Nonostante alcuni contrattempi, scherzetti delle mail e influenze negative di strane congiunzioni astrali, finalmente possiamo proporvi una lunga intervista ai Kappa (niente "Boys" poiché, come dicono loro stessi: "...ormai siamo anziani e – soprattutto – una di noi è una "girl": rendiamole giustizia dopo tanti anni!"), per Ronin Manga (Kappa Edizioni).

Quindi vi lasciamo a questa titanica intervista (ve la proponiamo in un'unica soluzione, come richiestoci dagli intervistati) in cui si parla dell'attuale situazione del mercato manga, curiosità presenti, passate e future, serie in stallo e le immancabili sfighe varie.
Armatevi di pazienza e buona lettura!

 

1- Ciao Kappa. Ok, la ciurmaglia qui nei paraggi dovrebbe conoscervi bene, ma ti andrebbe comunque di fare le presentazioni per i lettori di AnimeClick.it?

Ok, proviamo a fare un riassunto strizzato all’osso, altrimenti si addormentano tutti. Nella seconda metà degli degli Anni Ottanta un gruppetto di appassionati di cartoni animati giapponesi decisero di andare alla ricerca delle origini dell’oggetto del loro desiderio. Scoprirono che i serial televisivi giapponesi trasmessi in tv fin dal decennio precedente nascevano da versioni originali a fumetti, i “manga”, appunto. Il gruppetto fondò una fanzine cartacea intitolata “MangaZine”, realizzata nel periodo pre-internet (e quindi con un impegno sovrumano nel reperire informazioni e materiali) in una cantina/sottoscala di metri 1x3, con cui cercarono di convincere gli editori italiani che il fumetto giapponese era davvero molto interessante, a differenza delle leggende urbane secondo le quali i prodotti che giungevano dall’oriente erano tutti “uguali e fatti col computer”. Dopo aver ricevuto molte porte in faccia (perché all’epoca, secondo gli editori, «quelle schifezze non le leggerebbe nessuno»… inclusi gli editori che oggi li pubblicano!) il gruppetto ottenne l’attenzione di Granata Press, per la quale strutturò il primo parco editoriale manga italiano, trasformando inoltre “MangaZine” nella prima vera rivista italiana di fumetto e animazione giapponese, e realizzando lo storico volume enciclopedico “Anime, guida al cinema d’animazione giapponese”, il primo nel suo genere, che per questa ragione fu ripubblicato anche all’estero da diversi editori. Nel frattempo, i quattro si misero al lavoro per Alessandro Distribuzioni, organizzando la prima importazione italiana di manga, riviste e artbook originali giapponesi, e occupandosi di “Anteprima”, la prima rivista-catalogo fumettistica d’Italia. Dopo alcuni anni, il gruppetto (allora noto come ‘Staff di MangaZine’) fu contattato da Star Comics, che in quel momento desiderava tentare la pubblicazione dei manga, senza però sapere da dove iniziare: crearono la rivista “Kappa Magazine” e la collana di volumi speciali “Storie di Kappa” (e da quel momento i membri del gruppetto divennero noti come ‘Kappa boys’) e strutturarono l’intero settore editoriale manga della casa editrice perugina per ben sedici anni, dal 1992 al 2008, gestendo in toto l’apparato redazionale, dalla scelta dei titoli, degli autori e della sperimentazione di altri generi come la commedia, gli shojo, i manga sportivi (dato fino a quel momento erano arrivati quasi esclusivamente shonen), operando scelte che sono state definite ‘epocali’ (per esempio, iniziare a pubblicare i manga con il senso di lettura originale: una vera follia, all’epoca), fino alla totale strutturazione degli albi, inclusi ovviamente traduzioni, adattamenti, grafica, articoli e tutto il resto, fino a poco prima della messa in stampa, momento in cui il lavoro passava integralmente nelle mani dell’editore. Nel frattempo, i Kappa boys hanno fondato loro casa editrice, Kappa Edizioni, che dalla metà degli anni Novanta ha rilanciato il fumetto italiano con la rivista e la collana di romanzi a fumetti “Mondo Naif”, e ha portato per la prima volta in assoluto i manga nelle librerie di varia con la collana “Manga San”, oltre a inaugurare generi fino a quel momento mai letti (come i boy’s love, i seinen, i josei, gli yuri…) e a lanciare autori oggi estremamente famosi, ma che allora erano perfetti sconosciuti per il pubblico italiano. Abbiamo poi realizzato uno dei progetti fumettistici più folli del mondo, ovvero proseguire le avventure di Lupin III in Italia, grazie alla collaborazione con il suo autore originale, Kazuhiko Kato (Monkey Punch), e diversi autori giapponesi hanno pubblicato diverse loro opere in Italia producendole direttamente per la nostra casa editrice fra cui l’amatissima Keiko Ichiguchi e il dirompente Shinichi Hiromoto. Progressivamente poi abbiamo espanso i settori della narrativa per ragazzi con le versioni originali dei romanzi miyazakiani a takahatiani (la trilogia de “Il Castello Errante di Howl”, “La Città Incantata”, “Kiki Consegne a Domicilio”, “Conan il ragazzo del futuro”, “Una Tomba per le Lucciole” e prossimamente anche “Kaze Tachinu”, e molti altri ancora), delle light novel legate ai maggiori personaggi di Shueisha e Kadokawa (“One Piece”, “Ken il guerriero”, “Orange Road”, “Video Girl Ai”, “Le Bizzarre Avventure di JoJo”, “Cronaca della Guerra di Lodoss”, ecc), dei corsi di lingua (“Il Giapponese a Fumetti”, “Il Giapponese coi Manga”, “Il Giapponese per viaggiatori”, ecc), della saggistica (“Enciclopedia dei Mostri Giapponesi”, “Il Giappone a colpo d’occhio”, “La Cucina Manga”, ecc) e della manualistica (“Autore di manga in un anno”, “Disegna i tuoi manga”, “Tecniche Manga”, ecc) attraverso le quali abbiamo avuto un riscontro senza precedenti, sia in fumetteria, sia in varia.
Poi, in qualità di service editoriale, all’inizio del 2009 abbiamo aiutato GP Publishing a dare l’avvio al suo settore editoriale manga, che abbiamo gestito dalla creazione fino all’inizio del 2010 – portando con noi tutti gli editori giapponesi con cui avevamo lavorato per anni, e anche molti autori che precedentemente venivano ritenuti ‘esclusiva assoluta’ di altri editori italiani – fornendo tutorial all’editore modenese per potersi poi gestire in proprio; poi abbiamo deciso di proseguire la strada intrapresa a metà degli anni Novanta rilanciando manga (e non solo) insoliti nelle librerie di varia (sia con le linee editoriali “Manga San”, “Boys Love” e “Mangazine”, “Jet Lag” e successivamente con “Ronin Manga”, “La letteratura coi manga”, “Kappalab”) ottenendo così l’attenzione del pubblico generalista, cosa fondamentale per evitare che il fumetto giapponese finisca – come molti vorrebbero per motivi a noi sconosciuti – per diventare definitivamente un ghetto.
Facciamo anche un sacco di altre belle cose non correlate all’editoria e di cui normalmente il pubblico filo-fumettistico italiano non è a conoscenza. Per fare solo qualche esempio, lavoriamo anche per aziende straniere (non solo editori), sosteniamo l’opera degli autori italiani (anche in qualità di agenti letterari per l’estero), siamo coproduttori di serie animate televisive e forniamo assistenza a editori e agenti giapponesi sulla valutazione del mercato italiano del manga, e della relativa situazione distributiva. Ma i manga sono comunque nel nostro cuore e in cima ai nostri interessi da sempre, soprattutto se si parla di bei manga e di autori che hanno cose da raccontare.
Riassumendo, siamo in larga parte – per storia, quantitativi e varietà – i colpevoli della cosiddetta ‘invasione giapponese’ degli ultimi vent’anni. Una ‘colpa’ però di cui andiamo piuttosto orgogliosi.


2- Ti va di fare un piccolo bilancio dell'anno appena concluso?

Il 2012 è stato per noi un buon anno, e ci auguriamo che anche il 2013 mantenga questi standard. Abbiamo avuto la prova del grande affetto dei lettori delle prime generazioni di lettori manga (girellari e non), e contemporaneamente siamo riusciti a conquistarne di nuovi, semplicemente continuando a “proporre senza sovraesporre”, continuando a puntare a pubblicazioni con molto succo al loro interno, ed evitando tutto ciò che fa (solo) tendenza. Ci siamo concessi anche qualche capriccio editoriale, ma d’altra parte facciamo questo lavoro perché ci piace, per cui – se potete – perdonateci. Questo sarà il nostro stile anche per il 2013 e, probabilmente, per gli anni a venire. Come si suol dire, “formula vincente non si cambia”.


3- Togliamoci subito il pensiero con IL domandone da un milione di dollari: che fine hanno fatto tutti i vostri manga?
È da diversi mesi che non vediamo nuovi numeri delle vostre serie già in corso, ma solo alcuni nuovi volumi unici. I lettori non sanno più cosa pensare: i più maliziosi vi danno per morenti, mentre altri vi ritengono semplicemente dei sadici a cui piace acquistare diritti solo per tenerseli ben incorniciati sui muri di casa. Qual è la verità?


La verità è che siamo contemporaneamente sadici e masochisti, tutto in uno.
Scherzi a parte, intanto ringraziamo AnimeClick per darci la possibilità di rispondere alle domande in questa sede, raccogliendo tutte le risposte in un’unica intervista. A queste domande, infatti, rispondiamo praticamente ogni settimana, sia sulla nostra pagina Facebook, sia nel corso delle manifestazioni editoriali, e addirittura (quando ne abbiamo il tempo) via e-mail. Ma, comprensibilmente, tali risposte si perdono nel marasma della rete, e quindi continuano a essere poste. Avevamo inaugurato anche la rubrica apposita sulla pagina facebook (“DPF: Domande Poste Frequentemente”), dividendo gli argomenti per tema, ma a quanto pare questo tipo di supporto non è stato creato per mantenere ordinati e in evidenza singoli argomenti. Dunque, riassumendo, grazie per averci dato la possibilità di rispondere ‘a fiume’ in questa sede, nella speranza che stavolta le risposte saranno lette tutte d’un fiato.
Le ragioni per cui le serie in corso sono state fortemente rallentate (NON interrotte, ripetiamolo ancora, a scanso di equivoci) sono meno campate in aria di quanto appaia.
Facciamo un passo indietro.
Nell’estate 2010 è nata Ronin Manga, un’etichetta di Kappa Edizioni. Ronin Manga ha acquistato i diritti di alcune serie da pubblicare, e alcune di queste erano in corso anche in Giappone. Ronin Manga ha acquistato i diritti anche di volumi autoconclusivi e miniserie. Ma mentre una miniserie può essere acquistate integralmente, questo non può avvenire per una serie in corso (dato che i volumi successivi non erano ancora stati pubblicati in patria). Nell’attesa che dei serial in corso venissero generati in Giappone nuovi volumi, Ronin Manga ha acquistato nuovi titoli (prevalentemente miniserie e volumi autoconclusivi) per la pubblicazione in Italia.
Nel 2011 Ronin Manga ha cambiato distributore, passando da Pan ad Alastor. Questo ha comportato uno sforzo enorme e tempi piuttosto lunghi, anche e soprattutto per recuperare dalla distribuzione e dei magazzini di Pan di tutto il nostro catalogo (una mole incredibile di libri, se si pensa che la nostra attività editoriale è iniziata a metà degli anni Novanta), per poi poterlo mettere a disposizione di Alastor per le fumetterie, e – in seguito – delle librerie di varia attraverso Messaggerie. Questo spostamento, dicevamo, ha comportato uno sforzo economico e logistico non indifferente, e si è protratto per circa nove mesi, con qualche ulteriore strascico che lo ha reso un’operazione della durata di quasi un anno. Durante quel periodo (che i nostri lettori ricordano molto bene, purtroppo) era pressoché impossibile acquistare qualsiasi arretrato Kappa / Ronin, per la semplice ragione che il magazzino era in viaggio per tutta Italia, prima per essere recuperato, poi per essere inventariato e catalogato, poi per essere spedito al nuovo distributore, poi per essere ridistribuito nei vari punti vendita. Essendo irreperibili gli arretrati, dunque, non restava altra scelta che dare il via alla pubblicazione delle nuove miniserie e dei volumi autoconclusivi di cui avevamo già acquistato i diritti, in modo da portare avanti l’operato della casa editrice. In caso contrario, non ci sarebbero state pubblicazioni per ben nove/dodici mesi. E’ possibile immaginare una casa editrice che per circa un anno non vende né arretrati né novità? Non è possibile. Fortunatamente, quella editoriale non è l’unica nostra attività, per cui il problema è stato arginato grazie alle nostre ormai numerose attività extra-editoriali, oltre che sul fronte produttivo vero e proprio, quello non legato al fumetto. Dunque, tornando all’editoria, prima di acquistare il seguito dei serial in corso, abbiamo deciso di mettere a frutto i libri ancora inediti, e di cui erano già stati acquistati i diritti in precedenza. Nel frattempo, i nuovi volumi dei primi serial continuavano a uscire in Giappone, accumulando volumi su volumi, anche se lentamente. Non appena sono tornati sul mercato i nostri arretrati, la richiesta dei lettori è stata talmente alta che le scorte sono evaporate in poco tempo. E così ci siamo trovati di fronte a un dilemma: dopo quasi un anno di attesa, dovevamo decidere come mettere a frutto gli introiti che (finalmente) arrivavano anche attraverso gli arretrati. Abbiamo pensato che non avrebbe avuto molto senso – per esempio – pubblicare il volume 3 di una serie, se l’1 e il 2 non erano più reperibili. Nel trasferimento, infatti, molte copie erano andati perse o danneggiate, e questo ha comportato una serie di nuovi problemi (come, per esempio, la mancanza cronica del volume 2 di “Dance in the Vampire Bund”, una delle nostre serie best-seller). Allora abbiamo pensato che forse era il caso di investire in ristampe. In questo modo, nel momento in cui tutti avessero avuto accesso ai primi volumi dei serial, poi sarebbe stato più semplice vendere i successivi. Dopotutto, nessuno legge il numero 10 di una serie, se mancano i volumi precedenti, giusto? Infine, tanto per non farci mancare nulla, il terremoto in Emilia del maggio 2012 ha danneggiato in maniera irrecuperabile una piccola parte del nostro magazzino (non solo arretrati, purtroppo), e così ci siamo trovati con nuovi rallentamenti e decisioni da fare in merito a ristampe.
Comunicazione di servizio: «Se qualche utente di Animeclick conosce metodi sicuri per eliminare la sf…ortuna, è gentilmente pregato di contattarci. Grazie.»
Nel frattempo, siamo riusciti a pubblicare qualche nuovo numero dei serial in corso, almeno quelli che erano usciti in Giappone in quel periodo.
A chi era interessato, abbiamo raccontato queste vicende nel corso delle manifestazioni fumettistiche e (brevemente) sulla nostra pagina facebook, onde evitare di ammorbare i lettori nella loro totalità con le nostre epopee editoriali.
Ma molti altri fattori sono stati responsabili dei rallentamenti. Uno di questi è la progressiva mancanza di correttezza che sta minando il settore editoriale manga in Italia.
Nell’arco degli ultimi quattro-cinque anni abbiamo dovuto prendere coscienza del fatto che in Italia i contratti sono considerati nient’altro che carta straccia. Il nostro gruppo ha lavorato con molte aziende diverse (non solo nel campo dei fumetti), e alcune di esse si sono dimostrate del tutto incapaci di rispettare i termini contrattuali che regolavano i rapporti tra la loro e la nostra attività. Potremmo raccontarvi che siamo stati vittime (in ordine sparso) di ricatti, inadempienze contrattuali, concorrenza sleale, mancati pagamenti (per cifre importanti – cosa che poi ti costringe a tua volta a rallentare i pagamenti ai fornitori, che ovviamente si arrabbiano con te), e addirittura mobbing, e che abbiamo dovuto dare battaglia legale a ognuna di queste aziende (anche insospettabili, per via della loro facciata pubblica ‘pulita’) per ottenere ragione. Contro alcune stiamo ancora lottando nelle appropriate sedi. Il problema è che in Italia, per ottenere ragione in un’aula di tribunale, passano dai 3 agli 8 anni, per cui, se sei la parte lesa, nel frattempo devi arrangiarti con quello che hai e tenerti il danno. E così, anche se alla fine ottieni ragione, nel frattempo hai dovuto spendere denaro ed energie extra, mentre il mariuolo di turno ha avuto tutto il tempo di organizzarsi a tue spese. Nel frattempo, il pubblico se la prende con te perché – per fare qualche esempio – le uscite sono irregolari oppure ritardano di mesi e mesi. E, dato che c’è un procedimento in atto, non è che puoi raccontare pubblicamente quello che sta accadendo, altrimenti passi automaticamente dalla parte del torto e rischi pure di beccarti una denuncia per diffamazione. Dunque, devi attendere la sentenza, oppure arrivare a un accordo mediato con l’avversario (che non accontenta nessuno, di solito), altrimenti le cose continuano per anni, e intanto devi continuare a tener duro. Qando arrivi a un accordo, infatti, ottieni solo una percentuale di quello che ti spettava realmente, e così devi rimboccarti le maniche per ammortizzare gli effetti di quella perdita.
E ora, la rubrica dei consigli di Frate Kappa: a chi si affaccia per la prima volta sul mondo dell’editoria a fumetti in Italia (come editor, come collaboratore interno o esterno, come editore, o come service editoriale) non possiamo far altro che dare un avvertimento: fate molta attenzione alle persone con cui vi interfacciate all’interno delle aziende. Purtroppo non c’è contratto che tenga: è meglio fidarsi della prima impressione, usare l’istinto. Lo capirete subito se stanno già progettando di mettervi in difficoltà. Noi non abbiamo avuto questa scaltrezza, per cui approfittatene e imparate dai nostri errori: se avete le spalle coperte, allora avrete modo di resistere e dare battaglia in tutte le sedi, ma se siete da soli, non riuscirete a ottenere nulla. Noi abbiamo risolto in maniera drastica: per sicurezza, la nostra consulenza (in qualità di service editoriale, promotori, scouter, ecc) ormai la offriamo solo ad aziende all’estero, perché operando con soggetti che hanno sede fuori dal confine italiano in genere non ci sono quasi mai difficoltà, e sappiamo che in linea di massima i contratti vengono tenuti in considerazione. Qui da noi, invece, è un po’ il Selvaggio West.
Ebbene, speriamo che dopo questo lungo racconto, molti comprendano che alla base dei rallentamenti nelle pubblicazioni degli ultimi anni non c’è né la follia, né (tantomeno!) la nostra volontà. In caso contrario, sarebbe veramente da folli masochisti bloccare serial – tanto per fare un paio di esempi lampanti – come “Black Rose Alice” e “Dance in the Vampire Bund”, che sono due tra i manga più venduti in Italia dal 2010. Noi abbiamo avuto pazienza, ci siamo mobilitati, ci abbiamo messo anche un bel po’ di tempo, energie e liquidi (non solo in termini economici, ma anche sottoforma di sudore), ma alla fine eccoci qui.
Ai lettori dobbiamo comunque chiedere scusa (il loro referente siamo comunque noi), e implorare di avere pazienza: di questi tempi, la fretta è estremamente deleteria, ed è bene avere i piedi ben saldi a terra, e calcolare al millesimo ogni singola operazione. Un giorno ormai non lontano – a biglie ferme (…soprattutto le nostre…) e a procedimenti conclusi – ci toglieremo finalmente qualche sassolino dalla scarpa in pubblico. Preparatevi a rimanere stupiti.


4- Venendo a serie più datate ma che presentano lo stesso problema di cui sopra: che piani avete ad esempio per Bokurano, Tekkonkinkreet, Bambi, L'equazione del professore, La serie di Takumi-kun ecc? Serbate qualche progetto per le serie ferme al palo da tempo, o dobbiamo ritenerle interrotte?

Anche a queste domande abbiamo risposto più volte, per cui ri-grazie per permetterci di rispondere a tutte in un’unica intervistona. Saremo brevissimi.
BAMBI, come già comunicato molte volte, non proseguirà. Manga particolarissimo, underground-trash con una strizzata d’occhio all’America e al tarantinismo, non è stato capito, e non l’ha voluto provare nessuno. Paradossalmente è più noto tra i lettori di fumetto underground americano che dai lettori di manga. Ma lo sappiamo bene: ogni tanto esageriamo un po’ con gli esperimenti, quindi non possiamo far altro che cospargerci il capo di cenere e assumerci tutta la responsabilità dell’insuccesso di questo titolo. La serie TAKUMI-KUN è il nostro boys love che ha fatto i numeri più bassi (benché uno, ma solo uno, dei volumi sia perfino arrivato all’out-of-print), per cui stiamo tenendo attentamente d’occhio la vendita degli arretrati, per vedere se continueranno a muoversi: in caso contrario, non ne pubblicheremo nuovi volumi. Nessun editore oggi può permettersi il lusso di pubblicare un titolo (e soprattutto un serial) in perdita. D’altra parte i volumi di TAKUMI-KUN sono studiati all’origine per essere autoconclusivi (non godono nemmeno di una numerazione), per cui non esiste una vera e propria ‘interruzione’ di questa serie. I volumi attualmente pubblicati in Italia possono essere letti ciascuno per i fatti propri, e ognuno ha un finale. L’EQUAZIONE DEL PROFESSORE verrà completato, con calma, così come abbiamo completato con calma anche KIZUNA: i lettori e le lettrici di boys love paiono disamorarsi dei titoli quando le serie iniziano a superare i tre/quattro volumi. Per TEKKONKINKREET e BOKURANO: il pubblico ha un grande interesse per questi due titoli, ma purtroppo si tratta di un pubblico formato da un migliaio scarso di persone (incredibile, vero?), cosa che costringerebbe la nostra casa editrice a pubblicare il resto delle serie in totale perdita. E – come appena detto – oggi non si può pubblicare nulla in perdita. Se poi pensiamo che entrambi i titoli appaiono nella linea editoriale Manga San, che utilizza il formato e la carta più pregiati (e quindi costosi) che in Italia vengano usati per i manga (benché una parte del pubblico abbia incredibilmente considerato questo formato più ‘cheap’ rispetto agli altri!), potete immaginare che il problema aumenta. Ma, dato che vogliamo evitare di interromperli, stiamo valutando perfino il print-on-demand. Sono titoli che ci stanno a cuore, essendo creati da autori che abbiamo lanciato in Italia, e vorremmo che tutti potessero leggere le due storie complete. Se ci siete per il print-on-demand, battete un colpo. Se amate TEKKONKINKREET e BOKURANO, convincete un paio di amici (a testa) a leggerli e promuoveteli: questo farà sicuramente bene alla causa della loro prosecuzione. Quando noi e altri gruppi eravamo fanziner, un milione di anni anni fa, per sostenere serial tv e pubblicazioni ci mobilitavamo in massa attraverso la semplice carta stampata, e abbiamo ottenuto i risultati di cui tutti oggi godono. Oggi attraverso la rete dovrebbe essere molto più semplice. Per cui, appello al fandom: dateci una mano, e avremo risultati in tempi brevi. Quindi, grazie a tutti, in anticipo.


5- Per quel che riguarda la distribuzione, da cosa è dipesa questa migrazione di massa per il cambio di distributore a cui abbiamo assistito di recente? Cambiamenti come questi immaginiamo non siano mai semplici o esenti da problematiche, quindi, col senno di poi, ritieni sia valsa la pena lasciare Pan Distribuzione?

Quando due aziende smettono di collaborare, le ragioni normalmente sono tante e per lo più irrisolvibili. E in generale partono dal mancato raggiungimento di un accordo sul fronte contrattuale. Continuare a essere distribuiti da Pan accettando le nuove condizioni proposte all’improvviso alla fine del 2010 avrebbe significato per noi (e probabilmente anche per altri editori) lavorare letteralmente in perdita, quindi non era proprio possibile proseguire. Inoltre, fino a quel momento Pan si era tenuta ben separata da Panini dal punto di vista amministrativo, mentre da quel momento in poi le due realtà hanno iniziato a legarsi sempre più, e la cosa – molto semplicemente – non ci ha fatto una buona impressione. Il pensiero di iniziare finanziare coi nostri libri un editore concorrente (ricordate che circa il 50% del prezzo di copertina va appunto al distributore) non ci entusiasmava particolarmente, come probabilmente non ha entusiasmato gli altri editori che in da quel periodo hanno deciso di smettere di avvalersi della distribuzione Pan. Inoltre, come si suol dire, “a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina”. E qui, per chi ama il genere, entriamo nella fiction. Pensate solo a questo: dato che il tuo distributore/concorrente ha la possibilità di vedere ‘i numeri’ dei tuoi libri, come si comportano fra lanci, prenotazioni e movimento degli arretrati, potrebbe (usiamo il condizionale, of course, dato che si tratta di fiction) perfino capitare che un giorno gli venga voglia di imitare i tuoi piani editoriali, o tentare di ottenere i tuoi serial e i tuoi autori, forzando le offerte con gli editori stranieri, o peggio ancora cercando di farti gettare la spugna, distribuendo le tue pubblicazioni con scarsa capillarità/velocità/entusiasmo, facendo in modo che i tuoi albi non raggiungano le librerie, e gettando in cattiva luce il tuo operato. Un distributore, in Italia, potrebbe permettersi di fare questo, se lo volesse, per la semplice ragione che è il distributore stesso a spedire i libri alle fumetterie, incassare, e (successivamente) pagare l’editore. In altri paesi funziona esattamente all’opposto: è l’editore che paga il distributore per un servizio, e se il servizio non va bene, lo paga meno o non lo paga proprio e si rivolge a qualcun altro. Gli editori giapponesi sono letteralmente terrorizzati dal sistema distributivo italiano, e non riescono a comprenderlo. Alcuni anni fa una delle maggiori aziende giapponesi stava per arrivare in Italia ma, appena appreso del sistema italico, ha girato i tacchi ed è tornato in patria.
Comunque sia, dicevamo, questa è pura fiction. In Italia sappiamo bene che a nessun distributore onesto verrebbe mai in mente di fare qualcosa del genere, vero?
Tornando alla realtà, per quanto ci riguarda, smettere di lavorare con Pan era l’unica soluzione possibile per continuare a proporre le nostre pubblicazioni su suolo nazionale ottenendo un riscontro economico adeguato. Questo passaggio ha comportato – come dicevamo poco fa – una stasi forzata di quasi un anno nell’arco del 2011, ma poi, siamo stati ripagati dai risultati del 2012, e la cosa ci ha permesso di far ripartire la macchina, anche se molto lentamente. Nel frattempo, lo ricordiamo, abbiamo fatto molte altre cose non inerenti all’editoria, per cui siamo andati avanti comunque con progetti nuovi e interessanti che ci hanno portato ottimi riscontri e nuove possibilità di espandere il nostro operato.


6- In questi tempi in cui c’è molta concorrenza, è forse più semplice assicurarsi la considerazione degli editori giapponesi per un gruppo che, come i Kappa Boys, è sulla scena da un bel po' di anni?

Gli editori giapponesi, come quelli di ogni altro Paese, sono molto seri e si basano unicamente sui risultati ottenuti. Se sei sulla scena da anni ma hai fatto un pessimo lavoro, è improbabile che qualcuno nel Sol Levante si metta a lavorare con te. A quanto pare, oltre a essere noti in Giappone dalla fine degli Anni Ottanta, abbiamo fatto un lavoro che ha soddisfatto i nostri partner giapponesi, e di questo siamo molto felici e ne andiamo orgogliosi. Durante alcune celebrazioni, alla fine del 2010 il più grosso editore giapponese ha citato il nostro operato per la diffusione del manga in Italia davanti a esponenti celebri della cultura e della politica del Sol Levante, e quando ci è stato comunicato abbiamo sofferto di tachicardia per una settimana. Il nostro nome è citato anche all’interno di enciclopedie nipponiche e volumi sull’editoria nipponica nel mondo. Sono (anche) cose come queste che ti fanno capire di non aver sprecato tempo dietro ai ‘giornalini’ per trent’anni della tua vita, e di aver posto un’importante pietra miliare in questo campo. Quando diciamo queste cose, c’è sempre qualcuno che si lamenta per il fatto che ce ne vantiamo troppo. Ci dispiace se diamo questa impressione, ma a noi sono cose che fanno molto piacere, perché abbiamo dedicato letteralmente metà della nostra vita a valorizzare il manga, a diffonderlo nel nostro paese, e a combattere perché venisse accettato come qualsiasi altra forma di lettura. Abbiate pazienza e sopportateci: siamo un po’ come i vecchietti che raccontano le loro imprese durante la Seconda Guerra Mondiale: un po’ noiosi, magari, ma con dati di fatto alla mano.
Non a caso, oggi diversi editori e agenzie letterarie giapponesi si appoggiano proprio a noi quando hanno bisogno di una lente d’ingrandimento puntata sull’Italia, perché il nostro – sappiatelo – è un mercato che davvero non sono in grado di comprendere, per complessità, contraddizioni e rischi, e loro lo temono molto.


7- Quali sono invece le problematiche tipiche nel lavorare con i colleghi nipponici?

Da diversi anni, valanghe di burocrazia (anche) per le piccolezze. Fino agli anni Novanta non c’era tutta questa burocrazia, ma col boom del manga in tutto il mondo (e stiamo ancora parlando del boom degli anni Novanta), gli editori giapponesi si sono trovati a gestire una mole enorme di lavoro, per cui hanno dovuto strutturarsi in modo da tenere sotto controllo ogni minimo particolare. Basti immaginare a quanti editori di manga ci sono in Italia, a quanti titoli escono ogni mese, e alla gestione degli arretrati per immaginare la mole di lavoro: e questo solo per l’Italia. Ogni editore giapponese ha a che fare con tutti gli editori di tutti i paesi del mondo. Purtroppo, per loro, sarebbe stato impossibile fare altrimenti. Dunque, oggi è tutto estremamente lineare e organizzato, ma a volte i tempi si allungano in maniera spropositata: può capitare che oggi arrivi l’ok alla pubblicazione di un titolo che avevi richiesto tre (si, avete letto bene: tre!!!) anni fa, oppure ci vogliono settimane per ottenere l’approvazione per una copertina, una pagina, una riga del colophone, un’indicazione di copyright. Oppure, già dopo aver acquistato i diritti di un libro, ti trovi ad avere a che fare coi capricci extra-contrattuali di qualche autore: tecnicamente potresti anche dire “ok, signori: ci siamo rotti le scatole, non lo pubblico più”, ma non conviene mai, a meno che non si desideri mandare a rotoli i rapporti con l’editore nipponico di riferimento. A quel punto abbozzi, e ti ripeti che certi autori sono come rockstar, e che quindi ogni tanto bisogna concedergli qualche capriccio. Ovviamente, in quei casi, non puoi raccontare al pubblico per quale ragione è stato fatto questo o quel cambiamento sulla pubblicazione di un certo titolo, e quindi te ne assumi la responsabilità. Fare questo lavoro significa anche avere molta pazienza, essere capaci di inghiottire diversi rospi alla settimana, e beccarsi spesso qualche badilata di concime organico da parte del pubblico. Amen, fa parte del gioco. L’importante è che il gioco continui a valere la candela.


8- Qual è stato l'editore o l'autore giapponese più difficile da accontentare? Hai qualche aneddoto?

In generale non ci sono difficoltà con gli editori: tutto, solitamente, ha a che fare con gli autori, o – per essere più precisi – con i loro agenti, i quali devono dare dimostrazione di essere dei cerberi infernali, altrimenti vengono sostituiti in quattro e quattr’otto. Di aneddoti ne avremmo a vagonate, però non ci farete aprire bocca neanche con la tortura. Come dicevamo poc’anzi, bisogna stare al gioco e inghiottire rospi, altrimenti se dici ogni volta la colpa e il colpevole, nell’arco di poco tempo ti rovinerai i rapporti con quell’autore, e di conseguenza con la sua casa editrice. Possiamo eventualmente raccontarvi aneddoti senza dire a chi vanno riferiti. Per esempio, negli ultimi anni siamo stati in grado di pubblicare un libro dopo ben un anno e mezzo da quando ne avevamo acquistato i diritti, per la semplice ragione che l’autore non si decideva in merito al titolo della versione italiana, nonostante fosse stato accettato e sottoscritto nel contratto (mettendo così in imbarazzo anche il suo stesso editore nipponico). Alla fine l’abbiamo spuntata, facendo valere appunto il contratto, e facendo notare che il libro in questione – in attesa di pubblicazione da oltre un anno – aveva fino a quel momento generato solo costi e nessun guadagno. È sempre spiacevole dover arrivare a quel punto, però quanno ce vò, ce vò: va bene che certi autori possano comportarsi come rockstar, dunque, ma quando certi comportamenti portano (anche) un danno economico, i rospi è meglio iniziare a sputarli, dopo averne ingoiati tanti. Di aneddoti, dicevamo, ce ne sarebbero a decine, ma alcuni sono talmente specifici che titolo e autore salterebbero immediatamente all’occhio, per cui… zitti e mosca.
 

9- Kappa Edizioni ha avuto il merito di introdurre nel mercato italiano un autore come Inio Asano che, a distanza di anni, è ora diventato molto apprezzato nel circuito degli appassionati. Com’è cambiato l'interesse verso quest’autore da parte del pubblico tra il 2005 (anno di pubblicazione di What a Wonderful World) e oggi? Il successo ottenuto dalle ultime pubblicazioni ha portato anche ad una riscoperta delle sue prime opere?

In realtà, “What a Wonderful World” e “La Città della Luce” hanno sempre avuto un buon riscontro, fin dal 2005. Infatti le opere più recenti di Inio Asano hanno potuto godere di tale riscontro in Italia per la semplice ragione che era già conosciuto grazie alla nostra linea editoriale “Manga San”. Fra l’altro, grazie al nostro impegno, i titoli di Asano sono stati fra i primi manga ad apparire nelle librerie di varia italiane, e hanno fatto da testa di ponte a tutti gli altri editori negli anni successivi. Anche il fatto che questi due titoli fossero stampati in un formato librario molto pregiato (li abbiamo stampati su una carta costosissima normalmente usata solo per la narrativa) ha permesso una visibilità particolare ad Asano, che è diventato quasi subito uno degli autori giapponesi più letti anche da chi non seguiva i manga.


10- È capitato abbastanza di frequente che i Kappa Boys "scoprissero" per primi degli autori interessanti che, in un secondo momento, abbiamo poi visto pubblicare anche dalla concorrenza. E' successo, oltre che col succitato Inio Asano, anche con Usamaru Furuya, Ahndongshik e Yoshiko Watanabe ad esempio.
Questo avviene perché, una volta diventati noti da noi questi autori, i "big" vostri concorrenti vi sgraffignano le altre loro opere; oppure è un caso?


Per noi è sempre un grande onore sapere che continuiamo a essere presi come modello per strutturare i parchi editoriali della concorrenza. Scherzi a parte, se un autore è bravo e ha qualcosa da dire, prima o poi verrà fuori comunque. Il nostro unico merito – semmai ci fosse davvero – è quello di essere ‘sensibili’ e quindi magari di percepire la novità o la freschezza (o anche solo la vendibilità) di un autore, prima di altri editori italiani. Gli editori italiani, comunque, non “sgraffignano” niente: fanno offerte, che vengono valutate dagli editori giapponesi, i quali decidono a chi concedere il titolo richiesto. A noi non piace la competizione, anche perché non possiamo permettercela, dato che siamo una delle pochissime case editrici di fumetto (veramente) indipendenti in Italia: non abbiamo nessuna multinazionale a coprirci le spalle, non possediamo una tipografia con cui fare ristampe (ufficiali o ‘segrete’ che siano, senza rendicontarle agli editori d’origine), non abbiamo genitori ricchi, e non siamo la divisione fumettistica ‘camuffata’ di colossi editoriali. Per cui, quando lo scotto non vale più la candela, evitiamo di partecipare all’asta, e lasciamo che siano altri ad azzuffarsi e sparare cifre (molto spesso) assurde per ottenere i diritti di titoli che – a volte anche bellissimi – nel mercato attuale non avranno mai i risultati sperati. Inoltre, non è detto che un autore ottenga sempre buone performance con ogni titolo che pubblica, anche quando è già noto al pubblico italiano. Noi cerchiamo sempre di dare spazio agli autori che amiamo e che abbiamo promosso fin dagli albori, ma la scelta viene effettuata sul titolo in sé, non su altri fattori.


11- Si fa sempre più diffusa l’usanza di pubblicare opere brevi di autori o editori giapponesi noti, anche se poi si tratta di titoli interrotti anzitempo in patria per scarso successo. Per Ronin manga possiamo citare ad esempio Cronache di Yamato o Shachi dell'orizzonte marino; opere che sicuramente possono risultare anche tutto sommato piacevoli da leggere, ma che appunto non hanno un vero e proprio finale (e spesso l’ignaro lettore, al momento dell’acquisto, neanche lo sa).
Siam messi così male in Italia da dover pubblicare anche questi -come li chiama qualcuno- “aborti editoriali” pur di poter occupare spazio sugli scaffali delle librerie?


Anche qui dipende da titolo a titolo. Se il libro merita a prescindere, va assolutamente pubblicato. Per fare un parallelismo col mondo dei telefilm americani, a noi sono piaciute (quasi) tutte le stagioni di “LOST”, anche se il finale si è un po’ accartocciato su se stesso a causa di mille motivi. L’importante è quello che abbiamo goduto nell’arco delle varie stagioni, nei vari archi narrativi, nello sviluppo dei personaggi. Quelle di cui stiamo parlando non sono certo “aborti editoriali” (e sorvoliamo sul termine: si potrebbero usare anche termini meno infelici), bensì pilot che non sono diventati serie. Non lasciamoci confondere dal fatto che in Giappone un pilot sia spesso formato da più episodi: per quanto riguarda il mercato del manga, in casi come questo il termine va applicato all’intero primo volume, non al singolo episodio. Inoltre, se la storia funziona e riesce a completare un arco narrativo, il finale aperto diventa perfino evocativo. Non a caso, “Cronache di Yamato” ha avuto un exploit incredibile: la serie avrebbe potuto puntare sull’unificazione dell’antico Giappone, ma l’obiettivo dell’autore – peraltro raggiunto – è quello di unificare prima di tutto i vari partecipanti all’impresa. Il resto, in fondo, “è storia”. Si potrebbe obiettare che il lettore di “Cronache di Yamato” si è avvicinato a questo titolo solo perché si tratta di un volume dell’autore di “Black Cat” e “ToLoveRu” (uno dei tanti autori che proprio noi abbiamo lanciato in Italia). Se fosse così, però, le vendite si sarebbero fermate dopo il lancio, mentre invece il libro ha ottenuto continui riordini, probabilmente proprio perché i lettori se lo sono consigliato a vicenda. E, a riprova di ciò, ci anche sono i dati di “Shachi dell’Orizzonte Marino”, realizzato da un autore tutt’altro che noto e mai pubblicato prima in Italia: il risultato è stato ottimo, e chi lo ha letto ne ha parlato benissimo, rammaricandosi anzi che quello fosse l’unico volume disponibile. Non a caso, abbiamo perfino tentato di verificare con l’autore se fosse possibile realizzare nuovi volumi direttamente per il mercato italiano. Le imprese impossibili non ci spaventano più, ormai: dopo aver realizzato le nuove avventure di “Lupin III Millennium” in Italia, il coraggio non ci manca di certo. Il vantaggio dei manga seriali è che sono strutturati in varie saghe, per cui è possibile per gli autori prevedere la possibilità di concludere la storia nell’arco di alcuni episodi. Facciamo un esempio a noi molto caro (visto che abbiamo fatto di tutto per portarlo in Italia quando nessuno lo conosceva): mettiamo che “One Piece” si fosse concluso dopo la saga di Arlong (una delle nostre preferite, e su cui abbiamo lavorato con grande piacere), dopo aver radunato alcuni dei personaggi principali, e li avesse lasciati a navigare verso l’ignoto senza un finale vero e proprio, chi mai avrebbe il coraggio di definirlo un “aborto editoriale”? E vogliamo parlare dei serial di supereroi americani, che a tutti gli effetti non hanno mai un finale, poi magari chiudono dopo decenni perché il pubblico si dilegua o cambia interessi? Lo stesso dicasi per personaggi del fumetto popolare italiano, che procedono su storie autoconclusive mensilmente, ma che tutte insieme completano archi narrativi nel lasso di alcuni anni. Insomma, rinneghereste mai le ore passate a leggere – per esempio – “L’Uomo Ragno” o “Dylan Dog”, solo perché a tutti gli effetti non ha un vero e proprio finale, eccezion fatta per quelli delle singole saghe o dei singoli episodi? Dunque, come in ogni caso, tutto è relativo. Se una storia è bella, piacevole, leggibile, benvenga anche se si dipana su un solo volume. Al contrario, la cosa migliore sarebbe quella di evitare di iniziare a seguire molti serial che non raccontano nulla fin dal primo episodio: quelli sì che occupano inutilmente spazio nelle librerie.


12- Tra i grandi assenti nel panorama editoriale italiano, non ci si può esimere dal citare il Gruppo del '24, l'ormai leggendario gruppo di mangaka che negli anni '70 diede il via alla rivoluzione grafica e stilistica dello shoujo manga, innalzandolo da serie di storielline morali a genere artisticamente riconosciuto.
Ad eccezione di Riyoko Ikeda, che ha potuto contare sulla notorietà acquisita dal passaggio televisivo di "Lady Oscar", l'unico altro membro del gruppo che ha finora fatto una timida apparizione qui da noi è Moto Hagio, prima col volume Siamo in 11! (quando ancora lavoravate con Star Comics) e recentemente con Edgar e Allan Poe, sotto il marchio Ronin Manga. Le vendite di Edgar e Allan Poe sono state soddisfacenti?
C'è interesse nel portare altre opere di quest'autrice, o addirittura di un altro membro del Gruppo del '24 (Keiko Takemiya, Yumiko Ooshima, Ryoko Yamagishi)?


Grandi assenti che non sono più tali, in parte proprio grazie a noi. Tutto ciò che è apparso in Italia di Moto Hagio lo si deve al nostro impegno personale kappesco, altrimenti nessun altro editore avrebbe tentato. E anche la Riyoko Ikeda ‘a fumetti’ è arrivata in Italia in più incarnazioni diverse, alcune delle quali portano il nostro marchio. Del Gruppo 24 resta fuori ancora qualche esponente ‘di lusso’, ma in questi casi bisogna fare le cose senza correre troppo. “Edgar e Allan Poe” è andato e sta tutt’ora andando molto bene, per cui (come più volte dichiarato) abbiamo già progetti sulla sua autrice. Per le altre, vedremo e sperimenteremo – nel caso – come facciamo da più di vent’anni.
 

13- Proprio in merito ad Edgar e Allan Poe, sulla quarta di copertina del volume si afferma che il suddetto manga è "il primo shoujo manga della storia raccolto in volume". I conti non ci tornano... è un errore di distrazione il vostro, o volevate solo tirarvela un po’, furbacchioni?

Furbacchioni de che?! È un fatto storicizzato ed è dichiarato anche dall’editore originale. Urge un’edizione speciale di «Forse non tutti sanno che…» prelevata a forza dalla “Settimana Enigmistica”: ebbene, forse non tutti sanno che molto tempo fa gli shojo venivano lasciati ‘allo stato brado’ sulle riviste, senza essere raccolti: nessuno in Giappone, all’epoca, credeva realmente nelle potenzialità di tankobon prodotti per un pubblico femminile. “Edgar e Allan Poe” fu il primo shojo manga seriale a ottenere la pubblicazione in volume. In seguito al successo di questo, gli editori giapponesi si convinsero che anche gli shojo manga poteveno trovare un pubblico extra-rivista, e quindi iniziarono a raccoglierli in volume, recuperandone anche alcuni di quelli realizzati negli anni precedenti. Dunque, anche shojo-manga realizzati prima di “Edgar e Allan Poe”, sono apparsi in volume dopo. Gente, questo è un dato molto importante, perché costituisce una pietra miliare nell’editoria nipponica, e nel modo di pensare il manga ‘femminile’, che prima di allora veniva considerato quasi con disprezzo. Non solo: “Edgar e Allan Poe” è anche il titolo che ha gettato il seme per quello che (molto) in futuro sarebbe stato il genere boys love/yaoi. C’è poco da scherzare, questa è storia del fumetto internazionale!


14- Dopo "Occhi dietro" siete interessati a portare in Italia altre opere di Nokuto Koike, come ad esempio l'horror "6000"?

Non escludiamo nulla, specie sugli autori che abbiamo noi stessi lanciato in Italia, ma per la linea Ronin Manga adesso il nostro impegno va unicamente al completamento dei serial in corso.


15- Setona Mizushiro è un'autrice che amate molto; avete intenzione di puntare su altre sue opere? Citiamo il noto Shitsuren Chocolatier (Un chocolatier de l'amour perdu).

Domanda facile, risposta semplice: sì. Ma prima… vedi risposta a domanda 14!


16- Visto che avete mostrato una certa predilezione per Nozomu Tamaki (sia per gli hentai che non), avete in serbo altre sue opere? Ad esempio Coneco!! o Femme Kabuki, per la gioia dei mandrilloni in ascolto.

Di nuovo, “vedi risposta alla domanda 14”!


17- Per caso ci puoi dare qualche anticipazione in anteprima?

No. E non per cattiveria, ma per le stesse ragioni citate qui sopra. Inoltre, stiamo sviluppando nuovi settori che andranno ad affiancare quello del manga, dato che al momento sembra che in Italia sia un filino sovraffollato. I titoli che pubblicheremo prossimamante saranno per la maggior parte volumi autoconclusivi o mini-mini-miniserie. E li annunceremo solo quando sarà quasi il momento di pubblicarli, altrimenti c’è il rischio che molti confondano l’annuncio del titolo con la sua effettiva uscita, e questo non giova a nessuno. L’anno scorso siamo andati perfino oltre: abbiamo annunciato cinque titoli… dopo la loro uscita! O, almeno, dopo la loro uscita ‘in anteprima’ a Lucca Comics 2012. Questi libri sono poi arrivati nelle fumetterie a fine gennaio. E’ la stessa ragione per cui da anni non facciamo tanti annunci nel corso delle manifestazioni fumettistiche: tutti gli annunci finiscono un unico megablob di cui poi nessuno ricorda granché. Inoltre, ultimamente ci è sembrato di notare che qualsiasi annuncio (di qualsiasi editore) venga ormai preso dal pubblico con una sorta di peso sul cuore. Una volta, quando c’erano meno pubblicazioni mensili, ogni annuncio veniva accolto da cori di “evviva” e “finalmente” (inclusi titoli di minore entità e interesse). Oggi, anche quando viene annunciato il più atteso titolo dell’universo, benché l’impulso iniziale del lettore sia quello di esultare, tutto si spegne nel momento in cui si pensa al portafogli, e l’ideale standing ovation si trasforma all’istante in un “oh, no… adesso mi tocca comprare anche questo…”. Noi editori dovremmo fare un po’ di obiezione di coscienza, in un momento come questo. Là fuori c’è una crisi economica coi fiocchi, e la gente non ha più in tasca il denaro che aveva dieci-quindici anni fa. Oggi, anche e soprattutto per necessità, i lettori selezionano molto di più le loro letture. Per forza. Dunque, è perfettamente inutile che ogni editore continui a pubblicare (e annunciare) una trentina di titoli al mese: ognuno di quei titoli, anche con grandi potenzialità, venderà sempre meno del previsto, in una drammatica parabola discendente. Adesso sarebbe davvero il momento dei “pochi ma buoni”: chi se la sente di aderire al nostro progetto?


18- Com’è andato l’esperimento della collana "Letteratura coi manga"? Continuerete a proporre adattamenti manga, spesso poco celebri, di capolavori della letteratura mondiale? In caso di risposta affermativa, credi continuerete ad occuparvi solo di volumi unici oppure vi è l'eventualità che prendiate in considerazione anche adattamenti di più ampio respiro?

L’esperimento in generale è andato molto bene, per cui continueremo su questo filone, e ne inaugureremo di simili. “Pinocchio” è arrivato alla seconda ristampa (e, com’era prevedibile, è andato a ruba nelle librerie di varia), “Cime tempestose” è andato benissimo, “Peter Pan” e “Kappa – La Scena dell’inferno” sono usciti da poco per avere dati precisi (e inoltre non sono ancora stati distribuiti nelle librerie di varia) ma possiamo dire che il primo dei due è sicuramente stato apprezzato e ricercato più del secondo. E qui dobbiamo darvi una bacchettata sulle dita, soprattutto per chi come voi si occupa proprio di divulgazione e informazione. Ricordiamoci sempre che qualsiasi titolo è ‘poco noto’, prima che venga presentato e pubblicato. Venticinque anni fa, quando iniziammo a fare questo lavoro erano ‘poco noti’ i manga stessi, e se non ci fossimo battuti per renderli ‘più noti’, oggi non avremmo la varietà di scelta di cui invece possiamo godere. Basti poi pensare ai primi autori ‘poco noti’ che presentammo agli inizi degli anni Novanta, prima con Granata Press, poi con Star Comics: all’epoca nessuno sapeva chi fossero, e venivamo derisi per il semplice fatto di avere anche solo avuto l’idea di proporli. Ci davano dei pazzi perché volevamo pubblicare autori come Hirohiko Araki (“Le bizzarre avventure di JoJo”) o Masakazu Katsura (da “Video Girl Ai” a “Zetman”), o Masashi Tanaka (“Gon”), o Mitsuru Adachi (“Rough”), Eiichiro Oda (“One Piece”) e diecimila altri che oggi sono ufficialmente riconosciuti come i più grandi autori di manga nel mondo. Ci hanno schernito perché abbiamo deciso di pubblicare i primi manga con lettura ‘alla giapponese’ (vedi “Dragon Ball” e “City Hunter”) dicendoci che non li avrebbe letti nessuno. Dovemmo perfino combattere per evitare la chiusura di “One Piece” all’ottavo volume (!!!), e pur di dare il via alla pubblicazione di “Cesare: il creatore che ha distrutto” di Fuyumi Soryo (inizialmente temuta perché “i manga a tema storico non hanno un pubblico”), ci esponemmo in prima persona realizzando gratuitamente una parte delle lavorazioni per poter abbassare i costi di produzione. Addirittura, restando più sul generico, ci additavano perché avevamo deciso di sperimentare nel manga generi ‘invendibili’ (!!!) come l’umoristico, lo shojo, lo yaoi, il manga storico e – udite udite – le light novel. Pensate che con il genere yaoi/boys love abbiamo addirittura avuto problemi a stamparli, perché alcuni tipografi rifiutavano categoricamente di mettere le mani su “quella roba”, come li definivano loro. A raccontarlo oggi sembra incredibile, ma per certi versi dieci-quindici anni fa eravamo ancora nel Medioevo.
Essere pionieri significa questo: aprire strade nuove, nonostante la diffidenza e lo scherno generale. Strade che poi altri percorreranno più comodamente. Sennò, che gusto c’è? Comunque, il nostro obiettivo in questo senso consiste nell’evitare di ammorbare i lettori con serie eternamente lunghe (a meno che non ne valga davvero la pena): come si è visto anche di recente, ci stiamo concentrando su volumi autoconclusivi e miniserie. E i risultati, finora, ci stanno dando ragione.


19- La pubblicazione di due titoli del "dio dei manga", Don Dracula e Pinocchio, è un segnale di un vostro interesse nei confronti di Osamu Tezuka o va semplicemente ad inquadrarsi in una politica di recupero di titoli che potrebbero calamitare l’interesse di un pubblico di nostalgici?

Be’, stiamo parlando dell’uomo che ha letteralmente ‘inventato’ il manga così come lo conosciamo oggi. A Tezuka dobbiamo tutto. Tutti. Lettori ed editori, nessuno escluso. Noi siamo sempre stati interessati a Tezuka. Riuscimmo perfino a pubblicarlo su “Kappa Magazine” nei primi anni Novanta, e per Kappa Edizioni abbiamo pubblicato il più bel manga su Tezuka mai realizzato, ovvero “Tezuka Secondo Me” di Takao Yaguchi (l’autore di “Sanpei ragazzo pescatore”). Tezuka va ben oltre certi discorsi. Quando si pubblica questo autore, bisogna mettersi la cravatta, togliersi il cappello e smettere di parlare di ‘recupero’, ‘mercato’, ‘nostalgia’. E, almeno fuori dal Giappone, dovremmo portargli il rispetto che merita, ma alla nostra maniera: “Dio del Manga” va bene per la cultura animista orientale, mentre per noi l’ideale sarebbe un più affettuoso “Papà Tezuka”.


20- Sapreste ritrarre un identikit del vostro "lettore tipo"? Quali sono le strategie editoriali che attuate per tenervelo stretto?

Grazie al cielo NON abbiamo un lettore-tipo e non lo vogliamo. Se lo avessimo, significherebbe aver creato una nicchia, che è esattamente l’opposto del nostro progetto iniziato alla fine degli anni Ottanta. Proprio perché abbiamo collane e pubblicazioni così diverse fra loro, è impossibile tracciare l’identità del ‘nostro’ lettore: tutt’al più si può tentare di farlo per linea editoriale, ma non siamo amanti delle catalogazioni e dell’insiemistica. I primi danni al manga, nello specifico, sono stati fatti proprio quando si è cercato di circoscrivere le categorie e i generi (shonen, shojo, seinen, josei, ecc) sottolineandoli ed evidenziandoli, creando così ostacoli invece di abbatterli. Speriamo proprio che questa moda finisca presto, così ci si potrà tornare a concentrare sulle letture, senza stare a perdere tempo con il genere o al target, così che ognuno decida di leggere quello che gli pare, a prescindere da quello che vorrebbe l’ufficio marketing (millantato e del tutto insesistente, nella maggior parte dei casi) delle case editrici.


21- C'è un motivo in particolare per cui, sul vostro profilo Facebook, ai lettori non è consentito aprire delle discussioni, ma solo rispondere ai vostri post ufficiali?

Certo: ordine, chiarezza e far morire di fame i troll. La pagina Facebook di Ronin Manga è – appunto – un organo di comunicazione di Ronin Manga, in cui chiunque può commentare i nostri messaggi, possibilmente evitando di deviare dall’argomento: il ‘fuori tema’ non giova nessuno. A chi ha come unico obiettivo quello di infastidire o insultare autori, editori (anche e soprattutto concorrenti) e altri utenti, non diamo il minimo spazio d’azione: dopo un paio di ammonimenti, se le nostre raccomandazioni restano inascoltate, gli vietiamo definitivamente la possibilità di inserire nuovi messaggi e lo salutiamo senza rancore, proprio come avviene in qualsiasi forum civile. Dopotutto, se inviti qualcuno nel salotto di casa tua a prendere il tè, e questo dopo un po’ inizia a sputazzare in terra, ruttare in faccia agli altri ospiti, urinare nel vaso dei fiori e usare le tende di pizzo come tovagliolo (o peggio), probabilmente dopo un po’ ti viene voglia di cacciarlo fuori a calci nel sedere. Crediamo che il trucco dell’anonimato per rompere le scatole agli altri utenti abbia fatto il suo tempo, e se uno ha solo questo nella sua vita, di sicuro starà benissimo anche da solo. Noi e gli altri utenti di certo non sentiremo la sua mancanza. A chiunque voglia fare un salto a trovarci, le porte sono aperte, e la pagina è visibile anche a chi non desidera iscriversi o non usa facebook. Basta poco, checcevò?
 

22- Anni fa si pubblicava con materiali generalmente meno pregiati rispetto ad oggi, ma, almeno per quel che riguarda la qualità di stampa, non vi erano particolari problemi. Ultimamente abbiamo visto invece esplodere un’epidemia di “morbillo” tra i retini.
Un po’ tutti gli editori infatti (voi inclusi) han sfornato volumi viziati dallo stesso problema: una gran quantità di "retini a pois” o con quadrettature. Cosa è successo? Come al solito la colpa è stata di quei cattivoni sadici degli editori giapponesi?


A noi è capitato anni addietro in diverse occasioni. Abbiamo discusso con la tipografia a cui avevamo affidato un certo numero di titoli, la quale ha tentato di convincerci che quello era il miglior risultato possibile. E allora ci siamo rivolti altrove. Guardacaso, da quel momento non si sono più verificati questi incidenti: basti verificare la qualità dei nostri manga più recenti per verificare il livello qualitativo davvero altissimo di stampa e carta. Attualmente, la carta e la stampa di Ronin Manga sono tra le migliori sul mercato. Chi si loda s’imbroda? Basta prenderli in mano: “Beshari Gurashi”, “Canta Yesterday per me”, “Ashita Dorobo”, “Il libro di Bantorra”, “Kure-nai”, “Cime tempestose”, “Peter Pan”, “Kappa / La scena dell’Inferno” tanto per fare qualche esempio recente e facilmente reperibile in tutte le fumetterie (e ora anche nelle librerie di varia) godono di una riproduzione perfetta.


23- Qual è la vostra attuale politica in merito all'adattamento delle onomatopee?

La nostra preferenza va all’adattamento completo, ovvero sostituire con onomatopee ‘nostrane’ quelle originali giapponesi. Da un paio d’anni però optiamo per la ‘sottotitolazione’ all’onomatopea giapponese per ridurre i costi di produzione. Quando però riteniamo che il titolo che stiamo pubblicando sia adatto a un pubblico più vasto rispetto a quello del fandom, realizziamo l’adattamento completo. Se poi crediamo che il libro possa andare in mano anche a un pubblico che normalmente non legge manga, chiediamo all’editore giapponese di permetterci addirittura l’orientamento della lettura alla occidentale (cosa che per ora abbiamo fatto solo con “Pinocchio” di Tezuka), nonostante siamo stati i primi in Italia a inaugurare la lettura alla giapponese, a metà degli anni Novanta. In generale è meglio non avere una sola politica editoriale granitica e inflessibile, bensì essere elastici e pensare a chi potrebbe piacere quel libro nel dettaglio. Sembra incredibile, ma ancora oggi, nel 2013, la stragrande maggioranza del pubblico ‘casuale’ non legge manga proprio perché “si leggono a rovescio” e “sono pieni di strani segni incomprensibili”. Bisognerebbe che tutti se ne capacitassero, editori e fan. Comunque sia, quando un editore decide di non realizzare l’adattamento completo (affidandosi perciò ai ‘sottotitoli’) lo fa per una sola ragione: risparmiare denaro, spacciando l’operazione per una sorta di ‘amore e fedeltà all’opera originale’, a cui molti lettori credono ciecamente. Tenetelo a mente: si tratta solo di una copertura, per quanto benaccetta dal pubblico, ma volta unicamente al risparmio. Tutto il discorso sul “rispetto della tavola originale” è fuffa, per la semplice ragione che il ‘sottotitolo’ in realtà rovina la dinamica del disegno originale molto più di un adattamento grafico completo fatto bene, in quanto va ad aggiungere elementi dove prima non ce n’erano, invece di sostituirli. Inoltre, tutto questo “rispetto dell’originale” non ha nemmeno riscontro nelle azioni di alcuni degli stessi editori che lo invocano: ormai è noto che molti traducono i manga non dalla versione originale giapponese, ma da quella in lingua inglese o francese, sempre per risparmiare. Questo metodo di lavoro è davvero terribile, e ci proietta purtroppo nel Terzo Mondo dell’editoria fumettistica. Se non traduci un manga dall’edizione originale, significa che stai tradendo completamente la tua missione, l’autore giapponese e, soprattutto, il pubblico.
Tornando all’adattamento grafico: a questo punto, se davvero vuoi portare il massimo rispetto alla tavola originale, tanto vale non aggiungere nemmeno i sottotitoli. Troppo estremo? Chi può dirlo? D’altronde, gran parte dei lettori odierni di manga sanno perfettamente leggere gli alfabeti sillabici katakana e hiragana, per cui, se proprio il manga deve diventare una lettura di nicchia, tanto vale renderlo una bella lettura di nicchia. Ma, dal nostro punto di vista, se vogliamo salvare il manga dalla nicchia (o ghetto) in cui sta per finire, bisognerebbe ripensare un po’ tutto questo sistema, che ormai è diventato sempre più rivolto al fandom, e sempre meno al vasto pubblico che vorrebbe leggere manga per piacere personale, ma – ahinoi – non ci riesce perché gli viene impedito paradossalmente proprio dalle case editrici che li pubblicano.


24- Come e quanto influiscono sul prezzo di copertina elementi come licenza, traduzione, adattamento e lettering, l’editing, materiali e confezionamento, distribuzione ecc...
Per caso ci puoi dare delle stime in percentuali?


Si deve partire dal presupposto che al distributore va circa il 50% del prezzo di copertina. Per cui, con il rimanente 50%, l’editore deve pagare tutte le altre spese. Quelle ‘vive’, relative all’acquisto dei diritti di pubblicazione, ai materiali, alla lavorazione (traduzione, lettering, adattamento), lo stoccaggio in magazzino, il trasporto, le tasse e – infine – i costi di gestione di un’azienda (che vanno spartiti ovviamente fra tutte le pubblicazioni). Diciamo che, alla fine della fiera, se all’editore resta un 15% del prezzo di copertina, si fa festa e si stappa lo champagne. E adesso provate a calcolare quanto guadagna un editore che va in edicola con un manga da 4,20 euro, nel caso in cui venda circa 5000 copie (ed è un’ottima vendita, per i manga da edicola di questo periodo). Fatto? Spaventoso, vero? E tenete presente che oggi ben pochi manga così, e di quelli vengono distribuiti in edicola ce ne sono solo due o tre che hanno cifre superiori a questa. Ecco perché alcuni editori ‘scelgono’ (le virgolette sono d’obbligo, purtroppo) di pubblicare una valanga di titoli ogni mese, e di aumentarne la quantità complessiva di anno in anno. Certo, da un punto di vista prettamente aziendale è un’ottima scelta, ma che genera soluzioni immediate a fronte di problemi futuri.
Ed è proprio per questo che NON è la nostra scelta. Come già detto, siamo sempre stati per il “pochi ma buoni”. Una buona decrescita, anche nel mercato editoriale, è sicuramente meglio di una crescita esponenziale cieca e forsennata.
 

25- Ai tempi della vostra scesa in campo sotto lo stendardo Ronin Manga -erano gli inizi del 2010- avete dichiarato di voler tentare l’assalto alle librerie di varia. Qui infatti vi è quella varietà di lettori che normalmente non legge fumetti, ma al massimo le “graphic novel” (che poi sono la stessa cosa… ma teniamolo per noi).
Il risultato è stata una lineup di volumi caratterizzati da “prezzi da libreria”, e una grafica di copertina peculiare che aveva (da quel che avete spiegato più di una volta) il compito di rendere immediatamente distinguibili i vostri prodotti.
A quasi tre anni di distanza, puoi fare un bilancio di questa esperienza? Come è andato l’assalto alle librerie di varia?


Scesa in campo? Stendardo? Brrr… termini che riportano alla mente la politica e i personaggi inquietanti che brulicano nella medesima… Preferiamo sicuramente parlare di “pubblicazione” e “marchio”. Tornando a noi, Ronin Manga ha esordito a metà del 2010, ma non dimentichiamoci che si tratta semplicemente di una nuova linea editoriale di Kappa Edizioni, la quale ha portato manga (e non solo) nelle librerie di varia (prima fra tutti, in Italia – ci teniamo  a ricordarlo) fin dalla fine degli anni Novanta. Quindi era un mercato che conoscevamo già molto bene. Semplicemente, con Ronin Manga lanciavamo una linea di manga appositamente studiata per la libreria di varia, che risultasse appetibile e incuriosisse anche chi normalmente non leggeva né manga, né fumetti. La grafica col ‘binario’ verde e rosso ha aiutato molto, in questo senso, e il prezzo standard di 5,90 euro (già adottato all’epoca da altri editori che si occupavano solo delle fumetterie) ha contribuito a dare l’idea di una linea editoriale precisa ed economica, soprattutto per un pubblico di varia, abituato a prezzi ben più alti. L’alta riconoscibilità della linea editoriale ‘ha pagato’, come si suol dire, e i risultati ci sono stati, e anche in tempi molto brevi. Dopo il primo assalto di Ronin Manga alla libreria di varia, abbiamo verificato quali tipologie di storie venivano più acquistate in quel canale di vendita, e abbiamo iniziato a selezionare i titoli dividendoli tra ‘adatti solo alla fumetteria’ e ‘adatti a fumetterie a varia’. Stando attenti a questo fattore, siamo riusciti a fare un ottimo lavoro, e a trarne vantaggi su diversi fronti.
A proposito della terminologia, abbiamo un bell’aneddoto sull’utilizzo del termine “graphic novel”. Anni addietro, quando il termine iniziò a circolare anche in Italia, iniziammo a essere contattati dalle redazioni dei quotidiani per interviste sull’argomento. La maggior parte erano demenziali, e denotavano chiaramente l’assoluta mancanza di nozioni in merito dei giornalisti, che scrivevano tali articoli senza alcun interesse e senza il desiderio di approfondire. Ma una le superò tutte:
«Buongiorno, sono il giornalista X e devo scrivere per il quotidiano Y un articolo sulle graphic novel. Voi ne pubblicate?»
«Be’, sì. Pubblichiamo una grande varietà di fumetti internazionali, sia serial, sia volumi autoconclusivi. Abbiamo un occhio di riguardo sul fumetto italiano e quello giapponese, ma in generale siamo…»
«Ah, davvero? Pubblicate anche fumetti?»
«…veramente le graphic novel sono fumetti. Semplicemente hanno la dimensione di ‘romanzo grafico’ nella misura in cui appunto la storia si completa all’interno dello stesso volume ed è realizzata in modo da…»
«Ma guarda un po’, questo è molto interessante. Non ne avevo idea. Ma, fumetti a parte, voi pubblicate anche graphic novel?»
«…»
«Pronto?»
«…sì, pubblichiamo ‘anche’ graphic novel.»
«Ah, bene. Mi scusi, ma temevo di aver contattato per errore una casa editrice di fumetti!»
Ecco come siamo messi in Italia con l’informazione relativa a questo settore. C’è da tremare, se si pensa che questo sistema è probabilmente utilizzato anche per scrivere gli articoli di cronaca.
 

26- Credi che prima o poi rivedrete la veste grafica delle vostre edizioni Ronin Manga, e per la precisione il ripresentarsi di quella doppia banda rossa VS verde e il rosso bordeaux di base delle cover che, purtroppo, non sono mai piaciute molto ai lettori di manga?

Tiratina d’orecchi. Dalla fine del 2011 nessuna delle pubblicazioni Ronin Manga ha mai più usato le due bandelle verde-rosso. E non stiamo parlando di un paio di titoli a casaccio. Urge l’elenco: Peter Pan, Kappa – La Scena dell’Inferno, Sei il mio incubo, Da Vinci: Il leone non dorme mai, Dog Style, Cime Tempestose, Il libro di Bantorra, Canta “Yesterday” per me, Ashita Dorobo, Beshari Gurashi, Edgar e Allan Poe, Kure-nai, Cronache di Yamato. Inoltre, già dal 2010 (ovvero fin dall’esordio) Ronin Manga aveva già diverse grafiche di copertina. Basti guardare a titoli come Baron, Guin Saga: i sette stregoni, Bastard!! Expansion, Pinocchio, Chobin, Don Dracula, Lady Oscar Kids, Tokyo Snow White Project. Basta dare un’occhiata al nostro catalogo on-line a questo indirizzo per verificare di persona. Solo la metà dei titoli Ronin Manga presentano la grafica col ‘binario bicolore’. Se poi andiamo a vedere l’intera produzione manga di Kappa Edizioni a questo indirizzo scopriamo che i titoli che hanno usato questa grafica sono poco più di una ventina su un totale di svariate centinaia di pubblicazioni. Stiamo parlando di ‘zerovirgola’, non sono nemmeno percentuali vere e proprie.
Che poi siano piaciute o meno, questo è un altro discorso.
Di sicuro, è stato funzionale, e ha imposto il marchio Ronin in un mercato che ormai all’epoca era già affollato e in cui era necessario trovare uno stratagemma per essere ben visibili. Può piacere o non piacere, insomma, ma un albo Ronin Manga lo individui subito in mezzo a mille altri, e vi garantiamo che questo, per la casa editrice, ha fatto la differenza. Comunque, una volta imposto il marchio, il problema non si pone più da un anno e mezzo, ormai.
Perciò, poniamo noi la domanda: come mai nessuno si è ancora accorto che la striscia bicolore è sparita da un bel pezzo?
C’entra forse la cospirazione mondiale degli Illuminati? Ha qualcosa a che fare con i templari, Atlantide, gli Ufo? La risposta, prossimamente a Voyager!
 

27- È da diversi anni che vi occupate anche di pubblicare romanzi, soprattutto legati al mondo dell'animazione giapponese, come Kiki consegne a domicilio, Il castello in aria, Sorridi, piccola Anna dai capelli rossi o l'imminente Una tomba per le lucciole. E' un mercato che ha un buon riscontro? Continuerete ad investirvi?
Per caso vi interessa anche il recente trend delle light novels?


Non solo i nostri romanzi hanno sempre ottimi riscontri, ma è addirittura uno dei nostri settori più importanti e – proprio per questa ragione – in via d’espansione.
Le vendite dei nostri romanzi sono di gran lunga maggiori rispetto a quelle di tanti manga di molte case editrici (inclusi quelli più osannati dal fandom… incredibile, vero?), e in più si tratta di ‘long seller’, che non invecchiano mai e che continuiamo a ristampare senza sosta. La trilogia di Howl (“Il Castello Errante di Howl”, “Il Castello in Aria” e “La Casa per Ognidove”) gode già di numerose ristampe nell’arco di poco meno di dieci anni, e addirittura il primo volume della trilogia è arrivato alla settima edizione con tirature importanti.
Quindi, sì, continueremo a investire abbondantemente in questo settore, come già stiamo facendo.
Il trend delle ‘light’ novel, invece, ci interessa ormai solo marginalmente.
Il perché è presto detto: in realtà non è un trend, perché si basa su un pubblico davvero ristretto, e costituisce purtroppo una minuscola nicchia all’interno stesso della nicchia dell’editoria manga, perché solo una parte dei lettori di manga legge le relative light novel, nessun altro lo fa.
Comunque sia, per Kappa questo tipo di settore è tutt’altro che una novità: abbiamo pubblicato la prima light novel in Italia (quella relativa al sequel di “Orange Road”) nel 1998, e grazie al successo ottenuto abbiamo proseguito con un’intera linea editoriale di light novel, prevalentemente collegate ai maggiori serial di Shueisha (in genere, personaggi principali di “Shonen Jump”) e Kadokawa (la saga originale di “Lodoss”), e sono tutt’ora un successo editoriale indiscusso.
Dagli anni Novanta ai primi anni Duemila questo settore (di cui eravamo gli unici a occuparci fino a pochi anni fa) aveva vendite che si avvicinavano (e in alcuni casi le superavano) quelle dei manga stessi. Kappa Edizioni ha pubblicato la bellezza di ventotto light novel che costituiscono sequel, spin-off, prequel e midquel (quindi non semplci ‘novelization’) dei più celebri manga in circolazione (CLICK) fra questi titoli ci sono le uniche light novel uscite in Italia che hanno venduto tra le cinque e le diecimila copie a volume.
Poi, nel corso degli anni l’entusiasmo del lettori è scemato, un po’ per l’aumento delle proposte nipponiche mensili, un po’ perché il cosiddetto “effetto novità” è venuto meno, per cui abbiamo pressoché smesso di pubblicarne (benché quelle elencate continuino tutt’ora a riscuotere successo). Non è detto che non riprenderemo altre, nel prossimo futuro, ma solo se ci sarà qualcosa che valga davvero la pena di essere tradotto in italiano, per una ragione o per l’altra. In questo momento, pubblicare light novel sarebbe davvero un tragico tentativo di (perdonate la ruvidità del termine) raschiare il fondo del barile, non tanto per la qualità in sé, quanto perché i lettori di light novel in Italia superano (di poco) il migliaio.
Preferiamo dedicarci a qualcosa di più interessante, dunque, come i veri romanzi da cui hanno avuto origine celebri film d’animazione, o classici e novità della letteratura per ragazzi.
 

28- Oggi in media quante copie deve vendere per voi un manga per rientrare nelle spese? E per essere considerato un “successo”?

Non esiste una media, dal momento che dipende semplicemente da quanto ti è costato produrlo. Poniamo che pubblichi un titolo definito ‘di punta’, e incassi 100, ma per produrlo hai speso 99: potrà anche sembrare un successo agli occhi del pubblico, ma dal punto di vista strettamente economico dell’editore, quel titolo ha guadagnato 1, il che non giustifica né lo sforzo produttivo, né il rischio. Molto meglio i titoli che ti fanno incassare 10 e che per produrli di fanno spendere solo 2 o 3. Tutto questo per ribadire il discorso di poco fa: ormai i diritti dei manga vengono messi all’asta come tranci di tonno al mercato del pesce, e gli editori si accapigliano spendendo cifre folli per guadagni risicati, unicamente per mantenere posizione sul mercato. È una strategia parzialmente sensata, ma solo se il tuo obiettivo è quello di rimanere l’unica casa editrice sul mercato. Ma la storia ci insegna che tutto ha una fine, perciò decidere di operare in quel modo continua ad apparire ai nostri occhi come la folle corsa dei lemming verso il precipizio. In generale, i nostri libri recuperano interamente le spese quando vendono dalle 300 alle 600 copie (in proporzione e a seconda della tiratura, ovviamente), per cui la soglia di pareggio nel nostro caso è piuttosto bassa. Non possiamo lamentarci, insomma, e viaggiamo quasi sempre in assoluta sicurezza, senza fare follie o scommesse pazze.
 

29- Che ne pensi dell’attuale panorama editoriale? C’è qualcosa che ti auspichi cambi a breve?

Se parliamo dell’Italia, ci sembra davvero troppo intasato: come appena detto, si pubblica troppo materiale (spesso inutile) solo per occupare spazio, giocando tutta la partita sul fronte distributivo. Dal canto loro, i distributori si fanno guerra aperta cercando di ottenere esclusive con gli editori, ma questo porta spesso a una diffusione minore delle pubblicazioni: una rivendita collegata a un distributore, infatti, fa sempre molta fatica a ottenere le novità e gli arretrati del distributore concorrente. Questo sistema, purtroppo, è consolidato, e non cambierà a meno che non avvenga un cataclisma, per cui evitiamo realisticamente di auspicare miracoli. L’unica cosa certa è che in questo modo prima o poi qualcuno si sbuccerà qualche ginocchio, e alla fine, se tutto continua a procedere secondo i parametri attuali, paradossalmente quelli che riusciranno a sopravvivere saranno i piccoli e medi editori, con strutture leggere e agili, che finora sono stati costretti a vivere all’ombra delle multinazionali. Alcuni hanno fatto la difficile scelta di autodistribuirsi, per esempio, e se otterranno risultati apprezzabili, probabilmente altri li seguiranno. Ma intanto la corsa all’accaparramento dei titoli continua, così come la febbre degli annunci nel corso delle fiere, e questo serve solo per mostrare i muscoli. Il problema è che oltre la metà dei titoli pubblicati in Italia non arrivano al pareggio dei conti, per cui l’unico metodo che continuano ad applicare un po’ tutti è quello di coprire le perdite dell’anno precedente pubblicando ulteriori testate mensili l’anno successivo. Le quali vanno ad aumentare il problema, perché il pubblico è costretto a selezionare ulteriormente, e quindi ognuna di quelle testate (incluse quelle con buone potenzialità) venderà sempre meno. Probabilmente oggi è possibile misurare il livello crisi di un editore dall’aumento di testate di anno in anno. In qualità di consulenti di editori e agenti nipponici, sappiamo bene quale sia il loro umore nei confronti del mercato italiano oggi: loro non possono fare a meno di vendere tutti i titoli che gli vengono richiesti dal nostro Paese, ma si definiscono (e riportiamo il termine alla lettera) “molto scettici” sul fatto che l’editoria manga in Italia possa reggere, se continua in questo modo.
Come dargli torto?
L’unica soluzione possibile su cui abbiamo concordato è: concedere un po’ meno titoli a tutti quanti, in modo da rendere più vendibili quelli che già sono in corso di pubblicazione. La bulimia editoriale va combattuta come quella alimentare, altrimenti l’organismo si ammala e non si riprende più.
Per quanto riguarda invece il panorama editoriale nipponico (quello originale, in Patria), la speranza è che venga finalmente ridotta la produzione di titoli orientati unicamente verso il fandom radicale, perché quel tipo di manga ha un solo piccolo vantaggio (vendite sicure su un pubblico estremamente ristretto) e una marea di difetti (essere incomprensibile al vasto pubblico, allontanare la gente dalla lettura del fumetto, creare nicchie di nicchie di nicchie). Qualche nekomimi, bishonen o maid in meno (giusto per fare qualche esempio di stereotipi manga degli ultimi anni) e qualche solida storia in più aiuterebbero il manga a tornare un fenomeno per tutti, così com’era nato ai tempi di Tezuka, e come è stato fino ai primi anni Duemila. Da lì in poi è iniziata una scivolata progressiva verso il vuoto assoluto, un brutto periodo in cui gli autori (anche per colpa dei loro manager/editor/aguzzini) hanno iniziato a creare personaggi caratterizzati con elementi chiave ‘che piacciono al pubblico’, senza dare loro uno spessore, senza infondere in essi un’anima che li renda ‘vivi’ e ‘veri’: non a caso, i personaggi di manga e anime negli ultimi anni sono caratterizzati sempre più dai loro abiti e dai loro accessori, quasi come se fossero involucri vuoti, forse per strizzare l’occhio al mondo del cosplay. E questo, a nostro avviso, è molto triste. Per il Giappone, questo momento è la fotocopia di quanto avvenne a metà degli anni Novanta negli Usa, quando i fumetti di supereroi smisero di raccontare storie e divennero albi-poster coloratissimi, con splash-page di dodici pagine consecutive (da strotolare invece che da sfogliare), con personaggi pin-up e decine di edizioni speciali ‘da collezionare’ invece che da leggere. Un brutto periodo che – superati gli entusiasmi iniziali – ha rischiato di abbattere definitivamente il mercato dei supereroi, fino a quando non sono stati reintegrati sceneggiatori seri capaci di raccontare storie. Guardacaso, in questi ultimi anni i fumetti più diffusi sono tornati a essere quelli di supereroi americani (che sono riusciti nell’apparentemente impossibile impresa di scavalcare la popolarità dei manga) perché sono stati in grado di rinnovarsi, e di riproporsi (anche) al pubblico più giovane grazie all’ondata di versioni cinematografiche. Fateci caso: è più facile vedere un ragazzino di oggi appassionato di supereroi, piuttosto che di manga o anime. Questa cosa avrà un suo peso determinante nell’editoria fumettistica per almeno i prossimi sette anni.
In Giappone, a partire dall’avvento del moe, purtroppo una grossa fetta della produzione manga ha iniziato a scivolare lungo una china pericolosa, e se qualche autore geniale (accompagnato e coltivato da case editrici giapponesi lungimiranti) non si affianca subito ai pochi che ancora (r)esistono, il rischio è quello di un affossamento totale di questo settore. Non a caso, il manga è in crisi ora soprattutto in Giappone, e in Italia non è quasi più letto dai ragazzini. E questo, per un settore editoriale, è sempre un bruttissimo segnale, perché significa che i lettori più grandi poco alla volta si dilegueranno, ma non verranno compensati da quelli delle nuove generazioni.
 

30- Ci congediamo con un’ultima domanda: quali sono i propositi e le aspettative per il nuovo anno editoriale di Ronin Manga e Kappa Edizioni?

• Propositi:
1) Completare i serial in corso, contando anche sull’aiuto dei lettori che continueranno sicuramente a supportarci e a promuovere i nostri titoli (…vero che lo farete? vero?), soprattutto quelli che hanno la possibilità di far uscire il manga dalla nicchia in cui rischia di precipitare.
2) Ridurre progressivamente a ‘quasi zero’ il quantitativo di serial, continuando a puntare maggiormente su volumi autoconclusivi, con storie che facciano venire voglia di essere lette e rilette più volte e che abbiano la dignità di apparire in una biblioteca.
3) Ripartire (ancora una volta) alla conquista del pubblico generalista, che a causa di questo mercato obeso si sta evidentemente allontanando dai fumetti “perché ce ne sono troppi e non capisco più di cosa parlano”.

• Aspettative:
1) Lanciare la linea Kappalab, i relativi e-book (alcuni sono già disponibili a questo indirizzo), e collegare gli eventi, i corsi e le produzioni multimediali al settore editoriale. Ne vedremo delle belle.
2) Continuare a divertirci nel fare questo lavoro e ad aprire nuove piste.
3) Andare là, dove nessuno è mai giunto prima (swooosh!).


Grazie ancora Kappa, alla prossima.

Grazie a voi, è sempre un piacere.