Sailor Moon Manga
Sino agli anni ’90, sia in Giappone sia in Italia, vi era una profonda divisione all’interno delle produzioni animate.
Da un lato, robot giganti, muscolosi guerrieri, combattenti in armatura, marzialisti, combattimenti sanguinosi, improbabili partite di calcio o di baseball e incontri di pugilato affollavano i cartoni animati per un pubblico maschile.
Dall’altro, i cartoni animati per ragazze erano invece caratterizzati da orfanelle sfortunate dal cuore d’oro, grandi drammi, passionali storie d’amore, improbabili tenniste o pallavoliste.
È il 1992, e, in sordina, sulle pagine della rivista Nakayoshi della Kodansha, nasce il personaggio che porrà fine alla grande divisione, riuscendo a farsi amare indistintamente da ragazzi e ragazze e gettando le basi per una completa rivoluzione dell’animazione giapponese tutta.
Chi l’avrebbe mai detto, a priori, che quella ragazza con l’uniforme alla marinaretta e quella capigliatura bionda così assurda avrebbe ottenuto così tanto successo?
Parlo ovviamente di Sailor Moon, creata dalla matita di Naoko Takeuchi.
Nel 1991, l’autrice aveva già esordito sulle pagine di Run Run della Kodansha con Codename wa Sailor V (Nome in codice Sailor V), la storia di Minako Aino, ragazza come tante che si ritrova a diventare una guerriera della giustizia che trae il suo potere dal pianeta Venere e lotta contro i malvagi demoni della Dark Agency spalleggiata dal logorroico gatto parlante Artemis.
La serie ottenne un discreto successo, durando per due volumi (un terzo fu aggiunto nel 1997, alla conclusione di “Sailor Moon”), e si pensò addirittura di adattarla in una serie di OAV.
Quando il progetto stava per andare in porto, l’editore suggerì alla Takeuchi un’idea migliore.
Invece di continuare con l’avventura solitaria di Minako, perché non creare una squadra di combattenti?
Da questo pensiero, nel 1992, nacque Bishoujo Senshi Sailor Moon (letteralmente La bellissima guerriera Sailor Moon), che riprendeva l’idea originale di “Codename wa Sailor V” ma sostituiva a Venere la luna, al gatto bianco Artemis una gatta nera di nome Luna e alla tronfia Minako la piagnucolona Usagi Tsukino.
Rimane il conflitto tra la sailor-guerriera e le forze del male, questa volta incarnate dal regno demoniaco Dark Kingdom, ma la storia si fa più complessa e articolata, e, soprattutto, ruota intorno alla costruzione di un team di guerriere, ognuna con i propri poteri derivanti da un pianeta, tra le quali sarà inserita, dopo averla citata a più riprese nei primi episodi, anche Minako Aino nel ruolo di Sailor Venus.
Mentre Sailor V terminò abbastanza in breve tempo la propria avventura, quella di Usagi e compagne fu ben più fortunata, e, dato l’enorme successo ottenuto, si protrasse per ben cinque anni, dal 1992 al 1997, concludendosi in diciotto volumetti di lusso.
Quasi in contemporanea con i primi episodi del fumetto, poi, si lavorò immediatamente ad una serie animata, trasmessa per la prima volta nel Febbraio del 1992, che avrebbe mietuto enormi successi e avuto un enorme impatto sull’immaginario popolare dell’animazione giapponese, proseguendo anch’essa fino al 1997, per un totale di ben 200 episodi, divisi in cinque sottoserie che seguivano le cinque avventure che compongono il manga.

RAGGIO DI LUNA CHE RENDI LA NOTTE ROMANTICA…

Sailor MoonLa prima parte delle avventure di Sailor Moon copre i primi 12 capitoli e i primi tre volumi del fumetto, e ne è stata tratta una fortunata serie animata in 46 episodi che fu trasmessa in Giappone nella stagione 1992-1993.
Protagonista della storia è la piagnucolona quattordicenne Usagi Tsukino (Bunny), che riceve dalla gattina parlante Luna il potere di trasformarsi in Sailor Moon, paladina della giustizia vestita con la marinaretta che trae i suoi poteri dalla luna, e la missione di ritrovare le sue compagne guerriere e la principessa del regno lunare alla quale la gattina appartiene, che, in seguito alla distruzione del regno da parte del malvagio Dark Kingdom che ora vuole anche attaccare la Terra, ha scelto di morire reincarnandosi in un’umana del XX secolo.
Pian piano, si costituisce il gruppo, con il progressivo risveglio delle altre guerriere: la dolce e intelligente Ami Mizuno (Amy)/Sailor Mercury, col potere di controllare le acque, la focosa sacerdotessa shintoista Rei Hino (Rea)/Sailor Mars, dai poteri psichici e capace di controllare le fiamme, la forte e protettiva Makoto Kino (Morea)/Sailor Jupiter, padrona dei fulmini e degli alberi e la bellissima e svampita Minako Aino (Marta)/Sailor Venus, la “dea dell’amore”. A completare il gruppo, il saggio gatto guardiano di Minako, Artemis, e un ragazzo di nome Mamoru Chiba (Marzio), che nasconde misteriosi segreti legati al passato della principessa del regno lunare e che aiuta le guerriere nei panni del prode Tuxedo Kamen (Milord).
La storia, a metà tra il telefilm supereroistico e le favole classiche e piena di riferimenti culturali orientali (come la leggenda del coniglio lunare) e occidentali (come il mito greco di Selene ed Endimione) senza contare tutta una serie di rimandi astrologico-mitologici, riscosse un enorme successo, tanto da essere allungata a dismisura, differenziandosi in maniera quasi totale dalla versione cartacea di riferimento, ben più breve e concisa. L’anime fu articolato in più saghe ben definite, una per ognuno dei quattro generali subordinati della perfida sovrana del Dark Kingdom, e con una preponderanza di episodi riempitivi che seguivano gli schemi di quelli dei telefilm supereroistici e degli anime robotici degli anni ’70. A questo, si aggiungeva, poi, il fatto che, essendo uno shojo, Sailor Moon poneva una grande attenzione sulla storia d’amore, sui sentimenti dei personaggi (buoni o cattivi che fossero), e che si presentava, per l’epoca, con uno stile grafico innovativo e accattivante, che fu capace di attrarre sia l’ovvio pubblico femminile sia una vasta utenza maschile.
Introdotta dalla leggendaria sigla d’apertura Moonlight Densetsu, che l’accompagnerà per i quattro anni successivi e si sarebbe scolpita nell’immaginario collettivo delle generazioni future, la prima serie animata di Sailor Moon conduce i suoi spettatori in una favola dei tempi moderni, avvincente e romantica, che catalizza l’attenzione di chi guarda sia con i suoi spettacolari combattimenti, sia con la sua onirica storia d’amore, una favola che prende solo debolmente spunto dal manga, tanto più che la conclusione della vicenda animata differisce completamente da quella cartacea e presenta anzi un ben preciso finale aperto che rimanda inevitabilmente ad una continuazione, che, puntualmente, sarebbe arrivata.

AL TUO CUORE SI ARRIVA CON LA VERITÀ, BIANCA COME LA LUNA NELL’OSCURITÀ…

Sulla scia del successo della prima parte, il manga di Sailor Moon continuò anche per una seconda durante la stagione 1993-1994, coprendo i capitoli dal 13 al 23 e i volumi dal 4 al 7.
Contemporaneamente alla prosecuzione del manga, fu varata anche una seconda serie animata di 43 episodi, dal titolo Sailor Moon R (nota in Italia come Sailor Moon, la Luna Splende).
Distaccandosi ancora una volta dalla versione cartacea, Sailor Moon R riprende il finale aperto (assente nel manga) della serie precedente creando una minisaga introduttiva esclusiva dell’anime che porterà le guerriere a ristabilire gli status di base della prima avventura e le vedrà contrapposte ai due alieni Ail ed En, che mirano a rubare le energie degli esseri umani per nutrire un grande albero che funge loro da fonte di sopravvivenza.
Conclusa questa parentesi, si può tornare a seguire, con i dovuti ampliamenti e differenze, la storia del manga. Ecco quindi iniziare la vera e propria seconda serie, che vede Usagi e compagne impegnate in una battaglia per proteggere il presente da un ostile clan guerriero chiamato Black Moon, che viene dal futuro intenzionato a cambiare la storia per vendicarsi dei regnanti della Terra del XXX secolo che li esiliarono.
Personaggio cardine della vicenda è Chibiusa, una misteriosa bimba giunta dal futuro in cerca d’aiuto perché braccata dai nemici, che diventerà in seguito un personaggio importantissimo della storia futura e spingerà verso la serie anche gli spettatori più piccoli, che così poterono avere un personaggio a loro vicino e congeniale.
Grazie all’ottima realizzazione tecnica e alla bellissima colonna sonora, oltre che alla freschezza dei personaggi e della storia di base, Sailor Moon R ottenne un successo strepitoso che portò, nel Dicembre del 1993, alla creazione di un film cinematografico tratto dalla serie, La promessa della rosa, che giunse nei cinema giapponesi preceduto dallo speciale introduttivo-riassuntivo Make Up!! Sailor Senshi!! e sbancò i botteghini inaugurando una felice tradizione che si sarebbe protratta per altri due anni.
 
Sailor Moon R


UN CRISTALLO IN CUI BRILLA UN SOLE ROSSO E BLU

È il 1994, e, a dispetto dell’intenzione originale di chiudere la sua opera con la seconda parte, Naoko Takeuchi si vede costretta, in seguito al successo sempre più dilagante, a continuare la serializzazione di Sailor Moon ancora per un altro anno, con una terza parte che copre i capitoli dal 24 al 33 e i volumi dal 7 al 10. Questa terza parte ispirerà la serie animata in 38 episodi dello stesso anno chiamata Sailor Moon S (Super), nota in Italia come Sailor Moon e il Cristallo del Cuore.
Con la terza serie l’autrice dà il meglio di sé e ci regala una vicenda angosciosa, appassionante, matura e piena di colpi di scena, che presenta riferimenti culturali, filosofico-religiosi e astronomico-mitologici veramente altissimi (il Daimon socratico, il Sacro Graal, riferimenti alla religione cattolica e alle tradizioni buddiste e shintoiste del Giappone) e mette in scena la lotta delle guerriere contro l’armata dei Death Busters, malvagi guidati da uno scienziato pazzo che vuole impossessarsi dei tre cuori più puri al mondo perché in essi si trovano tre talismani mistici la cui presenza nello stesso luogo evocherebbe un oggetto magico chiamato Sacro Graal, i cui illimitati poteri i Death Busters intendono sfruttare per l’annientamento del pianeta.
Si aggiungono al cast anche tutte le guerriere protette dai pianeti del sistema solare che ancora mancavano all’appello, l’algida Setsuna Meioh (Sydia) /Sailor Pluto, la fragile Hotaru Tomoe (Ottavia)/Sailor Saturn, la mascolina Haruka Tenoh (Heles)/Sailor Uranus e l’aggraziata Michiru Kaioh (Milena)/Sailor Neptune, personaggi di indubbio carisma.
In particolare, le ultime due suscitarono scalpore all’epoca per la loro coraggiosissima relazione omosessuale, che fu una delle prime manifestazioni di relazioni di questo tipo in un prodotto per il grande pubblico.
La trama appassionante e serrata, i personaggi misteriosi e carismatici, i molteplici riferimenti colti, il sobrio aspetto grafico e sonoro della serie animata innalzarono Sailor Moon S nell’Olimpo delle produzioni di maggior successo del periodo, al punto che anche a questa terza serie fu dedicato un lungometraggio cinematografico, uscito nel Natale del 1994 e tratto da una storia fuori serie ideata dall’autrice stessa, che forma il volume 11 del manga, L’amante della principessa Kaguya.
 
Sailor Moon S


FORSE NEI TUOI SOGNI LO VEDRAI, E, ALLORA, SAI, TI SVEGLIERAI…

Sailor Moon SuperSLa terza parte delle avventure delle guerriere con la marinaretta aveva incantato tutti, ed era ovvio supporre che la serie sarebbe continuata anche nel 1995. La quarta parte del manga, che copre i capitoli dal 34 al 42 e i volumi dal 12 al 15 dell’opera, fu trasposta in una serie animata di 39 episodi chiamata Sailor Moon SuperS (conosciuta da noi come Sailor Moon e il Mistero dei Sogni).
Nuovi avversari delle guerriere, stavolta, sono gli artisti circensi del Dead Moon Circus, capeggiati dall’algida e bellissima regina Nehellenia, la quale, volendo liberarsi di un maleficio che la tiene costantemente imprigionata in uno specchio, mira a catturare un mistico unicorno alato chiamato Pegasus, il cui corno d’oro le garantirebbe poteri illimitati. Pegasus è il leggendario guardiano dei sogni dei bambini, ed è nel più puro di essi, simboleggiato da un brillante specchio dorato, che si nasconde. Compito delle guerriere, stavolta, sarà di trovarlo e proteggerlo.
La quarta avventura animata delle guerriere Sailor iniziò davvero in grande stile: il comparto tecnico della serie SuperS era davvero di un livello molto più elevato rispetto a quelle precedenti, e, dopo pochi episodi regolari, fu persino trasmesso uno speciale di un’ora composto da tre mini-episodi (un riassunto piuttosto blando delle vicende precedenti e due episodi fuori serie dedicati a Chibiusa e alle amatissime - e da tempo assenti dalla tv - Haruka e Michiru).
L’incanto, però, durò poco. Nonostante l’ottimo livello di grafica e colonna sonora, Sailor Moon SuperS si distaccò ben presto in maniera radicale dalla versione cartacea, presentando una storia più infantile e più stanca, incentrata quasi totalmente sul personaggio di Chibiusa, che meglio si prestava a veicolare la tematica dei sogni dei bambini su cui la storia verteva, quasi a voler assurgere a vademecum “pedagogico” per gli spettatori che con la serie animata stavano crescendo.
La presenza di episodi riempitivi, poi, è talmente preponderante che fu necessario l’intervento della stessa Takeuchi, che, si dice, si prese la briga di interromperne una lunghissima serie sceneggiando lei stessa un episodio clou che rappresenta il giro di boa della vicenda.
Anche per la serie SuperS fu realizzato un film per il cinema, Il Buco Nero dei Sogni, introdotto, stavolta, da un cortometraggio chiamato Ami’s First Love”, tratto da una storiella omonima presente nel volume 13 e incentrato quasi interamente sulla figura di Sailor Mercury, che risultò la più amata dal pubblico giapponese dell’epoca.

COM’È TRISTE QUAGGIÙ SE LA LUNA LASSÙ NON SPLENDE…

Sailor Moon SailorStarsLa quinta ed ultima parte delle avventure di Usagi fu varata, a seguire, nel 1996, e copre i capitoli dal 43 al 52 e gli ultimi tre volumi, dal 15 al 18.
La serie animata corrispondente, trasmessa in Giappone nella stagione 1996-1997, si compone di 34 episodi ed è intitolata Sailor Moon SailorStars (arrivata in Italia col titolo Petali di Stelle per Sailor Moon).
Dopo una piccola parte introduttiva che schiera nuovamente la regina Nehellenia contro le guerriere, si passa alla vera e propria quinta serie, che vede Usagi e compagne affrontare la loro ultima battaglia, stavolta contro Galaxia, una potentissima guerriera Sailor rinnegata che vuol far sua addirittura l’intera Via Lattea.
Amiche-nemiche delle protagoniste, in questa serie, sono le Sailor Starlights: Seiya Kou/Star Fighter, Taiki Kou/Star Maker e Yaten Kou/Star Healer, guerriere misteriose e sensuali giunte sulla terra sotto le mentite spoglie (maschili) della idol band Three Lights, col misterioso scopo di ritrovare la loro principessa perduta, che sembra avere anche qualcosa a che fare con Galaxia e con la misteriosa bimba dal nome Chibi Chibi che si è installata inspiegabilmente a casa Tsukino.
La quarta serie, con i suoi numerosi difetti, non aveva riscontrato i favori di parte dei fans e questo aveva portato ad un leggero calo d’interesse, che si riversò nel minor numero di episodi dell’ultima avventura televisiva, la quale si distacca ancora una volta dalla versione cartacea (tanto da scontentarne ancora una volta l’autrice) persino sul finale e tenta un rinnovamento dal lato grafico, mantenendosi sempre su ottimi livelli e presentando una colonna sonora estremamente azzeccata e accattivante, che, assieme all’estrema carica comica dei personaggi di contorno e degli avversari, e all’intensità delle scene finali, fa indubbiamente un buon lavoro nel far apprezzare la serie allo spettatore.
La storia ne risulta semplificata e magari neppur troppo originale, ma è carica di una grande poesia e bellezza, e segna un degno finale per questa grande avventura che durò ben cinque anni e tuttavia, ancora oggi, non accenna a smettere di far parlare di sé…

CON LA LUNA, SAI; VEDI SEMPRE DOVE VAI…

Sailor Moon ItaliaSailor Moon arrivò in Italia, trasmesso da Bim Bum Bam nel pomeriggio di Canale 5, nel Febbraio del 1995, e fu subito un successone.
Forse contribuì il contemporaneo, straordinario, successo dei telefilm dei Power Rangers, trasmessi dalla stessa rete, che abituarono i telespettatori italiani allo schema di base che poi sarebbe più o meno stato riutilizzato anche nella serie delle guerriere con la marinaretta. Forse fu l’emozione di un nuovo cartone giapponese, dopo il periodo di “proibizionismo” dei primi anni ’90 che aveva visto trasmettere perlopiù produzioni americane ed europee. Forse fu l’avere, finalmente, un prodotto mainstream adatto ad un pubblico femminile. Forse fu l’emozionante miscela di combattimenti e sentimenti. Fatto sta che Sailor Moon ci conquistò tutti in breve tempo, sia le ragazze, che si fecero così promotrici dei molteplici oggetti di merchandising che cominciarono a far capolino in ogni dove nel nostro paese (bambole, giocattoli, linee scuola, figurine, videocassette, musicassette e cd musicali, giornaletti a tema), sia i ragazzi, che si trovarono davanti ad una serie appassionante, e ben presto si fecero prendere dalla visione di quello che magari in un primo momento avevano snobbato perché considerato un cartone animato per ragazze.
Nello stesso periodo, assieme ai successi della serie animata, giunse nel nostro paese anche il fumetto, pubblicato dalla Star Comics, in un’edizione rivolta perlopiù al giovane pubblico televisivo e in realtà piuttosto blanda, oltre che esauritissima al giorno d’oggi, ma è anche questo sintomatico dell’enorme interesse che l’Italia stava avendo per l’opera di Naoko Takeuchi. Il manga, il cui primo numero risale al 1995, si sarebbe concluso nel 1999 giungendo a quota 49 uscite.
Subito dopo parecchie repliche della prima serie, nell’autunno 1995, fu trasmessa la seconda, sempre su Bim Bum Bam, mentre, a fronte dell’enorme successo ottenuto dal cartone animato, per le altre tre fu scelta una soluzione alternativa.
Nella primavera 1996, nasce l’ultimo dei grandi programmi per ragazzi delle reti Mediaset, Game Boat, uno spazio preserale di un’ora condotto da un simpaticissimo Pietro Ubaldi e trasmesso su Rete 4, fornendo a molti della mia generazione forse l’unica occasione di seguire con passione questa rete, da tempo assai poco attenta agli interessi dei giovani.
Fu Game Boat a trasmettere, tra la primavera del 1996 e quella del 1997, le altre tre stagioni di Sailor Moon, facendone addirittura il suo cardine e la sua serie di punta.
Il successo, inutile dirlo, fu stratosferico.
Il fenomeno Sailor Moon, dunque, stava espandendosi a macchia d’olio anche in Italia, pur non avendo la stessa risonanza che aveva in Giappone. Mentre in patria la serie era ormai un prodotto popolarissimo fra tutti e aveva lasciato il segno, come da tradizione nipponica, anche nell’industria discografica (con i vari cd della colonna sonora dell’anime, che giustamente noi non potemmo avere perché le canzoni originali furono tagliate dalla nostra versione), videoludica e persino teatrale, da noi, invece, rimase semplicemente l’idolo dei bambini e mai si tentò di ampliare il fenomeno.
Mentre Sailor Moon era ormai sulla bocca del pubblico infantile, i suoi detrattori si muovevano però nella fascia degli adulti, che mal vedevano l’interesse per questa serie giapponese “così violenta” e “piena di ambigui riferimenti sessuali”, e fu questo che portò la serie ad essere epurata di tutti i suoi riferimenti più colti, di tutti i suoi elementi più adulti e di quei pochi, seppur abbastanza frequenti, piccoli accenni alla sessualità/omosessualità che in Giappone ben pochi sconvolsero, essendo la serie dedicata a un pubblico di adolescenti ma che, invece, fecero gridare allo scandalo nel nostro paese.
È emblematico il caso di alcuni psicologi, i quali sentenziarono, nel 1997, che la visione di Sailor Moon, dove il personaggio principale era una ragazza forte e combattiva e pertanto abbastanza lontana dalla visione occidentale che vedeva la donna femminile e sottomessa e il maschio eroe impavido, avrebbe potuto generare nei piccoli spettatori, specialmente quelli di sesso maschile, confusione e crisi d’identità, spingendoli verso il voler imitare il modello di Sailor Moon, e quindi verso l’omosessualità. Queste accuse, che generarono un piccolo caso mediatico all’epoca, furono la causa dell’aumento dei tagli e delle censure della trasmissione televisiva, e a farne le spese fu in particolar modo l’ultima parte, la quinta stagione, le cui coprotagoniste Sailor Starlights, guerriere giunte sulla terra sotto mentite spoglie maschili che all’occorrenza potevano riprendere il loro aspetto femminile per combattere, furono sdoppiate in due entità distinte maschili e femminili generando una grossa confusione per chi vide la serie all’epoca e impedendo repliche successive della stessa. Ma questo non fermò di certo l’entusiasmo dei piccoli spettatori, che si erano affezionati a quelle guerriere con la marinaretta che trasmettevano loro non certo confusione e crisi d’identità ma valori giusti di lealtà, amore, amicizia e giustizia. Ed è così che a noi che le abbiamo amate da bambini piace ricordarle.

PERDONAMI SE NON SONO ONESTO, MA PERLOMENO POSSO ESSERLO NEI SOGNI…

Sailor Moon LiveDopo il 1997, anno di conclusione della serie cartacea ed animata in patria, l’autrice Naoko Takeuchi non dimenticò mai la sua opera di maggior successo e le sue amate guerriere con la marinaretta. Mentre, in Italia, la serie fu ben presto dimenticata e rimase unicamente nella memoria di chi la vide e l’amò da bambino, in Giappone si continuò a produrre merchandising e spettacoli teatrali basati su di essa. Oltretutto, l’idea di base, così innovativa a suo tempo, generò addirittura un nuovo filone, e sempre più ragazze combattenti si affacciarono sulle riviste e sulle tv nipponiche, anche se nessuna di esse è mai riuscita ad eguagliare la bellezza e la profondità della grande progenitrice.
Intorno al 2003, per festeggiare il decennale della serie, si decise di produrre un telefilm dal vivo ad essa ispirato, che si differenzia enormemente sia dalla trama cartacea sia da quella animata e che riscosse parecchio successo contribuendo a rinnovare l’interesse del Giappone per le Sailor-guerriere.
Spinta dall’entusiasmo, l’autrice - che nel frattempo si era sposata con Yoshihiro Togashi, l’autore di Yu Yu Hakusho e Hunter x Hunter - riprese in mano la sua opera, non per aggiungere nuove avventure ma per ridisegnare alcuni particolari delle tavole, trasformando leggermente i costumi delle protagoniste per renderli più simili a quanto visto nel live action. Nasce Sailor Moon Renewal, superba riedizione del manga in 12 volumi (più due fuori serie contenenti racconti brevi o di approfondimento che erano apparsi su rivista o all'interno dei singoli volumi dell'edizione originale) anziché in 18 completa di adesivi, nuovi retroscena, tavole ridisegnate, nuovissime illustrazioni a colori. Parallelamente, anche la serie animata viene rieditata in dvd diverse volte.
Purtroppo, in questo stesso periodo, Naoko Takeuchi decide anche, in seguito a non meglio identificati dissapori con Kodansha e Toei Animation, di assumere il pieno controllo dei diritti dell’opera, impedendone a lungo la diffusione, sia in forma cartacea sia animata, al di fuori del Giappone. Il blocco della serie ha purtroppo contribuito a far scemare un po’ l’interesse per le guerriere Sailor nel nostro paese per lungo tempo.
Il blocco dei diritti dura fino al 2009, anno in cui vengono rese nuovamente disponibili le licenze della trasmissione televisiva e di sfruttamento commerciale.
Attualmente, la serie è in replica sul canale Mediaset Hiro, e su Italia 1.
Sono inoltre parecchie le aziende interessate a un nuovo sfruttamento commerciale della serie, e la stessa Naoko Takeuchi ha dato il benestare per la realizzazione di nuove immagini promozionali e di nuovi prodotti di merchandising.
Per quanto riguarda la distribuzione in dvd della serie, i diritti sono in mano a Dynit, mentre il manga è stato ristampato per Gp Publishing in una doppia versione (con o senza sovraccoperta) che segue fedelmente la più recente riedizione giapponese. L'editore ha inoltre espresso la volontà di ristampare anche Codename wa Sailor V al termine della storia di Usagi.

Ultimo aggiornamento: 03/11/2010
 
Sailor Moon Fine