Miki Yoshikawa è nota nel nostro paese per Yankee-kun & Megane-chan – Il teppista e la quattrocchi (Yankee-kun to Megane-chan), titolo in pubblicazione in Italia per Star Comics.
Lo stesso editore porterà in Italia a marzo 2014 l’opera su cui è attualmente al lavoro la sensei: Yamada-kun e le 7 streghe (Yamada-kun to 7-nin no Majo). In occasione di Lucca Comics & Games 2013, la stessa Star Comics ha invitato la Yoshikawa alla kermesse, facendole sentire l’affetto e l’incoraggiamento dei fan italiani. Noi di AnimeClick.it abbiamo seguito da vicino la giovane mangaka nella sua esperienza lucchese, di cui adesso vi racconteremo nei dettagli.

Il primo appuntamento del serrato programma di incontri con l’autrice è stato al Press Café di venerdì 1 novembre al Foyer del Teatro del Giglio.


L'introduzione di Marco Pellitteri ci conferma che la Yoshikawa è una delle poche mangaka donne a realizzare opere di genere shounen; lui stesso, quindi, apre la sessione di domande e chiede come si trova una donna a creare opere pensate per un pubblico prevalentemente maschile.

Yoshikawa: In realtà ci sono molte autrici donne che lo fanno usando pseudonimi maschili. Di solito è vero, le ragazze crescono leggendo shoujo e i ragazzi shounen, ma io avevo molti amici maschi e ho letto diversi shounen. È stato quindi spontaneo indirizzarmi negli shounen manga.

Il fumetto giapponese si occupa spesso dell'ambiente scolastico. È un interesse legato al fatto che il pubblico è adolescente, oppure è perché l'esperienza scolastica è formativa e segna molto la vita degli studenti giapponesi?

Y: Sì, dovunque ci si trovi, chiunque ha un'esperienza di scuola nella propria vita. È facile quindi immedesimarsi in queste situazioni. Ad esempio in Yankee-kun to Megane-chan, non narro di esperienze realmente vissute, ma ho sfruttato il ricordo di quando io stessa andavo a scuola e ho cercato di trasmettere quelle sensazioni ed esperienze, in accordo con l'editore.

Dal 26 ottobre Yamada-kun farà parte dei titoli che Kodansha distribuirà digitalmente. Come ha reagito alla notizia? Pensa che sarà un buon modo per combattere la pirateria?

Y: Non ero a conoscenza di questo. In ogni caso la pirateria è molto diffusa, e forse avrà l'effetto di far capire al pubblico che questo è un prodotto ufficiale.

(interviene un addetto di Kodansha)
K: In 170 paesi arriverà con la versione inglese. Certo è un buon motivo per combattere la pirateria, ma c'è dell'altro: vorremmo dare la possibilità a molte persone che nel mondo, diversamente, non avrebbero magari l'opportunità di leggerlo. Come Kodansha richiediamo l'autorizzazione degli autori per soddisfare così la domanda del pubblico nel più breve tempo possibile.

Y: Quando ho iniziato la mia carriera disegnavo per un pubblico giapponese; non avrei mai pensato di avere un riscontro di fan al di fuori del mio paese. Saperlo mi dà un grandissimo entusiasmo e vi prego di continuare a sostenermi.

Yankee-kun pare inizialmente una storia focalizzata esclusivamente sui due protagonisti, per poi introdurre numerosi nuovi personaggi, a breve distanza l'uno dall'altro. Era programmato fin dall'inizio?

Y: Avevo intenzione di inserire vari personaggi sin dall'inizio, però i due protagonisti sono due caratteri molto forti e non riuscivo a farne entrare altri, e il tempo passava. Quindi ho creato il Consiglio Studentesco e grazie a questo ho potuto finalmente farli intervenire.

Ci può parlare della sua esperienza con Mashima? Cosa ritiene di aver imparato lavorando con lui e a che punto ha deciso di diventare una mangaka professionista autonoma?

Y: Ho sempre desiderato diventare una professionista, ma diversamente da altri che frequentano scuole di approfondimento, io ero una liceale e non avevo esperienze alle spalle. Ho partecipato al concorso organizzato dalla Kodansha e sono stata premiata, tuttavia ero consapevole di non essere formata, e sentivo il bisogno di dover imparare. Ho letto l'annuncio del maestro Mashima attraverso una rivista, ho fatto domanda e sono stata accettata: ho fatto l'assistente perlopiù per diventare una professionista, per studiare e imparare la tecnica. Penso soprattutto di aver imparato a lavorare divertendomi. Il lavoro di un mangaka è molto duro: non c'è tempo per dormire o riposarsi, si è sempre seduti al tavolo, ciononostante ho appreso come fare affinché fosse un lavoro divertente.

In Yamada-kun abbiamo invece un'introduzione più semplice dei personaggi secondari, ritroviamo di nuovo l'ambiente del Consiglio Studentesco. Rispetto a Yankee-kun ha avuto quindi meno difficoltà grazie a questo escamotage suggerito dalla storia?

Y: Yankee-kun era la mia prima esperienza di serializzazione a puntate e non avevo il know-how necessario per impostare correttamente il lavoro. Quindi sì, ho appreso come fare.

Entrambi i protagonisti di Yankee-kun hanno un passato da teppista, ma vengono da estrazioni sociali diverse: umile quello di Adachi, benestante quello di Daichi. Si può dire che Hana sproni Daichi anche perché viene da un ambiente più abituato ai sacrifici?

Y: Sì, c'è anche questo. Ma Hana ha solo Daichi per poter liberare la sua identità, voleva fare ciò che aveva in mente.

Miki Yoshikawa - Lucca 2013 Press Café small
Ha raccontato che per Yamada-kun ha sempre voluto utilizzare l'idea dello scambio dei corpi, leggendo anche libri di medicina al riguardo. Ma per quanto riguarda l'idea del bacio, come ha fatto ad utilizzare questo mezzo e inventare inquadrature sempre diverse?

Y: Come inquadrature, mi rifaccio alla mia inventiva. Penso che sappiate che in Giappone non si utilizza il bacio a titolo di saluto come in Italia, pertanto quando l'opera è diventata un drama il regista ha iniziato a collezionare scene di baci da tanti film, Vacanze Romane etc.

C'erano teppisti nella sua scuola da cui ha preso spunto?

Y: Al liceo no, mentre nella scuola media c'erano diversi teppisti. Rimanendo dentro la scuola, all'epoca non mi accorgevo della loro presenza. Visti ora, ritengo che almeno metà degli studenti fossero teppisti. Inconsciamente me ne sono resa conto però molto dopo rispetto al periodo che ho trascorso a scuola.

I manga shounen devono comunicare uno sprone al lettore, specie di non mollare. Qual è il messaggio che lei vorrebbe far passare ai suoi lettori?

Y: Sicuramente quello di godersi la vita scolastica. Un po' in tutto il mondo esistono persone che per vari motivi non possono andare a scuola: vorrei che leggendo i miei manga i lettori potessero avere la forza di riprendere il loro percorso scolastico, divertendosi.

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Altro momento per fare quattro chiacchiere con l’autrice, oltre che per vederla all’opera, è stato lo showcase tenutosi venerdì pomeriggio presso la Chiesa dei Servi. Di seguito le domande sottoposte alla Yoshikawa nell’occasione.

Miki Yoshikawa - Lucca 2013 showcase

Cosa pensa dell'Italia e dell'esperienza di Lucca?

Y: È una città che finora avevo visto solo in fotografia o in filmato. Provo un senso di incredulità, qualcosa di simile al trovarmi in un parco giochi. Però mi ci trovo (l’autrice è intanto al lavoro su una tavola). Vi spiegherò un attimo l'andamento del lavoro. Si tratta del layout per un capitolo: produco 20 pagine alla settimana. Si chiama in giapponese name. Bisogna impostare balloon e testi. Arrivare dal layout alla tavola può prendermi 7 ore (mostra il suo astuccio con i personaggi di Yankee-kun).

Ha in mente la storia visivamente prima di mettere mano al layout?

Y: Grazie ai testi passo al layout, che all’inizio chiaramente non è perfetto (la Yoshikawa continua a lavorare sulla tavola, partendo da un layout già pronto).

Come è scandito il suo lavoro?

Y: Il primo giorno metto giù le idee; il secondo imposto il layout; il terzo giorno parlo con il redattore; il quarto giorno posso iniziare a lavorare alla tavola; gli ultimi tre giorni finisco l’inchiostrazione a china, per 20 pagine. Il settimo giorno l’assistente porta a termine il tutto (l’autrice continua a lavorare sottolineando come la cosa importante sia impostare in primis i balloon della tavola).

• (domanda per il redattore Suzuki da parte della traduttrice) Date subito l'ok?
S: Metà e metà, nel senso che quando va bene, tutto va bene. quando non va bene deve rifare tutto daccapo. Quando qualcosa non va bene è inutile rifare il lavoro parzialmente. È la prima volta che vedo la Yoshikawa disegnare una tavola. Di solito vedo soltanto il layout bell’e pronto, ma è la prima volta che vedo Miki lavorarci (nel corso dello showcase l'autrice rifinisce e inchiostra una vignetta).

Y: Il fatto è che mi sento in imbarazzo se qualcuno mi guarda mentre disegno.

Che manga le piacciono? Quali ama di più?

Y: Nonostante io disegni storie comiche, mi piacciono storie crudeli, tristi, pesanti. A proposito, non è che da piccola sognassi di diventare mangaka. Ho provato a cimentarmi con il disegno quando si è trattato di inviare delle tavole alla Kodansha.

Lei non sapeva disegnare e la prima volta che ci ha provato ha preso un premio?

S: Non sapeva disegnare, e anche la storia era confusa, ma si notava una certa forza. C’erano centinaia di concorrenti, e lei è rimasta come finalista. In quell’occasione mi sono espresso a favore della Yoshikawa.

Come l’ha aiutata a crescere professionalmente?

S: Non era limitata nella resa delle figure umane, ma in un manga bisogna saper giostrare l'andamento della storia, che [quando la sensei era alle prime armi] era difficilmente comprensibile. Diventando assistente di un professionista, si migliora. Ma la Yoshikawa ha fatto tutto da sola, diventando assistente di Mashiro.

Far ridere è molto più difficile che raccontare una storia con una struttura solida. Per far ridere bisogna avere ogni settimana delle nuove idee. Ho sempre pensato sia molto difficile trovare nuovi spunti comici. Le viene naturale trovare continuamente nuove battute?

Y: Inizialmente ho sofferto per trovare nuove idee, ma quando ho superato una specie di montagna è diventato un divertimento. Dopo che i personaggi acquisiscono una propria personalità, mi vengono abbastanza naturalmente. Se non mi diverto io, non riuscirò a far divertire gli altri.

Le 7 ore comprendono anche la creazione del layout o solo il passaggio dal layout al definitivo?

Y: Da quando il layout è completo, passano sette ore per inchiostrazione, cancellature, retini (parte l'inchiostrazione; la Yoshikawa utilizza un pennino 0.8; l’autrice spiega le caratteristiche di una tavola, facendo esempi di tavola con vingette tutte interne alla gabbia, e tavole con vignette al vivo o a taglio, che fuoriescono dalla gabbia). Io utilizzo vignette al vivo quando voglio dare una forte impressione, poi a volte mi piace disegnare in grande (passa a utilizzare il G-pen per l'inchiostrazione). Il G-pen va sgrassato (inchiostra i balloon).

Qual è stata la fonte di ispirazione per Yankee-kun?

Y: È nato per caso. In occasione di un numero speciale per fumettisti ancora non professionisti, mi è stato chiesto un name da presentare di lì a due giorni. Mentre mi stavo lavando i denti mi è venuta in mente l'immagine di una ragazza con gli occhiali che coinvolge in qualche modo un teppista (yankee). Anche se era solo un layout, ho realizzato un layout di 30 pagine… e lavoravo anche come assistente in quel periodo!

Se non avesse intrapreso la carriera di mangaka, che cose le sarebbe piaciuto fare come lavoro? Che altre passioni ha oltre ai manga?

Y: Volevo essere tante cose: l'astronauta o il pilota di aereo. Mi sarebbe piaciuto uscendo dal Giappone vivere in un altro paese dove non conosco nessuno. Sono sicura che non volessi fare l'impiegata, con orari fissi e routine. Una mangaka come fumettista è libera... se non voglio lavorare, non lavoro. Non mangerei nel caso, ma posso decidere di non farlo. Mi diverto a fare questo lavoro.

A proposito di divertirsi: qual è la fase del lavoro che la diverte di più?

Y: Tutte le fasi sono faticose. Quando riesco a disegnare l'espressione di un personaggio e mi accorgo che funziona, o mi vengono delle buone idee, mi sento felice e mi diverto. Però è un lavoro faticoso.

Cosa le piace di più disegnare? Ad esempio i volti?

Y: Mi piace disegnare ragazze carine. Non mi piacciono i disegni piccoli, i personaggi piccoli. Mi viene sonno quando devo fare quel tipo di disegno.

Noto che il volto lo sta tenendo per ultimo. Tiene volto ed espressione per ultimi? Sia inchiostrazione che disegno?

Y: È vero. Quando l'inquadratura è a mezzo busto, l'espressione è molto importante; lascio gli occhi per ultimi e aumento la concentrazione per non sbagliare (l’autrice passa a spiegare l’uso del G-Pen). Quando presso molto, la linea viene marcata. Quando vado leggera, le linee vengono sottili. Utilizzando le caratteristiche di questo pennino, posso cambiare lo spessore della linea. Per esempio accentuo di più le linee del viso, così l'impressione aumenta. Con la linea si può creare un effetto di tridimensionalità.

S: La Yoshikawa va molto veloce.

Ai retini ci pensa l'assistente?

Y: Entrambi. Quando si è al limite della scadenza, poi...

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Dopo la prima sessione di autografi, tenutasi venerdì pomeriggio, il giorno successivo è stata la volta del live sketch allo stand Star Comics, presso il Padiglione Napoleone. A dispetto dei numerosi fan accalcatisi davanti al banchetto, siamo riusciti a fare qualche altra domanda alla sensei, chiedendole tra l’altro come si svolge una sua giornata lavorativa tipo, oltre a sottoporle qualche curiosità extra. Nonostante il rumore di fondo, ci auguriamo possiate cogliere le risposte dalla voce di Claudia Bovini di Star Comics. Nella ‘telecronaca’ in differita non mancano gaffe (confondere Daichi e Yamada) e qualche commento random, spero però che troverete divertente il tutto e riuscirete magari a rivivere l’atmosfera vivace che si respirava allo stand quel mattino.



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Subito dopo, sempre nella giornata di sabato, la sensei ci ha concesso un’intervista esclusiva, che potete trovare di seguito.



Dopo aver ringraziato la sensei Yoshikawa per la cortesia, partiamo con le domande a cura della redazione di AnimeClick.it.

Nelle sue storie trovano posto ragazzi che non riescono ad affrontare la vita scolastica per difficoltà di socializzazione, perché vittime del bullismo o della competitività della scuola giapponese. Lei racconta il tutto con molto humour, ma con sensibilità. Pensa che anche attraverso una storia leggera si possano lanciare dei messaggi importanti ai lettori?

Y: Non ho utilizzato questo tipo di personaggi solo per queste ragioni, per la loro problematicità, però desidero trasmettere il messaggio che la scuola sia un posto divertente, che chi va a scuola possa trascorrere del tempo felice. Se riesco in questo intento, la cosa mi rende felice.

Lei che è un'autrice di sesso femminile, che rapporto ha col fanservice di tipo ecchi molto in voga negli shounen manga? Per esempio i personaggi femminili dalla gonnellina svolazzante da cui far spuntare occasionalmente le immancabili mutandine.

Y: In Yankee-kun non ho immesso questi elementi, perché tenevo molto al ritmo con cui procedeva la storia. Con Yamada-kun invece avevo l’obiettivo di disegnare scene un po’ più sexy. Mentre le disegnavo ho trovato la cosa divertente, dunque adesso le disegno con piacere.

Nel contesto dell'editoria nipponica, una mangaka vanta lo stesso trattamento e le stesse opportunità dei colleghi maschi, o per caso può godere di particolari vantaggi o svantaggi?

Y: Personalmente, essendo una mangaka donna non sento questa difficoltà. Però, sicuramente, un mangaka uomo sposato magari ha una moglie che si occupa per lui delle faccende domestiche. Cucina, mette su la lavatrice, etc. Dunque un mangaka uomo è libero di dedicare tutto il tempo a disegnare; probabilmente non vale lo stesso per le mie colleghe donne. Quindi, professionalmente provo un po’ d’invidia per i colleghi maschi. Una mangaka di sesso femminile dev’essere più powerful.

Poi esistono delle coppie all’interno di questo stesso mondo. Ad esempio Hideaki Anno, animatore, regista, e Moyoco Anno, mangaka.

Y: Sì, coppie di mangaka vere e proprie ne esistono tante.

In entrambe le sue opere uno dei temi principali è quello rendere la scuola un posto divertente e piacevole per tutti. Lei come ha vissuto il liceo? Ha inserito anche esperienze personali? Ad esempio, è un caso che i protagonisti di entrambe le opere siano teppisti?

Y: Nei manga trovate delle vicende scolastiche che disegno in base alle mie esperienze, effettivamente.

Sia Yankee-kun che Yamada-kun sono commedie scolastiche con un protagonista maschile 'mondaiji' (problematico) e una protagonista femminile 'yuutousei' (lo studente modello, anche se Hana più che esserlo davvero aspira a diventarlo). Per quali motivi ha puntato su questo genere?

Y: Proprio perché mondaiji e yuutousei sono due opposti. In giapponese è chiara questa opposizione. Così, per me è stato più facile caratterizzare personaggi di questo tipo.

Lo irekawari (scambio di corpi) è un elemento utilizzato spesso negli ultimi tempi. Quali sono le difficoltà nel gestire una storia i cui protagonisti letteralmente escono dai loro panni? Come si è preparata prima di trattare l’argomento?

Y: Non lo trovo difficile. Piuttosto, trovo che ad esempio Urara dentro Yamada sia proprio un altro personaggio. Urara dentro Yamada è più energica, quindi diventa davvero un altro personaggio, e la cosa mi diverte molto.

Per esigenze di trama, in Yamada-kun i baci sono all'ordine del giorno. Generalmente invece il bacio è il coronamento romantico di una relazione, agognato dai lettori per l'intera serie. Questa ritrosia a mostrare i baci è molto giapponese, vero? L'editor le ha mai detto: non ci saranno troppi baci in questo capitolo?

Y: La redazione non dice niente, semmai sono oggetto d’invidia di altri mangaka, che mi dicono: “Quante belle scene!”. Sono scene che attirano l’attenzione del pubblico.

Il manga con cui si è proposta al WSM immagina una storia del Giappone alternativa, in cui il suo paese non si apre alle navi nere del Commodoro Perry. Pensa di riproporre al suo pubblico storie del genere? Oppure pensa di riprendere Maho no kyoushitsu, poco adatto a WSM in quanto ambientato alle elementari? Più in generale, quali sono i suoi progetti futuri?

Y: Mi piacerebbe disegnare questo genere di storie, storie di tipo sci-fi.

Ha già in mente la storia di Yamada-kun nella sua interezza oppure la crea un pezzo alla volta? Può già fare una stima del numero di volumi complessivo?

Y: Ancora non lo so.

Sia Yankee-kun che Yamada-kun hanno goduto di una trasposizione televisiva. Ha per caso contribuito in qualche modo alla loro realizzazione? L'adattamento live-action l'ha per caso obbligata ad allungare, o modificare in alcun modo, le sue opere?

Y: Sono stata coinvolta nella produzione dei dorama. Nella fase iniziale venivo consultata per ogni cosa. Anche nella scelta degli attori, veniva operata dalla produzione ma poi veniva chiesta conferma a me. Lo stesso per quanto riguarda lo script, le battute dei personaggi, che venivano sottoposte alla mia attenzione ed io intervenivo se c’era qualcosa che non andava o viceversa approvavo

Sempre a proposito del drama: Hiroki Narimiya e Yusuke Yamamoto, sono due giovani attori eppure già veterani del dorama: funzionano bene come bulli?

Y: Non sono dei teppisti (ride). Ma sono venuti fuori bene come immagine tridimensionale dei personaggi del manga.

Ad agosto è stato distribuito un video animato dedicato a Yamada-kun che si concludeva con un to be continued... possiamo sperare in una serie animata nel prossimo futuro?

Y: Non si sa ancora.

• Se avesse potuto scegliere personalmente il cast di attori selezionati per i drama tratti dalle sue opere, avrebbe avuto a priori qualche preferenza e sarebbe intervenuta con delle variazioni?

Y: Gli attori erano già stati scelti. Ma ad esempio di Mariya Nishiuchi ho pensato fosse molto vicina a Urara.

autografo Yoshikawa

Infine regaliamo alla gentile e simpatica Miki Yoshikawa una maglietta ufficiale di AnimeClick.it (con tanto di bishounen sul retro), e una cartolina ricordo del sito. La Yoshikawa ci fa gradito dono di un autografo con dedica alla Redazione.

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Ancora sabato, nel pomeriggio, dopo la seconda sessione di autografi è la volta dell’ultimo appuntamento: l’incontro con i fan presso la Sala Fanucchi della Camera di Commercio.


La Yoshikawa saluta i fan in italiano, poi spazio alle domande. Parte Claudia Bovini, direttore editoriale di Star Comics.

B: La curiosità un po’ di tutti credo sia capire come una ragazza così giovane sia riuscita a diventare uno dei big dell’editoria manga in Giappone. Come ha iniziato?

Y: Non è che io avessi il sogno di diventare un mangaka. Quando ho finito le superiori, siccome non avevo niente da fare, mi son detta: fammi provare a disegnare. Così ho creato una storia e l’ho mandata a un concorso vincendo un premio. Poi ho ricevuto una telefonata da Suzuki, il redattore qui presente. Oltre alla notizia del premio mi ha chiesto se avessi intenzione di diventare una professionista. Ed io ho risposto di sì. Lui mi ha chiesto: veramente non ha mai disegnato prima? Forse ho solo scarabocchiato sui libri di testo a scuola. Quando poi ho partecipato a una festa per la premiazione, ho conosciuto il maestro Mashima. Io non conoscevo all’epoca nessun mangaka. In quel momento Mashima aveva bisogno di un assistente. A lui non importava che io non conoscessi le tecniche del manga, perché riteneva più importante il fatto che andassimo d’accordo. Apprezzava la mia personalità. Quindi sono diventata assistente e mi è sevito ad imparare la tecnica dei manga. Nello studio ho visto che si giocava, ci si divertiva, e ho capito che divertirsi fa parte del lavoro. Ho lavorato quasi tre anni da assistente del maestro Mashima. Durante questo periodo, oltre a migliorare tecnicamente, ho iniziato a disegnare il mio manga, ideando Yankee-kun. Così ho avuto il lancio nel mondo dei professionisti. E questa è la mia storia.

Quali sono effettivamente i compiti di un assistente?

Y: Dipende dal professionista. La base è dare una mano a portare a termine le tavole. Col maestro Mashima nella maggior parte dei casi disegnavo le armi oppure le sagome del mantello dei personaggi, o mettevo il nero. Il nero dei capelli o dei vestiti. Mi occupavo quindi delle campiture, oppure mettevo dei retini, per nascondere. Oppure i riflessi dei capelli.
Mashima-sensei mi ha preso come assistente perché c’era del feeling, avevamo delle cose in comune. Giocavamo agli stessi giochi. Se Mashima-sensei chiedeva di disegnare le armi usate in Final Fantasy VII, ci capivamo subito. Per questo così mi ha preso con sé.

Nella sua prima opera, Yankee-kun & Megane-chan, ha avuto qualche influenza nel disegnare il protagonista? Qualche conoscente che l’ha ispirata?

Y: Non so perché, un giorno prima di andare a letto mi è venuta questa idea: un ragazzo yankee, un po’ teppista, coi capelli colorati, che viene trascinato da una ragazza un po’ secchiona… ho pensato che forse sarebbe stato interessante. Non so perché mi sia venuta quest’immagine. In quel momento, anche se avevo tanto sonno, sono tornata nella stanza e l’ho buttata giù scrivendo. Il giorno dopo ho fatto vedere il plot al redattore, il signor Suzuki, che l’ha trovato interessante. Quindi non avevo modelli specifici ideali.

B: Volevo chiedere al redattore Suzuki cosa ha visto in Miki Yoshikawa per sceglierla come futura mangaka professionista?

S: Quando ho visto la sua prima opera, non si capiva niente della storia, perché non sapeva come crearne una. Però i suoi disegni avevano una certa forza. Quindi secondo me è importante la storia, ma è molto più importante la forza dei disegni. I concorrenti erano 100, ma i suoi disegni mi attiravano, mi incuriosivano.

Capisco cosa intendesse il redattore Suzuki quando parlava di forza dei disegni. A me divertono tantissimo le espressioni deformate buffissime che a volte dà ai suoi personaggi. Penso che anche lei si diverta molto a disegnare in maniera caricaturale. Capisco quindi quello che dicevi sulla forza del disegno; è una cosa molto immediata, molto a pelle.

Y: Secondo me mentre disegno quelle espressioni forse le faccio anch’io.

Sia Yankee-kun che Yamada-kun, pur andando sul surreale partono da un’ambientazione scolastica molto comune. Mi chiedo com’era stata la sua esperienza scolastica, aveva vissuto qualcosa di particolare?

Y: Quando si legge nel mio manga di eventi che si organizzano a scuola, sono cose tipiche della scuola giapponese. Anche parlando con Suzuki ricordiamo ciò che abbiamo vissuto a scuola, e lo inseriamo nel manga. Non è che metta esperienze personali nella storia, ma alcuni dettagli sì: come stavamo sedute, cosa dicevamo con le amiche nell’aula…

Entrambe le opere sono state trasposte poi in dorama. La sensei è contenta della trasposizione? E di Yamada-kun, visto che è in programma la serie anime, è fedele o cambia rispetto al manga?

Y: Per i dorama, prima di iniziare abbiamo fatto molti meeting con la produzione. Anche loro erano lettori di manga, leggevano tanti manga, oltre ai miei, quindi non ho niente da dire (riguardo all’anime non si sanno ancora notizie certe su una trasposizione animata NdR).

È soddisfatta delle voci del dorama e dell’anime?

Y: Mi sono accorta che quando disegno non ho in mente la voce dei personaggi. Quando ho visto il filmato con la voce umana, mi è sembrata corretta. Forse i miei personaggi hanno questo tipo di voce.

Vorrei sapere se quando inizia un manga sa come finirlo o si lascia travolgere dagli eventi e non ha già un finale in mente.

Y: Lascio cambiare, non decido il finale.

Vorrei sapere se è possibile che uno straniero diventi mangaka.

(la domanda viene girata al redattore Suzuki)
S: Direi che adesso ci sono delle riviste che organizzano concorsi in teoria aperti, perché non scrivono nel regolamento ‘nazionalità giapponese’. In più alcune riviste creano concorsi con regolamenti in inglese. La risposta è: non è impossibile. Si può. Però è un lavoro molto duro, più di quanto pensiate. Chi riesce a sopportare questa durezza, ben venga.

Quante ore dorme durante la pubblicazione settimanale?

Y: Consegno venti tavole alla settimana. Adesso mi trovo a Lucca, non lavoro e dormo tanto, più di sei ore. Nella settimana, quando si fa il layout, non riesco a dormire, l’immagine della storia mi turba il cervello. Quando devo disegnare la tavola, mi addormento disegnando, quindi cerco di dormire almeno quattro o cinque ore.

Mi collego alla domanda della ragazza precedente. La storia cambia nei manga in base a quello che sente. È stato così anche per l’opera Yamada-kun? È cambiata in corso di realizzazione o si aspettava che fosse già così?

Y: Per quanto riguarda Yamada-kun non ho finito, quindi non so come andrà. Il mio intento è quello di trasmettere che anche nella vita scolastica esiste qualcosa di divertente e di positivo. È quello che vorrei trasmettere al mio lettore. Spero che anche Yamada possa arrivare fino al termine della vita scolastica dei protagonisti e far prendere loro il diploma.

• (domanda in giapponese) Prima il redattore ha detto che il lavoro è molto duro. Continua a lavorare perché le piace o perché è un dovere? Cosa sogna?

Y: Perché posso continuare nonostante questa durezza? Non lo so nemmeno io. Quando ho finito la scuola non volevo lavorare. Veramente come lavoro questo è molto duro. Però quando sono riuscita a disegnare qualcosa come si deve, mi ha fatto tanto piacere. In più questa reazione da parte del pubblico mi dà un tale piacere che non lo cambierei con nient’altro. È la prima volta che vengo in Italia. Avere così tanti fan fuori dal Giappone mi dà tantissimo piacere. In più disegnare i manga mi piace, anche se è molto duro non mi sembra di stare lavorando. Il sogno… ne ho tanti. Uno di questi è già qui. Grazie a questo invito del Lucca Comics, perché volevo provare a fare un viaggio fuori dal Giappone. Vorrei visitare altri paesi che ancora non conosco e fare l’esperienza di vivere fuori dal Giappone.

(due dal pubblico si giocano l’ultima domanda a morra cinese — di lì a poco, a carta-sasso-forbice ci giocherà tutto il pubblico! Uno dei due rinuncia a formulare il proprio quesito, e si passa all’ultima domanda)

Durante il lavoro, quali accorgimenti usa per salvaguardare la schiena? Stacca qualche minuto? Si alza?

Y: Anche io ho problemi (ride). Durante la vita scolastica in tutte le scuole giapponesi ci sono i club, io giocavo a basket. Forse ho tanti muscoli a causa del basket. Quindi finora non ho mai sofferto. Da domani, basket!

La Yoshikawa si scusa per non aver portato un regalino per tutti i presenti.
La sorpresa è una sfida a morra cinese (jan-ken-pon): la Yoshikawa contro il pubblico. L’esperimento era già stato provato a Lucca da Akemi Takada, designer di Creamy. In palio questa volta un clear file di Yamada-kun originariamente messo in palio dalla Kodansha in Giappone e un’illustrazione della stessa Yoshikawa. Purtroppo, il duetto di AC lotta con valore ma non riesce ad aggiudicarsi i premi… Concludiamo qui il nostro reportage sulla presenza di Miki Yoshikawa a Lucca, lasciandovi alle foto della gallery. Ringraziamo ancora per la disponibilità e la cortesia la stessa autrice, la Star Comics e le interpreti che si sono avvicendate nei giorni di fiera.