Riportiamo dal nuovo blog di Yupa alcuni commenti e considerazioni sulla traduzione italiana di One Piece, edito da Star Comics:
 

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{ post che temo sarà comprensibile solo ai (e interessante per i) più accaniti lettori di One Piece… }

Ogni tanto… no, in realtà lo faccio spesso: sbirciare di soppiatto nei forum cosa si dice su quel che traduco.

Per alcuni fumetti i commenti si limitano, appunto, al fumetto: m’è piaciuto, non m’è piaciuto, bella storia, orrenda, questo personaggio lo odio, questo lo lovvo, non vedo l’ora di sapere come va a finire, disegni spaziali, lo disegnavo meglio io, ma cosa si fuma l’autore, ecc ecc.
Per altri fumetti, invece, i lettori si producono in esami al microscopio su ogni singola lettera tradotta.
E devo forse dire qual è il fumetto con l’edizione italiana più strettamente sorvegliata dai suoi lettori?…

Assistendo ad alcuni dibattiti mi verrebbe pure voglia di intervenire: a volte vedo discussioni che si aggrovigliano tragicamente quando per sbrogliarle basterebbero solo una o due puntualizzazioni ben assestate da chi ha presente il testo originale.
A volte ho avuto la tentazione di iscrivermi a qualche forum in questione, ma poi ho rinunciato: forse sarebbe presa come una forma d’invadenza spocchiosa e indebita.
Però l’impulso a risolvere certi punti dubbî resta. E un qualche scambio d’informazioni coi lettori va cercato, per ridurre anche di poco la verticalità tra chi produce e chi fruisce; sarebbe comunque utile per tutti e quindi, in ultima istanza, anche per i fumetti che si traducono.
E allora, eccomi a scriverne qui.

Così ne approfitto anche per divagare (tanto per cambiare!), questa volta su una difficoltà tipica del tradurre fumetto su cui mi pare di non avere ancora scritto nulla.
È una difficoltà forse molto sottovalutata, e affligge tipicamente il fumetto nipponico, i cui titoli procedono per serializzazioni di decine e decine (e decine e decine e decine) di volumi.
Questo problema, difatti, non riguarda le opere autoconclusive, quelle in volume unico.
Inoltre finché la storia, anche se lunghissima, è lineare, il problema non si pone più di tanto. Ancor meno se è episodica.
I grattacapi, i grossi grattacapi, cominciano quando la storia non è lineare.
Il problema sono i riferimenti e le allusioni agli eventi futuri, o a tutte quelle parti della storia, passate presenti future, che l’autore si riserva di svelare pian piano, a spizzichi e bocconi, per poi stupire i lettori con rivelazioni e colpi di scena improvvisi ma preparati da indizî sparsi.
Il problema sono gli indizî sparsi nei dialoghi, il problema è come tradurli.
Perché, essendo indizî, sono volutamente ambigui. O meglio, in realtà sono chiari, chiarissimi, ma diventano tali solo dopo, a posteriori, quando il procedere della storia ne rivela quel significato che inizialmente sembrava tanto oscuro, e si torna indietro con illuminato stupore pensando “Ecco cosa voleva dire!”.
Il problema è che per tradurre in maniera sensata questi indizî allusivi bisognerebbe sapere in anticipo a cosa si riferiscono; altrimenti il rischio è di prendere delle enormi cantonate, inconsapevoli per giunta, che emergeranno solo in seguito, quando il senso dell’indizio sarà svelato. E così, tra l’altro, la rete di rimandi che struttura l’opera non lineare, una volta tradotta, risulterà indebolita, e indebolita l’opera stessa, che sulla rete dei rimandi si basa.
Ora, se il fumetto fosse già bello che concluso, basterebbe leggersi in anticipo tutti i volumi e a quel punto procedere a tradurre dal primo. Avere una panoramica completa dell’opera disinnesca tantissimi possibili errori di traduzione (anche quelli non basati sui rimandi). Tradurre volume per volume, uno alla volta e senza sapere nulla o quasi nulla di quelli successivi, a volte è quasi come procedere su un campo minato.
Spesso però, specie quando il fumetto conta decine e decine (e decine e decine e decine) di volumi, manca il tempo materiale per leggerseli tutti prima di attaccare a lavorare quello iniziale.
Oppure è lo stesso editore italiano a non avere tutto il materiale sùbito a disposizione.
Oppure, e anche questo accade spesso, semplicemente la pubblicazione in patria è ancora in corso, e il contesto che darebbe il giusto senso agli indizî esiste ancora soltanto nella mente dell’autore (e forse neanche in quella, se l’autore è uno di quelli che procedono senza pianificare…).
Insomma, dover tradurre procedendo volume per volume, quindi quasi a tastoni, accade più spesso di quanto sarebbe auspicabile.

One Piece Green

Passiamo a un esempio concreto che chiarirà cosa intendo. Che poi è di questo che volevo scrivere.
Ovviamente ho in testa One Piece.
Nei mesi scorsi ho tradotto One Piece Green, uno dei databook, pubblicato ormai un mesetto fa.
Il ciccioso volume riporta parecchie vignette tratte dai primi sessanta numeri del fumetto, qui accompagnate da didascalie più o meno esplicative.
Nel tradurre mi era stato detto di confrontare queste vignette coi volumi già pubblicati in italiano e segnalare eventuali discrepanze per poterle, all’occasione, farle correggere.
La vignetta che ho in mente si trova verso la fine del volume 45. In One Piece Green è riportata a pagina 258.
C’è Ace che si rivolge a Barbanera. Nel volume 45 (edizione bianca) la sua frase era stata così tradotta: “Hai girovagato il doppio di uno normale, quindi credo capirai la situazione…”
Secondo me questa traduzione non era corretta. Anche perché, nella didascalia di One Piece Green viene detto chiaramente che questa frase è un indizio riguardante il segreto di Barbanera, cioè la sua inusitata e (per ora) inspiegata capacità di assimilare più di un frutto del diavolo.
Credo che chi abbia tradotto la frase ai tempi del volume 45 sia in larga parte scusabile proprio perché come frase di primo acchito non sembra proprio un indizio. E in fondo è la natura degli indizî, specie quelli più sottili, assumere la maschera della banalità per farsi cogliere solo dai più attenti, o per sfuggire a chiunque e rivelarsi solo in seguito. Ma questo discorso l’ho già fatto più sopra.
Traducendo One Piece - Frase Ace

L'allusiva allocuzione di Ace a Barbanera


Certo, la frase di Ace, in giapponese, un che di strano ce lo ha. Ma quando si trova una frase che suona strana, la regola vuole che la si interpreti e traduca nel senso più semplice e normale, cioè quello più probabile, non in quello più particolare e improbabile, senza quindi ipotizzare astrusi significati nascosti.
Però… c’è un però. Nella frase di Ace alcune parole sono affiancate da dei puntini: questi puntini sono la versione giapponese della sottolineatura. E sono un segnale, con cui l’autore dice: attenzione!, questa è una frase particolare, non è come le altre, contiene dei sottintesi… anzi, probabilmente è un indizio.
E difatti questa frase lo è, come poi chiarito in One Piece Green.
Quindi va tradotta con la massima accortezza. Da una parte si deve cercare di mantenere la massima aderenza al significato originale e riprodurlo, per quanto questo significato possa sembrare strano: sarà il proseguio della storia, si auspica, a illuminarlo. Dall’altra, per quanto possibile, è meglio scegliere una traduzione che non sia troppo precisa, ma ampia e comprensiva, in modo da salvaguardarsi da possibili contraddizioni con le rivelazioni a venire. Sperando di far tutto per bene, perché in casi del genere non si possono avere certezze.

Scendendo nei dettagli
Riporto qui la frase in giapponese (la parte in grassetto è quella evidenziata in originale):

人の倍の人生を歩んでるお前がこの状況を理解できんわけがねェ
hito no bai no jinsei o ayunderu omae ga kono jōkyō o rikai dekin wake ga nee

Credo che l’inghippo, nella vecchia traduzione di questa frase, stia in due punti.
Intanto il tempo del verbo. Era stato tradotto al passato (“hai girovagato”). Ora, è vero che da questo punto di vista il giapponese è spesso ingannevole. Senza perdermi in ulteriori minuzie tecniche, basti sapere che per un italiano non è sempre così immediato se il giapponese sta parlando di un’azione conclusa o in corso. Chi sa un po’ di giapponese capirà benissimo a cosa mi riferisco.
Bene, personalmente ritengo che in questo caso la frase indica un’azione in corso, cioè un’azione presente.
Secondo punto. È usato un verbo che significa “camminare”, “percorrere” (quindi, a volere, anche “girovagare”), ma qui secondo me ha un significato metaforico. Che, tra l’altro, esiste anche in italiano: letteralmente l’espressione usata da Ace significa “percorrere la propria vita”, “trascorrere la propria vita”, cioè, più brevemente “vivere”.
Su un forum ho letto una sorta di interpretazione deflattiva: Ace intende semplicemente che Barbanera la sa lunga, perché ha vissuto il doppio dei suoi anni, ha il doppio di esperienza. Questa interpretazione secondo me non funziona intanto perché la frase non indica un evento passato, ma in corso, in secondo luogo perché Ace non fa un confronto tra la propria vita e quella di Barbanera, ma tra quest’ultima e quella della gente in genere, ma infine e soprattutto perché la frase in originale è evidenziata dai famosi puntini, cioè non è una frase come le altre, non può essere interpretata in senso comune e banale, ma è una frase che nasconde qualcosa.
E se si pensa alla particolare facoltà di Barbanera, cioè di assimilare e detenere al contempo i poteri di due frutti del diavolo, un senso, per quanto ancora opaco, la frase comincia ad assumerlo.
Ovvero, se un individuo può acquisire i poteri di un solo frutto del diavolo, Barbanera ne può ottenere due in quanto individuo “doppio”, in quanto, in qualche modo, dotato non di una vita sola, ma di due vite contemporaneamente.
Che Barbanera possa assimilare due frutti del diavolo, nel volume 45, ovviamente era ancora del tutto ignoto, almeno per il lettore. Lo si sarebbe appreso ben quattordici volumi dopo.
Ma quale sia il senso preciso della “doppia vita” di Barbanera, e da dove provenga la sua facoltà, questo per ora resta avvolto nell’oscurità, e nemmeno si può ipotizzare quanto si dovrà attendere per saperne qualcosa di più.