Shueisha, Kodansha, Shogakukan e Kadokawa vincono la causa sul copyright contro Cloudflare
Cloudflare è stata condannata a pagare circa 500 milioni di yen / 2,8 milioni di euro di risarcimento danni
di ingiro
Il tribunale ha riconosciuto un risarcimento complessivo di circa 3,6 miliardi di yen, pari a circa 20 milioni di euro. Poiché gli editori avevano richiesto soltanto la parte dei danni ritenuti direttamente imputabili ai servizi di Cloudflare, l’azienda è stata condannata a pagare 500 milioni di yen, equivalenti a circa 2,8 milioni di euro.

In una dichiarazione congiunta, i quattro editori hanno accolto il verdetto, sostenendo che contribuirà a prevenire l’uso improprio dei servizi CDN (Content Delivery Network) come quelli offerti da Cloudflare. Le aziende hanno ribadito il proprio impegno nella tutela delle opere degli autori e nella lotta alla pirateria, pur riconoscendo il ruolo positivo che le CDN possono avere nella distribuzione legittima e stabile dei contenuti.
La causa intentata nel 2022 sosteneva che Cloudflare avesse fornito servizi a siti di pirateria di manga, consentendo loro di distribuire materiale protetto da copyright senza autorizzazione.
Kodansha aveva criticato in particolar modo la politica di registrazione gratuita di Cloudflare, basata sulla semplice verifica tramite e-mail, ritenendo che ciò permettesse ai gestori dei siti pirata di restare anonimi e continuare a generare introiti pubblicitari. Il tribunale ha sottolineato questo aspetto e la responsabilità di Cloudflare di non aver introdotto procedure più rigide di verifica dell’identità.
Secondo precedenti fonti, Cloudflare avrebbe stipulato contratti con importanti siti di pirateria per distribuire contenuti tramite server situati in Giappone, nonostante gli amministratori risiedessero all’estero. Queste piattaforme, secondo le stesse fonti, avrebbero registrato oltre 4.000 titoli, compresi grandi successi come One Piece, L'attacco dei giganti e Kingdom, con più di 300 milioni di accessi mensili.

Il caso si inserisce in un contesto molto più ampio di continuo scontro fra editori giapponesi e piattaforme che facilitano la diffusione di contenuti pirata.
Nell'aprile del 2018 il sito Mangamura, tra i più noti portali illegali in lingua giapponese, divenne irraggiungibile dopo che diversi editori avevano presentato denunce penali nei suoi confronti. Da allora, le autorità giapponesi hanno condotto indagini e arresti legati alla gestione e all’upload di contenuti non autorizzati associati a quel sito.

Successivamente, nell’agosto 2018, gli avvocati di Kadokawa, Kodansha, Shueisha e Shogakukan avevano presentato al Tribunale distrettuale di Tokyo una richiesta formale affinché Cloudflare interrompesse l’hosting di contenuti per diversi siti di pirateria, tra cui Hoshi no Romi, considerato un successore diretto di Mangamura. Parallelamente, i quattro editori avevano avviato una causa presso la New York Southern District Court contro gli amministratori anonimi di Hoshi no Romi e di altri tre siti ospitati negli Stati Uniti, sostenendo che tali piattaforme rendessero disponibili oltre 93.000 volumi di manga scannerizzati illegalmente. Nel novembre 2021, una corte distrettuale della California aveva infine autorizzato Shueisha a chiedere a Google e ad altre società internet di rivelare l’identità degli operatori del sito pirata Manga Bank, dopo che la stessa Shueisha aveva già utilizzato il Digital Millennium Copyright Act per intimare a Cloudflare di fornire informazioni sui domini del sito.
Shueisha, Kadokawa, Shogakukan e Kodansha fanno parte della Content Overseas Distribution Association (CODA), organizzazione giapponese che nell’aprile 2022 ha contribuito a creare l’International Anti-Piracy Organization (IAPO) insieme a realtà di oltre 12 Paesi. L’obiettivo dell’IAPO è contrastare la pirateria di manga e anime, facilitare le indagini e migliorare la cooperazione tra le forze dell’ordine a livello internazionale.
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AnimeNewsNetwork