Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

L'appuntamento è oggi orientato al genera action/ecchi con tre dei titoli più famosi in quest'ambito: Ikkitousen, Inferno e paradiso (manga) e Highschool of the Dead.

Per saperne di più continuate a leggere.


6.0/10
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"Ikkoutousen" prova a essere contemporaneamente un anime drammatico, un anime comico e un anime ecchi. Non riesce a fare bene neppure una delle tre cose e la commistione dei tre generi fa precipitare il risultato finale. È difficile mettere insieme drammaticità e comicità; mettere insieme dramma ed ecchi è ancora più difficile; mettere le tre cose insieme è impossibile. Alla fine "Ikkitousen" è un accozzaglia di combattimenti che non sono appassionanti per l'eccessivo fanservice e per le scenette comiche che li intramezzano. Non funziona come anime comico per l'eccessività drammaticità in cui è immerso (ci sono assassini, pervertiti, personaggi che muoiono). Funziona peggio di tutto come anime ecchi: ha un chara design decisamente hentai ma è frustrante perché non vediamo abbastanza delle grazie delle protagoniste.

Se le protagoniste fossero meno erotiche e il fanservice fosse più leggero (oppure se fosse seriamente ecchi e non drammatico) sarebbe più tollerabile, ma così è insopportabile. Se volete vedere un anime ecchi che sia veramente ecchi e onesto nella sua vocazione vi consiglio di vedere "Queen's Blade", che non è per nulla drammatico, è discretamente ironico e soprattutto vi fa vedere tutto quello che c'è da vedere. "Ikkitousen" così com'è può arrivare a stento alla sufficienza. Se io fossi una donna gli assegnerei un 2; invece sono un uomo non indifferente ai seni a cocomero e questo è l'unico motivo per cui l'ho visto. Lo promuovo a fatica per l'assenza di personaggi maschili particolarmente odiosi come quelli di "Inferno e Paradiso", che invece non può assolutamente arrivare alla sufficienza. Il chara design delle protagoniste si fa ricordare, tutto il resto no.



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Inferno e Paradiso è il classico manga che o si ama o si odia. Questo soprattutto a causa dell'elevata e spesso ingiustificata dose di fanservice presente, soprattutto nei primi numeri in cui emergono i residui del disegnatore hentai che era in precedenza Oh! Great, e della "stranezza" della trama, che all'inizio appare praticamente quasi assente per poi prendere una sua forma (peraltro molto "complicata") solo dopo qualche volume, a partire dal primo flashback in cui emergono le "ragioni" dei combattimenti. Infatti se il manga inizia come un "bulli e pupe" in un contesto scolastico - non certo il massimo dell'originalità -, man mano che si va avanti si capisce che ciò che sta succedendo ora è in realtà il culmine di una guerra che dura da molto tempo e che è supportata da visioni filosofiche contrapposte. A ciò si aggiunga che i disegni dell'autore crescono esponenzialmente di capitolo in capitolo per qualità, e da metà manga sono veramente eccezionali e testimoniano la posizione di Oh! Great fra i migliori illustratori del panorama nipponico, a prescindere dalla sua abilità nel disegnare le forme femminili. Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, si passa da alcuni classici stereotipi (il protagonista bulletto e arrogante e la tipa sexy che lo ama non si sa per quale motivo) e soggetti con un background più sviluppato (come Mitsuomi, Maya, e mettiamoci pure il buon Kagesada "Scartina" Sugano).

Ma allora, tralasciando il fanservice che può essere gradito o meno a seconda del lettore, qual è il vero limite di questo manga? È un piccolo grande problema: la trama, pur meritevole nelle sue idee di fondo (va addirittura a rileggere in alcuni punti la storia giapponese), è stata veramente gestita e spiegata male dall'autore. In sostanza non è riuscito a tradurre adeguatamente su carta le idee che aveva in testa, è ciò viene implicitamente ammesso dallo stesso Oh! Great. Nelle sue vignette sketch alla fine dell'ultimo volume infatti egli riconosce di aver inserito nel manga tutto quello che voleva ma anche, dimostrando una certa autocritica, che rileggendolo dall'inizio il risultato è "strano". Forse non poteva trovare un aggettivo migliore. Un esempio evidente è il secondo grande flashback del manga, il quale è parecchio lungo e lascia da parte tutti i personaggi fino ad ora presentati, dando quasi l'impressione che l'autore non sappia dove andare a parare. Impressione che si scoprirà essere sbagliata, ma solo dopo qualche volume letto "sulla fiducia". Ed è proprio questa "stranezza" nella trama che non fa apprezzare appieno uno dei punti di forza di questo manga: l'imprevedibilità. Infatti in Inferno e Paradiso non sono sempre i protagonisti a vincere, ma soprattutto fino ad un certo punto della trama non c'è un vero "nemico", ma solo individui con punti di vista differenti su ciò che giusto fare. Ed anche quando questo nemico emerge, il suo modo di agire è davvero particolare ed inaspettato. Questo comporta che, fino praticamente agli ultimi volumi, è veramente difficile prevedere quando e in che modo finirà questa storia, e difatti gli stessi combattimenti finali sono alquanto originali.

Il mio consiglio a chi vuole iniziare questo manga è cercare di leggerlo tutto in una volta, perché altrimenti si fa veramente fatica a cogliere appieno la trama. Consiglio inoltre di acquistare la recente edizione Collection della Planet Manga, che è nettamente migliore all'edizione "sottiletta" in termini di rilegatura ma soprattutto di adattamento (almeno per i volumi iniziali).

In conclusione Inferno e Paradiso è un manga da leggere per coloro che amano i combattimenti e il fan service, ma anche per coloro che richiedono anche qualche aspetto più profondo e retrospettivo a ciò leggono. Questo ovviamente purché abbiano la voglia e la pazienza di mettersi a "decifrarne" la trama. Il voto finale è un 8, che va a bilanciare il 10 dei disegni, il 6 della trama e il 7 dei personaggi.



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Difficile commentare un anime cult come "High School of the Dead", uscito l'anno scorso e subito assurto a capolavoro nel genere, senza fare diverse considerazioni. Basato sull'omonimo manga dei fratelli Sato (pubblicato in Italia in modo vergognoso da Panini) "High School" è, essenzialmente, la celebrazione degli zombie-movie americani, splatterone che richiama e omaggia, già dal titolo, l'esalogia cinematografica grandguignolesca di Romero. È un compendio di scene splatter a profusione (pur non indugiando nel gore) e divertenti dialoghi da b-movie, ma sopratutto di orde di morti viventi, tette ballonzolanti e audaci strizzatine ecchi alla "Ikkitousen".

Spiegarne il successo è facile: "High School" rappresenta lo stato supremo della nobile arte del fanservice. Nessuna trama di sottofondo, nessuna caratterizzazione forte dei personaggi, puntate generalmente identiche l'una all'altra - il gruppo continua a fuggire massacrando orde di famelici zombi e Takashi, sporadicamente, finisce con l'isolarsi insieme a una delle bellezze mozzafiato del gruppo scoprendo che se la farebbe volentieri. Il senso di tutto questo si riconduce alle stragi di zombi, ai generosi fiotti di sangue che schizzano dal primo all'ultimo episodio, alla morte di un gran numero di macchiette insopportabili, alla sfacciata bellezza delle quattro ragazze che sembrano fotomodelle e, soprattutto, alle loro grazie generosamente sbandierate in ogni dove e quando, in questo Giappone alternativo dove ogni studentessa delle superiori porta la quinta o sesta (si vede che il disegnatore originale proviene dal fumetto erotico?).

A divertire ci pensa MadHouse, che con il solito alto budget realizza una confezione tecnica/visiva sopraffina, con un chara fedele all'eccitante tratto originale, ottime animazioni e una regia action adrenalinica - un ritrovato Tetsuro "Death Note" Araki. A impreziosire il tutto, l'affascinante gusto estetico in location depressive e apocalittiche, con l'uso intenso di ombreggiature e filtri violacei, e ben dodici ending, tutte cantate dallo stesso Maon Kurosaki e volte ad abbracciare ogni forma di heavy/alternative rock. E così, tra ogni genere di armi utilizzate per squartare zombie (shotgun, fucili da cecchino.... anche gli omaggi alla saga videoludica di Resident Evil si sprecano), civili allegramente sgranocchiati, ragazze talmente sexy da fare tremare e tette che si muovono in bullet time - per fare passare in mezzo loro le pallottole, impara Matrix! -, "High School of the Dead" si ritaglia un posto nell'Olimpo delle più geniali serie spiccatamente fanservice di ogni era. Purtroppo questo non basta a garantirgli l'impunità da ogni critica.

Il problema non è che "High School" si deve prendere solo come divertito omaggio al genere e quindi sorvolare sull'esilità della trama; è che, pur breve, questa serie sembra essere addirittura troppo lunga. Nonostante il ritmo, nonostante le tette, nonostante lo splatter, tutti e tre fonti iniziali di grande esaltazione, presto il gioco inizia a mostrare la corda. Dopo già, diciamo, i primi tre episodi, si inizia timidamente a sperare in qualche minimo risvolto di trama che spezzetti la ripetitività dell'azione e che magari fornisca qualche spiegazione sull'epidemia o quant'altro. Purtroppo nessun risvolto coglierà la trama che, linearmente, e seguendo abbastanza fedelmente l'incompiuto manga, continuerà a trascinarsi mostrando sempre le stesse cose: cambieranno le ambientazioni, aumenterà il body count, avverrà qualche raro momento di critica sociale marchio del genere (le immancabili riflessioni sul dovere diventare cinici ed egoisti per sopravvivere in situazioni di estremo pericolo), ma la minestra non verrà mai rimescolata. Sempre e solo azione fine a se stessa.

Vero che questo è anche il succo di uno zombie-movie qualsiasi, ma penso che anche "Dawn of the Dead", con una durata di 300 minuti, finirebbe con lo stancarci. Inutile comunque fare troppo le pulci o i seriosi con una serie di puro cazzeggio come questa: c'è brio ed è piena di pupe semi-nude, per molti può bastare. Dedicato sopratutto agli amanti dell'horror seriale e senza pretese alla "Friday the 13th".