Pretty Cure Max HeartLa luce e le tenebre sono due concetti inscindibilmente connessi fra di loro. Dove c’è l’uno, c’è anche l’altro, irrimediabilmente.
E’ per questo che, con la scomparsa del perfido Re Jaaku, la stessa sorte è accaduta anche alla regina del Giardino della Luce, la cui essenza è stata divisa e sparpagliata chissà dove sulla Terra.
Ma luce e tenebre sono inscindibilmente legati, oltre che essere eterni, perciò sia la regina buona sia l’oscuro sovrano sono entrambi ancora vivi e in attesa di tornare agli antichi fasti.
Per quanto riguarda Re Jaaku, pare che la sua essenza vitale sia rinchiusa in un taciturno e misterioso bimbo biondo, e a farsi carico della sua reincarnazione sono i due comicissimi maggiordomi-Zakenna che avevamo avuto modo di apprezzare nella prima serie, coadiuvati da un quartetto di loschi figuri composto dall’indomito Circulas, dalla femme fatale Biblis, dal buffissimo, enorme, maldestro e non molto sveglio Uraganos e dall’enigmatico e maligno Baldez.
L’anima della regina della luce, invece, è stata divisa in dodici parti, chiamate Heartiels, che si nascondono sulla Terra, separate dalla sua essenza vitale, e sarà compito delle ormai collaudate Nagisa e Honoka, alias Cure Black e Cure White, naturalmente aiutate dai fedelissimi Mipple, Mepple e Porun, rimettere insieme tutti i frammenti per far tornare la regnante a nuova vita.

C’è una cosa che salta immediatamente all’occhio, guardando Futari wa Pretty Cure Max Heart, seconda stagione del fortunato franchise Toei Animation che è la diretta continuazione della prima storia, ossia che, stavolta, le guerriere non sono più “futari”, perché si è aggiunto al cast un nuovo personaggio, la timida e misteriosa Hikari Kujou alias Shiny Luminous, che le aiuterà nei combattimenti.
Fortunatamente, l’introduzione di un nuovo personaggio così importante è egregiamente gestita e lo spettatore prova immediatamente empatia per Hikari, sentendosi motivato a seguirne le vicende, sia quelle “umane” che vedono la ricerca, per la ragazza, di amici fidati e di un posto nel mondo, sia quelle “magiche” che riguardano il suo misterioso legame con quanto narrato nella nostra premessa.
C’è da dire che, purtroppo, di tanto in tanto Hikari ruba un po’ la scena alle stesse Nagisa e Honoka, un po’ come fu per Chibiusa ai tempi di Sailor Moon, ma è normale che sia così, dato che, in quanto nuovo personaggio ha bisogno di più spazio per essere introdotta. In ogni caso, Nagisa e Honoka sono tutt’altro che scomparse e anzi continueranno ad allietare lo spettatore con mille e più gags scaturite dalla loro diversità caratteriale, mentre, passo passo, continuano a cementare la loro amicizia.
L’elemento di vita quotidiana, gioia di chi ha amato la prima serie, fortunatamente non manca di incantarci anche in questa seconda avventura. Se da un lato è vero che a Nagisa e Honoka verrà data minor attenzione perché devono spartirla con Hikari, è anche innegabile che il mondo di Pretty Cure continua a mostrarci una certa vitalità e personaggi, siano essi protagonisti o comprimari, che si interrogano sui rapporti familiari, sull’amicizia, sulle questioni di cuore, sulle responsabilità, sui sogni, sul passato e sul futuro con grande naturalezza, riuscendo a risultare in alcuni casi persino toccanti e donando validi insegnamenti ai giovani spettatori cui la serie è diretta.
Rivedremo tutti i personaggi già conosciuti nella prima storia, approfondendone i caratteri, e ne conosceremo di nuovi che saranno ugualmente amabili. Del resto, si tratta della diretta continuazione di quella vicenda, con gli stessi personaggi e gli stessi autori, dunque era logico supporre che Pretty Cure Max Heart ne avrebbe mantenuto gran parte dei pregi. Pregi come l’umorismo che caratterizzava la prima stagione, dovuto alla scalmanata e maldestra Nagisa e alle sue sfuriate o gaffes, ai simpaticissimi folletti che la accompagnavano o agli spassosissimi Zakenna.
Questo stesso umorismo, fortunatamente, viene mantenuto e ampliato nella nuova storia, in quanto si darà anche a diversi altri personaggi, come il saggio del Giardino della Luce, il guardiano delle Prism Stones o nuovi folletti, l’occasione di inscenare numerose gags ben riuscite.
Sembra un po’ incredibile a dirsi, ma Pretty Cure Max Heart, in certi frangenti, fa ridere, davvero ridere di gusto, e gran parte del merito va alla parte “oscura” del cast. Continueremo, infatti, a conoscere molti nuovi Zakenna, che si faranno sempre più divertenti (sarà impossibile non ridere vedendo trasformarsi in un mostro una celebre pittura di uno dei molti templi di Kyoto) e a divertirci coi due imbranatissimi maggiordomi, ma la parte del leone spetta a Biblis, Circulas e Uraganos. Personaggi dal grandissimo potenziale comico, che risultano più simpatici delle stesse protagoniste, nel loro reiterato litigare per ogni cosa, cercare (riuscendoci pure) di adattarsi al mondo degli umani, travestirsi da Babbo Natale nella sigla di chiusura, giocare a baseball col bambino che devono proteggere o mangiare una torta alla fragola cercando vicendevolmente di rubarsi l’agognato frutto.

Pretty Cure Max Heart - HikariPretty Cure Max Heart - Lulun e Porun

La grande empatia che si instaura tra lo spettatore e gli antagonisti, tuttavia, rappresenta uno dei maggiori problemi della serie.
Ricordate il fondamentale concetto su cui questa si basa? E’ una concezione manichea secondo cui luce e tenebre sono sempre contrapposte, con la luce sempre dalla parte del giusto e le tenebre sempre rappresentanti il male.
Eppure, chi guarda Pretty Cure Max Heart se ne accorgerà, gli avversari delle guerriere non sono poi così cattivi, e la cosa più malvagia che fanno nel corso degli episodi è evocare uno Zakenna che distruggerà qualche albero o strattonerà le protagoniste. Per il resto, fuori dalla battaglia, Biblis, Circulas e Uraganos sono personaggi che si divertono, provano sentimenti, desiderano a modo loro la felicità e vogliono bene al bambino che incarna il loro signore, al pari degli umani che sulla carta vogliono distruggere. Nonostante questo, però, e la cosa verrà sempre più enfatizzata man mano che la serie volge a conclusione, Nagisa e Honoka perseverano nel loro ritenersi nel giusto, e né loro né i cattivi fanno nulla per potersi comprendere vicendevolmente, cosa che permetterebbe ai cattivi di ottenere una maggiore caratterizzazione, avulsa dall’ essere delle spalle comiche e cattivi per contratto, e al tono degli scontri di maturare un po’, rendendoli meno monotoni e più profondi. Dispiace davvero vedere un manicheismo così superficiale, nella rappresentazione di Pretty Cure Max Heart, soprattutto pensando che, senza andare a scomodare Sailor Moon, già la prima serie ci aveva offerto dei personaggi più “sfumati”, e dunque ricordati con più affetto dallo spettatore, tra gli antagonisti.
Purtroppo, e lo dico a malincuore, è nella parte “magica” che Pretty Cure Max Heart fa un po’ acqua, e non solo perché gli scontri sono tutti simili fra loro e la caratterizzazione degli avversari è sì spassosa ma anche superficiale e talvolta incoerente.
L’intrigante trama di base insiste reiteratamente sulla contrapposizione di luce e tenebre e lascia presagire apocalittiche catastrofi qualora questi due elementi, incarnati da Hikari e dal bambino dei cattivi, dovessero incontrarsi. I molteplici colpi di scena al riguardo, tuttavia, si risolvono spesso e volentieri in un buco nell’acqua, per poi essere insabbiati da decine di episodi riempitivi dallo schema ripetitivo che affascina per la rappresentazione del quotidiano, ma mal spiega le vicende magiche della storia e tralascia i loro aspetti più interessanti trattandoli solo superficialmente. Del resto, i cattivi hanno uno scopo piuttosto vago e si limitano ad attaccare di continuo le protagoniste cercando da loro delle risposte all’annosa questione del rapporto tra luce e tenebre, risposte che, purtroppo per loro, non potranno ottenere da quelle che, a conti fatti, rimangono delle semplici ragazzine e che non otterranno mai, data l’impostazione manichea della trama.
Anche dal lato più prettamente “action”, Pretty Cure Max Heart cala un po’ rispetto alla prima stagione. I combattimenti sono molto fisici e sempre adrenalinici e ben animati, ma i power up di Nagisa e Honoka si limitano a nuove versioni, con qualche effetto speciale e inglesismo in più, del loro colpo base, e il power up di Hikari quasi non si capisce che cosa sia e quale utilità abbia. Ci sono infatti momenti in cui sembra che solo Hikari sia utile e altri in cui invece lei non serve a nulla e neppure compare, e questa incoerenza si rivela a tratti fastidiosa.

Pretty Cure Max Heart - Heartiels EternalunPretty Cure Max Heart - Heartiels HarmoninPretty Cure Max Heart - Heartiels HorpunPretty Cure Max Heart - Heartiels Lovelun

Nonostante i difetti a livello di trama, Pretty Cure Max Heart è comunque un prodotto ben confezionato a livello tecnico, con splendidi colori, effetti di luce e animazioni molto fluide. Ottima la colonna sonora che presenta diverse tracce orchestrate di grande effetto. La sigla d’apertura è la stessa canzone che apriva la prima serie, ma con un diverso arrangiamento, mentre sono due le sigle di chiusura: “Murimuri! Ariari! In jyaa nai!”, una canzone con un testo parecchio sciocco e infantile, al punto da sembrare quasi irritante, ma con un ritmo allegro e molto trascinante, e “Wonder Winter Yatta”, ugualmente sempliciotta nel testo ma coinvolgente a livello musicale.
Molto buono il doppiaggio giapponese, che ci permette di ritrovare il buon cast della prima stagione in gran forma. Tra i nuovi personaggi, purtroppo, bisogna dire che la Hikari di Rie Tanaka non sempre è convincente e anzi risulta un po’ forzata, inespressiva e macchinosa nelle scene d’azione, mentre si possono spendere solo parole d’elogio, e per giunta innumerevoli, per il poliedrico Wataru Takagi, che caratterizza un Uraganos davvero spassoso. Ottimi sono anche i vari Heartiels, ognuno caratterizzato da una propria inclinazione e da un preciso modo di parlare.

Pretty Cure Max Heart - Heartiels PationPretty Cure Max Heart - Heartiels BravenPretty Cure Max Heart - Heartiels HapinenPretty Cure Max Heart - Heartiels Inteligen

Bisogna tener conto del fatto che Pretty Cure Max Heart si rivolge ad un pubblico giovane. A questo non interesserà approfondire le ragioni dei cattivi, né si interrogherà su questioni morali durante la visione. Basterà avere dei buoni, dei cattivi e dei messaggi da far propri nella vita reale. In questo, la serie si rivela molto brava, in quanto di bei messaggi da veicolare agli spettatori ve ne sono tanti. Da spettatore più grandicello, tuttavia, avrei preferito che fra questi messaggi vi fosse anche un confronto ideologico e psicologico tra le due parti in conflitto, che rimangono purtroppo caratterizzate in maniera superficiale.
Intendiamoci, si tratta comunque di una serie avvincente e godibilissima, che ha degli splendidi momenti e che ci farà davvero ridere a crepapelle, in alcuni frangenti. Tuttavia, determinati suoi aspetti potevano essere curati decisamente meglio e uno spettatore più adulto, purtroppo, avverte che c’è un piccolissimo ma in qualche modo fastidioso ingranaggio inceppato nel meccanismo…