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8.5/10
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L'odierna industria cinematografica specializzata ha plasmato l'immaginario collettivo dell'horror, tramutandolo in un tripudio di sanguinolenta violenza barbarica, il più delle volte di natura ultraterrena ed aliena senza legami con la nostra quotidianità; una rappresentazione spuria, a cui manca un contesto credibile ed una struttura storica delle vicende attendibile e solida a dare profondità alle vicende narrate. Il risultato è un prodotto che si regge in piedi solamente grazie all'impatto visivo ed a quello emotivo, ma che manca dell'ossatura caratteristica di ogni altro genere di pellicola ed oggetto considerato horror.

"Suicide Club" mi ha colpito perchè ha la profondità che manca alla maggior parte dei suoi simili, che appartengano al mondo cartaceo di romanzi manga e fumetti, o che invece siano trasposizioni visive.
"Suicide Club" avvince soprattutto perchè rappresenta qualcosa di tangibile: nessuna entità eterea, impalpabile ed improbabile nel nostro mondo, ma la consistente e concreta presenza di un male di natura umana. Qualcosa quindi di vero, o quantomeno di verosimile, che prende il posto del paranormale e del fantastico spinto al suo più strenuo confine. E' questo l'elemento che convince di più, che avvince ed impaurisce di più il lettore: che non si parli di qualcosa di alieno e sconosciuto, lontano da noi e per questo incapace di toccarci, bensì di una realtà reale, permettendomi il gioco di parole, terrena, quotidiana.

"Suicide Club" è un prodotto serio e maturo, le sue tematiche e le sue caratteristiche non sono pane per chiunque. Non di meno, però, è un prodotto che prende e colpisce, breve ma intenso, ben strutturato ed orchestrato. Unico neo è lo stile grafico, a tratti minuzioso e dettagliato, a tratti frettoloso e grossolano; se l'autore avesse avuto più tempo a disposizione sono sicuro che oggi si parlerebbe di un'opera davvero a tutto tondo. Ma anche con disegni poco validi, "Suicide Club" resta comunque un manga degno di nota