena finale del treno probabilmente sarebbe stata più emozionante se trasposta così com'è stata pensata nell'opera originale.
Persino una scena apparentemente di poco conto, come la perdita delle braccia di Violet, appare più realistica nella novel: infatti nella versione cartacea vengono tagliate via con una baionetta, mentre nell'anime è un colpo di fucile a farlo (possibile in linea teorica, ma improbabile, soprattutto senza ulteriori danni).
Ignorando invece del tutto la novel, rimangono troppi buchi di trama e incoerenze nel comportamento dei personaggi per assegnare la sufficienza alla sceneggiatura, ed è un peccato perché atmosfere e intensità emozionale ci sarebbero. È un po' come se ogni singolo episodio sia stato curato in maniera maniacale, ma sia mancata l'amalgama finale. Questo non rende Violet Evergarden un prodotto insufficiente, ma lo fa scendere dal piedistallo del possibile capolavoro. E probabilmente è un peccato mortale veder sprecata una tale potenzialità emotiva e una tale ricchezza visiva.
Giudizio finale
Immaginate di entrare in un ristorante stellato, essere accolti da camerieri gentilissimi in un ambiente bellissimo, elegante e accogliente. Vi portano deliziosi antipasti, che stimolano il vostro palato e che vi caricano di aspettative per la portata principale, la quale finalmente arriva con un impiattamento spettacolare, come raramente vi è mai capitato di vedere. Il profumo del cibo vi avvolge inebriandovi e vi preparate con la classica acquolina in bocca a un'esplosione di sapori. Alla fine riuscite ad addentare il primo boccone, poi il secondo, poi il terzo... e insomma non potete dire che sia insipido o non sia buono! In effetti non è male, però le tagliatelle che ho mangiato ieri alla "trattoria di Nonna Pina" forse erano più gustose.
Ecco, questo è Violet Evergarden: un anime molto bello, con una tematica importante, un comparto tecnico da urlo in ogni aspetto e storie secondarie molto emozionanti. Quello che manca però è proprio la portata principale, la storia di Violet e Gilbert, della sua crescita come bambola e come persona. Non è brutto, ma non si può che esclamare: tutto qui? La sensazione finale è che è sì bellissimo, ci sono episodi davvero ben realizzati e commoventi, ma la sceneggiatura principale non riesce a tenere tutto insieme. Violet Evergarden aveva le carte in regola per poter essere un capolavoro, ma non c'è riuscito per colpa di una serie di scelte sbagliate. Ho visto tutti gli episodi con piacere, mi hanno anche emozionato, ma aveva il dovere di fare di più. Forse al cuoco sarebbe bastato seguire la ricetta originale? Peccato che non lo sapremo mai. Un'occasione sprecata...
Ecco, questo è Violet Evergarden: un anime molto bello, con una tematica importante, un comparto tecnico da urlo in ogni aspetto e storie secondarie molto emozionanti. Quello che manca però è proprio la portata principale, la storia di Violet e Gilbert, della sua crescita come bambola e come persona. Non è brutto, ma non si può che esclamare: tutto qui? La sensazione finale è che è sì bellissimo, ci sono episodi davvero ben realizzati e commoventi, ma la sceneggiatura principale non riesce a tenere tutto insieme. Violet Evergarden aveva le carte in regola per poter essere un capolavoro, ma non c'è riuscito per colpa di una serie di scelte sbagliate. Ho visto tutti gli episodi con piacere, mi hanno anche emozionato, ma aveva il dovere di fare di più. Forse al cuoco sarebbe bastato seguire la ricetta originale? Peccato che non lo sapremo mai. Un'occasione sprecata...