Anche io non sono d'accordo. È una storia principalmente di crescita e i meccanismi innescati dalla competitività, dal rapporto madre-figlio e da come la madre volesse realizzarsi attraverso il figlio sono una tematica che raramente è stata trattata con tanta cura e realismo. Secondo me è una serie che ha il suo valore anche al di là del tema musicale.L'unico vero limite di questa serie è la sua "settorialità": se non si è musicisti certi ragionamenti di Arima non li si potrà mai capire ed interiorizzare.
È una storia principalmente di crescita e i meccanismi innescati dalla competitività, dal rapporto madre-figlio e da come la madre volesse realizzarsi attraverso il figlio sono una tematica che raramente è stata trattata con tanta cura e realismo. Secondo me è una serie che ha il suo valore anche al di là del tema musicale.
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La cosa che meno ho apprezzato di questa serie è la gestione della madre di Kousei, o perlomeno il modo in cui hanno chiuso quella "sottotrama". D'accordo, serviva dare a Kousei un trauma che gli impedisse di suonare altrimenti non ci sarebbe stata alcuna storia, ma il "se non riuscirà a suonare perfettamente ogni brano senza sbagliare nemmeno una nota non potrà guadagnarsi da vivere quando non ci sarò più" non mi sembra una motivazione sufficiente a frustrare il proprio figlio appena adolescente tanto da lasciargli traumi psicologici talmente gravi che ha seriamente rischiato di abbandonare per sempre la musica, a meno di non essere membri della famiglia Mishima di Tekken. Avrei trovato più comprensibile se avessero puntato almeno parzialmente sulla frustrazione della madre per non poter più suonare e quindi il suo proiettare il proprio desiderio e le proprie speranze sul figlio; o perlomeno che non avessero chiuso tutto con un semplice "ti ha sempre amato" e fine...
Altra cosa che ritengo limiti l'opera è la ridondanza di diverse scene o tematiche che finiscono per appesantire la narrazione, quando in realtà non c'era alcun motivo per insistere così tanto su esse avendole già ampiamente sviscerate in altri episodi. Leggendo del rapporto capitoli:episodi, mi viene da pensare che una serie di circa 16-18 episodi sarebbe riuscita meglio. Ma considerando che bisogna anche sottostare alle programmazioni televisive, e che 13 episodi erano probabilmente troppo pochi, direi che i produttori hanno fatto il possibile, in fondo 22 episodi sono già meno di una normale serie da 2 cour.
A parte questi due difetti, ritengo Shigatsu una serie meritevole di almeno una visione, perchè ha personaggi ben caratterizzati e una storia ben scritta che ha qualcosa da raccontare e da lasciare allo spettatore. Avrei preferito si fosse dedicata di più ai musicisti secondari, in quanto gli episodi con la prima performance della rivale di Arima e quello col duetto con la sorella sono gli episodi che mi sono piaciuti più di tutti.
Non mi soffermo sull'aspetto tecnico, che è davvero ottimo sia come paesaggi, colori e animazioni, sia come musiche, sicuramente in grado da solo di alzare il giudizio complessivo dell'opera.
Ad impedire il mio pieno apprezzamento dell'opera, tuttavia, è stata una questione di tipo emozionale. Invidio davvero tantissimo tutti quelli che si sono emozionati, hanno sofferto e hanno pianto durante la visione, avrei davvero voluto riuscirci anch'io. Invece sono rimasto emotivamente freddo per praticamente tutta la serie, tanto che alla fine mi sono (quasi) sentito triste per non essermi sentito minimamente triste.
Shigatsu wa kimi no uso mi è piaciuta, la ritengo una buona serie, ma mi spiace non sia riuscita a restarmi nel cuore come aveva le potenzialità per fare.