Lucca Comics & Games 2025: intervista privata e incontri con Akemi Takada
Dalle curiosità su Creamy e Madoka agli aneddoti d'infanzia, su Pikachu e Topo Gigio: la celebre illustratrice si svela al pubblico di Lucca in una serie di piacevoli incontri
di zettaiLara

Il tocco delicato dei suoi magnifici disegni rende la sensei particolarmente amata dal pubblico italiano, che l'ha conosciuta grazie alle versioni animate di È quasi magia, Johnny (Kimagure Orange Road), Cara dolce Kyoko (Maison Ikkoku) e, soprattutto, per L'Incantevole Creamy (Mahou no tenshi Creamy Mami).
Oltre all'inaugurazione ufficiale della suddetta mostra, Akemi Takada ha preso parte a numerosi incontri con il pubblico e la stampa, di cui raccogliamo di seguito una selezione di aneddoti e curiosità.
Ciao, io mi chiamo Akemi Takada! (la sensei si presenta in lingua italiana, ndr).

Ci potrebbe raccontare com'è stato per lei lavorare su opere altrui?
E' complicato, in effetti: mi immagino il personaggio, osservo l'opera nel suo complesso, e poi ci metto del mio. Questo nel caso di Orange Road e Patlabor, ad esempio.
Creamy invece è un personaggio tutto mio, pertanto ho avuto più libertà creativa.
Il suo stile è eterno e molto riconoscibile e distintivo. Ha mai provato a cambiarlo?
No, non ho mai pensato di cambiarlo. Inoltre lo stile muta da solo con il tempo, in più io lo adatto all'opera su cui lavoro.

L'arrivo dell'intelligenza artificiale cambierà il lavoro degli illustratori: ritiene che ciò potrebbe crearle problemi?
Per il momento, si riesce a capire abbastanza facilmente se una illustrazione è fatta con la IA o meno, in futuro forse no e ciò potrebbe costituire un problema.
Copie dei miei lavori, per ora, io non ne ho viste.
Personalmente non lavoro in digitale, faccio solo disegno analogico e ne vado fiera.
Il mio stile comunque è particolare, difficile da imitare.
Kazunori Ito, collaboratore e produttore, me lo diceva spesso: "non è solo un disegno ma detiene proprio una sua aura, una speciale atmosfera."
Mi diceva però anche che non ero adatta a fare la character designer!
Qui a Lucca ci sono i miei disegni originali in mostra, vi invito ad andare a vederli.
C'è un'opera a cui non ha lavorato e che le sarebbe piaciuto poter animare?
A dire il vero avevo partecipato al pilot di un adattamento di Iga no Kagemaru, disegnato da Mitsuteru Yokoyama, che narrava di ninja... ma la serie purtroppo non è mai uscita.
Ho incontrato il mangaka e vado molto fiera di quel momento, poiché si era presentato abbigliato con un kimono tradizionale molto particolare.
Masami Yuuki, mio collaboratore, è un suo grande fan e mi invidia molto per questo.
Conosce il panorama del fumetto italiano ed europeo? Ci sono opere per le quali vorrebbe instaurare una collaborazione?
Purtroppo no, non conosco il fumetto italiano, ma da bambina ho visto Topo Gigio.
"Buongiorno!" (esclama la sensei in italiano, ndr)

Quali sono gli artisti nipponici che più l'hanno influenzata nel creare il suo stile?
Io leggevo tanti manga e guardavo tanti anime; potrei citare Cyborg 009 di Ishinomori o i manga di Moto Hagio, ma non saprei dire da chi ho preso cosa, perché disegnavo tutto ciò che mi piaceva. Disegnavo anche Lady Oscar della Ikeda, pur se la mia versione non assomigliava al manga.
Inoltre, forse anche Makoto Takahashi mi ha impressionato parecchio. Faceva lavori di illustrazioni molto particolari, da bambina disegnavo personaggi ispirati ai suoi lavori.
Molti celebri anime degli anni '80 e '90 sono tornati a nuova vita attraverso i remake, come Lamù o Ranma. Che effetto le fa vedere un nuovo character design su di loro?
I reboot fanno parte del tempo. Quelle serie erano nate in anni nei quali la situazione generale mondiale era diversa, vi era ad esempio più pace e serenità.
I reboot nascono quindi anche con sentimenti diversi, tenendo conto che i tempi sono cambiati. A riguardo del cambiamento grafico preferisco non dire nulla, anche perché attualmente non ho molto tempo per seguire gli anime odierni.
Qual è il suo personaggio preferito? Le piacerebbe vederlo ritornare in un prossimo futuro?
Sicuramente Yuu Morisawa, Madoka e Noa Izumi. Madoka è complicata... se fossi stata in lei, io mi sarei subito dichiarata a Kyosuke!
Ma capisco che in questo modo la storia sarebbe finita subito...

All'epoca com'era la sua giornata lavorativa? Sappiamo che spesso si parla, ancora oggi, di ritmi di lavoro talora folli per chi lavora nell'animazione.
Premetto subito che se non si mangia e non si dorme, non si riesce a lavorare.
Ritornando col pensiero agli anni in cui creavo personaggi, effettivamente ci sono stati periodi in cui lavoravo a due serie contemporaneamente (Lamù e Orange Road), e la schedule era serrata: non appena arrivavano gli ekonte (gli storyboard, ndr) ci lavoravo, pensavo all'immagine del personaggio, lo disegnavo a matita. Però quando volevo mangiare o dormire lo facevo.
Qual è stato un momento della sua carriera che le ha dato tanta emozione?
Beh, il personaggio di Creamy l'ho creato da zero, ed è quello che mi ha soddisfatto più di ogni altro.
La moda: con Creamy c'è una fortissima attenzione a quest'aspetto, con accessori e abiti. Da dove le nasce questa attenzione per il look dei suoi personaggi?
Per Madoka guardavo le riviste di moda. Ho sempre fatto tanta ricerca, osservando con attenzione le mode; volevo anche mostrare uno stile colorato.
A proposito, il suo taglio di capelli, con quei ciuffetti laterali, si chiama 'californian cut'; le atmosfere di Orange Road richiamano il mare, per questo l'ho scelto.
Per Patlabor ho scelto del vestiario da uomo.
A Creamy invece ho fatto indossare gli abiti che avrei voluto mettere io da bambina.
A riguardo dell'adattamento italiano di Orange Road, cosa pensa di tutte le modifiche operate con tagli e rimaneggiamenti, e del doppiaggio?
Non sapevo dei tagli. Che tipo di tagli si intende?
Sono intervenute delle pesanti censure.
Non lo sapevo. In Giappone la regolamentazione in questo senso è diversa, c'è più libertà e meno censure.
Va anche detto che un tempo ritraevo spesso Madoka con abiti succinti per fanservice, ora non più. Ora cerco piuttosto di offrire sensualità a tutto il personaggio nel suo complesso.

Cosa ne pensa del prossimo ritorno delle maghette dello Studio Pierrot? Sappiamo che arriverà presto Magical Sisters Lulutto Lilly.
Sono contenta, e penso che se ci fosse l'occasione di collaborarci, mi piacerebbe farlo.
Lo Studio Pierrot ha sempre trattato Creamy con grandissima attenzione, è un progetto che non poteva proprio fallire. Credo pertanto che ciò che lo studio deciderà di fare per questo nuovo progetto sarà altrettanto buono, ne sono sicura.
Akemi Takada: mi permetto di concludere questo incontro riflettendo a come siano trascorsi 40 anni dal loro esordio, ma molti dei miei personaggi sono ancora così tanto amati, soprattutto Creamy. Lei mi ha portato di qua e di là in giro per il mondo, incontrando i fan, e così continuerò a fare fin quando la salute me lo permetterà.
Magari quella di Creamy è una serie non più così attuale, ma rimane la base del mondo delle majokko, e sono molto orgogliosa di tutto questo.
Intervista privata con Akemi Takada
Oltre agli eventi pubblici, abbiamo potuto incontrare la sensei anche in privato, per alcune ulteriori domande. La ringraziamo pertanto per la disponibilità, oltre che per quella del traduttore Edoardo Serino.

Ci può parlare dei suoi inizi all'università? Quando lei studiava design, cosa sognava di creare?
A dire il vero, ho iniziato col dire ai miei genitori che volevo diventare una mangaka, ma loro non erano sicuri che io potessi guadagnarmi da vivere come mangaka, così mi hanno suggerito che avrei invece potuto trovare lavoro come graphic designer. Così ho scelto la strada del design e mi sono iscritta al dipartimento di graphic design della Tama Art University.
In seguito mi sono resa conto che non sarei potuta diventare una mangaka dopo la laurea, perché comunque mi mancavano l'esperienza e il talento necessari a creare storie.
Poi, più o meno nel periodo in cui mi stavo laureando all'università, andavo spesso in visita alla Tatsunoko
Production perché ne ero una grande fan. Dopo la laurea mi sono chiesta se avrei potuto lavorare presso di loro. C'era un esame di ingresso, sono stata accettata e da lì in poi ho iniziato a lavorare in Tatsunoko.
Proprio a riguardo di quel periodo in Tatsunoko, c'è un ricordo più affezionato, un aneddoto, qualcosa che le è rimasto particolarmente nel cuore come esperienza?
Certamente ci sono tanti ricordi che mi sono rimasti nel cuore. Tra l'altro il motivo per cui ho iniziato ad andare a frequentare prima e lavorare poi per la Tatsunoko era... perché ho adorato il personaggio di Gatchaman. Così, quando venni a sapere che sarebbe giunto il momento di realizzare un nuovo film, la cosa mi fece molto piacere. Ho pensato che sarei stata davvero felice di dare il mio contributo al sequel.

A riguardo delle maghette della Pierrot, abbiamo parlato tanto di Creamy e sappiamo che è il suo personaggio preferito, però vorremmo chiederle anche qualche curiosità su Fancy Lala, che quantomeno in Italia ha avuto molta meno popolarità.
Circa la minor popolarità di Fancy Lala, anche in Giappone in effetti è così. E onestamente parlando, la seconda parte della serie non è così tanto interessante, credo che avremmo potuta farla meglio.
Quando Miho si innamora dell'idol Hiroya Aikawa, beh ecco, Fancy Lala in realtà è una bambina, mentre lui è un uomo adulto; è un amore che potremmo dire particolare, non proprio consono, per così dire.
E per quanto riguarda invece il lato estetico? Come già per Creamy, anche Fancy Lala indossa degli abiti bellissimi. In questo caso l'ispirazione da dove le è nata?
Ho guardato le riviste di moda di quel periodo, mi sono documentata parecchio. Inoltre ho preso spunto dalle idol dell'epoca come Seiko Matsuda e ho pensato che avrei potuto optare per costumi ancora più cool rispetto ai suoi. Cercando di differenziarla allo stesso tempo da Creamy, chiaramente. Tuttavia, più che una idol così cool come Fancy Lala, quella che è rimasta nel cuore di tutti e che continua ad esserlo è indubbiamente Creamy.
Posso dire inoltre che l'anno prossimo... è un'informazione ancora riservata e non ne posso ancora parlare apertamente, ma diciamo che ci saranno delle novità per i fan delle maghette storiche di Pierrot.

In Fancy Lala vediamo Miho, la protagonista, che disegnava degli abiti che poi apparivano per davvero nella storia.
E' divertente come idea, vero? Disegnare da sé il vestito che si vuole indossare. Penso che sarebbe fantastico se in futuro i vestiti potessero davvero apparire dal nulla semplicemente pensandoli.
E' un concept bellissimo! E come lei ci aveva accennato, faceva indossare a Creamy gli abiti che lei stessa avrebbe voluto indossare.
Sì esatto, disegnavo per lei gli abiti che avrei voluto indossare in certe occasioni, non tutti i giorni chiaramente, ma ad esempio in un recital di pianoforte. Sapete, da bambina io andavo a lezione di piano, però non sono diventata una grande pianista.
Sul concetto degli abiti mi sento molto affine, perché sono fin da bambina una grande appassionata di Creamy e anch'io volevo indossare i suoi abiti. Quindi provavo davvero gli stessi sentimenti!
Le vorrei mostrare la copia di un disegno di Creamy che ho fatto quando avevo circa cinque anni.
E' carinissimo, grazie! E' la Creamy dell'ultimo concerto, vero? Lo potrei tenere?
Ma certamente... sono molto emozionata a dire il vero.
Grazie davvero. E' così carino!

Sappiamo che lei si è occupata anche del design di gioielli. Sembra un tipo di design completamente diverso da quello per gli anime, che cosa le è piaciuto in particolare di questa esperienza?
La sensei ci mostra a questo punto un anello di perle che sta indossando, e che ha disegnato lei stessa.
Mi piace molto disegnare gioielli, ma il mio lavoro principale mi tiene molto impegnata e quindi non riesco più a a lavorare a collaborazioni come queste.
Queste perle, anche se di così grandi dimensioni, possono essere trasformate in pezzi unici. E questo anello è progettato principalmente per adattarsi alla loro struttura, abbinarsi solo a queste pietre.
Questo set di tre perle in particolare è difficile da trovare, non si vede spesso.
E' davvero bellissimo, grazie di avercelo mostrato.
Le chiediamo un'ultimissima curiosità su Lamù. Sappiamo che le prime illustrazioni su Lamù le ha inserite in un artbook che è uscito solo cinque anni fa, per la prima volta. Che aneddoto può raccontarci sulla creazione del design di questo personaggio?
Quando abbiamo cominciato a lavorare sull'anime, erano usciti solo tre o quattro volumi del manga, e il design di Lamù era diverso e cambiava da volume a volume. E' stato quindi particolarmente faticoso dare una visualizzazione precisa del personaggio.

Sì, indubbiamente l'evoluzione del tratto di Rumiko Takahashi ci ha fatto vedere una Lamù che è cambiata tantissimo nel tempo.
Grazie davvero per il tempo che ci ha dedicato.
L'incontro, moderato da Sergio Algozzino, è l'occasione per vedere la sensei disegnare dal vivo, cimentandosi con due illustrazioni in contemporanea, una di Creamy e l'altra di Madoka Ayukawa.
La sensei rivela che la carta che utilizza per i due disegni è la medesima che usa da sempre per raffigurare tali personaggi, mentre per le illustrazioni di Patlabor ne utilizza un tipo diverso. Mostra al pubblico che fa uso degli acrilici Liquitex (simili a quelli del marchio Ecoline, ndr) poiché asciugano rapidamente una volta che vengono stesi su una base stemperata con l'acqua, come fa lei.
Quanto all'aerografo, Takada ammette di non averlo mai usato, affidandosi invece al bianco per gli effetti luminosi e i punti luce, ad esempio sui mecha.

Svela inoltre che il suo disegno di Madoka in bikini potrebbe essere uno degli ultimi così "succinti", poiché i detentori dei diritti stanno diventando sempre più severi a riguardo.
In merito al compianto maestro Izumi Matsumoto, autore di Kimagure Orange Road, la sensei rivela che si è incontrata spesso con lui dopo la serie animata, e che è possibile che lo stile grafico del maestro si sia evoluto "verso la versione Takada" nel proseguimento dell'opera dopo la creazione dell'anime.
Alla domanda su quante versioni di Creamy ci siano state prima dell'originale per come lo hanno conosciuto i fan, la sensei afferma che in effetti c'era stata ad esempio una Creamy bionda; la decisione finale sullo stile del personaggio è stata presa da Bandai, che era lo sponsor principale del progetto.

La sensei confessa inoltre che quando disegna ama circondarsi di Pikachu in ogni forma, mostrando orgogliosa al pubblico anche la sua cover del telefono a tema. E' appassionata del gioco Pokémon GO e ci tiene a rendere noto di aver raggiunto il livello 70.
Quando le viene chiesto se le piacerebbe poter collaborare alla creazione di una speciale carta Pokémon con il suo peculiare stile grafico, Takada non si nega all'idea, ma soggiunge anche che "Pikachu preferisco tenerlo tutto per me."
Rivela inoltre che, da amante di tutti gli animali, guarda spesso documentari a tema in televisione sul canale NHK; un tempo aveva anche animali domestici, tra cui un gatto vissuto per vent'anni e un cane per quindici.
E' anche appassionata di immersioni, che fa tuttora, spingendosi sino a una profondità di 25 metri.

Al termine dello showcase, alla sensei viene fatto fare il calco delle mani per la celebre walk of fame che Lucca Comics & Games sta raccogliendo, anno dopo anno, agli autori di fama internazionale ospiti della rassegna.
La nota conduttrice, content creator ed ex cosplayer Giorgia Vecchini introduce ai visitatori le varie "memorabilia" esposte nelle due ali espositive dedicate alla sensei Akemi Takada a Japan Town.

Con l'occasione, ai presenti sono state svelate diverse curiosità riguardanti molti dei gadget, del merchandise e delle illustrazioni a disposizione dei visitatori.
Vi rimandiamo alla gallery presente a fondo articolo per le varie foto dettagliate della mostra.

Video integrale della mostra di Akemi Takada a Japan Town
presentazione di Giorgia Vecchini
**
Panel a Japan Town
Giorgia Vecchini conduce l'interessante incontro tenutosi con il pubblico di visitatori di Lucca Comics & Games.
Giorgia Vecchini: lei è stata a Lucca nel 2009. Cos'è cambiato? Qual è stata la sua impressione?
Akemi Takada: nel 2009 era un evento abbastanza contenuto all'interno delle mura. Ora si è espanso. Mi ha sorpresa. L'ultima volta ero venuta con mia sorella minore e uscivamo insieme. Era più a misura d'uomo.
Siamo d'accordo!
Ho visitato varie città, ad esempio Napoli, Venezia e poi Alberobello.

Lei è la madrina del Japan Town e per l'occasione ha creato 3 illustrazioni: Patlabor, Creamy e Madoka. Quali sono state le sue ispirazioni?
Ho pensato più che altro che Madoka sarebbe stata gradita.
Creamy è un classico.
Patlabor è stata una richiesta di Lucca.
Volevo poi qualcosa che collegasse Madoka all'Italia, quindi ho pensato a un gelato. Le palline del gelato ricordano il tricolore.
Durante il taglio del nastro, al momento dell'inaugurazione, lei ha preso la fascia tricolore e ha girato un po'.
Ho fatto il cosplay dell'assessore!
A riguardo dell'uso dell'intelligenza artificiale, che ha una forte applicazione nel campo del disegno. Lei cosa ne pensa? La usa? La aborra? Può essere uno strumento valido?
A me i disegni con l'IA sembrano tutti uguali! È come una produzione in massa di illustrazioni tutte molto simili tra loro.
Senz'anima, possiamo dire.
Forse hanno un briciolo di anima, ma sembrano tutte uguali. Probabilmente non ho visto disegni in IA simili al mio stile forse perché è difficile da replicare.
È meglio così. L'arte digitale può essere copiata, ma a mano è originale.
Ieri ho disegnato davanti al pubblico ma non ho finito.

Madoka è sempre molto estiva.
In Giappone ci sono regolamentazioni severe su Madoka, quindi guardatela bene, potrebbe essere l'ultima volta.
Il pubblico chiede se ha ultimato i disegni nella sua camera in hotel, e la sensei Takada rivela di averli completati nel bagno dell'hotel, dato che la stanza è bella ma un po' scura.
A proposito di Creamy, nelle bozze non era così. Com'è arrivata a questo risultato finale?
Io e il produttore abbiamo portato almeno una volta al mese le bozze all'agenzia pubblicitaria e discutendo con Bandai siamo arrivati al risultato finale.
Si è arrivati poi al lilla dei capelli.
A dire il vero non volevo che avesse i capelli come Minky Momo (Il magico mondo di Gigì, ndr) e discutendo con Bandai abbiamo deciso così: lavanda.
Tutti noi all'epoca volevamo i capelli lilla come Creamy!
In Giappone vedo molte bimbe con lo zainetto di scuola lilla. È insolito, di norma è rosa. Magari è per via della mamma e della nonna. Una volta il colore era rosso o rosa, ora invece una bambina su due ha con sè qualcosa di lilla.
Una volta sono andata a scuola con i gattini nel cappuccio. Vi lascio immaginare...
Questo disegno col ciuffetto è stato imposto da una persona di Bandai che aveva visto la scena di Creamy che ballava e ha detto “deve essere così”.
La sensei rivela poi che le varie mostre dedicate al personaggio di Creamy confermano a tutt'oggi quanto il personaggio sia amato da tutti, specialmente a Hong Kong. Si tratta del Paese che lei frequenta maggiormente per lavoro, dove vengono creati moltissimi gadget.

Passiamo a Orange Road. Che ricordi ha legati alla caratterizzazione di quest'opera?
E' stato il mangaka Izumi Matsumoto a volermi come character designer; ha visto il mio lavoro su Creamy e gli piaceva lo Studio Pierrot, quindi mi ha cercata.
Madoka è molto diversa da Creamy. Ho preso spunto da Mutsumi Inomata (collega illustratrice e animatrice, ndr), che è venuta a mancare nel 2024. Io e lei eravamo sotto i riflettori nello stesso periodo e le sono molto affezionata.
Passiamo a Patlabor, arrivato da noi dopo 10 anni, nel '90. Com'è stato lavorare a personaggi completamente diversi, fuori dalla cosiddetta 'comfort zone'?
Nel caso di Patlabor, non era arrivata la richiesta da parte di nessuno. Semplicemente, degli amici si sono ritrovati insieme, ed è stata una produzione piacevole; per gli incontri ci vedevamo alle onsen (le terme giapponesi, ndr). E poi l'abbiamo presentato a Bandai. La presentazione è stata fatta alla festa di Natale a casa mia, con i cappellini in testa!
E' piaciuto al punto che il produttore ha iniziato a dire 'facciamo anche questo, quest'altro e poi un film!'.
Nei suoi lavori c'è sempre una cura per il mondo della moda. Che ispirazioni e che rapporto ha con il mondo della moda?
Da bambina andavo a lezioni di piano. Non ero tanto brava, però mi piaceva che i miei genitori mi comprassero i vestiti per fare i saggi. Per Creamy ho disegnato quindi i vestiti che io stessa avrei voluto indossare ai saggi. Ora sono soddisfatta già solo disegnandoli.
L'Italia la ama. Ma a lei invece, cosa piace dell'Italia?
Il cibo! Dell'Italia amo il paesaggio e soprattutto il calore delle persone, anche se a volte...
... siamo un po' "too much"!
Sì, ma è molto apprezzato. L'Italia è piacevole da visitare. Ho visitato Venezia, Siena, Lucca, Assisi, Roma, Bologna, Verona... ma qui non ho potuto vedere il famoso balcone di Giulietta...
La sensei conclude l'incontro sfidando a morra cinese il pubblico, per assegnare in premio i biglietti della mostra che aveva mostrato prima.

***
Si ringraziano Edoardo Serino e Giorgia Vecchini per la disponibilità.