Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Con l'apertura quest'oggi delle Olimpiadi di Londra, inauguriamo un ciclo di appuntamenti a tema con il genere sportivo. Selezionati rigorosamente solo titoli che fanno riferimento a discipline olimpiche.
Per oggi abbiamo: One Nuts - Nobody wins, but I, Major, Overdrive, Melanzane - Estate in Andalusia.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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"One Outs: Nobody Wins, But I!" è un anime tratto dall'omonimo manga di Shinobu Kaitani, autore che ho già avuto modo di apprezzare in "Liar Game".
Il primo impatto con quest'anime è sicuramente molto particolare, a cominciare dall'opening in lingua inglese; si continua poi con un elemento narrativo raro negli anime, difatti è da subito presente un narratore onnisciente, che non mancherà di descrivere situazioni, momenti e stati d'animo. Quello che potrebbe trarre molta gente in inganno, e ci tengo a precisarlo, è che potrebbe sembrare sì uno spokon, ma non è quella la sua natura. Si tratta infatti di un anime psicologico. Per apprezzarlo è necessario conoscere le regole basilari del baseball, che ricordo in Giappone è uno sport amato alla stregua degli italiani con il calcio.

Kojima Hiromichi è il clean-up hitter dei Lycaons e si trova in ritiro a Okinawa, se non fosse che il lanciatore della squadra si infortuna la mano, così da non permettere un normale allenamento al battitore. Segue così una ricerca al lanciatore, che li condurrà in un campo in cui vengono fatte scommesse. Il gioco si chiama One Out, le regole sono semplici, un battitore, un lanciatore: se la palla colpita atterra dentro il diamante vince il lanciatore, e viceversa. Qui la squadra del Lycaons incontrerà Tokuchi Toua, il protagonista. Questo incipit consente di presentare il personaggio, e come è solito, Shinobu Kaitani ama giocare con gli stereotipi: Tokuchi è un ragazzo molto punk-style, con i capelli tinti e con fare indifferente, però ha dalla sua la logica. Il personaggio agisce sempre nel modo migliore per lui, sebbene a occhi estranei certi gesti possano sembrare delle sconfitte o degli sbagli, e non manca di incoraggiare i suoi compagni e spronarli a fare meglio, ma anche in questo caso, essendo il baseball uno sport di squadra, si può dire che agisca sempre per proprio tornaconto. Si tratta tuttavia di una persona onesta, che mantiene sempre la parola data. Tokuchi Toua non si può definire uno sportivo, è un incallito fumatore e non effettua mai il riscaldamento. È un giocatore d'azzardo, ma anche definirlo così non è del tutto esatto. Difatti, in realtà di azzardo c'è ben poco, Toua è un freddo calcolatore e se scommette è perché ha già la vittoria in tasca. Si può definire, anche graficamente, il "papà" di Hiruma di "Eyeshield21".

I personaggi non sono molto approfonditi, difatti tutto gira intorno alla figura di Tokichi e ai suoi tattiche e ragionamenti. Ma alla fin fine, quante scelte "psicologiche" si possono fare in uno sport in cui la palla raggiunge velocità ragguardevoli? Stranamente molte, queste scelte poi non influenzano solo il suo modo di tirare, ma anche il modo in cui egli organizza la difesa/attacco e perfino la stesura del suo contratto!
In soldoni, la colonna portante di quest'anime non è di certo la trama (chi è Tokuchi? Cosa faceva nella vita?), ma si basa tutto sui ragionamenti del protagonista. Quello che attrae è che Tokuchi, oltre a giocare contro le squadre avversarie, lotta contro il padrone della squadra, un uomo che è disposto a perdere tutte le partite del mondo a patto di guadagnarne qualcosa, e che basa tutte le sue scelte sui soldi. Difatti il contratto, chiamato "contratto dei One Outs", è stipulato in modo tale che lo stipendio viene calcolato in base ai run concessi e agli avversari eliminati, è organizzato come una scommessa e la paga può essere anche in negativo: se Tokuchi concedesse anche un solo punto agli avversari potrebbe rimanere indebitato per tutta la vita, e l'unico modo che ha per incrementare il suo stipendio è eliminare gli avversari, ma comunque sia, la cifra guadagnata è un decimo del debito. Non vi svelo tutti i particolari, ma questa dinamica fa sì che lo spettatore non sia tanto in tensione sull'esito della partita, ma sulla busta paga del protagonista.

L'anime non ha un'OST memorabile, ma svolge bene il suo ruolo di evidenziare le scene importanti, con un'opening iniziale leggera e godibile, mentre l'ending è più scialba. Le animazioni svolgono decisamente il loro ruolo, e cosa più importante, la qualità delle stesse non è troppo altalenante nel corso delle puntate.
Concludendo, "One Outs: Nobody Wins, but I!" è un anime che vi stupirà in continuazione, con un finale appropriato; seppure non concluda per nulla la storia, io l'ho trovato molto soddisfacente.



8.0/10
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Goro Honda ha soli 5 anni e un'innata passione per il baseball. Suo padre Shigeharu è un lanciatore professionista per la squadra degli Yokohama Blue Oceans, ma non è mai riuscito a sfondare nella Lega Maggiore. Rimasto solo con il figlio da 2 anni per la morte della sua adorata moglie, il signor Honda non vive un momento felice per la sua carriera. Reduce da una rottura del legamento del gomito è consapevole che dovrà lasciare il baseball. La delusione di Goro di fronte alla scelta del padre che lui considera un idolo, convince Shigeharu a reinventarsi battitore. Inizia allora un duro allenamento segreto per potersi presentare a un provino degli Oceans. Il provino va a buon fine e Shigeharu viene aggregato alla squadra delle riserve. Da questo momento in poi, comincia per lui la scalata verso il successo che lo porterà a scontarsi alla pari con un grande fuoriclasse della Major League, Joe Gibson. Ma un destino avverso incombe ancora una volta sulla famiglia Honda e toccherà allora al piccolo Goro prendere in consegna il sogno del padre ed iniziare il cammino che lo condurrà al baseball professionista.

Non seguivo una serie sul baseball da parecchio tempo oramai e quando ho sentito parlare di “Major” mi sono subito incuriosita. Major non è solamente una storia di sport. Seppure siamo solo all'inizio, considerando che l'anime comprende ben 6 stagioni che seguono il protagonista durante tutta la sua carriera sportiva, fin dalle prime battute si notano le vicende umane e la sofferenza che ne scaturisce. Dopo la parentesi che cambia la vita di Goro, si entra nella fase dedicata esclusivamente alla questione sportiva. Passa qualche anno e il protagonista si aggrega alla squadra giovanile della sua città e con fatica e impegno riusce a creare un gruppo solido e affiatato in grado di sfornare grandi prestazioni anche con squadre più accreditate.

La forza di Major e del bellissimo messaggio che lancia è l'unità del gruppo. La voglia di far bene e divertirsi insieme, cercando di raggiungere un obiettivo comune. Che sia la vittoria o una sconfitta non ha importanza. Quello che conta è sapere di aver dato il massimo e non avere rimpianti. Credere in sé stessi e nei propri compagni di squadra è alla base di ogni sport di gruppo e Major mira fortemente a far emergere questo concetto.

La storia si districa perfettamente tra i momenti nostalgici a quelli comici. Seppur non vengono analizzate le psicologie di tutti i componenti della squadra ognuno di essi riesce comunque a dare il suo contributo e a ritagliarsi un piccolo spazio. I protagonisti come Goro, la signorina Hoshino, Sawamura, Shimizu e Komori, sono i personaggi su cui c'è maggior approfondimento. Del resto la serie non è lunghissima (26 episodi in questa prima stagione).

Ottime le animazioni, soprattutto durante le partite dove la velocità di esecuzione è molto importante, risultano molto fluide e rendono al meglio le sensazioni di suspance durante il gioco. Belle le musiche. L'opening che accompagna tutta la stagione dal titolo “Kokoro e” dà la carica giusta, mentre le due splendide ending “Step” e “Faraway” sono orecchiabili canzoni stile pop.
Curiosità: nello stacchetto che sancisce la metà di ogni episodio viene mostrata un' illustrazione colorata ad acquerelli con diversi personaggi a seconda delle puntate, il tutto accompagnato da un gingle dal sound rock.

Major è una storia ricca di insegnamenti e di valori importanti. È la storia del piccolo Goro Honda che ci insegna a credere nei nostri sogni e a far di tutto per realizzarli, anche se questo comporta dei sacrifici. La strada per realizzarli è lunga e tortuosa, ma se c'è la volontà nulla ci è precluso. Voto 8!



7.0/10
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L'immagine che drama e anime ci danno del Giappone è quella di un paese molto competitivo, sia per quanto riguarda scuola e università sia sul lavoro... e nello sport. Però nello sport, il Giappone, non è che abbia chissà quanti fuoriclasse di livello internazionale. Ed ecco che a sopperire a questa grave carenza di orgoglio nazionale arrivano anime come "OverDrive", che portano un bassotto con gli occhi a mandorla ai vertici mondiali di una qualche disciplina, in questo caso il ciclismo.

Una matricola delle superiori, disordinata e goffa, che subisce le angherie della solita cricca di bulli, viene a contatto con la "bella" della scuola, sua compagna di banco (e amore segreto sin dalla prima media), che gli propone di entrare nel club di bicicletta. Incredibile a dirsi, ma il nostro caro Shinozaki non sa neppure andarci in bicicletta, alla sua età! Potrà un tale sfigato raggiungere la vetta del ciclismo mondiale? Io direi di no, ma evidentemente mi sbaglio...

Il protagonista è sì uno sfigato, ma di quelli che si redimono, cioè uno che lotta, si dà da fare, che vuole cambiare a tutti i costi, e che quindi ti risulta simpatico da subito: per intenderci, non il deficiente totale che si vede spesso in certe storie. Risulta simpatico l'alternarsi del serio/faceto, molte scene strappano un sorriso, e lo stile deformato entra al momento giusto per accentuare la vena umoristica. Poi sullo sfondo si prefigura una storia d'amore con la super fighetta di turno che, per quanto si vergogni di ammetterlo, dopo 3 puntate è già affascinata dallo spirito guerriero che si cela dietro il tappo.

Mentre la prima parte della storia si incentra sulla vita dei protagonisti e delinea a grandi linee la loro psicologia, la seconda parte è interamente incentrata su una singola corsa, che poi sarà l'unica che ci verrà raccontata. Inizialmente quindi il ritmo è buono, ma ritengo che nel prosieguo la trama perda molto del suo fascino. La gara è un evento in stile "Captain Tsubasa", cioè, tra una pedalata e l'altra, ci saranno dozzine di flashback che serviranno a delineare meglio la personalità e le motivazioni dei personaggi. Personalmente detesto questo metodo narrativo, perché spezza troppo il filo logico degli eventi: sarebbe stato molto più gradevole scoprire i personaggi poco per volta, gara dopo gara, arrivando almeno fino a un certo punto della loro crescita agonistica. Invece no, dopo questa interminabile gara vi è un breve flash che lascia intendere che i nostri "eroi" sono arrivati sulla vetta.
In definitiva è un vero peccato, quest'anime prometteva di più, ma ha finito per tradire le mie aspettative.



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Probabilmente il primo anime incentrato completamente sul ciclismo, "Melanzane – Estate Andalusa", si presenta con un tratto ispirato, o dovrei dire quasi copiato, al celebre maestro Miyazaki, tanto che sulle prime battute si ha il dubbio di essere di fronte proprio a un lavoro dello studio Ghibli.
Rievocando con inaspettata maestria e particolare meticolosità i tratti caratteristici dell’Andalusia, sebbene si tratti di un solo lungometraggio e non di una serie di più episodi, nel giro di un’ora e mezza lo spettatore viene catapultato nel coerente realismo di una gara ciclistica. Per la precisione si tratta di una tappa della Vuelta, la quale si svolge lungo i classici, torridi e bollenti paesaggi ondulati della caratteristica terra iberica. Sicuramente il lungometraggio è un prodotto atipico e anticonvenzionale, fuori dagli schemi e per questo ancor più apprezzabile, dalla trama semplice quanto stuzzicante.

Protagonista della vicenda è Pepe, uno dei ciclisti impegnati nella gara che, a pochi minuti dalla fine della tappa, riceve l’ordine (più dagli sponsor che dalla squadra stessa) assieme a un compagno di scattare in fuga, non tanto per vincere la tappa, quanto per attirare l’attenzione e ravvivare una corsa che fino a quel punto era parsa fin troppo controllata.
La fuga di Pepe è però diversa da tutte le altre mai vissute nella sua carriera: la strada infatti attraversa un tipico paesino mediterraneo di campagna dove egli è nato e cresciuto, sfilando proprio di fronte al piccolo bar che l’ha visto crescere e dove ora tutti i suoi amici, parenti e conoscenti, attraverso una televisione, lo stanno seguendo con grande trepidazione. Ma non è tutto: è anche il giorno in cui suo fratello sta per sposare la donna che egli ha amato per tutta la vita, che probabilmente ama ancora, e da cui si è tristemente separato anni addietro.

L’antefatto è semplice, breve, conciso. La vicenda si sviluppa rapidamente così come rapidamente i ciclisti scivolano come schegge sul nastro d’asfalto bollente, in un climax di emozioni che terminerà con una mirabolante volata.
Siamo di fronte a un prodotto che riesce a emozionare e a farsi seguire con un certo interesse. La cura con cui vengono rappresentati fedelmente i dettagli tecnici delle biciclette, delle macchine, delle stesse tute e degli accessori di ogni ciclista fa dell’anime un piccolo gioiellino dal punto di vista visivo. Il character design è chiaramente “rubato” a Miyazaki, e i personaggi principali ben caratterizzati.
Probabilmente il termine migliore per descrivere "Melanzane – Estate andalusa" è “realismo”: un vero e proprio spaccato di vita di un giovane sportivo spagnolo, l’esistenza lenta e sonnecchiante di un minuscolo borgo nell’Andalusia, un’estate torrida, una volata resa ancor più spettacolare da una scelta grafica tutta da vedere, una storia d’amore con un punto interrogativo e una bellissima scoperta: quest'anime, nella sua semplicità, è l’ennesima riprova che per emozionare non servono mosse segrete, attacchi speciali o segreti spaventosi, ma - è questo il caso di dirlo - una semplice bicicletta e una storia come tante.
Ottimo.