Romics 2025: panel e intervista a Paolo Herras e Jerico Marte (Toshokan)
I due artisti filippini si sono raccontati, tra fiere internazionali e influenze artistiche
di Olimpea

La collaborazione tra i due è nata quasi per caso. Herras, già autore affermato e attivo nella promozione del fumetto filippino all’estero, aveva visto i lavori di Jerico online e sentiva che il suo stile visionario si sarebbe sposato perfettamente con la storia che aveva in mente: da quell’incontro ha preso forma la serie Strange Natives, di cui Ricordi Perduti costituisce uno dei capitoli. La serie è una antologia incentrata su otto "strani nativi", figure emblematiche della cultura e della memoria filippina; a Jerico era stato chiesto di scegliere il personaggio che avrebbe voluto disegnare, ma l’artista ha riposto semplicemente: "Decidi tu per me". Da lì, la loro collaborazione è proseguita come un dialogo creativo continuo, un "blocco d'argilla" che si scambiavano tra loro, tra una sceneggiatura stesa in forma di copione cinematografico e disegni ricchi di simbolismi e elementi eterei.
Durante la conversazione è sorta spontanea una domanda: quali sono state le influenze artistiche dei due ospiti? Herras ha voluto citare i scrittori sudamericani Gabriel García Márquez e Isabel Allende, con il loro iconico realismo magico, e i registi italiani Giuseppe Tornatore (Cinema Paradiso) e Pier Paolo Pasolini, che gli hanno insegnato a intrecciare intimità e memoria storica. Un'altra opera che l'ha influenzato è stato il fumetto francese Asterix & Obelix, con il loro villaggio che si protegge dalla conquista dei romani. Jerico, invece, ha riconosciuto un grande debito verso i manga e i fumetti occidentali, oltre che un'attenzione al tratto simbolico tipico dell’arte europea.

Il tema principale dell'opera è il ricordo. Il titolo stesso allude a una tendenza, diffusa nelle Filippine, a dimenticare rapidamente eventi personali e storici. "I filippini dimenticano in fretta", ha spiegato lo sceneggiatore, riferendosi al contesto politico e sociale del suo Paese, dove dittature e calamità naturali si sono susseguite lasciando spesso solo memorie frammentarie. Tutto questo è dovuto alla predominante cultura della diffusione orale, che senza essere supportata da una base scritta non consente di prepararsi per tempo e in maniera efficace a catastrofi o problematiche già avvenute in passato. Ricordi Perduti nasce quindi come tentativo di custodire la memoria attraverso l’arte, di dare voce a ciò che rischia di scomparire, di prendersi cura dei delicati ricordi dei popoli. Delicati come una farfalla, emblema della memoria stessa. "Volevo scrivere inizialmente una storia sulle origini del mio paese", ha commentato Herras: "e ho associato il battito d'ali delle farfalle ad un fotogramma di pellicola da 35 millimetri". La farfalla diventa così metafora del ricordo: effimero, fragile e luminoso.
La stessa protagonista di questo capitolo, la vecchia Grasya, ha ereditato il potere di viaggiare all’interno dei ricordi delle persone. Herras ha spiegato che la scelta di una figura anziana come fulcro narrativo, sebbene sia alquanto inusuale nei fumetti internazionali, nasce dal desiderio di esplorare la memoria attraverso chi la custodisce più a lungo. E lo stile di Jerico, caratterizzato da linee fluide e atmosfere sospese, ha dato ulteriormente risalto a queste caratteristiche.

Abbiamo avuto la possibilità di approfondire i temi trattati grazie ad un'intervista esclusiva con i due ospiti.

Siete stati ospiti in diverse fiere nelle Filippine e nel mondo. In questi giorni avete avuto modo di vedere il Romics e conoscere i lettori italiani... qual è stata la vostra impressione?
Jerico Marte: Per quanto mi riguarda, è la mia prima volta in Europa in generale, anche se ho partecipato a diverse fiere nelle Filippine. Se devo essere sincero, mi sento un po' triste a pensare di dover andare via a fine fiera perché l'editore Toshokan si sta prendendo molta cura di noi e sono molto grato dell'ospitalità degli italiani. Il Romics è davvero fantastico, e il concerto di ieri sera di Cristina D'Avena è stato stupendo! Sono molto soddisfatto del feedback ricevuto dai lettori, abbiamo ricevuto tanti commenti positivi. Spero davvero che la mia arte raggiunga i loro cuori, sarebbe una grande vittoria per me.
Paolo Herras: Non potevamo immaginare che una nostra opera avrebbe varcato i confini nazionali. Quando però siamo stati ospitati alla Fiera del libro di Francoforte nel 2021 abbiamo riscosso successo. Prima di allora, il fumetto filippino non faceva neanche parte della selezione generale, ma in soli quattro anni è diventato il media più venduto delle Filippine per quanto riguarda i diritti di pubblicazione. Ed eccoci qua in Italia, grazie a Toshokan. All'inizio avevamo timore che non potesse interessare i lettori italiani, eppure moltissimi hanno comprato il volume, ci hanno dato tanto amore e si sono innamorati dello stile di disegno di Jerico. Siamo rimasti entrambi molto sorpresi, ma siamo grati di essere qui.
Oltre a Ricordi Perduti, esiste un altro komik di Strange Natives intitolato The Boy With Capiz Eyes Sumpa, disegnato da un altro artista. Avete intenzione di creare una serie?
Paolo Herras: Sì, e a dire la verità, Ricordi Perduti è il secondo capitolo della serie. Quando ho venduto i diritti di vendita alle case editrici interessate non ho venduto l'intera serie di Strange Natives, perché l'ho presentato inizialmente sotto forma di storytelling in un libricino sottile di 70 pagine. Se vedi però la prima pagina del komik, vi è un'immagine che rappresenta gli 8 "strani nativi". Tra loro c'è anche la vecchia Grasya, protagonista di Ricordi Perduti. Il protagonista dell’altro volume, invece, è Francis, un ragazzino disobbediente. Mandato dalla nonna per imparare le buone maniere, finisce per irritare uno spirito della foresta, che gli dona occhi lucidi come la conchiglia di un’ostrica, permettendogli di vedere e rispettare il mondo degli spiriti.
Ciascuno di loro ha una storia da raccontare, e al momento stiamo lavorando su questo personaggio (nell'immagine in basso, a destra), che è un guerriero immortale. E sì, ogni volume sarà disegnato da un'artista diverso.

La tua carriera artista è iniziata nel 2014, dopo aver fatto il tuo debutto nel mondo dei fumetti con la serie fantascientifica indipendente Tanod, scritta da Gabriel Chee Kee. Perché hai deciso di voler diventare un disegnatore di fumetti? Quali autori e opere ti hanno ispirato?
Jerico Marte: Ho lavorato per un po' di tempo per un canale televisivo filippino di anime chiamato Hero TV. Fino a quando uno scouter della Marvel, C. B. Cebulski, non è venuto nelle Filippine in cerca di nuovi talenti. Molte persone mi hanno detto di partecipare alle selezioni, e quando lui ha visto i miei lavori mi ha incoraggiato a disegnare. Ho così scoperto un mondo che non conoscevo. Essendo introverso non postavo nulla sui social, ma molti mi hanno implorato di farlo, ed è stato così che Gab Chee Kee mi ha notato e abbiamo lavorato insieme. Per quanto riguarda gli artisti che mi hanno ispirato... direi Jae Lee (Marvel, DC Comics), Gerry Alanguilan (fumettista filippino di Wolverine e X-Men) e il mangaka Hirohiko Araki (Le Bizzarre Avventure di JoJo). Se fate attenzione, in questo komik si nota molto la transizione dallo stile americano a uno che considero più mio, anche grazie allo stile di Araki, con le strane pose e i colli lunghi.
Tra i tuoi lavori mi è saltata all'occhio la copertina di un romanzo intitolato Barcelona, scritto Criselda Yabes… l'illustrazione è in stile Art Nouveau. Potremmo dire che il tuo stile di disegno in generale, anche in Ricordi Perduti, custodisca alcune caratteristiche tipiche dell'Art Nouveau, dai capelli sinuosi alla ricca presenza di elementi naturali. Mi chiedo come e quando questo stile tipicamente europeo sia arrivato fino alle Filippine...
Jerico Marte: Sono stati alcuni miei fan a farmi scoprire Alphonse Mucha: "Perché non provi a disegnare così?", mi dicevano. E, incredibilmente, quella cover è stata la mia prima prova con questo stile. Ancora oggi cerco un modo per fondere il mio tratto con l’Art Nouveau: forse nei miei prossimi lavori lo svilupperò di più, o finirò per lasciarmi influenzare del tutto. Ne percepisco sempre di più la fluidità, e anche nella copertina di Strange Natives riconosco quella stessa affinità.
Paolo Herras: Mi permetto di aggiungere che ha realizzato due illustrazioni di prova per la copertina, molto simili tra loro: una con gli occhi aperti e l’altra con gli occhi semichiusi. Poiché volevano che trasmettesse una sensazione eterea e sognante, alla fine abbiamo scelto quella che potete vedere anche voi.

Nel 2015 hai co-fondato il KOMIKET, organizzazione no-profit che punta a mettere in risalto la comunità di fumettisti filippini, dal 2020 sei il festival director del Philippine International Comics Festival (PICOF), e la tua antologia Rurok (che raccoglie storie di tanti artisti filippini incentrate sulla psicologia dell'erotismo) hai ottenuto una nomination speciale durante i 41° National Book Awards nelle Filippine. Raccontaci il tuo percorso, e com'è nato il tuo desiderio di voler diffondere il fumetto filippino nel mondo.
Paolo Herras: Sono stato studente della Philippine High School for the Arts, dove mi sono laureato in scrittura creativa e ho partecipato a diversi workshop di scrittura. Poi ho scoperto il mondo della sceneggiatura cinematografica: ho diretto un paio di film indipendenti, partecipato a festival internazionali, e dopo essere tornato a casa senza un soldo sono passato al settore pubblicitario. La mia direttrice artistica era una fumettista, ed è stata lei a farmi conoscere le convention e gli artisti locali. Mi sono innamorato della nostra community e ho fondato il KOMIKET, un'organizzazione no-profit nata per avvicinare nuovi lettori e potenziali autori. Durante la pandemia abbiamo faticato a organizzare eventi e artist alleys, ma da allora siamo diventati anche una casa editrice. Questa scelta ha portato alla nascita del PICOF e alla creazione di una rete di distribuzione con negozi fisici e store online. Oggi più di cento case editrici straniere hanno acquistato i diritti dei nostri titoli... è una sensazione incredibile! L'antologia è uno dei progetti pensati proprio per la nostra community. Non mi aspettavo di ricevere una nomination speciale per questo lavoro; ero così sorpreso che, una volta salito sul palco, sono rimasto senza parole.
Ringraziamo Toshokan per averci concesso questa intervista e gli artisti per la loro disponibilità e cordialità.