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Se "Sayonara Zetsubou Sensei" fosse un film, sarebbe la versione disfunzionale de "L'attimo fuggente". Il professore di Liceo Nozoumu Itosshiki, al contario di Robin Williams, è infatti un pessimista incallito, assolutamente indisciplinato, pronto a cadere nella disperazione per ogni cosa e ad ingigantire ogni piccolo dubbio, fino a renderlo una condanna già scritta. Il professore Disperazione sarà pronto in ogni episodio a fare da cattivo esempio per le sue studentesse e ad abbattare il morale della classe, sviscerando ogni argomento dal suo lato peggiore.

Gli episodi trattano degli atteggiamenti tipici dei Giapponesi, oppure sono espedienti per analizzare alcune studentesse della classe. Ognuna di esse è una maschera monodimensionale con un'unica caratteristica prominente, e ad ogni argomento noteremo come l'apprendimento e l'interesse nella lezione del sensei varia sensibilmente a seconda delle varie maschere che le ragazze interpretano. Ogni episodio è diviso in due mini-storie, e le due parti trattano spesso argomenti opposti uno all'altro, aumentando la percezione del ridicolo. Avremo infatti la presentazione della studentessa che ritorna dall'estero seguita da quella dell'immigrata clandestina, oppure della studentessa che crede di essere fonte di ogni problema per gli altri, accostata alla studentessa la cui cattiveria le si legge in faccia, ma che viene sempre scagionata perché è buona norma non giudicare le persone dalle apparenze.

L'umorismo di "Sayonara Zetsubou Sensei" è quello di una commedia demenziale, condito però da un'arguta satira sociale; purtroppo con l'avanzare della storia si avverte nella commedia un calo notevole: seguendo quasi tutti gli episodi sempre lo stesso canovaccio, le prime puntate risultano originali e assolutamente esilaranti, mentre le ultime rimangono sì divertenti, ma senza alcuna sorpresa. La parte satirica è invece sempre interessante e autoironica, in un modo che è difficile vedere all'interno di un anime giapponese. Una delle pecche di questo show invece è il procedere lineare degli episodi: ci si aspetterebbe un'evoluzione della trama che invece non arriva mai; ogni mezzo episodio conserva infatti praticamente intatta la situazione di partenza, contaminando parzialmente l'anime con la noia; non mancano infine un paio di puntate completamente nonsense, che sinceramente non ho apprezzato.

Lo stile grafico è molto stilizzato e colorato, ricordando "The Tatami Galaxy", ma, al contrario delle opere di Yuasa, le animazioni sono a volte molto legnose. Sempre ottima invece la regia autorale di Akiyuki Shinbō, che è in grado di valorizzare al massimo certe situazioni e rendere comunque gradevole una visione piena zeppa di scritte da leggere ovunque e cambi veloci di fotogramma.

In definitiva, suggerisco questo anime agli amanti dello humor nero e della satira, mentre lo sconsiglio a chi cerca una buona trama che ahimè non è fin qui pervenuta. Non mi esprimo invece sulle due stagioni successive, di cui devo ancora prendere visione e che spero contengano qualche svolta nella storia.