Il Giappone mette in campo gli hacker contro la pirateria anime

la Japan Hacker Association, un gruppo di "white hat hacker" sta collaborando attivamente per combattere la diffusione illegale di contenuti anime

di Ironic74

Il film anime "Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba - Il film - Castello Infinito Capitolo 1: Il Ritorno di Akaza", uscito nelle sale di tutto il Giappone il 18 luglio, sta registrando incassi record a una velocità eccezionale. Tuttavia, contemporaneamente si stanno diffondendo massicciamente all'estero filmati del film ripresi illegalmente nelle sale cinematografiche. La pirateria resta quindi il nemico più grande da combattere per l'espansione globale che gli anime stanno avendo in questi anni.

 

Il 25 luglio, una settimana dopo l'inizio delle proiezioni, è apparso un avviso molto duro sull'account X (ex Twitter) di Demon Slayer,  contro i caricamenti illegali sul sito ufficiale di "Demon Slayer": "
 



 

 

Tuttavia, i caricamenti illegali non sembrano fermarsi. Non solo vengono pubblicati su X (ex Twitter) e TikTok estratti dal film principale, ma l'intero film viene caricato su siti video in vari paesi come Stati Uniti, Cina, Europa e Medio Oriente. Vengono persino aggiunti sottotitoli in varie lingue, e si possono trovare diversi video con oltre 100.000 visualizzazioni


Per combattere questa minaccia crescente, il Giappone ha deciso di rivolgersi a chi sa il fatto suo nel settore: la Japan Hacker Association, un gruppo di "white hat hacker" che operano completamente nei confini della legge per smantellare le reti di pirateria internazionale.

 
Un white hat è un hacker esperto di programmazione, di sistemi e di sicurezza informatica in grado di introdursi in reti di computer al fine di aiutarne i proprietari a prendere coscienza di un problema di sicurezza nel rispetto quindi dell'etica degli hacker e si contrappone a chi viola illegalmente sistemi informatici, anche senza vantaggio personale, definito "black hat hacker"
(Wikipedia)
 



Il direttore rappresentante della Japan Hacker Association, Takayuki Sugiura, ha spiegato perché degli hacker white hat come i loro vengono reclutati per contrastare la pirateria degli anime a livello internazionale. In una nuova intervista con il magazine on line The Sankei Shimbun, Sugiura afferma che l'associazione riceve richieste dalla CODA, la principale organizzazione anti-pirateria del Giappone. I loro membri indagano quindi sui retroscena e sulle identità dei gestori di siti pirata, il che ha portato a condanne penali effettive.
 

La Japan's Content Overseas Distribution Association (CODA) èKodansha


Come hacker white hat, la Japan Hacker Association opera nei confini della legge. Trovano informazioni trapelate su registri pubblici (attraverso metodi OSINT/Open Source Intelligence), come i dettagli di registrazione quando i siti pirata creano siti web, o perdite di connessione che potrebbero rivelare da dove operano i pirati.

"Costa denaro creare un sito web, quindi deve esserci qualche connessione sociale da qualche parte", dice Sugiura, aggiungendo: "Ci sono sorprendentemente molti operatori che hanno delle falle".

 


 

La Japan Hacker Association supporta CODA dal 2022; un rapporto del Yomiuri Shimbun ha confermato che i metodi sempre più avanzati per eludere il controllo giapponese (come il geoblocking, il domain hopping e il reverse proxying) hanno spinto CODA a rivolgersi all'organizzazione. L'unità è iniziata con cinque membri. All'epoca, Sugiura disse che erano in grado di identificare i gestori di siti di pirateria anime nell'80% dei casi.

Ricordiamo che i



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