Jpop-Rai4Recentemente abbiamo avuto la fortuna di riuscire ad organizzare una piccola chiacchierata tra Jacopo Costa Buranelli, editor di JPop, e Massimiliano Morelli, responsabile dei prodotti di animazione di Rai4. Come avrete certamente notato molti sono stati i punti di convergenza che negli ultimi tempi hanno avvicinato queste due realtà editoriali, tra i quali ricordiamo sicuramente La malinconia di Haruhi Suzumiya, Welcome to the N.H.K. e Toradora!.
Ghiotta è stata quindi l'occasione di un confronto diretto tra le parti sulla situazione generale del mercato anime/manga italiano e sui benefici che le auspicabili interazioni tra editori potrebbero generare.


AnimeClick.it: Allora, cominciamo con un po' di storia recente: JPop e Rai4 sono realtà nate relativamente da poco (Jpop da poco più di 5 anni e Rai4 da 3) e in breve tempo diventate dei top player nel campo manga o anime di riferimento. Credete che l'assenza di un background importante, il poter partire da zero senza alcun fardello storico sia d'aiuto o costituisca essenzialmente un limite nel doversi costruire un'immagine riconosciuta dal fandom?

Massimiliano Morelli: In linea generale, credo che la mancanza di un background consolidato rappresenti un handicap non indifferente.
Fino a due anni fa - perchè, è bene ricordarlo, Rai4 ha da poco compiuto il suo terzo anno di vita ma le prime serie animate hanno fatto il loro debutto solo lo scorso 24 settembre 2009 - era naturale aspettarsi che fossero Mtv o Italia1 a trasmettere i prodotti più attesi. Riuscire dal nulla a ritagliarsi uno spazio tra questi due players, tra - volendo semplificare al massimo - la qualità di Mtv e la quantità di Italia1, sembrava dunque quasi impossibile, a maggior ragione per un canale a marchio Rai. In un simile contesto, non bisogna dimenticarlo, perfino canali con programmazione dedicata come Cooltoon (ex Cultoon) o Hiro hanno fatto fatica ad imporsi con successo, se non di ascolti quantomeno di immagine, nell’agenda degli appassionati.

Nel caso specifico di un’emittente televisiva, ad ogni modo, la mancanza di una base di pubblico fidelizzato dalla quale partire e sulla quale far leva è solo parte del problema; si incontrano anche diverse difficoltà di ordine pratico. Penso alla consapevolezza di non poter disporre di un magazzino ben nutrito al quale attingere nel momento del bisogno (per dirla in altro modo, Rai4 non ha il suo Dragon Ball da tirare fuori dal cassetto per sostituire una serie poco gradita o poco performante). O alla mancanza di uno storico dei dati d’ascolto relativi all’utilizzo di questa tipologia di prodotto in base al quale pianificare con cognizione di causa il posizionamento delle diverse serie all’interno del palinsesto.

Per riassumere, ‘riorganizzare’ gli spazi dedicati all’animazione su un canale già rodato come, ad esempio, Mtv sarebbe stato molto più semplice che affrontare questo piccolo, grande salto nel buio. Ma anche molto meno gratificante.


Jacopo Costa Buranelli: Ciao a tutti! Dunque, come tutti sapete JPOP ha compiuto quest'anno 5 anni e se ci guardiamo alle spalle direi che di strada ne abbiamo fatta. Il marchio è nuovo, ma l'universo manga in Italia esiste da un pezzo e ogni realtà editoriale ha contribuito a fare in modo che i nuovi players imparassero dal passato e partecipassero allo sviluppo del settore. Non dimentichiamoci che JPOP è stata creata da persone con una certa esperienza sia in campo editoriale sia in quello commerciale, insieme a giovani appassionati entusiasti di iniziare una nuova avventura. Inoltre, JPOP è una collana di Edizioni BD che, come un 'fratello maggiore', ci ha fornito le linee guida e la 'mentality' per affacciarci sul panorama editoriale con i titoli made in Japan. Il partire da zero è importante per cavalcare il proprio entusiasmo e seguire fin da subito le proprie idee, sviluppando progetti innovativi e strategie sempre nuove, ma, a mio avviso, quando si parla di manga in Italia non ci si può slegare completamente da ciò che è stato fatto negli anni precedenti.

Il mercato italiano è notoriamente una "nicchia nella nicchia" per manga e animazione giapponese ed è nota la vostra decisione di puntare su opere non totalmente "di massa" ma curando il prodotto nei minimi dettagli. Non avete paura che una politica del genere finisca per "ghettizzare" questo mercato, già di per sé molto autoreferenziale?

MM: C’è da dire che il mercato italiano, almeno per quanto riguarda il prodotto televisivo, non è sempre stato così stantio. A cavallo tra gli anni ’70 e ’80, al contrario, l’Italia è stato uno dei paesi più attivi nell’acquisizione di anime ed ha svolto un ruolo di primo piano nel processo di penetrazione di questa tipologia di prodotto nel Vecchio Continente. Basti pensare a Italia1, quando a guidarla c’era un certo Carlo Freccero, o alla pletora di emittenti locali che, più o meno legittimamente, trasmettevano anime a qualsiasi ora del giorno e della notte. Con rarissime eccezioni, tutte le principali produzioni giapponesi dalla seconda metà degli anni ’60 (a cominciare dai vari Jungle Taitei, Cyborg 009, Ribbon no Kishi, Goku no Daiboken, Ogon Bat...) ai primissimi anni ’90 sono approdate in Italia, riuscendo a imporsi all’interno dei palinsesti prima ancora che sul mercato dell’home video.

Ad ogni modo, non credo assolutamente che l’ingresso nel panorama nazionale di nuovi players interessati a titoli maggiormente ‘di nicchia’ possa contribuire a ‘ghettizzare’ il mercato. Semmai contribuisce ad ampliarlo, grazie anche al sostegno fornito indirettamente agli editori nostrani che, senza la garanzia di un ritorno economico derivante dalla cessione dei diritti televisivi, avrebbero maggiori remore nell’accollarsi l’onere (oltre all’onore) della distribuzione in Italia di suddetti titoli.


JCB: Ci sarebbe da chiedersi cosa si intende per 'massa'. Voglio dire, abbiamo qui un signore che ha portato su Rai 4 un titolo come Haruhi Suzumiya che è stata per anni l'icona 'Japan' più in voga. E noi, come JPOP (oltre alla già citata Haruhi) abbiamo appena annunciato Hetalia, un vero e proprio fenomeno di massa che ha troneggiato per 21 settimane nella top 10 della New York Times manga best-seller list! Non è nostra intenzione ghettizzare niente, anzi, cerchiamo sempre il modo di aprirci a un pubblico più ampio con l'intento di coinvolgere anche chi non segue costantemente il mercato manga. La conferenza su Attack no.1 alla FNAC con Stefania Sansonna (a cui avete partecipato anche voi di Animeclick) è un esempio di questa politica così come l'articolo su The Climber apparso sulla Rivista del CAI. Senza dimenticare il manga di Zelda proposto anche nei Game Stop. Ovviamente siamo sempre alla ricerca di nuovi titoli, puntando dove possiamo arrivare, in base a ciò che il mercato giapponese ci offre e seguendo i nostri gusti e l'istinto che ci dice se tal autore potrà in futuro diventare famoso. Anche la nostra nuova sfida, cioè quella di portare in Italia le light novel di Welcome to the N.H.K. e La Malinconia di Haruhi Suzumiya, ha in sé la volontà di puntare verso orizzonti editoriali più ampi. Poi, vabbè, diciamocelo... qualcosa di ricercato, un po' di nicchia, permette a noi di andare in giro a pavoneggiarci...

Continuando sul solco delle similitudini tra di voi, sembra comune la voglia di puntare su prodotti recentissimi e accomunati dall'appartenenza ad una sorta di "new wave nipponica" del fumetto e dell'animazione. Credete che risieda nel rinnovamento la strada giusta per potenziare la "coda lunga" del vostro fandom di riferimento?

MM: La decisione di puntare dichiaratamente su prodotti recenti è dettata da diversi fattori, non solo dalla volontà di beneficiare dell’effetto “coda lunga”.

In primis, dal proprio target di riferimento. Se avessi dovuto pianificare la programmazione di un segmento dedicato agli anime su un canale a vocazione retrò avrei recuperato il meglio della produzione anni ’70-’80; se avessi avuto a disposizione 24 ore di palinsesto su un canale tematico avrei potuto spaziare senza dovermi porre problemi di sorta; avendo a disposizione meno di un paio d’ore settimanali su un canale a vocazione giovanile come Rai4, ho ritenuto opportuno - di concerto con il Direttore Carlo Freccero - orientarmi su prodotti quanto più possibile contemporanei, di breve durata e fortemente caratterizzati e caratterizzanti.

In secundis, dalle possibilità offerte dal mercato. Laddove per il prodotto di fiction, in particolar modo quella di produzione americana, è ancora impossibile per una piccola realtà come Rai4 acquisire i diritti di trasmissione in prima visione assoluta delle serie più recenti e blasonate, sono invece alla nostra portata tutte le migliori serie animate giapponesi dell’ultimo quinquennio. Semplicemente ci siamo detti “perchè non approfittare della cecità della concorrenza?” Col senno di poi, e con l’unica eccezione di ‘Death Note’, tutte le migliori produzioni contemporanee erano (e sono tuttora) lì a disposizione in attesa di qualcuno che trovasse la voglia e il coraggio di proporle finalmente al pubblico italiano.

In tertiis, dagli obiettivi imposti dall’editore. Se avessi dovuto massimizzarne la resa in termini d’ascolto non avrei di certo pensato alla seconda serata del giovedì come collocazione ideale per il prodotto d’animazione. Se, invece, avessi semplicemente dovuto fornire un pretesto per la commercializzazione di gadgets e merchandising di varia natura non avrei mai pensato di acquisire e programmare una serie come Welcome to the NHK. La programmazione anime di Rai4 ha invece come scopo primario, fortunatamente, quello di contribuire al rafforzamento del brand e alla costruzione dell’identità del canale. I singoli titoli vengono dunque scelti anche in base al riverbero che una loro eventuale programmazione su Rai4 potrebbe generare sul web. Lo stesso Direttore, del resto, non ha mai fatto mistero di voler far leva sul fandom per promuovere il brand di Rai4.

Fissato l’obiettivo, sono fermamente convinto che la politica del ‘poco ma buono (non censurato e, possibilmente, inedito)’ possa garantire un ritorno d’immagine di gran lunga superiore rispetto a una programmazione che favorisca la quantità a discapito della qualità.


JCB: Be', anche in questo caso ci sono da precisare alcune cose. Certo, guardiamo sempre al futuro e a ciò che è 'fresco' sul panorama nipponico. Toradora! di sicuro, ma anche Kekkai Sensen, I Giorni della Sposa, Drifters, Godeath. Il suffisso 'pop' di JPOP non è messo a caso. Suggerisce una notevole attenzione a ciò che è contemporaneo e 'popular'. E questo, proprio come dice Massimiliano a proposito di Rai 4, costituisce l'identità del marchio. Marco Schiavone, il nostro direttore editoriale, ha sempre tenuto molto a specificare quali fossero le caratteristiche di un titolo “JPOP” e queste linee guida le applichiamo sia alla scelta dei manga, sia alle promozioni commerciali. Se si punta molto sulla 'new wave' sono necessarie una buona dose di coraggio e tanta passione. Tuttavia, siccome il panorama manga in Italia non è costituito solo da novità (anzi, spesso ci si trova di fronte a una sorta di diffidenza) abbiamo fatto in modo che la nostra politica comprendesse sia la riproposta di opere importanti già apparse in passato (primo tra tutti X delle Clamp) sia una collana 'vintage' per editare le grandi serie cult come Cyborg 009, Attack no.1 e Golgo 13.

Le vostre scelte editoriali e di mercato sembrano quindi lasciare in secondo piano per ora una fascia di pubblico importante per molti editori come i "nostalgici": è una scelta di campo "totale", cioè credete che all'interno della vostra offerta siano antitetici prodotti dal gusto "amarcord" o semplicemente segno di un mercato inseguito da una moltitudine di editori e, quindi, in esaurimento?

MM: Come già ampiamente spiegato, abbiamo dovuto operare delle scelte. Sono cresciuto divorando serie come Hokuto no Ken o Maison Ikkoku e se fossi stato responsabile della programmazione di un canale tematico sul modello di Cooltoon, Hiro o Man-ga avrei dedicato ampio spazio alle riproposizione delle serie classiche, seppur impaginate in maniera sostanzialmente diversa rispetto a quanto fatto dalla ‘concorrenza’.

D’altro canto, fin quando le finestre dedicate all’animazione nell’ambito dell’offerta complessiva del canale resteranno limitate a un’ora scarsa il giovedì in seconda serata e a poco più di un’ora alla domenica mattina escludo categoricamente di potermi orientare su questa tipologia di prodotto.


JCB: Ho già citato il piano editoriale che prevede la riproposta di alcuni titoli del passato e la collana 'vintage'. Quindi non consideriamo l'amarcord antitetico ai nostri gusti. Certo, non puntiamo tutto su quello!

Haruhi, Toradora! e in ultimo Welcome to the NHK: scelte che vi accomunano. Puro caso o frutto di contatti tra di voi?

MM: Qui sarò molto conciso: puro caso. Ma in futuro, chissà... sarebbe bello poter pianifcare qualcosa insieme.

JCB: In realtà puntiamo a diventare un'oscura organizzazione che complotta per la creazione di nuovi otaku... esattamente come fa la N.H.K. secondo Sato! A parte questo, confermo quanto detto da Massimiliano. Puro caso, ma (evidentemente) stessi gusti...

In base a queste comuni esperienze pregresse avete notato differenze apprezzabili sui volumi di vendita e sugli ascolti televisivi per tali prodotti rispetto ad altri? E per i manga questa sorta di “traino reciproco” si esaurisce con la fine del passaggio televisivo o il prodotto riesce a trattenere il pubblico ottenuto anche successivamente?

MM: Il magico mondo degli ascolti televisivi... se aveste l'opportunità di consultare con cadenza quotidiana i report dei canali digitali restereste a bocca aperta.

Considerati gli enormi limiti dell’attuale metodo di rilevazione, non vi è modo di accertare l’effettiva esistenza, e valutare l’eventuale incidenza, di un ‘effetto traino’ dell’edizione cartacea sulla corrispettiva versione animata.


JCB: Un manga che ha anche una sua versione anime con relativo passaggio televisivo è sempre molto promettente. Ha una marcia in più. Ma questo vale anche per quei titoli che hanno un legame con i videogiochi, come Zelda. La pubblicazione in contemporanea con la messa in onda dell'anime è la formula perfetta, ma posso dire che anche se c'è un 'delay', il manga ne beneficia comunque. Trigun ne è un esempio e anche Nabari, seppur partito un po' in sordina, ha recuperato bene. Forse un ritorno di fiamma di chi aveva seguito la serie animata?

Torniamo quindi al "peccato originale": un mercato asfittico perchè inondato di proposte e spesso fortemente competitivo. In uno scenario simile non sarebbero auspicabili strategie comuni tra vari soggetti per coordinare meglio progetti editoriali che, sempre più spesso, fanno della multimedialità il proprio fulcro? E' cosi difficile, in Italia, creare un'azione comune tra editori televisivi, case editrici di fumetti e soggetti operanti sul Web o semplicemente a dominare è la pigrizia del settore?

MM: Non escludo che a monte del problema possa esserci una certa dose di pigrizia.

Nel nostro caso, però, le limitazioni maggiori derivano dall’essere parte integrante di una struttura complessa (qualcuno oserebbe dire ‘elefantiaca’) come la Rai. Vi posso garantire che mettere in piedi anche solo la più semplice delle iniziative finisce spesso col diventare, tra richieste di autorizzazione, approvazioni, firme e controfirme, un’impresa lunga ed estremamente complicata.

Per darvi un’idea di quello che intendo vi racconterò solo un piccolo retroscena. Al tempo della pubblicazione dei dvd di Code Geass e Gurren Lagann, Dynit ci propose di applicare sulle confezioni - senza alcun aggravio economico per il canale - un bollino che rimandasse alla messa in onda di ciascuna serie su Rai4 (come è stato fatto più volte con i prodotti trasmessi su Mtv). Sarebbe bastato un semplice ok formale da parte dell’azienda. Ok formale che, inutile dirlo, non è mai arrivato.

Ci sono tantissime cose che potrebbero essere fatte: iniziative congiunte da organizzare, eventi da promuovere o a cui partecipare, progetti editoriali complessi e multipiattaforma da concretizzare. Io per primo non posso che augurarmi di riuscire a realizzare, quanto prima, tutte le idee che mi frullano per la testa.


JCB: Avete dato un occhio a Hetalia? Dai, noi italiani siamo un po' così... un po' pigri e poco dinamici ;-P Comunque confermo anche io una certa dose di difficoltà d'interazione tra le varie realtà, iniziative congiunte, brainstorming ed eventi da promuovere, ma non sempre è possibile. Anche coinvolgere organi non propriamente 'di settore' sembra sempre un'impresa mitologica... Però noi non molliamo e ci proviamo. Con il web abbiamo diversi scambi, forse perché è più facile interagire e, grazie a 'property' in comunque con alcuni editori di anime stiamo cercando di organizzare qualcosa. Massimiliano parla della struttura mastodontica che porta il nome di RAI. Io posso dirvi che anche fare la mediazione con i partner giapponesi non è certo una passeggiata. Chiedi l'approvazione, chiedi se lo puoi fare, contatta chi di dovere, metti d'accordo tutti... C'è una scena di un film che mi viene sempre in mente quando siamo in preda al delirio burocratico: quella di “Bianco, rosso e verdone” dove Carlo Verdone esasperato vorrebbe 'tajare' le gambe della Sora Lella! Comunque... anche questa chiacchierata è un piccolo esempio del fatto che non siamo chiusi in compartimenti stagni e che i vari soggetti possono interagire tranquillamente!

Sempre a proposito di un possibile utilizzo coordinato della Rete: approcciare l'utente direttamente, utilizzando anche i Social Media, è diventato oggigiorno un passo fondamentale per ogni tipologia di editore e tale ecosistema ha anche ampliato per il fandom le possibilità di diventare decisivo per molte scelte. Secondo la vostra esperienza è possibile alimentare un sano rapporto con i propri utenti o sono troppe le difficoltà date da aspettative spesso troppo alte?

MM: Il problema non risiede nelle aspettative del pubblico che sono sempre legittime, a maggior ragione quando trattasi di abbonati che pagano il canone. Il problema più grande è la volontà da parte di chi programma, di chi decide, di mettersi in discussione.
Più che possibile, ritengo sia doveroso da parte nostra instaurare un rapporto diretto e trasparente con il pubblico. Personalmente, pur con tutti i limiti connessi alla natura del mio rapporto con l’azienda - quella di un semplice collaboratore esterno - cerco di fare la mia parte seguendo quotidianamente gli sviluppi delle discussioni inerenti Rai4 sui principali Social Media, prendendo visione di tutta la corrispondenza inviata all’indirizzo mail del canale e rispondendo direttamente e in maniera esaustiva, quando possibile, a chiunque si prenda la briga di contattarci per esprimere il proprio apprezzamento, per dare suggerimenti o semplicemente per manifestare il proprio dissenso (purchè questo sia fatto in maniera civile).

Allo stesso modo ritengo sia essenziale sondare direttamente l’opinione del pubblico, con modalità diverse a seconda dei casi, in merito a tutte quelle decisioni non strategiche che potrebbero in qualche modo interessarlo: l’acquisizione di una serie piuttosto che di un’altra, la composizione del cast di un doppiaggio, etc.

Tutto questo però, è importante precisarlo, non deve essere confuso con una presunta volontà da parte dell’editore di turno di abdicare alle proprie prerogative e alle proprie responsabilità. Il potere decisionale non può essere lasciato nelle mani del pubblico; sarà piuttosto l’editore, forte delle proprie competenze, a dover esercitare il potere decisionale che gli compete in modo tale da venire incontro - nel miglior modo possibile e nel reciproco interesse- alle esigenze dello spettatore.


JCB: Internet e i Social Media sono GLI strumenti principali per uno scambio diretto tra noi e il nostro pubblico. La nostra pagina Facebook serve per confrontarci con chi compra i nostri fumetti, per capire dove sbagliamo e prendere spunto per nuove idee. I ragazzi sono svegli e informatissimi. Hanno gusti parecchio eclettici e non è sempre facile accontentare tutti. Il nostro sito internet è la base per fornire ai lettori approfondimenti, aggiornamenti, notizie oltre che un e-shop per chi volesse comprare online. Con Facebook c'è un vero e proprio scambio. Con il tempo, senza dimenticare la linea di confine che definisce i ruoli (ovvero il pubblico non è l'editore, perché non si assume il rischio imprenditoriale e perché non conosce nello specifico tutti i retroscena del settore), si è venuta a creare una sfera di dialogo positivo che ha stupito anche i più scettici. Abbiamo seguito alcuni consigli dei nostri lettori per portare in Italia certe opere e abbiamo imparato dalle loro critiche. Ci siamo anche permessi qualche 'arringa difensiva' dove le critiche erano infondate o troppo aspre...
Ripeto, sincerità nel rapporto e mantenimento dei ruoli sono gli ingredienti giusti per uno scambio sano.


Grazie mille per la chiacchierata, e speriamo che l'avvicinamento di voi editori possa diventare buona norma per il futuro, a giovamento dell'intero mercato italiano dell'animazione e del fumetto giapponese!

MM: Grazie a voi per la disponibilità e per l’attenzione che, da oltre due anni, continuate a dedicare alla nostra programmazione. Oltre che per l’ottimo lavoro che svolgete quotidianamente a beneficio di tutti gli appassionati del fantastico universo dell’animazione giapponese.

JCB: Grazie a voi per l'attenzione data e per aver reso possibile questa interessante chiacchierata! Speriamo che ci sia sempre più collaborazione tra le varie realtà in modo da soddisfare le aspettative degli appassionati e di tutti gli amanti della cultura 'pop' made in Japan.
State bene e divertitevi sempre!