Un bell'articolo de 'Lo Spazio Bianco' esamina il celeberrimo manga del maestro Go Nagai pubblicato sulla rivista giapponese Shonen Magazine.

L'incipit dell'articolo:

"Nagai è autore anche di alcuni tra i più popolari robot giganti, notissimi anche in Italia come Goldrake e Mazinga Z. Le sue opere precedenti a Debiruman non sono però estranee alla sua genesi, pare infatti che Nagai si fosse molto risentito per le proteste delle associazioni dei genitori e dei benpensanti riguardo alla sua opera, giudicata scabrosa e diseducativa. Volendo sradicare i concetti di bene e male, e attaccare le persone che distinguevano i fumetti non tra belli e brutti, ma tra giusti e sbagliati, comincia a delinearsi l'idea di rappresentare qualcosa di nuovo, la messa in discussione e successivamente il rovesciamento dei suddetti valori. Già nel 1971, Nagai prova questa via con Mao Dante, manga incompiuto ma dentro il quale sono presenti molte delle premesse che porteranno a Debiruman.
Si può dire che allo scopo di mostrare il conflitto fra bene e male l'autore decida di prenderlo a prestito dall'immaginario occidentale, dove questa dicotomia è molto ben delineata, a causa dell'influenza culturale del cristianesimo, dottrina più adatta alla causa dell'autore, sebbene poco diffusa nel suo paese. Il buddismo e lo scintoismo, che sono invece le religioni più osservate in Giappone, non prevedono una divisione così marcata dei due concetti.
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Per il resto dell'articolo, Debiruman - l'Uomo Diavolo, su Lo Spazio Bianco.