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Chi era bambino negli anni 70 e 80 ricorderà sicuramente che, girando per i vari canali televisivi, non era difficile imbattersi in degli strani supereroi mascherati con tute piuttosto singolari che oggi definiremmo senza dubbio trash. Stiamo parlando dei tokusatsu, termine che in giapponese significa “effetti speciali”, e che si riferisce a quelle produzioni televisive giapponesi degli anni 70 (ma anche del decennio precedente e successivo) di genere fantascientifico, fantasy o horror, che hanno costituito la forma di intrattenimento più popolare in Giappone, ma che purtroppo fuori dell’Asia sono conosciuti solo da pochi appassionati del genere.

In realtà la parola “tokusatsu” viene usata in Giappone per distinguere un particolare filone di sceneggiati televisivi: quelli per bambini o ragazzi, che parlano di super eroi o di fantascienza con trucchi e effetti speciali piuttosto semplici e a basso budget. Paradossalmente, il primo tokusatsu a essere trasmesso sulle televisioni, anzi, sulla televisione giapponese, dal momento che anche lì allora esisteva un solo canale (stiamo parlando del secondo dopoguerra), non era una produzione nazionale, bensì il più famoso super eroe americano: Superman. La serie ebbe talmente tanto successo, che il pubblico, abituato anche dai manga che sfornavano storie fantascientifiche a getto continuo, cominciò a richiedere a gran voce una nuova produzione che usasse gli ingredienti di Superman. Nacquero così i primi beniamini tutti nipponici dagli improbabili nomi di National Kid, Rainbow Mask e Moonlight Mask. Praticamente delle copie neanche tanto velate di quanto arrivava dagli Usa. Il genere ebbe la sua definitiva consacrazione con l’evoluzione del sottogenere tokusatsu chiamato Kyodai Hero dove i protagonisti sono degli eroi capaci di raggiungere dimensioni gigantesche per poter combattere un nemico, il più delle volte dei mostri (i kaiju). In Italia sono giunti e hanno avuto discreta fama proprio i tre esponenti più famosi di questo filone: Utramen, Spectremen e Megaloman. Ricordiamoli insieme!

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Ultraman fu il capostipite dei tantissimi nuovi eroi giapponesi che rinverdirono i fasti dei classici nipponici degli anni '60, quelli che avevano per protagonista mostri come Godzilla e Gamera, incarnazioni delle paure post atomiche del popolo giapponese. Ultraman, però, era differente: il protagonista della storia, infatti, non è più il mostro ma l'eroe buono che combatte contro il male una lotta spesso impari ma il più delle volte vittoriosa. Niente da stupirsi quindi che il suo creatore fosse quel Eiji Tsuburaya (nella foto qui sotto di lato), autentico mago degli effetti speciali per lo Studio Toho, dove lavorò su tanti film di mostri, a partire proprio dal più famoso: Godzilla del 1954. Nel 1963 decise di mettersi in proprio fondando la “ Tsuburaya Production" e di puntare tutto sui telefilm di fantascienza (il primo fu Ultra Q, sorta di X Files ante litteram) ma soprattutto di supereroi. Con Ultraman (Urotoraman in giapponese), nel 1966, Tsuburaya fece una scelta coraggiosa puntando sulla qualità per una produzione considerata ad altissimo budget per l’epoca.

etsu Girato completamente a colori, in un’epoca in cui le televisioni (chi le aveva) erano quasi totalmente in bianco e nero, questo show non fu, almeno inizialmente, indirizzato ad un pubblico di soli bambini dato che la TV non aveva la segmentazione del pubblico di oggi ed era invece un momento aggregante per tutta la famiglia.
La storia in effetti non è proprio da target prescolastico: un componente della "Guarnigione degli Ultra" (corpo di poliziotti spaziali messi a guardia della pace e della giustizia nell'universo), è in missione per scortare il mostro Bemular al Cimitero Spaziale quando nelle vicinanze del pianeta Terra un'astronave della Pattuglia Spaziale, incaricata di vegliare sulla sicurezza del pianeta, entra in collisione con la sfera che tiene prigioniero il mostro spaziale. L'incidente distrugge la prigione di Bemular che riuscirà a rifugiarsi sulla Terra uccidendo il pilota dell'astronave terrestre, Hayata. L'alieno/guerriero di scorta non accetterà la morte del "collega" terrestre e attraverso la condivisione della sua forza vitale, riuscirà a resuscitarlo. Hayata e il suo salvatore saranno così fusi in un unico corpo e solo grazie all’ausilio della "Beta Capsule" l'umano potrà trasformarsi e assumere le sembianze del poliziotto galattico Ultraman, alto 40 metri e capace di volare a mach 5, per difendere la Terra da ogni possibile minaccia aliena! Egli però può avere queste sembianze solo per un periodo limitato di tempo (3 minuti). Ultraman, infatti, a causa della scarsità dell'energia proveniente dal Sole, non è in grado di sopravvivere sulla Terra se non in forma umana! Sul petto dell'eroe è presente un "Color Timer" che comincia a lampeggiare avvisandolo che la sua energia è in fase di esaurimento: se dovesse spegnersi egli cesserebbe di vivere.

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La struttura di ogni episodio è comunque basata sullo stesso semplice canovaccio, base per ogni tokusatsu che si rispetti. Hayata e altri membri della Pattuglia Scientifica, inclusi una donna, per il piacere dell’occhio maschile, e un ragazzino (fratellino del protagonista con una propensione per i guai), incontrano il mostro spaziale della settimana e, quando la situazione diventa insostenibile, Hayata si trasforma in Ultraman (recitato da un uomo in un costume di gomma, il primo dei quali fu un certo Bin Furuya). Il conseguente scontro tra Ultraman e il mostro (originariamente recitato da uno stuntman vestito in costume di gomma, l’attore Haruo Nakajima) era il fulcro dell’episodio. Da notare che alcuni dei costumi dei mostri erano gli stessi, ma riadattati, utilizzati dallo stesso Tsuburaya per i suoi primi film di Godzilla. Lo Stile di combattimento di Ultraman in origine era molto semplice fatto soprattutto di pugni e calci ma col passare del tempo sono state aggiunte tecniche più coreografiche ispirate ad arti marziali come il judo. Tante sono le tecniche usate grazie ai suoi super poteri alieni, la più famosa è lo Specium Ray: quando Ultraman mette le braccia a fare il segno del più, può sparare un potente fascio di luce dalla sua mano destra distruggendo i mostri in un colpo solo. In molti manga "nostalgici" potrete ritrovare i bambini imitare questo colpo, come nelle opere di Urasawa.



Dopo più di 40 anni gli Ultra Guerrieri della nebulosa M78, succeduti all'originale, sono ancora impegnati a salvare il pianeta Terra e intrattenere i bimbi di tutte le età. Il brand infatti ha da sempre ottenuto un grande successo in Giappone in termini di ascolti televisivi e di merchandising, divenendo un eroe di riferimento per tante generazioni di bambini. Ultraman ancora oggi basa la sua popolarità su un mix irresistibile: combattimenti ispirati ad una spettacolarizzazione delle arti marziali e mostri memorabili (si racconta siano stati più di mille tra tutte le serie). C’è sì violenza ma senza esagerazioni e sangue, innocua e giocosa come può essere solo quella dei giochi tra bimbi. Sedici sono state le serie di telefilm (l’ultima, “Mebius”, del 2006) e 19 le pellicole cinematografiche ispirate a questo franchising. Un successo arrivato persino sul mercato USA ma praticamente sconosciuto in Italia dove non è arrivato nulla, a parte ovviamente la prima serie, che fu trasmessa qui da noi a partire dal 1980 su varie TV locali. Quest’anno per il 50esimo anniversario delle Tsuburaya Production è stata realizzata una speciale Action figure celebrativa del personaggio originario del “66: soltanto 50 pezzi realizzati a mano alla “modica” cifra di 7.190 euro, tra le più costose mai prodotte ma ...volete mettere avere un color time di vero zaffiro che si illumina?!?

Tutti gli Ultraman che si sono avvicendati in 50 anni nelle varie serie

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Fonti Consultate:
www.cultura-giapponese.it
ultra.wikia.com
www.nijirain.com/