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7.0/10
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Ho sempre avuto un debole per i triangoli amorosi: nel mio caso i cartoni animati son diventati anime solo dopo aver visto "Orange Road" alla fine degli anni ottanta, mentre sbavavo per Madoka Ayukawa e imprecavo contro l'indeciso Kyosuke. A quasi trent'anni di distanza questa mia passione per le storie del tipo "lei/lui/l'altra" non è mai scemata sebbene, accanto all'inevitabile miglioramento grafico, debba rilevare un certo peggioramento nel modo in cui questo genere viene proposto. Ad esempio, ciò che una volta rendeva memorabili certi "ménage à trois" (e non mi riferisco solo ad "Orange Road", ma anche ad anime come "Maison Ikkoku") era l'elemento "gelosia"; un elemento che oggi, invece, sembra essere molto sottovalutato e, sinceramente, non capisco perché.
In molti potrebbero aggiungere tra i difetti il fatto che i "triangoli" col tempo si siano allargati e trasformati nei famigerati harem; personalmente credo, invece, che si debba parlare di due generi differenti, ognuno dei quali è sottoposto a modelli e a regole diverse e che, per questo motivo, devono essere analizzati separatamente.

Uno degli autori di maggiore spicco tra quelli che si sono cimentati in questi "esercizi di geometria sentimentale" è sicuramente Kouji Seo, il creatore di manga di successo come "Suzuka" e "A town where you live". La caratteristica principale delle opere di Seo è quello che io chiamo il "triangolo mobile": il mangaka nipponico, cioè, non è solito creare situazioni sentimentali statiche, ma muove le pedine in modo tale da creare coppie, sfasciarle, crearne delle nuove, inserire nuovi antagonisti per poi arrivare dopo mille peripezie al finale desiderato. I triangoli nascono, si evolvono, cambiano, si annullano e si ricreano senza però mai sfociare nell'harem.
"Fuuka", invece, è un classico triangolo "modello base" che si risolve nel giro di dodici episodi. Si deve dunque parlare di opera in controtendenza? Sinceramente credo di no, per due buone ragioni: la prima è che, anche se non l'avessi saputo prima, mi sarei accorto senza dubbio che si trattava di un lavoro di Seo, in quanto il suo stile narrativo non è affatto cambiato e risulta facilmente riconoscibile; la seconda è che non è detto (anzi in realtà sono io che non lo so) che non ci sia un seguito prima o poi. In fondo anche "Suzuka" è proseguito anche quando la storia sembrava essersi esaurita.
Tra l'altro, "Fuuka" è proprio uno spin-off di "Suzuka": la protagonista, infatti, è la prima figlia dell'ex saltatrice. Da chi abbia preso a livello caratteriale sinceramente non saprei dirlo: la madre era un personaggio molto più serioso e acidello mentre Fuuka è la tipica ragazza vivace e intraprendente che fa facilmente amicizia con tutti. Però c'è da dire che hanno i capelli azzurri tutte e due.
Una delle persone con cui la ragazza fa amicizia è Yuu Haruna, una specie di ameba umana trasferitosi da poco in città; e sarà proprio lui a far capire alla fanciulla che il suo futuro è nel mondo della musica. Insieme formeranno una banda ed il loro legame sembra diventare sempre più solido e speciale; ma mai sottovalutare il fascino dei bassisti e delle amebe: Koyuki Hinashi, un'amica d'infanzia di Yuu ed ora idol di successo, rifà la sua comparsa e rivela di essere da sempre innamorata del suo vecchio amico. Insomma il classico lei/lui/l'altra.

Secondo il parere di scrive, "Fuuka" non può essere considerata come l'opera migliore di Seo: se la seconda parte di "Suzuka", a mio avviso, era solo la ripetizione degli eventi che avevano caratterizzato la prima metà, questo spin-off può essere considerato, seppur con personaggi diversi e con la musica invece dell'atletica a fare da sfondo, come la ripetizione degli eventi della prima e della seconda metà di "Suzuka". La storia è praticamente la stessa, senza grandi novità o sorprese. Però bisogna anche riconoscere che l'autore è riuscito a ripetere tre volte la stessa storia senza annoiarmi mai: il merito di questo, secondo me, sta nel modo in cui riesce a tirare fuori il massimo dai suoi personaggi nei momenti importanti. A questo punto dovrei fare degli esempi ma non posso perché significherebbe spoilerare; dico solo che certe scene riescono a dare allo spettatore quella scossetta tanto desiderata quando si è in cerca di determinate emozioni.

Come dicevo all'inizio, temo di essere molto sensibile a storie di questo tipo per cui, pur vedendo chiaramente i tanti difetti presenti in quest'opera, non posso non ammettere che mi sia piaciuta: in fondo, "Fuuka" non fa altro che offrirmi su un piatto d'argento quello che cercavo per cui non ho motivo di lamentarmi. Tuttavia, non credo che la mia valutazione finale sia molto lontana dal suo reale valore; diciamo che probabilmente c'è mezzo punto in più perché sono un inguaribile amante della geometria e dei suoi triangoli. Ed in fondo il mondo degli anime può esistere solo perché il mondo è pieno di inguaribili ed appassionati sognatori.