Riportamo la presentazione del manga Hiroshima – Nel paese dei fiori di ciliegio, originariamente pubblicata sulla pagina Facebook di Ronin Manga:


Hiroshima• HIROSHIMA - NEL PAESE DEI FIORI DI CILIEGIO •

L’obiettivo venne deciso pochi minuti prima del decollo dell’Enola Gay, l’aereo che l’avrebbe portata a destinazione. Fino a quel momento Hiroshima era stata sorvolata solo da ricognitori, per cui i suoi ignari abitanti non si posero troppi quesiti in merito alla natura di... quel bombardiere che, alle 8:15 del mattino del 6 agosto 1945, apparve nel cielo sopra di loro, aprì i portelloni e lasciò cadere sul centro della città un ‘bambino’ (il soprannome dato alla bomba Mk-1 era ‘Little Boy’) del peso di 4,4 tonnellate, e dalla potenza esplosiva pari a quella di 15.000 tonnellate di TNT. Quarantacinque secondi di caduta libera, poi l’esplosione a seicento metri dal suolo, proprio mentre gli abitanti stanno uscendo di casa per andare al lavoro. Nell’ipocentro dell’esplosione si sviluppa un calore che raggiunge i 5.000 gradi, e ogni forma di vita nel raggio di ottocento metri viene vaporizzata. Dopo sette secondi di silenzio, un tuono assordante. Ogni edificio viene spazzato via come fosse di carta, e una tempesta di fuoco del diametro di sei chilometri incendia ogni cosa, carbonizzando e provocando ustioni mortali a tutti coloro che erano stati risparmiati dal primo lampo assassino. Muoiono sul colpo 30.000 persone, e altre 40.000 nei due giorni successivi. Dopo cinque anni i decessi per radiazioni erano già saliti a 200.000 unità, mentre i nuovi nati presentavano gravi malformazioni congenite.

Questa è la storia della città di Hiroshima e dei suoi abitanti, dieci anni dopo quell’evento.
Di Hiroshima, un paese che non vuole essere solo quello della bomba atomica, ma anche quello dei Fiori di Ciliegio.

FUMIYO KONO (Hiroshima, 28 settembre 1968) inizia a disegnare fumetti durante il liceo. Dopo aver studiato scienze presso l’Università di Hiroshima, si trasferisce a Tokyo e diventa assistente di fumettisti, fino al debutto come autrice completa nel 1995 con “Machikado Hanadayori”. Da quel momento inizia la sua carriera nel mondo del fumetto giapponese, e da subito è chiaro a pubblico e critica che Fumiyo Kono è un’autrice fuori dal coro, con uno stile narrativo e grafico unici. Iniziano così a essere serializzati su rivista alcuni dei più deliziosi fumetti pubblicati in Giappone a cavallo tra i due millenni, fra cui “Pippira Note”, “Kokko-san”, “Nagai Michi” e “Kappa no Neneko”. Ma è con “Yunagi no Machi, Sakura no Kuni” (ovvero Hiroshima, nel paese dei fiori di ciliegio) che raggiunge la notorietà internazionale e riceve ben due prestigiosi premi: il ‘Grand Prize’ del Japan Media Arts Festival nel 2004 (che vincerà anche nel 2009 con un altro libro), e il ‘Creative Award” del Tezuka Osamu Cultural Prize nel 2005.

RONIN MANGA è orgogliosa di presentare questa autrice e la sua opera per la prima volta in lingua italiana.

• DALLA POSTFAZIONE DELL'AUTRICE:
«Ti andrebbe di disegnare una storia su Hiroshima?»
Quando nell’estate del 2003 il redattore me lo propose, ricordo che mi abbandonai a pensieri del tutto egoistici come, per esempio, se grazie a questo avrei potuto tornare al mio paese d’origine. Gongolai inoltre al pensiero che avrei potuto finalmente usare il mio amato dialetto d’origine senza alcuna remora. La gioia era però destinata a spegnersi nel giro di qualche attimo. Infatti, mi accorsi quasi subito che la Hiroshima che intendeva il redattore era ‘quella’ Hiroshima.
Quasi mi pentii di aver accettato. Quando ero una studentessa rischiai di svenire davanti alle foto dell'Hiroshima Peace Memorial Museum, procurando per altro un sacco di fastidi a chi mi stava intorno. Anche per questa ragione, fino a poco tempo prima, avevo cercato di evitare tutto ciò che riguardava la bomba atomica.
Ciò che mi spinse a mettermi comunque alla prova furono forse i rimorsi della coscienza che fino ad allora che si era sforzata di ignorare di proposito la cosa, mostrandosi innaturalmente disinteressata a quel tragico evento storico.
Sono nata a Hiroshima e lì vi ho trascorso parte della mia giovinezza, anche se non ho a che fare con le vittime dell’epoca, né con la generazione successiva. Non avevo nessun parente che potesse raccontarmi di quella spaventosa esperienza.
Dal mio punto di vista, quella della bomba atomica era una tragedia accaduta in tempi lontani, ma allo stesso tempo riguardava diversi ambiti particolarmente famigliari. Storie di cui conoscevo solo il lato raccapricciante e dalle quali mi tenevo alla larga. Dopo essermi trasferita a Tokyo, nel corso degli anni mi accorsi che tranne coloro che provenivano proprio da Hiroshima e Nagasaki, praticamente nessuno conosceva i dettagli di quelle tragedie. E non per una precisa volontà di non volerlo sapere, bensì semplicemente perché non ne avevano mai avuto l’opportunità.
Ebbi così la sensazione che godermi la pace nell’unico paese al mondo che ha subito un bombardamento atomico (nonostante ce ne siano molti altri in cui sono stati usati proiettili all’uranio impoverito, che hanno provocato disastri) mi gravasse sulla coscienza ancor più dell’innaturale sensazione che provavo nell’essere un cittadina di Hiroshima.
Non era il caso di stare tanto a pensarci su. Anche chi non ha mai vissuto esperienze legate alla guerra o alla bomba atomica, ha comunque il dovere di trasmettere il concetto di pace usando ogni tipo di linguaggio adatto all’epoca e al luogo in cui vive. La mano con cui disegnavo mi ha trasmesso il coraggio necessario e mi ha guidato lungo questo cammino. Si trattava di un’area sconosciuta, alla quale non ero abituata, e che mi causava parecchia insicurezza. Ma piuttosto che restare con le mani in mano, sul pericoloso confine dell’indifferenza, mi convinsi che era davvero il caso di provarci.
Mio padre mi ha fornito utilissime indicazioni sulla società giapponese degli anni Trenta, mentre mia sorella si è prodigata nel procurarmi il materiale necessario nelle varie biblioteche di Hiroshima. L’incontro col signor Murakami mi ha confortato come non mai. Non dimenticherò la sua squisita cortesia nel rispondere alle mie domande indiscrete e spesso dettate dall’ignoranza.
Inoltre voglio ringraziare il signor Someya della casa editrice Futabasha per i suoi insegnamenti, grazie ai quali credo di aver completato il mio lavoro nel miglior modo possibile.
Ma più di tutti mi rivolgo a te, che hai deciso di leggere il mio “Hiroshima – Nel paese dei fiori di ciliegio”. Si tratta di una storia senza sottotesti, che probabilmente ti colpirà in modo profondo. L’ho realizzata nella speranza che ti rimanga impressa per il resto della vita. Ho cercato di disegnare tutto ciò che io stessa avrei voluto conoscere da due anni a questa parte, da quando cioè ho deciso di smetterla di sfuggire all’amara tragedia della bomba atomica. Mi auguro che anche tu possa accorgerti cosa ha significato, così come ho fatto io, e mi auguro che l’incontro con questo libro ti possa in qualche modo far crescere forte e gentile, come un ciliegio.

Grazie di cuore.
Fumiyo Kono (un ventoso giorno d’agosto del 2004)