SpringaldCover«The Black Museum - Springald»

La pubblicazione di questo titolo vanta un significato importantissimo per i lettori italiani di manga, in quanto decreta l’agognato ritorno di uno degli autori più amati e, allo stesso tempo, tra i più sfortunati in Italia, visti i travagliati trascorsi editoriali delle precedenti opere di Kazuhiro Fujita.
Risulta alquanto gradito, quindi, il fatto che la neonata GP Publishing abbia deciso di esordire portando nelle nostre fumetterie questo volume autoconclusivo, The Black Museum – Springald, opera a cui l’autore ha lavorato a più riprese in maniera appassionata, sull’onda del fascino suscitato da uno studio folcloristico del professor Jinka Katsuo sfociato nel volume Le leggende dei misteri di Londra, a detta dello stesso Fujita, “il testo giapponese più dettagliato in assoluto sull’uomo dai tacchi a molla”.
E proprio sul delicato equilibrio tra realtà e leggenda caratterizzante l’esistenza di “Junping Jack” (Jack il Saltatore) che si basa tutta la narrazione di questo manga.
“Spring Heeled Jack” (Jack dai tacchi a molla) fece la sua comparsa a Londra nella primavera del 1837, terrorizzando le donne che, nottetempo, avevano il coraggio (o l'incoscienza) di errare sole per gli inquietanti e malfamati sobborghi della metropoli vittoriana, quando l’unica fonte luminosa dopo il tramonto era costituita dal chiaro di luna.
I suoi avvistamenti (o presunti tali) si fecero presto numerosi, e la presenza ectoplasmatica di Jack divenne quasi un’agghiacciante costante nelle tenebrose notti londinesi.
Non lasciate però che l’assonanza col più celebre personaggio di “Jack the Ripper” (Jack lo squartatore) oscuri la figura del Saltatore; il famoso serial killer comparve solo qualche decennio dopo, e quando nel 1888 i giornali londinesi annunciarono “Jack ha colpito ancora!” in realtà si ritenne erroneamente che fosse il ben più noto e temuto Springald ad essere tornato!

Dalle cronache dell’epoca si osserva, infatti, come Junping Jack sia infine scomparso nel nulla, senza che nessuno sia mai riuscito a far luce sulla sua identità; e ciò non ha fatto che alimentare ulteriormente l’alone di mistero che lo circondava.
Sostanzialmente la storia di Springald ha inizio quando, inaspettatamente, Jack torna a farsi vivo dopo tre anni di inattività, solo che questa volta non si accontenta più di importunare belle fanciulle... ma le uccide barbaramente!
Le atmosfere cupe della Londra vittoriana costituiscono lo scenario ideale per le scorribande dell’inquietante “diavolo ghignante”, e probabilmente le tavole più attraenti del manga sono quelle in cui vediamo Jack che si staglia sui tetti della città, con la luna piena alle spalle che, in controluce, lo rende una sinistra figura longilinea ammantata di nero.
Tutte le ambientazioni vengono rese con perizia descrittiva dall’autore, che non risparmia alcuno spazio bianco, tant’è che ogni tavola risulta piacevolmente ricca di dettagli da analizzare attentamente.
Il design dei personaggi è il solito a cui sono affezionati i fan di Fujita: rude, espressionista e graffiante; può piacere o meno, ma proprio grazie ad esso i suoi personaggi possono vantare un’espressività oggettivamente fuori dall’ordinario. Le molleggiate scene d’azione poi sono davvero un piacere per gli occhi, ricche di linee cinetiche e prospettive esagerate di arti telescopici che spuntano da ovunque.
Chi ha poi avuto modo di leggere Karakuri Circus, sempre dello stesso autore, sicuramente noterà qualche gradito riferimento ad esso, in primis la figura dello stesso Jack che molto ricorda il parimenti letale Harlequin, per non parlare di una certa valigia col suo misterioso contenuto.

Il racconto è ben romanzato e prende spunto da uno speciale visitatore del Black Museum custodito dalla sua curiosa e affascinante guida. Il museo è un luogo realmente esistente, ma l’ingresso è attualmente precluso al pubblico: la costruzione fungeva da magazzino per le prove legate a crimini dell’epoca.
Il manga è ricco di cenni storici affascinanti, riferimenti a fatti, personaggi (come il medico austriaco Anton Mesmer, studioso e teorico della mesmerizzazione) e luoghi realmente esistiti.
Nonostante la relativa brevità dell’opera, i protagonisti possono perlopiù vantare una buonissima caratterizzazione. Vale soprattutto per il personaggio del nobile Walter De La Poer Straid (anch’egli ispirato a un personaggio realmente esistito) e, sorprendentemente, per la custode del Black Museum che, pur comparendo solamente in una manciata di tavole, lascia decisamente il segno.

Da segnalare il “Black Museum’s Bulletin”, note di approfondimento sui riferimenti storici che fanno capolinea tra un capitolo e l’altro del manga, approfondimenti che il già citato professor Jinka Katsuo si è offerto di redigere per la pubblicazione di questa affascinante opera; testi che risultano particolarmente preziosi per l’inquadramento dell’ambientazione e di molti aspetti e vicende storiche legate alla leggenda di Spring Heeled Jack e alla Londra vittoriana.

L’edizione GP Publishing è senz'altro molto pregevole e vale il prezzo di copertina. Essa ben si presenta grazie alla bella sovraccoperta caratterizzata da decorazioni in rilievi dorati. Il volume è molto flessibile, robusto, e piacevole da sfogliare, anche grazie alla carta del giusto spessore dalla lievissima tonalità paglierina. La qualità di stampa è ottima, sia i tratteggi frenetici di Fujita che i retini si presentano ben leggibili. Purtroppo questa pubblicazione presenta un unico ma grandissimo difetto di stampa interessante tutta la tiratura: proprio alla fine del capitolo terzo, in uno dei momenti più importanti per la narrazione, una tavola presenta uno zoom spropositato che finisce per tagliare fuori i tre quarti della pagina originale, come visibile di seguito.


Springald Originale Springald GP Edition

A sinistra la tavola in originale, a destra la versione GP: cliccateci sopra per ingrandirle


Inutile dirlo, un grandissimo peccato, che va ad inficiare significativamente la qualità di un’edizione che si sarebbe potuta definire del tutto soddisfacente. Nonostante questo, non si può evitare di consigliare caldamente la lettura di questo volume autoconclusivo a chiunque, nell’attesa di poter vedere presto editate in Italia altre opere vecchie e nuove di Kazuhiro Fujita.


Autore: Oberon



«Non sono un fan accanito»...

springaldNon sono un fan accanito di Kazuhiro Fujita, ma devo riconoscere che Ushio e Tora è uno dei migliori shonen da me mai letti, un manga che malgrado un inizio che puo’ far presagire un prodotto abbastanza mainstream, riesce a differenziarsi non solo per il caratteristico tratto del mangaka, ma anche per una trama articolata e complessa, un’ambientazione soprannaturale che ben miscela creature e miti del folclore giapponese, per un ritmo incalzante e una lunghezza accettabile che permette di godersi il bel finale senza perdersi prima in infinite sotto trame.

Con tale premessa, ero estremamente curioso di vedere come Fujita potesse cavarsela con un’opera autoconclusiva. In breve: Springald mi è piaciuto; fra i due racconti che compongono il volume ho però preferito il secondo.

Come già esposto accuratamente da Oberon, la trama prende spunto da un fatto realmente accaduto, che viene rielaborato e proposto con uno stile caratteristico e cupo, ma raffinato.
La scelta di un’ambientazione europea, la decadente Londra di fine 800, e di un soggetto come “Jack il Saltatore”, decisamente meno noto dell’omonimo serial killer, dimostra coraggio e volontà di mettersi alla prova e documentarsi. Fanno parte di questo vasto lavoro le varie note di approfondimento dettagliatamente tradotte nell’edizione Italiana, che raccontano la vera vicenda che si nasconde dietro questo insolito criminale.

Contrariamente a quando ci si possa attendere da una rapida sfogliata del volume, questa volta non è presente alcun elemento soprannaturale nella vicenda: i prodigi sono figli di esuberanti e improbabili mezzi tecnici, nati da una scienza che oltrepassa i limiti presenti al tempo, per proporre qualcosa di bizzarro e inusuale. Il risultato è soddisfacente e interessante.

A livello narrativo il racconto impiega un po’ a decollare, con il lettore che ha bisogno di qualche pagina per comprendere le intenzioni dell’autore e immedesimarsi nella storia che propone. Conosciuti i personaggi e rotto l’iniziale stereotipo che rappresentano, il tutto diventa più interessante. Nel secondo racconto, poi, il soggetto risulta ancor più sopra le righe, con un collegamento alla prima storia più forte di quanto avessi ipotizzato.

Splendido il tratto, l’intero albo presenta una grande cura grafica, valorizzata dal bel lavoro fatto da GP Publishing, nonostante il difetto di cui si è tanto parlato. Da leggere assolutamente.


Autore: Tacchan



«Finalmente Springald!»

springaldFinalmente Springald, recentissima opera di uno tra i migliori e più apprezzati mangaka del Giappone, molto bistrattato però in Italia. E in un certo senso la “maledizione” di Fujita continua con Springald, che fa discutere più per l'errore di stampa che contraddistingue questa prima tiratura del manga, che per l'opera in sé.

La precedente fatica dell'autore, Karakuri Circus, iniziata nel 1997, si è conclusa nel 2006 a 43 volumi dopo un grande seguito in patria, che gli ha consentito una serializzazione di quasi dieci anni. Da noi i manga di Fujita hanno faticato ad affermarsi soffrendo di pubblicazioni piuttosto travagliate.
Prima il fallimento della Granata Press, poi la ripresa della serie da parte di Star Comics dal punto in cui era stata interrotta, seguita, solo dopo la sua naturale conclusione, dalla ristampa dei primi numeri mancanti, hanno reso quella di Ushio e Tora una delle edizioni di manga più penose tra quelle mai pubblicate in Italia, assieme a Seraphic Feather di Utatane e Cyber Blue di Tetsuo Hara (peraltro curate dalla stessa casa); sorte anche peggiore per Karakuri Circus, interrotto da Play Press alla dodicesima sottiletta, corrispondente al sesto tankobon giapponese.
E' abbastanza evidente che le colpe di questo insuccesso siano imputabili principalmente a scelte sbagliate degli stessi editori italiani, i primi a non aver creduto a fondo nelle potenzialità delle opere di questo eccellente autore. I manga di Fujita, infatti, non mancano di nessuno degli elementi che hanno reso bestseller opere ben più famose.
Fortunatamente questo fine 2009/inizio 2010 sembra aprire qualche spiraglio per una migliore presenza dell’autore sul nostro mercato grazie ai già annunciati Lo sguardo sinistro della Luna, altro one shot, e la serie attualmente in corso, Moonlight Act, in arrivo entrambi per JPOP.

Su Springald, poco altro da aggiungere, storia dall’elevato potere fascinante nel classico stile dell'autore, sia per temi, sia per il peculiare tratto graffiante, sporco, dinamico e contemporaneamente saturo di personalità e comunicativa, evidentemente maturato rispetto al passato. Al di là di questo, non si può non riconoscere a Kazuhiro Fujita la capacità di abilissimo narratore, mai banale, un vero cantore di sentimenti, accostabile forse a M. Night Shyamalan, come il quale piega il fantastico e il soprannaturale per raccontare emozioni. Alla fine, infatti, caduti tutti gli elementi pirotecnici e le scene d'azione mirate a incastrare l'attenzione del lettore, le sue rimangono solo storie di sentimenti, raccontate come pochi altri mangaka sanno fare, spaziando dalla commozione all’allegria con infinita immediatezza.

Se pertanto la prima metà del volume rappresenta la storia più curata e intrigante in quanto ad ambientazione, nella seconda l’autore riesce a mettere all’indice la pedofilia senza il bisogno di pressare sul dramma, e spalmare su tutta la vicenda raccontata la considerazione che il progresso scientifico non deve essere rincorso per scopi abbietti ma per il bene comune.

L'edizione del manga si è molto avvicinata alla perfezione: carta corposa che tiene bene l'inchiostro, non bianchissima, ma neppure gialla, dalla tonalità invece piacevole, molto simile a quella degli originali giapponesi e dei più recenti volumi d/visual. Mentre la sovraccoperta opaca con effetti dorati rappresenta un ottimo biglietto da visita, le prime pagine del volume sono addirittura lucide e ancora più spesse per trattenere splendidamente il colore delle tavole di apertura capitolo. Incredibilmente, perché l'unico volume della prima infornata di titoli GP Publishing ben stampato, le retinature sono rese perfettamente e i pochi effetti moiré presenti sembrerebbero ricercati dallo stesso autore. Assodato questo, pesa notevolmente nel giudizio complessivo l’errore di stampa di cui si è tanto parlato, e un evidente refuso nell'indice del volume dove Springald è scritto “Sprigald”.

Nella speranza di una ristampa priva di difetti. Da acquistare.


Autore: Antonio.