The Five Star Stories Cover“Anzi, forse in teoria questo non sarebbe dovuto essere nemmeno un fumetto…”

Diciamocelo francamente, noi lettori assistiamo quasi ogni giorno all'annuncio di nuove pubblicazioni, ed immancabilmente ci tocca veder pubblicizzate le novità più disparate con quello che ormai sembra essere diventato un inevitabile ricorso a paroloni come “capolavoro” (termine inflazionatissimo ormai), o a frasi del tipo: “Quello che fra qualche numero diverrà il vostro manga preferito”, “Da leggere e collezionare assolutamente” o ancora “Il manga che tutti stavamo aspettando”; con schiere di punti esclamativi al seguito magari.
Quante volte però tali slogan, frutto di un ambiente, quello dell’editoria, in cui più la spari grossa e più sembri credibile, hanno effettivamente mantenuto le promesse?
Quante volte si sono invece rivelati delle autentiche fanfaronate, delle dozzinali manovre pubblicitarie da teleimbonitore?
Be’, reduce da un'approfondita e vorace lettura del primo volume di The Five Star Stories (appendici incluse), posso affermare in tutta serenità che tali e ben più accorati appellativi, se riferiti all’Opera in esame, sarebbero tutt’altro che immeritati.

“In questo Mondo in cui tutto è possibile, l’unico grandissimo vincolo, l’unico limite è la Cronologia. Qualunque cosa accada, qualunque cosa succeda, voi lettori conoscete già la conclusione, anche se io non andassi più avanti a disegnare. E non ci sono eccezioni…”

The Five Star Stories debutta nel lontano 1986 sulle pagine di Newtype, mensile di Kadokawa Publishing. Ciò che poterono evincere i sui lettori già dopo poche decine di tavole, è che la narrazione poggia su una sintassi semplice ma geniale, esordendo infatti con un prologo che si rivela in realtà poi essere un epilogo; e dopo del quale si compie un salto temporale di un migliaio di anni nel passato. Questo in sostanza significa che la parola fine viene posta già nel primo capitolo dell’opera!
All’autore, Mamoru Nagano, non resta così che infarcire tale intercapedine temporale con episodi più o meno autoconclusivi, sempre rapportati però a quel complesso palcoscenico che è l’immenso universo di The Five Star Stories.
A questo punto molti si staranno giustamente chiedendo che gusto ci sia a seguire una storia il cui finale viene, volutamente, svelato ancor prima di cominciare il racconto. In realtà è proprio questo il bello di The Five Star Stories.
Innanzitutto i colpi di scena non mancano di certo (si veda la conclusione del primo volume), e il tipo di narrazione imbastita da Nagano è la dimostrazione lampante della validità di quel principio secondo il quale è più importante il viaggio percorso che il mero raggiungimento della meta vera e propria. Ma, soprattutto, è impressionante quella sorta di “senno di poi” che scaturisce durante la lettura anche se, paradossalmente, non esiste ancora un “poi” per il lettore, visto che l’opera è effettivamente appena iniziata.

C'era una volta una galassia lontana lontana...
The_Five_Star_Stories_corpoIl contesto è un ammasso stellare, Joker, composto dai quattro astri Easterr, Westerr, Southernd, Nourth ed un quinto, Stantt, che erra per lo spazio incrociando il sistema di Joker solo ogni 1500 anni. Attorno a questi astri ruotano una gran quantità di pianeti e satelliti, ognuno caratterizzato da un proprio sistema governativo e socio-culturale.
La vicenda principale del primo volume di The Five Star Stories si svolge ad Addler, pianeta appartenente al sistema solare di Easterr, governato dal perverso re Über. Qui son accorsi nobili provenienti dai sistemi solari più lontani, per partecipare ad una colossale cerimonia durante la quale due speciali fatima, Klotho e Lachesis, dovranno scegliere il loro futuri padroni, gli headdliner. Sul posto sopraggiunge anche Sopp, un giovane e talentuoso meister dai tratti femminei, che intende restituire la libertà alle due eteree e tanto contese creature a lui fortemente legate da anni.
È da qui che potremo già cominciare a familiarizzare con l’universo di The Five Star Stories, ricco di personaggi, intrighi, misteri, avventure e colpi di scena; una società in cui si distinguono gli individui che hanno una grande affinità coi mortar headd, questi grossi ma eleganti mecha attorno ai quali ruotano tre figure importanti: gli headdliner, piloti che rivestono una carica pari a quella dei nobili, ed il cui titolo non è ereditabile; le fatima, degli androidi di eccelsa fattura in grado di interfacciare pilota e mecha, creature di rara bellezza spesso vittime di soprusi perché ambite da uomini senza scrupoli. Infine ci sono i meister, tecnici che si occupano della messa a punto, o della costruzione vera e propria, di mortar headd.

Per quel che riguarda l’apparato grafico, forse una delle prime cose che salta all’occhio è il chara design simile a quello di Leiji Matsumoto, soprattutto nei personaggi femminili (o presunti tali, visto che Nagano è bravo anche a giocare con l’androginia) con le loro figure slanciate, i visi affilati e gli occhi larghi e ombrettati. Questo tipo di idealizzazione però, pur essendo molto espressiva, probabilmente non incontrerà i gusti di ogni lettore di primo acchito; complici alcune scelte stilistiche, sì caratterizzanti ed eleganti, ma non sempre riuscitissime, nonché occasionali ingenuità anatomiche.
Di ben più alto livello è la raffigurazione dei mecha di The Five Star Stories e non a caso, visto che Nagano cominciò la sua carriera artistica come mecha designer. I mortar headd sembrano degli imponenti, eleganti e fieri cavalieri; giganteschi e complessi marchingegni meccanici in cui l’autore dà libero sfogo a tutto il suo descrittivismo, studiando e rappresentando spesso fin nei minimi dettagli il funzionamento di ogni articolazione, e rivestendo poi il tutto da una corazza che ricorda più una fantasiosa e baroccheggiante rivisitazione di un'armatura medievale.
Anche il tratto ha un che di ingegneristico, quasi da rapidograph, ed anche se occasionalmente si mostra tremolante, riesce a rendere con estremo dettaglio e pulizia nel complesso ricca ogni tavola. L’uso dei retini è semplice ed ordinato, ad esempio mirato a dare profondità scenica o tonale alle tavole. La regia è molto chiara, logica e “sequenziale”, come la narrazione di un buon romanzo appunto.

The_Five_Star_Stories_codaL’edizione Flashbook può innanzitutto vantare il solito ottimo confezionamento e dei materiali pregevolissimi.
Per il lettering ci si è rifatti all'edizione americana, adottando un font più austero e la differenziazione maiuscolo/minuscolo. Ciò oltre a consentire una certa versatilità, contribuisce efficacemente a rendere quell’idea di romanzo disegnato che era, fin dal principio, alla base delle intenzioni dell’autore.
Nota controversa, il mancato adattamento delle onomatopee, condizione questa in realtà imprescindibile per poter ottenere l’avallo alla pubblicazione da parte dell’autore. Ciò farà indubbiamente felici i puristi, ma rende di fatto mute le tavole ai lettori che non sono in grado di tradurle autonomamente, e che dovranno quindi accontentarsi di intuirli soltanto i suoni e i rumori nelle tavole. Anche eventuali vie di mezzo (traduzioni in piccolo o a fine volume) sono state infine scartate visto che, a detta dell’editore, sarebbero state problematiche e/o poco proficue per il lettore.
Lo sforzo resta comunque colossale, soprattutto vista la gran quantità di materiale di approfondimento che si è dovuto tradurre ed adattare: tabelle, schemi, cronologia, progetti meccanici, glossari… background che andrebbe letto per poter apprezzare al meglio le infinite sfumature di questo impressionante e maniacalmente pianificato universo tolkieniano, una space-opera profondamente connotata da elementi stilistici squisitamente innovativi.

The Five Star Stories certo avrebbe bisogno di essere cronologicamente contestualizzato per essere apprezzato a dovere. Quest’opera va infatti letta con la consapevolezza di avere tra le mani una pietra miliare della storia del fumetto; un’opera che ha ispirato blockbuster come Patlabor, Evangelion o Escaflowne.
Flashbook Edizioni, pubblicando finalmente in Italia questo grande assente, ci fornisce dunque l’occasione per leggere un’opera definibile originale nell’accezione più etimologica del termine, e che ha nello stile, nella capacità evocativa della narrazione e nella commistione tra generi apparentemente molto differenti tra di loro, alcune delle sue peculiarità oggettivamente più allettanti presso il pubblico di ogni età e genere.