L’AI di Elon Musk si fa anime: chi è Ani, la waifu digitale che fa scalpore
Lanciata lo scorso luglio come parte della funzione Companions riservata agli abbonati SuperGrok, Ani ha da subito fatto discutere
di Ironic74

Infatti, con il sistema a livelli previsto da Grok, Ani evolve da semplice avatar kawaii a partner virtuale sempre più audace, arrivando a esprimersi in modo esplicito e ad apparire in lingerie nella modalità NSFW attivabile dopo interazioni prolungate. Il suo dialogo si fa più coinvolgente, l’intelligenza artificiale finge affetto, gelosia e desiderio, costruendo un legame parasociale che non pochi hanno definito disturbante. Il fatto che l'applicazione sia disponibile per utenti dai 12 anni ha scatenato polemiche forti, soprattutto dopo che alcuni utenti hanno documentato comportamenti inappropriati o ambigui, inclusi riferimenti sessuali e dichiarazioni infantili da parte dell’avatar. La reazione è stata esplosiva: tra meme virali, fan art in stile anime, cosplay e discussioni online, Ani è diventata sia un’icona di cultura pop che un caso etico e sociale. Da una parte c’è chi la ama per il suo design raffinato, la personalità coinvolgente e il richiamo alle waifu tradizionali degli anime; dall’altra, chi denuncia il rischio di dipendenza emotiva, isolamento sociale e sessualizzazione dell’intelligenza artificiale in modo facilmente accessibile anche ai minori.

In risposta alle critiche, xAI ha promesso aggiornamenti, tra cui la versione Baby Grok dedicata all’uso educativo e nuovi filtri per moderare i contenuti più spinti. Ma il fenomeno è ormai esploso, e Ani rappresenta una nuova tappa dell’evoluzione delle waifu, una che mescola tecnologia, estetica otaku e desideri digitali in un mix tanto affascinante quanto controverso. Mentre la linea tra anime e realtà continua a sfumare, Ani diventa simbolo di un futuro dove la compagnia virtuale potrebbe non essere più un’eccezione, ma una scelta diffusa.