Gli episodi di bullismo, si sa, non riguardano sempre ragazzi più grandi che fanno i prepotenti con i più piccoli o i più deboli, ma nei casi più gravi possono coinvolgere anche il corpo docenti di un istituto scolastico.
È quanto avvenuto di recente in Giappone, quando una scolaresca della prefettura di Miyazaki ha organizzato una gita a Kyoto e uno dei suoi studenti di seconda media si è presentato al luogo dell’incontro con i capelli tinti, una violazione del regolamento del buon vestire dell’istituto.
Arrivati a destinazione, tre insegnanti hanno portato il ragazzo in una stanza dell’albergo della comitiva e, dopo averlo costretto a sedersi sui talloni (posizione seiza), hanno cominciato a picchiarlo per la mezz’ora successiva, includendo calci e colpi alla testa, come punizione per aver osato infrangere il codice della scuola; dopo aver terminato il pestaggio, lo hanno fatto alzare e l’hanno portato da un parrucchiere, facendolo rasare a zero, apparentemente con il suo consenso.
Indignati, i genitori dello studente sono andati a protestare con i responsabili dell’istituto, che si sono prontamente scusati, “punendo” i tre insegnanti con un rimprovero verbale; in tribunale, invece, nonostante la denuncia per aggressione, la corte ha ritirato l’incriminazione in quanto “gli insegnanti si sono pentiti”.
È quanto avvenuto di recente in Giappone, quando una scolaresca della prefettura di Miyazaki ha organizzato una gita a Kyoto e uno dei suoi studenti di seconda media si è presentato al luogo dell’incontro con i capelli tinti, una violazione del regolamento del buon vestire dell’istituto.
Arrivati a destinazione, tre insegnanti hanno portato il ragazzo in una stanza dell’albergo della comitiva e, dopo averlo costretto a sedersi sui talloni (posizione seiza), hanno cominciato a picchiarlo per la mezz’ora successiva, includendo calci e colpi alla testa, come punizione per aver osato infrangere il codice della scuola; dopo aver terminato il pestaggio, lo hanno fatto alzare e l’hanno portato da un parrucchiere, facendolo rasare a zero, apparentemente con il suo consenso.
Indignati, i genitori dello studente sono andati a protestare con i responsabili dell’istituto, che si sono prontamente scusati, “punendo” i tre insegnanti con un rimprovero verbale; in tribunale, invece, nonostante la denuncia per aggressione, la corte ha ritirato l’incriminazione in quanto “gli insegnanti si sono pentiti”.
Autore: Cloud9999
Probabilmente il ragazzo avrà cambiato scuola.
Il ragazzo avrà sicuramente infranto una regola in base al costume scolastico etc.
Ma alzare le mani.
è sbagliato.
Se fosse stato mi fio gli sarei partita di capoccia ._.
cioè ma come ti permetti di alzare la mano.
In ogni caso non mi pareva giusto su tutti i fronti partire con il pestaggio.
Avrebbero potuto benissimo rimproverarlo chiamare i genitori
Punirlo ..in qualche modo.
Ma picchiarlo no.
Non mi pare proprio umano e degno comportamento di un insegnate.
Ma la cosa che mi fa più schifo è la motivazione con cui gli insegnanti son stati assolti..!?!? Robe da matti.
E purtroppo, continuano a spuntare fuori notizie come questa, e capisci che il mondo è e rimarrà sempre un posto marcio ...
Capisco che lo studente in questione abbia infranto le regole, e quindi una nota, oppure una ramanzina ci sarebbe stata bene, ma questo ...
Secondo me, questo ragazzo era già abbastanza odiato dai docenti, che quindi, da bravi insegnanti quali sono, non gli è parso vero di potergli dare una lezione una volta per tutte ... Ribrezzo a manetta (cit.).
E' veramente sconfortante valutare che molti professori siano così rigidi e ... inumani.
Ma la cosa disgusta ancora di più, se possibile, è la sentenza giuridica ... ci sono due possibilità: o i guidici sono stati corrotti, oppure ... beh, adesso abbiamo la certezza che tanto in Giappone quanto in Italia c'è una grande incompetenza nelle cariche pubbliche.
Ma che roba è quella dei jeans??? Questa non la sapevo o.O
Secondo me, erano da espellere dall'istituto, non di riammetterli...
Oh GTO, dai tu delle vere botte di vita a quei... NON DICO COSA, di insegnanti.
Io no.
In Giappone il sistema scolastico funzionerebbe bene, se non fosse per i professori.
Le regole sono così rigide e severe a causa dei profesori stessi, che a loro volta sono frustrati dalla rigidità disciplinare giapponese come i loro stessi alunni.
E' un circolo vizioso.
Molto spesso, i professori controllano la biancheria intima delle loro alunne prima di entrare in classe, con l'ovvia intenzione di umiliare le ragazze in pubblico, per constatare che indossino cose adeguate e non piene di lustrini e cose succinte.
Vedete voi. Io sono nippofila però, questo è il vero lato oscuro del sol levante, cose che neanche nei giornali locali escono fuori, se non raramente.
E' triste. Meglio forse esser considerati italioti pizza e mandolino, piuttosto che suicidarsi appena si viene bocciati a scuola o si perde il lavoro....
cazzo... avete mai visto il quinto potere?
Siamo umani, PORCA PUTTANA!
la nostra vita ha un VALORE!
E in Giappone questa cosa non è assolutamente concepita.
(i quali per altro hanno in comune una matrice Britannica ) La concezione dell autorita dell individuo e sempre stata per molti aspetti piramidale e dispotica se non di casta Per quanto il Giappone sia ricco,moderno ,bisogna sempre ricordarsi che la Costituzione Giapponese (o come la vogliamo chiamare) non è nata in Giappone attraverso quei processi storici che sono avvenuti in Occidente
è stata un innesto voluto dagli Alleati , -- Una Rivoluzione Francese in Giappone non è mai avvenuta , e tutti i cambiamenti eventuali ,prima della IIGM son sempre partiti dall alto e sempre in funzione dell mantenimento dell potere della classe dirigente Quindi per molti versi episodi dell genere (parlo al plurale perche (poi magari mi sbaglio) penso che non si tratti di un caso isolato ma semplicemente di uno dei pochi che è venuto allo scoperto) non dovrebbero piu di tanto stupire. Sopratutto in societa fortemente gerarchiche ,ce la tendenza specie fra chi occupa posizioni minime ma coumunque di potere a sfruttare la sua posizione in ogni maniera possibile su chi sta (dal suo punto di vista) in basso- Per certi versi è il famoso "Caporale " di Toto' -
E uno che da un lato 9 volte su 10 deve inghiottire nei confronti dei Superiori visto che in pratica sta al penultimo gradino della scala ,il che signifcano spesso e volentieri risentimento,livore rancore verso i superiori ,e per il quale l unico modo di sfogare questa sua frustrazione è sfruttare quell minimo di potere che ha ,, sfogandosi su chi sta in basso facendosi scudo
della sua piccola ma piu che sufficente posizione in questo caso,che le varie autorita (scuola, Posto di lavoro, esercito,polizia etc etc ) gli hanno dato
fate un mente locale..nel caso una situazione simile si ripetesse o meglio dopo una sentenza dell genere (una farsa da far invidia alla Commissione Warren ),quante possibilita ci saranno nel futuro che genitori o studenti siano incoraggiati a denunciare eventuali casi simili.. qualora si ripetessero..?? Personalmente direi le stesse chance che aveva Benvenuti contro Monzon
''Ecco invece da questo punto di vista il Giappone fa cagare...ma anche come sistema scolatico in generale direi che è proprio un fallimento su quasi tutta la linea...produce o otaku terminali, o devote formiche-sararyman o ricercatori (che alla fine mi san molto di otaku in un campo produttivo ma tali restano a vedere le pubblicazioni scientifiche che girano XD)''
Hai proprio ragione Armisael!!
che non hanno ucciso la sua personalita '
Si sà che tuttora in Giappone ci sono forti connotati tradizionalisti, ma qui si è ragggiunto il colmo, andando a ledere alla sicurezza di un individuo (minorenne, per giunta), solo per un infrazione che avrebbe meritato al massimo un'ammonizione.
E' come se io, che ho una marasma di capelli immensa, e anche abbastanza lunghi, venissi picchiato dai miei prof solo perchè non me li taglio!
Temo che questo sia solo uno dei tanti casi di abuso d'autorità da parte di chi dovrebbe invece cercare di garntire la sicurezza di chi è sotto la sua tutela.
"La scuola: piccole foche ammaestrate"
Di Tiziano Terzani.
Tratto da In Asia, Longanesi e C., ISBN 88-304-1482-4.
L'impressione che si ha degli studenti giapponesi è quella di una massa rigidamente controllata e continuamente sotto pressione. A vederli uscire al mattino dalle stazioni della metropolitana, tutti nelle loro uniformi scure, i più piccoli con la cartella sulle spalle, e mettersi poi rigidamente in fila, sugli attenti nei cortili delle scuole, si pensa più a soldatini che a scolari.
Ogni scuola ha la sua uniforme. Tutte derivano dallo stesso modello prussiano che il Giappone adottò nel secolo scorso, quando improvvisamente il Paese, per modernizzarsi, decise di copiare tutto quel che poteva dall'Occidente: una gonna blu scura a pieghe con camicia alla marinara per le ragazze; pantaloni neri con giacca abbottonata fino al collo per i maschi. I berretti son quelli che erano di moda nella Germania di Bismarck.
Ogni scuola ha i suoi regolamenti. L'osservanza è d'obbligo. Ogni dettaglio è precisato: dalla lunghezza delle gonne alla misura delle cartelle, al colore dei calzini. I maschi devono portare i capelli a spazzola e nasconderli nel berretto; le femmine non possono né tingerseli né farsi la permanente. Se una ragazza ha riccioli naturali o i suoi capelli sono di una tonalità diversa da quella corvina della maggioranza dei giapponesi, è necessario che abbia sempre con sé un apposito certificato per spiegare la sua "anormalità". Una scuola, per esempio, ha stabilito che le scarpe da ginnastica degli studenti devono avere dodici buchi per le stringhe, un'altra che le ragazze possono portare solo mutandine bianche. La madre di un ragazzo di Tokyo, che durante una gita scolastica a Nara, a 370 chilometri dalla capitale, era stato scoperto con un paio di pantaloni un po' più stretti di quanto stabilito, ha dovuto raggiungerlo al più presto per portargliene un paio di taglio regolamentare e impedire così che venisse punito.
I modi con cui gli studenti pagano per i loro atti d'indisciplina variano da scuola a scuola, ma spesso le punizioni sono fisiche, comportano una qualche forma di violenza. Il caso di un professore che è andato a casa di una sua allieva per suggerirle di suicidarsi con un coltello da cucina, dopo che era stata scoperta a fumare, è certo eccezionale, ma i giornali riferiscono in continuazione episodi di violenza che avvengono nelle scuole. Secondo una recente inchiesta del ministero della Pubblica Istruzione, uno studente su tre nelle scuole medie ha subito una qualche punizione fisica. Di questi il 70 per cento ha riportato ferite. Un professore di liceo ha scritto indignato al quotidiano Asahi per raccontare di aver visto nella sua scuola "ragazzi cui è stata rapata la testa, altri presi a schiaffi o rinchiusi di forza negli armadietti degli spogliatoi".
Almeno cinque ragazzi negli ultimi due anni sono morti in seguito alle violenze subite a scuola, ma nonostante le proteste di alcuni genitori, l'uso di punizioni fisiche, di per sé illegale, viene generalmente accettato. "I genitori sono stati a loro volta picchiati quand'erano ragazzi e pensano che un maestro che picchia sia seriamente impegnato nel suo lavoro", spiega Kenichi Nagai, fondatore di un gruppo civico per la protezione dei diritti dell'infanzia.
In Giappone il conformismo è considerato una grande virtù e la pressione a sottomettersi, a non disturbare "l'armonia sociale" con atteggiamenti individualistici comincia prestissimo.
"Le affido mio figlio perché ne faccia un buon membro della società, uno che non dia noia agli altri", è la formula più comune usata dalle madri giapponesi quando portano per la prima volta i loro bambini all'asilo.
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