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8.5/10
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Una commedia demenziale ancora oggi molto fresca e divertente.

La storia parte da uno spunto semplice, ovvero, la classica conquista del pianeta terra, che stavolta può essere evitata pacificamente vincendo una sfida di acchiapparella. A sostenere la prova deve essere un terrestre scelto dal destino, a cui si sa, non manca l'ironia. Sorte vuole che tale onere tocchi ad Ataru Moroboshi, il più inaffidabile e allupato diciassettenne della città di Tomobiki, a cui ogni donna fa resistenza. Se ciò non bastasse, il suo avversario si rivelerà essere non il tipico guerriero muscoloso, bensì la graziosa figlia di colui che è a capo dell'invasione. Dato che Lamù è parecchio avvantaggiata dai suoi poteri, specialmente di volo, Ataru benchè energico, nel confronto fallirà spettacolarmente a più riprese, ma con la giusta motivazione, usando l'astuzia saprà trionfare. La vittoria però lo porterà a ritrovarsi fidanzato con la bella aliena e di riflesso verrà coinvolto da li in poi con altra gente spaziale altrettanto problematica, che distruggerà la già fragile tranquillità dei genitori del ragazzo e del resto dei cittadini, specialmente i compagni di classe.

Lamù, o meglio Urusei Yatsura (Gente Chiassosa della stella Uru) fu l'origine della brillante carriera di Rumiko Takahashi, ma anche la radice su cui si sono fondati i lavori successivi, pur appartenendo essi, in maggior parte, ad un genere più votato all'azione. Molti sono i punti in comune tra le serie di Rumiko-dono; vi è sempre un personaggio con un forte debole per le donne (Ataru, Mitaka, Happosai,Miroku), una spalla comica di bassa statura (Ten/Sakurambo, Yukari, Happosai/Cologne, Shippo/Myoga/Jaken, Rokumon), donne forzute quanto e più degli uomini (Shinobu, tutte le fidanzate di Ranma), pose delle mani, persone ed animali con occhioni a palla e soprattutto, quasi ogni opera mostra una forte influenza su quella successiva. Scrivo quasi perchè a questa equazione sfugge quasi interamente "Maison Ikkoku", la più equilibrata e realistica tra le opere maggiori della Takahashi. Questa "anomalia" farà si che l'eredità di Lamù venga poi raccolta da "Ranma 1/2".

Tra Ranma e Lamù vi sono infatti fortissimi legami, forti a tal punto che, per me, che lessi per primo la saga del ragazzo col codino, includendola tra le mie preferite di sempre, fu deludente leggere successivamente alcune mini-avventure di Lamù. Non al punto da giudicare negativamente nessuna delle due opere, ma comunque spiazzante. Ranma infatti è una evidentissima costola di Lamù, ampliata e con importanti cambiamenti, ma pur sempre basato pesantemente sul precedente personaggio femminile di Ryunosuke, dal suo rapporto col padre, al suo ambiguo stile di vita uomo/donna, fino al rapporto burrascoso con gli spasimanti (specie quello fantasma). Persino la sorniona Shampoo, come aspetto ed espediente di sfida ammogliante ricorda la nostra cara aliena dal bikini tigrato e Kuno per quanto sia meno rispettato e col tempo meno utilizzato, non può che riportare alla mente il claustrofobico Mendo, che già aveva originato un più fortunato e distinto Mitaka. Queste "somiglianze" non finiscono qui e si ripeteranno anche nelle successive opere.

Tornando strettamente alle vicende di Urusei Yatsura, per quanto riguarda la storia, nella mente della nostra autrice il protagonista, almeno inizialmente, sarebbe dovuto essere unicamente Ataru ed il suo gravitare intorno a guai e belle figliole (spesso accomunati). Lamù nei primi volumi aveva un carattere più infido ed una rivale pericolosa nella forzuta Shinobu, ma in men che non si dica la popolarità della bella aliena mutò il corso degli eventi, spostando bruscamente in secondo piano l'ex fidanzata di Ataru, che per molto tempo, a parte rinnegare il passato, non ebbe di meglio da fare che gravitare intorno ad uno che non l'ha mai considerata (Mendo) trovando solo dopo molto tempo qualcuno vagamente adatto a lei. Questo cambio, comunque, non impedì di proseguire col piano originario, in quanto Lamù, coi suoi fulmini ammonitori resse perfettamente da sola la parte della gelosa violenta, semplificando persino la gestione alla nostra cara autrice, che potè così mostrare maggiormente i lati affettuosi del personaggio e le sue amicizie bizzarre.

Un affetto vero, che non si è generato in un momento chiave e che nemmeno si spiega, per quanto poco ciò possa servire in una serie demenziale. Comunque, su questo punto, forse può aiutare un confronto con il fidanzamento precedente tra Lamù e il fascinoso, ma un pò tardo, Rei, che venne mollato alla fine per il suo estremo attaccamento al cibo, forte al punto da non rendersi conto di ciò che la gente faceva per lui o di ciò che lo circondava. In quel caso Lamù sarebbe stata l'eterna seconda, mentre in difesa di Ataru, bisogna dire che pur rifiutando la monogamia, ha sempre dimostrato più volte di tenere alla sexy aliena, in modo più o meno evidente, fosse anche solo per il fatto di essere una ragazza carina, quindi, forse è questo che ha fatto in breve tempo la differenza. Del resto Lamù è di natura passionale e fedele, ma anche possessiva e collerica, diciamolo, ha bisogno quanto Ataru di qualcuno che le tenga testa e pochi possono fregarsene di scariche di fulmini come il nostro mancato casanova. I frequenti litigi nella loro eterna lotta tra ricerca di libertà e di conquista sono paradossalmente una necessaria fonte di ossigeno nel loro rapporto, al punto che diviene difficile immaginarseli in futuro come una coppia di sposini imborghesiti.

La cosa bella dei personaggi di quest'opera è che per quanto siano estremizzati nei loro caratteri, non sono così scontati da rientrare appieno in una definizione precisa. Ataru per quanto tendenzialmente egoista, saprà mostrare insospettabilmente un lato gentile ogni tanto, tipo col pestifero e piromane Ten, che verrà aiutato a parlare con la madre o col caso di una fantasmina che voleva passare una giornata romantica con lui. Arriverà persino a delegare ad un compagno di classe un rarissimo caso di abbordaggio riuscito con una ragazza, pur di non mancare alla parola data alla sua bella orchessa. Altresì Lamù, per quanto generalmente altruista e disponibile ad aiutare, sarà capace di mostrarsi egoista e spietata, ad esempio sfruttando i sentimenti del selvaggio Shingo per far ingelosire Ataru, oppure usando le lacrime dovute ad un'irritazione agli occhi per farlo sentire in colpa, o peggio, usando il povero professor Onsen come cavia per sperimentare la medicina anti-licantropia... dopo avergliela procurata lei stessa con l'inganno, ovviamente nell'ottica di curare successivamente il suo sfuggente tesoruccio libertino. In generale però, tutti i personaggi principali hanno un tratto in comune, chi più chi meno, ovvero, oltre un certo punto tendono a sfuggire alla responsabilità scaturite dalle proprie azioni.

Grazie alla sua natura puramente comica, la serie di Urusei Yatsura riesce a essere meno stancante dei lavori shonen successivi, tuttavia, anche in Lamù ci sono avvertibili cali, dovuti alla longevità della pubblicazione e alla mancanza di obbiettivi. Se già è fisiologico che in una struttura del genere ci possano essere storie più semplici e riempitive, come con le tre teppistelle o col volpacchiotto gentile, col tempo diviene difficile evitare il riciclo di certi espedienti, come in questo caso, l'uso del cibo alieno per far ingigantire animali terrestri, che poi causeranno ovviamente scompiglio. Beh... Ten, il cuginetto di Lamù ha ripetuto questo errore almeno 4 volte nell'arco del manga, in barba alle raccomandazioni e le pietanze aliene avranno comunque responsabilità anche in altri modi.

Per quanto riguarda il finale invece, esso è notoriamente molto aperto, ma vista la follia generale, i sentimenti reciproci ormai chiari, ed il fatto che il manga con la storia delle porte dimensionali abbia dato ad intendere che ogni sviluppo futuro è possibile, rimediando così ad un'avventura iniziale che voleva Shinobu come madre di Kokeru (figlio di Ataru), beh direi che lasciare il resto all'immaginazione del lettore non è stato necessariamente un male. In verità, non lo è parzialmente, e sottolineo, parzialmente, nemmeno in Ranma, avesse la nostra Rumiko-dono almeno risolto la questione della maledizione delle fonti.

A suo tempo, oltrepassata la trentina di volumi della vecchia edizione sottiletta, misi questa serie temporaneamente in pausa, perchè attratto da opere più action. Onestamente i litigi per le scappatelle e i duelli tra il martello di Ataru e la katana di Mendo avevano cominciato a tediarmi. Al contrario, qualche anno fa, dopo aver in gran parte recuperato il mancante, aver riletto tutto ed aver visto in pochi giorni pure l'intera serie tv, con tutti i suoi orrori di adattamento, ho maturato il parere che Lamù, dopo "Maison Ikkoku", sia l'opera migliore di questa autrice e tra tutte è di certo la più originale. Ranma in tal senso è stato scalzato di una posizione, ma per fattore nostalgico le sue avventure a suon di pugni e tecniche improbabili saranno sempre in un angolo speciale del mio cuore.