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La seconda stagione di "Noragami" parte benissimo, già dalla opening che, sia musicalmente che graficamente, è sofisticata e rimane piacevolmente impressa.

In generale sia il comparto grafico che quello musicale confermano le buone cose fatte vedere nella prima serie, con una maggiore presenza di combattimenti, che risultano sempre godibilissimi. Anche il doppiaggio è ben riuscito e regala emozioni. Il tono della seconda serie è più serio: i momenti di “pura demenza” sono ridotti in numero, ma sempre molto azzeccati.

Il terzetto dei protagonisti prosegue la propria crescita emotiva: Yukine cresce tantissimo e il preadolescente bizzoso e rancoroso lascia spazio a un giovane determinato e talentuoso che inizia a instaurare con Yato un rapporto più profondo; anche Yato riflette molto e inizia ad affrontare il suo oscuro passato, mostrando sia il suo lato terribile di “Dio della Sciagura” sia un, insospettato, lato fragile; Hiyori è quella che cambia meno (ed è anche logico: in fondo lei non ha un passato da cui redimersi), ma anche in questa serie saprà essere determinante per salvare più di una volta la situazione, e anche lei rifletterà su molte cose nel corso di questi tredici episodi.

Anche dal punto di vista narrativo si entra subito nel vivo, e nel primo arco si affronta il conflitto fra il “nostro” dio in tuta e la temibile Bishamon: viene chiarita l’origine dell’odio della bella dea per Yato e si dà uno sguardo più in profondità su aspetti più privati di Veena, mostrando il rapporto fra lei e i suoi (tanti, forse troppi) strumenti divini. Molto convincente e ben giostrato questo arco, con Kazuma che mantiene le promesse della prima serie e si dimostra essere veramente un gran personaggio.
Il secondo arco narrativo introduce un ulteriore buon personaggio, Ebisu, e si conclude con un ultimo episodio dalla narrazione non lineare che movimenta la regia della serie, fin qui mantenutasi molto “classica”.

Finale aperto, apertissimo... che lascia sicuramente la voglia di una terza serie (se mai ci sarà).