logo AnimeClick.it

-

Più gli episodi si susseguivano uno dopo l’altro e più acquisivo la consapevolezza che “Shōjotachi wa Kōya wo Mezasu” assomigliasse in qualche modo al già visto e precedente “Saekano”, in una versione, però, più scadente e superficiale.

Comprendo appieno che ci si ritrova all’interno di un anime, dunque la maggior parte delle cose che accadono si discostano leggermente dalla realtà, tuttavia non riesco proprio a concepire come il protagonista decida di abbandonare i suoi lavori part-time (fonte sicura e stabile di guadagno), per inseguire il sogno piuttosto difficile da realizzare (creare videogiochi) di una sua compagna di classe, la quale ha conosciuto così a caso dopo un mezzo appuntamento. Se poi si considera il fatto che per uno strano incastro di coincidenze il team che si occuperà di creare videogiochi viene creato in mezza giornata (all'incirca un episodio), si è detto e spiegato tutto.
Il problema principale della trama è innanzitutto la sua superficialità, viene mostrato tutto con una naturalezza e una semplicità disarmante: il nostro protagonista, Buntarō, arrivato al secondo anno di liceo, non sa ancora cosa fare della sua vita e decide magicamente di prendere parte a un progetto piuttosto rischioso, senza pensare minimamente ai costi e benefici, e alle difficoltà che ciò comporterebbe in futuro, dimostrando così un grande senso di responsabilità e maturità nei confronti degli altri e della sua stessa persona. La mente geniale dietro il progetto è Sayuki, la quale sembra essere molto determinata e tenace, al contrario del protagonista, su cosa fare della propria vita e soprattutto come convincere gli altri ad aderire alle proprie cause. La ragazza ha sempre avuto un alone di mistero attorno al suo personaggio e al suo ruolo, in quanto all’inizio ha dato fortemente l’impressione di voler semplicemente sfruttare i suoi “nuovi amici” per raggiungere i suoi secondi fini. Effettivamente, è proprio dalla risposta a tale quesito che l’anime riesce ad avere quella marcia in più, a livello narrativo, durante il finale di stagione.
Ovviamente l’andamento narrativo non è stato sempre quello appena citato, dato che il secondo problema grave della trama è proprio la “non-trama”: circa i ¾ degli episodi sono stati di una noia e di una ripetitività assurda, sembrava quasi che i produttori non avessero la benché minima idea di come sovvertire l’andamento della trama, aspettando l’agognato finale di stagione per vedere i miglioramenti tanto sperati... una metafora pietosa ma purtroppo veritiera! Si sarebbero potuti sviluppare in modo migliore i background dei vari personaggi, di cui si conosce davvero poco o nulla, tralasciando qualche caratteristica generale e stereotipata, o approfondire alcune relazioni sentimentali che sembravano stessero per sbocciare, ma che poi sono state troncate puntualmente sul nascere o semplicemente abbandonate. Di fatto sugli altri personaggi è inutile anche soffermarsi, poiché ci sarebbe da discutere più dei soliti stereotipi che delle caratteristiche originali o peculiari dei singoli.

Un aspetto, invece, interessante è sicuramente il comparto grafico: disegni e animazioni mi sono piaciute, in particolare Teruha in quella versione molto simile a “Rias Gremory”, come si fa a non apprezzarla? Le ragazze, in modo particolare, a livello fisionomico vengono promosse a pieni voti. L’opening e la ending non mi hanno colpito tanto, buono il doppiaggio.

Nel complesso si tratta di un anime da guardare solo nel caso in cui non ci si voglia creare particolari aspettative; naturalmente è al di sotto della sufficienza, a causa della superficialità e quasi assenza della trama, con dei personaggi molto discutibili e di cui si può apprezzare esclusivamente la contrapposizione tra l’ingenuità di Buntarō e l’astuzia e ingegno di Sayuki, elementi classici presenti all’interno della nostra società. Sinceramente mi sarei aspettato qualcosina di più da quest'anime.

Il mio voto finale è 5.