Uomo giapponese arrestato per avere tolto la censura dai porno

Un quarantatreenne della prefettura di Hyogo ha voluto sfidare la legge con una IA in grado di togliere quei fastidiosissimi pixel

di tenshi5100

Non tutti gli eroi sono paladini della legge: a volte, bisogna anche compiere atti illeciti se si vuole perseguire uno scopo che porti benefici alla comunità. Prendete l'esempio del Giappone, paese dove, per effetto di una storica legge, il materiale per adulti viene tassativamente censurato. Sembra quasi un paradosso, ma è così. Come gli uomini di cultura ben sapranno, la patria degli hentai impone questa severa limitazione che obbliga i creatori di contenuti erotici ad applicare mosaici fatti con i pixel o bande nere per oscurare i genitali. Ovviamente, c'è chi si oppone a tale ingiustizia e lo fa anche a costo di sfidare le autorità grazie ai potenti mezzi che oggi la tecnologia offre.

La notizia di oggi verte, per l'appunto, proprio su questo spinoso argomento. Lo scorso lunedì la polizia della prefettura di Kyoto ha arrestato un uomo di quarantatré anni, residente a Takasago, nella prefettura di Hyogo, accusato di aver violato le leggi sulla censura e sul copyright. Andando nello specifico, l'individuo sfruttava un'intelligenza artificiale che è in grado di "rimuovere" i sopracitati pixel dai vari prodotti contenuti pornografici e restaurare nella maniera più accurata possibile le immagini originali. Per l'esattezza, i pixel non vengono tecnicamente eliminati, ma sostituiti con ciò che il programma riesce a ricreare sfruttando il machine learning.
 
Uomo giapponese arrestato per avere tolto la censura dai porno

Il suo non era un semplice hobby per soddisfare il proprio tornaconto personale, bensì un lavoro anche abbastanza remunerativo. L'uomo toglieva le censure dai porno su richiesta dei clienti registrati sul suo sito internet, dove vendeva le immagini e filmati in cambio di denaro. Stando agli investigatori, i suoi ricavi ottenuti fra dicembre 2020 ed agosto 2021 ammontano ad un cifra pari a circa 11 milioni di yen (quasi 85.000 euro), ottenuti vendendo 12.000 video a 200 diversi acquirenti. Parliamo di una media di 60 video venduti a persona per 917 yen (circa 7 euro) al pezzo.

Un business del genere svolto in maniera del tutto illegale non poteva di certo sfuggire alla polizia giapponese, di fronte alla quale l'uomo non ha voluto negare le accuse nei suoi confronti. Il Giappone è uno stato dove la vendita o diffusione di materiale pirata è punita con sanzioni assai severe. Questo sconosciuto dovrà, purtroppo per lui, rispondere delle sue azioni e pagarne le conseguenze, ma le sue gesta coraggiose verranno ricordati da tutti gli amanti delle cose zozze e dai suoi affezionati clienti.


Fonti Consultate:
SoraNews24

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