Durante il Napoli Comicon 2024, AnimeClick ha avuto modo di intervistare grazie a Panini Comics, Lee Bermejo, illustratore, cover artist e anche autore di fumetti americani. Il suo stile è davvero unico, così come le sue collaborazioni: in passato ha cementificato un rapporto artistico molto forte con nomi importanti dei comics, ad esempio Brian Azzarello, con il quale ha realizzato Batman Dannato, oppure il volume dedicato al principe del caos di Gotham City, Joker HC.
Da qualche anno Bermejo si sta dedicando a esplorare il fumetto in quanto autore: ha scritto e disegnato Suiciders e A Vicious Circle. Quest'ultimo è di recentissima pubblicazione e presentato da Panini proprio al Comicon.
 
I suoi stili di disegno e colorazione sono molto particolari, lontani quelli classici utilizzati nel fumetto supereroistico, filone su cui Bermejo si è molto cimentato. Il suo tratto fotorealistico sembra abbia influenzato addirittura la realizzazione del design del film con Robert Pattinson, The Batman di Matt Reeves.
Con l'artista abbiamo parlato anche di questo, per cui vi riportiamo l’intervista esclusiva che siamo riusciti a fare. Tra l’altro Bermejo parla perfettamente italiano, infatti vive in Italia ormai da vent’anni e ha conosciuto sua moglie la prima sere che giunse in quel di Reggio Emilia.
 
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Da dov’è nata la tua passione per il disegno?
"Penso di aver iniziato a disegnare prima di parlare. Ho iniziato a parlare molto tardi. Mia madre era una mamma sola e per intrattenermi mi dava carta e matite: ho iniziato a disegnare a due anni."


Il tuo stile è molto particolare. Prendiamo A Vicious Circle, che Panini sta presentando proprio in questi giorni: lo stile è davvero fotorealistico. Come mai questo approccio grafico al fumetto supereroistico.

"Io definisco A Vicious Circle un fumetto di fantascienza-storico. Volevo fare in modo che ogni volta che si cambia la scena o il tempo, cambiasse anche lo stile. Quindi sia in modo narrativo che stilistico ci sarebbe stato più impatto, e anche il lettore avrebbe avuto modo di sentire quello “shock” di essere trasportato in un’altra epoca. Secondo me ho usato più di venti stili diversi, e quello che collega ogni numero sono delle sequenze in bianco e nero. Ho scelto di essere fotorealistico, ancor più di quanto io abbia fatto in passato, per dare un’atmosfera non proprio di naturalezza perché voglio comunque avere un qualcosa di stilizzato, ma per poter entrare nel personaggio e vederlo umanamente."


Pensando a questo viene in mente Joker HC in cui ci sono sequenze con stili differenti anche lì. Questi stili sembrano scandire un ritmo: è molto interessante perché di solito si pensa che il ritmo di un fumetto sia dato solo da una vignetta, ma quello che fai tu è dare un ritmo con il disegno. Come ci riesci?

"Tutto il linguaggio del fumetto ruota attorno a come gestire il tempo del lettore. Non è come il cinema; nel fumetto è il lettore che decide quanto tempo restare su un immagine, quanto velocemente vuole sfogliare le pagine. Io cerco di pensare a ciò come un modo per cercare di dare un’impatto in certi momenti, far rimanere il lettore di più su una certa immagine o sequenza. In A Vicious Circle la prima sequenza in bianco e nero secondo me necessita più tempo per essere letta. Mentre la seconda sequenza, fatta in modo più “fumettistico” è molto più veloce, e coincide con il momento in cui la storia inizia accelerare. Così si dà un ritmo."


È quindi uno stile funzionale alla narrazione ma anche al ritmo di lettura.

"Sì, l’idea è quella."
 
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Pensando al ritmo e alla passione evocate da una storia, mi viene in mente il tuo lavoro con Suiciders. Come stile è simile a A Vicious Circle, fantascienza futuristica, ma hai impregnato il fumetto con un tema che ti è molto caro, quello dell’immigrazione. Come ti sei trovato a sviluppare questo in un fumetto che è molto critico ma nella maniera più cruda? Nel primo capitolo uno personaggio dice “la finzione è molto più bella della realtà”, ma il tuo stile è molto reale.

"Io sono un immigrato e quel fumetto è stata una reazione all’esperienza di essere immigrato. L’ho rivestito di fantascienza e lotte sul ring, ma parla di come un uomo cambia profondamente quando fa esperienza dell'immigrazione. Senza scendere in discorsi politici, si parla poco del lato psicologico dell’essere un immigrato: culturalmente cambi luogo e il nuovo luogo cambia te. Ti ritrovi, pian piano, in una "no man’s land", perché non appartieni più alla tua vecchia cultura, ma nemmeno a quella nuova. E quindi chi sei? Non voglio dire che sviluppi un’altra personalità però è difficile lasciarsi alle spalle tutto. Chiunque si trova in queste situazioni, soprattutto ora che si emigra per necessità, si ritrova in un mondo che sta “morfando”. Non so se questa sia una parola italiana, ma è quello che intendo. E l’ho provato sulla mia pelle. Volevo quindi fare un personaggio in cui si vedesse bene tutto ciò, infatti il protagonista ottiene tutto quello che vuole ma alla fine perde sé stesso nel viaggio."


In Suiciders la tua fantascienza è un post-cyberpunk in cui gli elementi fantascientifici sono degradati, come mai questa scelta?

"È perché vengo un posto nel mezzo della California molto alla Mad Max con macchine bruciate, cose di questo tipo. Fa parte di quello che ho riversato nel fumetto perché l’ho vissuto."
 
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Passiamo a Batman Dannato e parliamo di realismo ma anche di esperienza. I design dei personaggi, che ritornano anche in A Vicious Circle e in tutte le tue opere. Siamo abituati a vedere la tuta di Batman molto schizzata, basta un logo e via. Quella che vediamo nelle tue pagine è una tuta molto dettagliata, quasi da guerriglia urbana. Perché i personaggi così dettagliati? E come pensi che il character design possa dare forma ad un personaggio, anche a livello psicologico?

"Da piccolo leggevo Spider-Man e lui si toglieva sempre la maschera. Però nei disegni non si vedeva mai la linea dove la stoffa della maschera si attaccava al costume. Da piccolo “trippavo” su queste cose, chiedendomi il perché. Anche la cintura di Batman è sempre stata fatta con i piccoli tubi, però tirava fuori ‘sta roba… da piccolo leggevo i supereroi ma non riuscivo a perdermi nella fantasia perché ero troppo logico, forse, o troppo strano. Volevo davvero capire il perché. Nella serie di Batman vecchia entravano nella sfera vestiti normali e finivano nella caverna con i costumi e questo mi mandava fuori di testa, e mi chiedevo continuamente “ma perché? È ridicolo!”. Anche da piccolo… cioè, avevo un po’ il disturbo ossessivo compulsivo. Quando ho iniziato a fare io i fumetti non potevo fare le stesse cose che mi davano fastidio, dovevo farlo almeno un po’ più realistico."


Un personaggio iconico come Batman è stato ancora più “terra terra” dai film di Nolan, che poi è anche stato ripreso dal film con Robert Pattinson, e c’è chi dice che i tuoi design siano stati da ispirazione per quelli dei nuovi film…

"Eh, sì, infatti lo scrittore di A Vicious Circle ha scritto anche parte di The Batman e adesso sta scrivendo anche il sequel, quindi direi di sì."
 
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Un’ultima domanda: quali sono i personaggi con cui vorresti lavorare in futuro? O autori con cui vorresti collaborare?

"Sono nella fase in cui cerco di fare cose mie. Vorrei anche iniziare a scrivere di più, ho un paio di idee che vorrei sviluppare. Se dovessi però lavorare con qualche personaggio famoso… conosci un certo Bizzarro? Ho un’idea su quel personaggio lì, però vorrei fare cose mie."


E invece temi su cui vorresti lavorare?
"Quando torno a casa in America c’è una crisi enorme di sanità mentale che io chiamo “Star raving american insanity. È una cosa pazzesca, e la si vede per strada: gente che ti urla in faccia! Vorrei scriverci su perché c’è qualcosa sotto. Credo che sia la più grossa crisi che sta affrontando il mio paese, quindi..."


E con questo si conclude l’intervista a un grandissimo artista del mondo del fumetto americano.

Ma di seguito vi lasciamo la video intervista: