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Un Asterix moderno, che tecnicamente continua e migliora la buona piega 3D intrapresa da "Il Regno degli Dei", di cui condivide i due capaci registi, Astier e Clichy. Tuttavia per quanto tentino di rimanere fedeli, si vede parecchio che non hanno usato materiale di Uderzo e Goscinny.

Rancorix, che mi ha ricordato visivamente il falso indovino de "La grande guerra", oltre che essere un avversario temibile, complice anche la voce del bravo Franco Zucca, ha carisma, sia come nemico che come mentore. Un elemento che... tranne alcune volte con Cesare, era sempre mancato, in quanto non necessario all'atmosfera scanzonata e occasionalmente bullesca dei galli. Qualche volta c'era una sbavatura di eroismo, come nel colosseo de "La sorpresa di Cesare" o in alcune liberazioni finali del villaggio, ma erano pochi momenti isolati. Bisogna però tener presente che erano tempi in cui i due più tosti guerrieri del villaggio erano a buon diritto anche i veri protagonisti, mentre qui, come in altri film recenti, sono più dei comprimari, in questo caso di Panoramix e del suo antagonista.

Come molti prodotti odierni, il film ha quella virata che alcuni potrebbero definire legittima ed altri femminista. La cosa non mi ha convinto appieno, ma onestamente, nemmeno sorpreso. La presenza accompagnatoria della mocciosa, la resistenza partigiana delle donne del villaggio e di contro, la voce da fessacchiotto data ingiustamente al potenziale apprendista Emmentalix, fanno intuire tutto subito. Quello che mi ha lasciato però più perplesso è stato Panoramix, che per quanto saggio, ha filosofie druidiche che pur adeguate alla sua figura, non mi sembra siano mai appartenute al personaggio. Forse proprio per quella semplicità passata che qui si è andata a perdere. Il film, cerca infatti di trasmettere messaggi sulla pericolosità delle armi, o meglio del disporre di una grande potenza. In questo va a braccetto con la limitata diffusione della pozione che i due autori originali avevano deciso mezzo secolo fa, per lo più per non complicarsi la vita e per sfruttarla in occasionali trasferte, come in "Asterix e i Britanni". Tali riflessioni sulla responsabilità che ciò comporta, il dilemma del doverlo trasmettere e il problema di trovare figure degne di fiducia, sono però appropriate, per quanto tardive, e rendono "Il segreto della pozione Magica" un prodotto più adulto. Sorprendentemente, forse per aver alzato il sapore di revanscismo attraverso la figura di Rancorix, i saccenti cuginastri d'oltralpe sono corsi ai ripari prendendo, per la prima volta (nella versione animata), anche una posizione distensiva e "quasi" pacifista nella battaglia finale. Una battaglia in versione Super Sentai che, per quanto banale in sé e per sé, è veramente anomala e coinvolgente da vedere in questa saga.

Del resto, gli piaccia o meno, i romani, per quanto maltrattati, sono sempre state le figure più simpatiche dopo quella di Obelix, ben più del menestrello stonato o delle ripetitive baruffe tra il maniscalco e il pescivendolo, che non hanno nemmeno mai offerto grande supporto alla trama. Sfruttare quindi in modo più decisivo le legioni di Cesare è stata una mossa intelligente e d'effetto.

Tirando le somme, un lungometraggio abbastanza carino. L'innocenza e la personalità genuinamente europea dei primi capitoli sono andate pesantemente a scemare, ma tutto ciò è figlio di un lento processo cominciato già a metà anni 90. Il doppiaggio dei romani stavolta è un po' meno incisivo e alcune trovate comiche sulla religione, di stampo televisivo-americano, non dovrebbero esserci. Non annovererei "Il segreto della pozione magica" tra i miei capitoli preferiti, e nemmeno tra i più divertenti, ma tra quelli riusciti si, e posso dire di essere un giudice severo con questa serie. Ha un sapore diverso, come del resto, profondamente diverso è il periodo buonista, incerto e ipersensibile in cui è stato creato. Quel che conta, alla fine... è che sia un vero Asterix.