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Se fossi fissato con i videogiochi fin dalla più tenera età e giocassi ad ogni ora del giorno e della notte, adorassi mangiare la cioccolata mentre giochi (e non solo...) e avessi un gatto che adori e coccoli in ogni momento disponibile della tua giornata, e all'improvviso ti costringessero a rinunciare a tutto ciò, per forzarti a valutare cosa ti circonda e soprattutto ad avere una relazione amorosa, come reagiresti?

Ecco cosa accade nell'anime a Anzu Hoshino, studentessa delle superiori, un po' (tanto...) "tomboy" e otaku fin dalla più tenera età, che all'improvviso si ritrova a interagire con una strana "entità" magica (Riri) che lavora per una fantomatica e misteriosa organizzazione che avversa i comportamenti di coloro che non allacciano relazioni amorose e si isolano nel loro mondo fantasy fatto di videogiochi, dating sim e altre amenità, facendosi bastare loro stessi e la realtà virtuale in cui si "rinchiudono" per la loro felicità interiore.
E cosa fa la creatura misteriosa? Sottrae a Anzu proprio i suoi principali "divertimenti", con il ricatto che glieli avrebbe restituiti solo nel momento in cui avrebbe trovato l'anima gemella... Ovviamente Anzu è una ragazza dal temperamento molto forte, e tenta in tutti i modi di ribellarsi alla "maledizione" del maghetto, sottraendosi con tutte le sue forze ai trucchetti, dispetti e situazioni in cui Riri costringe Anzu ad avere a che fare con bellissimi ragazzi che sembrano in qualche modo interessati a lei grazie alla magia di Riri.

Nelle prime puntate ne viene fuori un prodotto comico, un po' sentimentale/sdolcinato e un po' demenziale e standard per il genere rom-com scolastico e slice of life... e francamente, pur divertendomi, mi lasciava perplesso e anche un po' deluso: sembrava non esserci sviluppo dei personaggi, alcune situazioni mi sono sembrate molto forzate al limite dello stupido, e con una componente "fantasy" (il maghetto dispettoso Riri che, onestamente, non mi fa impazzire, e che combina ogni tipo di dispetto per mettere alla prova e far capitolare Anzu dal punto di vista sentimentale).
Nella seconda parte dell'anime, complice la rivelazione del background dei personaggi principali, degli amici e della stessa Anzu, l'anime sembra prendere ben altro spessore, e al termine della visione mi ha dato l'impressione di essere una vera e propria "presa in giro", fatta con molto garbo e ironia, dei pregiudizi sul mondo otaku, rappresentato nella serie proprio dalla bella e vulcanica protagonista Anzu.
Ad onor del vero, Anzu è sì una videogamer che trascorre le giornate in casa a giocare trastullandosi con la cioccolata e l'adorato gatto (al limite della fissazione patologica la sua ossessione per i felini: dai vestiti agli accessori, alla suoneria del cellulare, ogni aspetto della sua vita è dedicata ai gatti, tanto che rinuncia inconsapevolmente alla sua femminilità sia nel modo di essere sia nel suo abbigliamento e abitudini...), e non perde occasione e tempo per rinchiudersi in casa appena possibile per giocare. Ma è anche una ragazza dall'incredibile temperamento, che crede fermamente nelle sue idee e che ha un innato senso di equilibrio, onestà intellettuale e di responsabilità verso le persone cui è interessata anche solo da amicizia, che la rendono un po' un "unicum" rispetto ai soliti stereotipi di genere degli anime.
Mi riferisco al classico otaku, impacciato nella vita sociale, timido al limite del fastidioso, incapace di esprimersi, di esternare ciò che pensa e crede e, soprattutto, di opporsi a personalità forti che lo costringono a fare ciò che vogliono...

Anzu è proprio l'opposto: vuole fare quello in cui crede, se ne frega delle convenzioni "sociali" e di "sistema", e prosegue sulla sua strada più o meno incurante di ciò che gli altri pensano... Insomma, una personalità a suo modo "forte" e "dolce" allo stesso tempo, irascibile (capace di picchiare anche nel senso letterale del termine) e premurosa e sensibile (capace di abbracciare un ragazzo per consolarlo come amica per il dolore che sta provando)... ma è proprio il suo essere "anticonvenzionale" ad essere spiazzante e originale... fa sempre il contrario di ciò che ci si aspetterebbe da una ragazza posta nelle sue stesse condizioni, e più o meno fa sempre la cosa giusta, facendosi rispettare e aiutando le persone a lei care... il messaggio di fondo che se ne trae è più o meno questo: "Mai fermarsi alle apparenze nel giudicare una persona", soprattutto se non omologata al "mainstream"...
E proprio in questo senso che va letto il suo personaggio... Pur nella forzatura della narrazione della serie, chi di noi non giudicherebbe negativamente una ragazza che vive da sola nella casa dei genitori trasferiti all'estero con due bellissimi ragazzi? E, per come si evolve la trama, il messaggio che l'opera vuole trasmettere è proprio quello di far capire che chi vive seguendo i propri interessi, che non collimano con quelli generali approvati dal sistema, non è necessariamente una persona "sofferente" o affetta da chissà quale sindrome, da emarginare, isolare e segregare o... peggio, da rieducare in modo forzato ai valori moralmente e socialmente accettati (una specie di "ReLife" al contrario)... anzi: al termine, Anzu si dimostra molto più matura e profonda di coloro che volevano "cambiarla", arrivando addirittura a rovesciare la logica di partenza... chi aveva la missione di cambiarla, cambia a sua volta.

E non posso non pensare alla metafora che è sottesa alla trama, soprattutto alla luce di alcune notizie lette sul sito di AnimeClick.it in cui in Giappone si sta pensando a una serie di iniziative per favorire la natalità e la vita di coppia in generale, per impedire lo sfaldamento in atto delle famiglie (vedi separazioni, divorzi e poca/nulla volontà delle giovani generazioni a impegnarsi in matrimoni...)
Al messaggio principale se ne aggiunge un altro che riguarda uno dei protagonisti: Tsukasa, uno dei tre bellocci "ikemen" dell'anime. La brutta storia di stalking che lo coinvolge e vede protagonista con Anzu di un finale quasi "thriller" è ancora una volta un velato "j'accuse" a come la società e il sistema reagisce a tali situazioni. La vittima che diventa a sua volta "carnefice", per l'ipocrisia non tanto della società, ma proprio di quelle persone che dovrebbero rappresentare il "porto sicuro" nei momenti di difficoltà: la famiglia e i genitori in particolare... basta pensare alla reazione del padre e alla accorata difesa di Tsukasa da parte di Anzu, per capire come spesso genitori troppo "formali" e insensibili possano "rovinare" figli sensibili in situazioni che non possono essere loro "imputate"... a prescindere.
Parimenti Anzu passa per la redentrice anche degli altri due bellocci: per "Tonta" Junta, innamorato di lei fin da piccolo, è la musa cui si è ispirato per diventare un asso del baseball a livello studentesco; per Hijiri Koganei, principino borioso e sofisticato, la folgorazione per la sua crescita personale ed emotiva verso l'età adulta.
Senza contare che anche un amico di infanzia rivelerà a Anzu che lei era stata la sua prima "cotta"...
Tuttavia Anzu, nonostante a vario titolo abbia riscosso successo, sembra ancora non essere ancora pronta per il "grande passo" verso l'amore, e in questo senso il messaggio dell'anime è ancora più forte: non tanto che "l'amore ha i suoi tempi" quanto "nessuno è obbligato a innamorarsi per convenzione e consuetudine, e per questo deve essere emarginato o peggio forzato".

Per concludere: "Romantic Killer" è l'adattamento dall'omonimo manga di Wataru Momose, che è stato scritto tra il 2019 e il 2020 dopo quattro volumi e trentanove capitoli. Sembra che in patria abbia riscosso un certo successo, e questa serie animata, se valutata non in superficie, potrebbe seguire le sorti dell'opera originale.
È un prodotto che ha una dote non molto comune: unire la leggerezza con tanti spunti di riflessione. È coinvolgente e spassoso e, soprattutto, positivo... mutatis mutandis, una sorta di "HoriMiya" con uno sviluppo diverso, ma che alla base fa superare ai protagonisti i traumi psicologici patiti... E, per come termina, lascia adito a una possibile e attesa seconda stagione.