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Personaggi e trama: quando questi due elementi in un'opera sono ben gestiti, si può essere certi che sarà una piacevole visione. Per quanto possa essere difficile approcciarsi a un tema delicato come quello del bullismo, immedesimandosi in quelli che sono i costumi nipponici, per i quali il rispetto verso il prossimo è sacro più del pane, "La forma della voce" lo fa, e lo fa molto bene proprio grazie a trama e personaggi.

Trama: Shouya è un ragazzino delle elementari caratterizzato da una forte vivacità, il classico fighetto della classe; alla suddetta classe viene presentata una nuova compagna, Shouko, una carinissima bambina dai capelli rosa e dal faccino ingenuo, che si distingue dagli altri per un handicap di sordità. Nel giro di pochi mesi Shouko diventa vittima degli scherzi sempre più aggressivi di Shouya che, di fronte alla passività della classe (professore compreso), la opprime fino a costringerla a trasferirsi. Si incontrano alcuni anni dopo e le cose sono leggermente cambiate.

"La forma della voce" è il cammino di redenzione di Shouya. Tormentato dal chiedersi se davvero possa meritare un sentimento di perdono, si vede affissa addosso, con accettazione passiva da parte sua, l'etichetta del pregiudizio, che lo porta al distacco passivo. Conscio del fatto che quel perdono non lo meriti affatto, lo cerca, domandandosi se sia più per un appagamento personale piuttosto che un vero desiderio di tentare di mettere le cose al loro posto, perché forse a Shouko ci teneva, e ci tiene, più di quanto volesse ammettere davanti agli altri, ma non si sente capace di comprenderlo.
Shouko, forte di una generosità quasi angelica, veste il ruolo della silenziosa saggezza, mostrandosi capace di sopportare pesi e colpe che apparentemente non le appartengono affatto, almeno davanti agli occhi di chi osserva con sguardo comodamente superficiale. Dietro al suo timido viso si nasconde la consapevolezza che a dare forma alla voce possono i gesti più che le parole, e che a volte non è la sordità che impedisce di ascoltare, ma è per lo più una questione di volontà.

In tutto questo la vera forza de "La forma della voce" sta nei personaggi secondari. Chi dalle elementari chi dalle superiori, Shouya e Shouko, senza rendersene nemmeno conto, si ritrovano dentro a un qualcosa che il ragazzo scansato da tutti era convinto di non meritare affatto, un semplice quanto importante gruppo di amici. Caratterizzati da forti sfaccettature psicologiche, gli amici dei protagonisti partecipano attivamente all'analisi del personaggio di Shouya, mettendo l'accento su quella che è l'importanza che veste il punto di vista di chi osserva e che, volente o nolente, si trova a giudicare il contenuto. Nell'osservare si viene al tempo stesso osservati, e nel maneggiare sentimenti ed emozioni propri di altri individui, amici o no che siano, ci si rende rapidamente conto di quanto questi possano essere fragili.

Dal punto di vista meramente tecnico, comparto grafico e sonoro si incaricano di supportare la trama dalla lunga durata, vedendosi assegnato il compito di lasciar risaltare i dialoghi, mantenendosi come elementi di sfondo. Quello che ne viene fuori è una grafica tanto semplice quanto bella, che vede la sua massima espressione nel personaggio di Shouko e il suo colpo di genio nelle X; mentre le colonne sonore si mostrano evocative ed estremamente suggestive, e non si fatica a definirle bellissime.

Il messaggio che il film si propone di trasmettere è forte e pregno di concretezza, quella che dinnanzi alle persone comuni si pone come la vera essenza di ogni rapporto umano: la capacità di saper rispondere perdono.
Perché Shouko lo sa fin troppo bene che nascere perfetti non è una prerogativa degli esseri umani, e che le nostre imperfezioni fanno di noi ciò che realmente siamo. Sa fin troppo bene che un rapporto, che sia amicizia o amore, si fonda sui litigi, sulle scuse imbarazzanti e i perdoni incondizionati, e Shouya (come chi guarda) lo impara da lei. Perché di un rapporto degno di questo nome fanno parte sia bene che male, ed è proprio la loro compartecipazione a renderlo vivo. Di fronte a un sentimento di affetto non c'è imperfezione che tenga, un abbraccio può valere molto più delle parole, che siano espresse a voce o scritte su un quaderno. Perché l'amicizia è questo: errori e perdoni, passi indietro piuttosto che in avanti; la consapevolezza che è più bello portare il peso delle proprie imperfezioni tenendosi per mano.