Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Ampio spazio a stroncature secche e progressive nell'appuntamento di oggi. "Vittime" (per così dire) saranno tre anime: Itazura na Kiss, Dragon Ball GT e Nabari.

Per saperne di più continuate a leggere.


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Il manga “Itazura na kiss” nasce per mano della stessa mangaka del famosissimo Kiss me Licia (Love me Knight) e risale al lontano 1991. La versione animata è invece del 2008.
La trama è la solita storia di lei che ama lui senza essere ricambiata. Lei, Kotoko, insiste, insiste e insiste ancora per anni nonostante le svariate umiliazioni e offese a cui viene sottoposta dal suo principe azzurro, Irie. Soffermiamoci un attimo su Irie: questo personaggio è meschino, non ha rispetto per i sentimenti altrui e pensa di essere superiore a un'altra persona solo perché è più acculturato, inoltre ha sempre un'espressione arrabbiata sul viso. Kotoko invece è buona ma è la classica sfigata dei manga: è distratta, sbadata e va male a scuola.

Alcuni episodi li ho trovati davvero noiosi e grondanti di un superficiale buonismo, ma ciò che più mi ha irritato è la protagonista. Kotoko trasmette un messaggio negativo, perché subisce passivamente le angherie del protagonista maschile. Nonostante in alcuni momenti pare che odi Irie e provi anche a vendicarsi di lui, poi, fondamentalmente non riesce a opporsi in modo convincente. Se il personaggio di Kotoko fosse stato inserito in un contesto diverso, come quello di un anime demenziale, l’avrei apprezzato di più. Ma, essendo questa una commedia romantica che vuole raccontare una storia d’amore e possibilmente veicolare anche una morale, non riesco proprio a farmela piacere, la protagonista. Kotoko avrebbe dovuto rinunciare a Irie o almeno comportarsi in modo più dignitoso, invece dimostra di essere una persona con poca forza di volontà e a tratti patetica – mi spiace usare un termine così forte, ma non ho trovato un degno sinonimo – pur essendo apprezzabile per la sua generosità e bontà d'animo.
Il messaggio che vuole trasmettere quest’anime è di farsi calpestare e umiliare dalla persona che si ama pur di conquistarla?!

Un altro shoujo è riuscito a raccontare molto meglio di questo una storia d’amore tra due personalità agli antipodi, parlo di Kodomo no Omocha (Rossana). Irie e Kotoko, con le dovute differenze, mi hanno ricordato Akito e Sana: lui cattivello e scorbutico, lei buona e solare. In Kodocha, Sana non era mai succube della sua controparte maschile, a poco a poco i due crescevano e maturavano insieme, completandosi a vicenda. Niente di simile ho visto in Itazura Na Kiss.
Altro aspetto che proprio non ho mandato giù è che Kotoko fa una sua importante scelta di vita in base al lavoro che farà Irie. Quindi, invece di andare alla ricerca di una sua realizzazione personale, invece di scegliere un lavoro che le piaccia veramente, ne sceglie uno che possa permetterle di stare al fianco del suo amato.
Quest’anime è intriso di una mentalità arcaica e maschilista, e per quanto ciò possa essere giustificato dai non pochi anni del manga, concepito 20 anni fa, veicola, comunque, valori che ormai non esistono più, almeno per noi occidentali.
Uno dei pochi aspetti positivi di Itazura na Kiss è che segue la protagonista dall'adolescenza fino all'età adulta, invece di fermarsi agli anni delle superiori, come la maggior parte delle commedie sentimentali. L’OST, infine, l’ho trovata molto anonima, il chara non mi ha particolarmente entusiasmato, ma se non altro è apprezzabile perché i vari personaggi dell'anime sono molto diversi tra di loro.



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Un unica parola: sfacelo.
Dragon Ball Gt non è altro che un prodotto che si regge a stento in piedi, nato solo per ragioni commerciali, ovvero quelle di portare avanti il successo che le serie di Dragon Ball e di Dragon Ball Z avevano ottenuto. Purtroppo il tentativo di 'bissare' il successo dell'opera di Toriyama si è rivelato un emerito fallimento.
Nonostante la grafica sia apparentemente più 'moderna' rispetto alle precedenti serie, e i colori più vivaci e accesi, ciò non basta a colmare le enormi lacune che questa serie presenta: incoerenza e banalità.

La narrazione si svolge dopo la fine della saga Z. Il protagonista, Goku, a causa di un desiderio alle 7 sfere del drago espresso in modo errato, ritorna bambino. Le sfere utilizzate per evocare il drago si sparpagliano per l'universo ed è compito proprio di Goku di andare a recuperarle entro un anno, pena la distruzione del pianeta Terra. Con lui partiranno la nipote Pan e Trunks, figlio del suo acerrimo amico/rivale. Dopo un lungo giro della galassia, che impegnerà le loro forze nello scontro con vari nemici, i nostri ritorneranno sulla Terra, affrontando nuovi i mostri, come Baby, Super c-17 e infine i draghi malvagi. Fine.

La trama fa acqua da tutte le parti. Già la scelta di far tornare Goku bambino mi aveva irritato non poco; nelle due precedenti saghe il nostro protagonista aveva subito una lunga crescita, non solo fisica, ma anche interiore: dal bambinetto scimmiesco dalle origini ignote cresciuto tra i monti fino a diventare un eroe, nonché marito e padre, finalmente a conoscenza delle sue radici aliene. Ecco, a sto punto mi scoccia davvero tanto vedere tutto ricominciare da capo, e rivedere il bambinetto beota e ridanciano.
In più i personaggi secondari hanno subito una caduta pazzesca verso l'oblio. Quelli che erano stati non solo 'spalle' di Goku, ma anche valorosi combattenti con loro caratteristiche e personalità (Vegeta, Piccolo, Gohan, Krilin) vengono letteralmente accantonati. Al protagonista verranno affiancati Pan, la nipote insopportabile e estremamente irritante, e Trunks, che forse tra i tre è quello che si salva di più.

I nemici? Patetici! Né Baby, né s.c17, né i draghi malvagi eguagliano quelli che erano i vecchi Frieza e Cell, l'atmosfera di tensione che permeava ogni battaglia per la salvezza del mondo delle saghe precedenti è andata perduta. Personalmente, provo un misto di fastidio e insofferenza a ogni battaglia della serie Gt: sono ridicolmente inutili. Certo, non occorre che siano lunghe come nello Z, ma un pelino di pathos in più non guasterebbe.
Non mi sento di consigliare quest'anime a nessuno. Fan di Dragon Ball? Lasciate perdere quest'orribile commercialata, e fermatevi alla fine dello Z.



1.0/10
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Ninja, villaggi nascosti e una forza misteriosa sigillata nel corpo del protagonista... sembrerebbe proprio la trama di Naruto vero? Ed invece no (mica tanto, ma ne parlerò dopo) queste sono le basi di tal “Nabari No Ou”, anime del 2008 di 26 episodi distribuito in Italia da Dynit e trasmesso all'interno dell'anime night di Mtv tra la fine del 2008 e gli inizi del 2009.

Il protagonista Miharu Rokujou è uno studente di 14 anni dal carattere solitario completamente indifferente a tutto ciò che lo circonda, e ciò lo induce a non esprimere mai apertamente i suoi sentimenti e le sue emozioni. Ben presto scopre di possedere, rinchiusa nel suo corpo, un'antica e potentissima arte segreta chiamata “Shinrabansho”, elemento cardine su cui ruota l'intera serie. Dovrà infatti difendersi da chi vuole impossessarsene per esercitare pieno potere sul mondo di Nabari (composto da ninja per lo più) ossia una realtà parallela nascosta al resto del mondo.
Insieme a lui ruoteranno diversi personaggi: Tobari Kumohira, insegnate con il compito di proteggerlo, Kouichi Aizawa, suo compagno di classe, Raimei Shimizu, ragazza abile nell'uso della katana, Kotaro Fuma, il capo villaggio, Yoite, misterioso ragazzo dall'oscuro passato, ed infine il nemico principale della storia, Hattori Tojuro, colui che brama il potere assoluto.

Se Miharu non è quindi un clone in forma depressa di Naruto non so come definirlo.
Ovviamente non è solo il protagonista a “ricordare” il ninja di Konoha, ma anche altri personaggi ricordano parecchio l'universo di Kishimoto: Fuma sa molto di hokage, fra Miharu e Yoite si viene a creare un rapporto particolare simile a quello Naruto-Sasuke ma con sfumature che sanno parecchio di yaoi, ma lo scopiazzamento più assurdo (forse superiore anche al protagonista stesso) è la storia di Raimei, identica quasi del tutto al clan degli Uchiha, assurdo!

Come non bastasse ciò, un altro elemento che mi ha fatto bocciare del tutto Nabari è la noia. Già proprio così, mai prima d'ora mi era capitato di seguire una serie dove in tutti gli episodi i “veri” protagonisti fossero gli sbadigli. Se avessi tenuto il conto fin dall'inizio probabilmente avrei scoperto di averne effettuati di più in quei venti minuti settimanali che in tutta la mia esistenza.
A parte i personaggi che come detto sanno di già visto, i momenti d'azione sono squallidi, piatti, non tengono in apprensione nemmeno per un istante, in sostanza di “azione” non hanno nulla. In Nabari la noia (ribadiamo il concetto che male non fa) e la depressione regnano sovrane!

Neanche la parte tecnica salvo: personaggi disegnati in maniera troppo filiforme che sembrano in dieta perenne, mentre le musiche non mi hanno trasmesso nessuna emozione particolare, al massimo le potrei definire orecchiabili a sforzarmi ma certamente nulla di eccezionale che valga la pena ricordare.
Quanto al doppiaggio nostrano non mi sembra di aver udito pecche tali da essere evidenziate, ma forse una sola visione è troppo poco per poter esprimere un giudizio esaustivo. Questo però rimarrà tale perché certamente non avrò mai occasione e voglia di riascoltarlo dato che un supplizio di 26 episodi mi è bastato e avanzato abbondantemente. Dovrei essere masochista per riguardare Nabari e fino a prova contraria non è una categoria in cui rientro.

In sostanza vi sconsiglio da amico questo titolo, non offre nulla d'interessante e innovativo con un protagonista per giunta insopportabile da prendere a schiaffi per la sua indolenza. Bocciato senza appello!