Tra gli ospiti giapponesi del recente Lucca Comics & Games 2014 uno dei più importanti è sicuramente stato Masasumi Kakizaki. Nato nel 1978, Kakizaki è noto al pubblico italiano specialmente per il seinen storico Rainbow, pubblicato da Planet Manga nonchè unica sua opera trasposta in animazione. Per lo stesso editore sono editi anche Gene-X, Green Blood, Hideout e Bestiarius.

Di seguito vi riportiamo l'intervista in esclusiva per AnimeClick.it al maestro, concessasi da Planet Manga.
 

Per iniziare, potrebbe presentarsi al pubblico italiano?
Il mio nome è Masasumi Kakizaki, sono molto commosso ed impressionato da questa prima visita in Italia.

In Rainbow possiamo notare come la componente grafica enfatizzi molto la caratterizzazione morale dei personaggi. Personaggi come Ichihara o il Dr. Sasaki vengono rappresentati in modo tale che si capisca anche solo guardandoli che sono cattivi, persone spregevoli, quasi da spingere i lettori ad odiarli e disprezzarli. È stata una richiesta del Maestro George Abe oppure una sua scelta?
Per la caratterizzazione grafica dei personaggi ho avuto carta bianca, quindi è stata interamente una mia scelta.

Potrebbe allora spiegarci tale scelta, dal momento che negli altri suoi manga quando c'è è molto meno marcata.
Per la caratterizzazione grafica di Rainbow, ho sempre pensato al contrasto tra i bambini / ragazzi e gli adulti. Potrebbe anche essere stata una scelta un po' viscerale, che fa senso, tuttavia esagerando in questo modo penso di essere riuscito ad enfatizzare ancora di più le scintille che questi sette personaggi mandano.

Sempre parlando di Rainbow, in che modo si è documentato per disegnare il penitenziario Shonan e gli altri edifici del 1955, dal momento che lei non ha vissuto di persona quel periodo?
Mi sono completamente basato sul racconto del maestro Abe, essendo tutto frutto della sua esperienza ha potuto raccontarmi nel dettaglio tutte le circostanze del penitenziario.

Rainbow non è l'unico manga ambientato in un periodo lontano. Green Blood è ambientato nel Far West mentre Toujushi addirittura nell'antica Roma. Quanto si è documentato su questi periodi storici per rappresentare sia le ambientazioni, i luoghi, le persone sia per la situazione politica e sociale del periodo. Quanto ha inventato e quanto è rimasto fedele alla realtà?
Già precedentemente ero appassionato di letture riguardanti la storia mondiale, per cui ho scelto ambientazioni in cui potessi esprimermi al meglio e potessero diventare bei soggetti per un fumetto. Devo confessare di non aver studiato approfonditamente tutto...
Interprete: questa in realtà è modestia sua, perchè in realtà lo fa
...tuttavia proseguendo col disegno mi rendo sempre più conto che devo fare delle ricerche molto più approfondite, anche perchè non voglio assolutamente raccontare menzogne. Io tratto principalmente personaggi inventati, per cui gli sfondi storici voglio rappresentarli nel modo più realistico possibile.

Sempre riguardo a quest'argomento, in Toujushi esistono creature mitologiche come viverne e minotauri, che non esistono nella realtà. Da cosa trae ispirazione per disegnare queste creature? C'è qualche artista del passato a cui si ispira, qualche libro di mitologia?
Queste creature fittizie sono ispirate a creature mitologiche dell'antica Grecia e dell'antica Roma; visualmente parlando, mi ispiro sempre agli animali, specialmente ai dinosauri.

Restando su Toujushi, ha già un'idea di massima di dove vuole andare a parare con la storia, quanto vuole farla durare, cosa vuole raccontare?
No, ci sto ancora pensando, è tutto in fase di definizione. Dal momento che si tratta di episodi tra loro indipendenti posso finire quando voglio e posso continuare quanto voglio.

Toujushi è la sua prima opera pubblicata su una rivista shounen, mentre finora aveva sempre lavorato a dei seinen. Ha dovuto modificare in qualche modo il suo stile, sia grafico che narrativo, per andare incontro al nuovo pubblico oppure ha lavorato come le altre volte?
Ho diminuito notevolmente lo spazio tra le vignette, ho cercato di cercare molto con lo storyboard in modo che il lettore possa capire bene la storia che sto narrando.

Preferisce lavorare ai seinen o agli shonen?
Quando lavoro ai seinen mi sento più rilassato, però anche gli shounen hanno un loro fascino.

C'è un limite che non gli è possibile superare negli shounen, per quanto riguarda la violenza o contenuti troppo forti, dovendo quindi limitarsi in qualche modo?
Sì, quando lavoro agli shounen mi sento un po' limitato. Per esempio, non posso disegnare le ferite causate dalle spade, gli organi interni che fuoriescono e gli altri dettagli più crudeli, devo fermarmi a metà senza approfondire troppo. Solitamente io esagero con la quantità di sangue, ne disegno almeno il 30% in più del necessario.
Lucca 2014: Masasumi Kakizaki dedica
Come organizza la sua giornata lavorativa?
Non c'è un'organizzazione netta: o dormo o lavoro.

Nello showcase di ieri, lei ha detto che praticamente non legge manga, tuttavia ha citato Ashita no Joe come manga che le è piaciuto molto. Ne è rimasto influenzato in qualche modo, magari anche inconsciamente? Per esempio in Rainbow narra nella prima parte una storia simile, dove entrambi i protagonisti finiscono in un riformatorio e all'incirca nella stessa epoca.
Ciò che maggiormente mi ha ispirato e ciò a cui maggiormente aspiro è sentire quell'odore di fango, poco raffinato, vissuto, che è presente in Ashita no Joe.

Sempre su Rainbow, in uno dei messaggi finali del maestro Abe, c'era scritto che le tavole che riceveva erano spesso bagnate dalle sue stesse lacrime. Cosa la commuove a tal punto di questa sua storia?
Si tratta di uno scherzo.

Quali sono i suoi progetti futuri una volta completato Toujushi? C'è qualche storia che gli piacerebbe particolarmente disegnare o un obiettivo che vorrebbe raggiungere?
Non l'ho ancora rivelato a nessuno, nemmeno il mio editor lo sa, ma sto pensando ad un fantasy ambientato in Giappone.

Ha degli assistenti? In che modo dividete il lavoro?
Ad eccezione dei retini, faccio tutto da solo.

È più difficile disegnare gli esseri umani o viverne e minotauri?
A disegnare le viverne ci metto davvero tanto tempo, è un lavoro molto lungo.

Beh, nello showcase di ieri ci ha messo davvero poco, specie considerando la qualità del disegno.
Grazie.

La figura dell'editor quanto influenza la storia? Quanta libertà le lascia e quanto invece si impone nel modificare gli aspetti che ritiene poco riusciti?
Siamo spessissimo in riunione e parliamo moltissimo tra noi, per cui le opere vengono create insieme, senza particolari imposizioni da una parte.

Avendo lei lavorato sia su storie interamente sue che altre in cui ha curato i disegni su sceneggiatura di altri, può dirci quali differenze ci sono tra questi metodi di lavorazione e quale dei due trova più gratificante?
A dire il vero, in Rainbow ho ancora partecipato alla costruzione della storia; non penso che sarei riuscito a farcela se avessi dovuto occuparmi solamente dei disegni, amando molto di più occuparmi della storia. Per cui non ci sono particolari differenze tra queste due situazioni.

In molte sue storia si può notare come uno dei temi principali sia l'amicizia, il legame fraterno e familiare. C'è in Rainbow, c'è in Green Blood, c'è in modo molto distorto anche in Hideout e c'è in Toujushi. Perchè le piace così tanto tale tematica da inserirla spesso nelle sue opere?
Questa tematica è l'unica cosa che m'interessa realmente raccontare.

Quindi dovremo aspettarci tale tematica anche nelle prossime opere?
Sì, è la tematica principale di tutte le mie opere e non cambierà. Io tratto le relazioni umane.

Una piccola curiosità: in Giappone qual è stata la sua opera più apprezzata?
Rainbow.

Da Rainbow è stata tratta qualche anno fa una serie animata televisiva. Ha in qualche modo collaborato alla sua realizzazione, ha ricevuto richieste o dato consigli allo staff?
Se ne è occupato interamente lo studio d'animazione, io non ho detto assolutamente niente.

Cosa pensa un disegnatore quando gli viene proposto di realizzazione una trasposizione di una sua opera in un altro media?
È una sensazione di grande gioia, perchè questa mia opera è diventata talmente autonoma da poter essere arrangiata in modo indipendente.

Potrebbe dare un consiglio ai disegnatori italiani che sognano di realizzare storie in stile manga?
Dalla mia esperienza mi sento di consigliare di non cercare di fare disegni belli a tutti i costi ma piuttosto di realizzare storyboard fatti bene.

Quindi secondo lei la storia è più importante del disegno?
Se realizzi un bel storyboard poi sei più motivato a disegnare meglio per presentare nel miglior modo possibile l'opera finita. Un buon storyboard deve essere alla base di tutto.

Ad una persona che non ha mai letto nulla di suo, con che opera consiglierebbe di iniziare?
In questo modo, credo che il modo migliore, più veloce e semplice, per entrare nel mio mondo sia Toujushi.

A fine intervista Kakizaki ha gentilmente accettato la nostra richiesta di una dedica al sito, omaggiandoci di una copia originale del primo volume di Bestiarius su cui ha disegnato sul momento l'illustrazione che potete osservare più sopra. Nel mentre, il maestro si è mostrato molto interessato a conoscere le opinioni dei lettori italiani sulle sue opere, in particolar modo l'interesse nei confronti di un ambientazione lontana nel tempo e nello spazio come il Giappone del primo dopoguerra.
 

L'intervista esclusiva non è stata tuttavia l'unica occasione di incontrare il maestro Kakizaki, che ha partecipato ad incontri e conferenze per l'intera durata della fiera.
A partire da venerdì 31, col Press Cafè riservato alla stampa al mattino e lo showcase alla Chiesa dei Servi al pomeriggio, passando per l'incontro dedicato a Green Blood e al genere western del sabato, in cui il maestro ha avuto modo di confrontarsi con Fabio Civitelli e altri disegnatori di Tex, per poi chiudere con l'incontro dedicato a Bestiarius della domenica pomeriggio. Segnaliamo inoltre un breve cameo durante la conferenza dell'editore Planet Manga dedicata all'annuncio delle novità editoriali del 2015.

Di seguito vi riportiamo il contenuto dei vari incontri, limitandoci tuttavia a quelle domande e argomenti non trattati nella precedente intervista, accorpando inoltre i vari interventi per argomento ed evitando di ripetere più volte le stesse risposte.

Il Press Cafè inizia con la consueta introduzione dell'autore ad opera di Marco Pellitteri il quale, dopo aver enunciato brevemente le varie opere dell'autore, lo definisce un maestro del chiaroscuro, tecnica non molto comune tra i disegnatori di manga. A partire da questo, la prima domanda rivolta al maestro riguarda proprio il suo uso del chiaroscuro.
Il maestro afferma di essersi formato con la visione dei film cinematografici, quindi nel momento in cui disegna nella sua mente immagina delle specie di film, con l'intento poi di riportarli su carta, in due dimensioni.
Il maestro apprezza molto Hollywood, in particolar modo i film di Sergio Leone; la sua idea dell'eroe, invece, si è formata con la visione di Brave Heart. Non conosce invece Dragon Trainer. Se ce ne fosse la possibilità, gli piacerebbe che a diventare un film hoolywoodiano fosse Green Blood.

Per quanto riguarda invece il fumetto, il maestro afferma di non leggerne molti, nè ora nè in passato, motivo per cui il suo stile narrativo e di disegno ne risulta poco influenzato, citando in ogni caso Ashita no Joe come esempio di manga da lui molto apprezzato e in grado di segnarlo.
Infatti l'intenzione originale di Kakizaki non era quella di diventare un fumettista: il suo desiderio era di creare della storie, ma non sapendo come diventare un regista decise di scrivere un romanzo. Il risultato fu talmente orribile da fargli accantonare l'idea, fino a quando, trovatosi un giorno in un bar, lesse un articolo su una rivista di manga dedicato ad un concorso per disegnatori che si sarebbe tenuto a breve. Il maestro provò a partecipare, senza aver mai disegnato seriamente prima di allora, e riuscì a vincere il minore dei premi disponibili, con un premio in denaro di 10.000 yen (70-80€ circa). Il successo convinse Kakizaki di potercela fare, instradandolo sulla via del mangaka: dopo due anni di apprendistato come assistente di un mangaka, in cui iniziò passando la gomma sulle tavole, iniziò la sua carriera vera e propria, decisione di cui ad oggi non si è ancora pentito, nonostante ammetta di non amare molto il disegno, preferendo pensare alle storie.
 

In occasione dello Showcase alla Chiesa dei Servi, Kakizaki si è esibito nel disegno di una tavole di Bestiarius, raffigurante i due protagonisti della prima parte dell'opera: una gladiatore umano e una viverna, spiegando nel mentre alcune delle sue tecniche di disegno.
Non avendo mai letto molti manga, non conosceva le tecniche narrative standard del fumetto giapponese, come ad esempio l'uso delle linee cinetiche, provando quindi strade alternative, come ad esempio il velare di bianco le tavole ad opera conclusa.
Per quanto riguarda gli strumenti, il maestro utilizza un pennino più grosso del solito, da lui stesso modificato, necessario a causa di un'infiammazione all'articolazione delle dita; solitamente ne tiene con sè quattro di questi, caratterizzati da una diversa quantità di inchiostro rimasto, così da ottenere sfumature di diverse densità. Per le ombreggiature utilizza un pennello quasi esaurito, in modo da ottenere una sfumatura lievissima. A conclusione del disegno, da un tocco finale di bianco.
Quasi tutte le sue vignette sono a vivo sopra e sotto, e disegnate interamente a mano. Al momento ha un solo assistente, fa quasi tutto da solo.
Come consiglio per i lettori, Kakizaki sostiene che per migliorare nel disegno è sufficiente continuare a disegnare, molto più importante è riuscire a trovare soggetti interessanti.

All'epoca di Rainbow il maestro realizzava 18 tavole alla settimana; erano neccesari 2 giorni per creare un name, che veniva poi supervisionato dal redattore, che gli dava l'ok, lasciandogli 5 giorni per disegnare. Non c'erano giorni di riposo. Però non è che il mangaka inizia subito, magari esce fuori, bene un po' di sake... poi quando mancano 3 giorni l'editor inizia a chiamarti e sei costretto a metterti sotto come il giorno prima dell'esame. Succedeva spesso non dormisse per 48 ore di seguito.
Mentre disegna ascolta spesso musica, ma non con gli auricolari, ad alto volume. Infatti un paio di volte è stato cacciato ed ha dovuto cambiare studio. Tra i suoi gruppi metal preferiti cita gli Amaran's Plight e i Rhapsody of Fire.
Riguardo alla sua opera principale, Rainbow, il maestro sostiene che l'idea di utilizzare nomi di canzoni, ordinate alfabeticamente, per i titoli dei capitoli sia stata del suo editor dell'epoca. Ad un certo punto però lui se ne andò, obbligandolo a trovare da solo le canzoni adatte; fu difficilissimo una volta arrivati alle lettere x e y, anche perchè nessuno avrebbe pensato l'opera potesse durare così tanto.
Il suo personaggio preferito dell'opera è Fratellone (Anchan): fu la prima volta che il maestro pensò di aver creato un personaggio realmente valido.
 
Lucca 2014: Masasumi Kakizaki disegno showcase

Per quanto riguarda invece la sua opera più recente, Bestiarius, l'idea nacque in un incontro tra Kakizaki e il suo editor in un family restaurant. Apprezzando molto Spartacus e la storia della Roma antica, il maestro decise di utilizzare tale ambientazione per il suo prossimo fumetto; gli elementi fantasy, invece, vennero inseriti per andare incontro al target shounen della rivista, ritenendo che un pubblico giovane avrebbe potuto annoiarsi con un'opera interamente incentrata sulla storia antica.
Nonostante l'apprezzamento per il contesto storico, il maestro ha avuto necessità di studiare e informarsi molto per meglio rendere tale ambientazione nonchè le creature mitologiche presenti (che i giapponesi conoscono, tramite studi scolastici, solamente di nome e vagamente), ed ebbe anche diverse difficoltà nella gestione di una storia fantasy, genere di cui era completamente ignorante.
Molto importante è stata l'introduzione del razzismo, permettendo al maestro di mostrare la sua tematica principale, i legami di amicizia che nascono e crescono tra i vari personaggi, da un punto di vista diverso, di due esseri di razza diversa che si aiutano tra loro. Interrogato sulle preferenze personali riguardo ai personaggi, dice di non averne uno preferito in particolare, apprezzando tuttavia molto la viverna ed il minotauro.
Il maestro ammette inoltre di impiegare molto tempo a realizzare le tavole di Bestiarius, motivo per cui aveva preparato in anticipo 12 capitoli prima della pubblicazione, in modo da portarsi avanti.

Interrogato riguardo a Hideout che, a detta di un membro del pubblico, presenterebbe diverse somiglianze con Ningen shikkaku – Lo squalificato, il maestro ha affermato di non conoscere quest'opera, confermando invece l'ispirazione alle storie di Stephen King.
 

Grazie all'incontro del sabato, in cui a Masasumi Kakizaki è stato affiancato da Fabio Civitelli, disegnatore di Tex, si è avuta occasione di parlare in modo approfondito di Green Blood, paragonandola anche al western all'italiana incarnato dal fumetto di Tex.

La passione del maestro per il genere western nacque in tenera età, quando vide alla tv un film di Sergio Leone; proseguì successivamente con altri film del medesimo regista, trasmessi all'epoca di notte sulla tv giapponese, nonchè numerosi altri film di cui però non ricorda titoli o regista, non essendosi mai informato troppo al riguardo. Cita però anche il film Django.
Durante l'incontro viene paragonato lo stile narrativo di Kakizaki a quello di Tarantino, definendolo quasi una sua estremizzazione.

L'idea iniziale era di raccontare qualcosa dei due fratelli, il padre è venuto dopo. La mia intenzione era di realizzare un road movie, in cui i personaggi viaggiano attraversando tutta l'America. Solo documentandosi sull'epoca il maestro ha scoperto l'esistenza dei molti emigrati irlandesi e le relative discriminazioni, decidendo di inserire tale tematica all'interno dell'opera.

Riguardo al processo di documentazione, Kakizaki ha dimostrato una cura notevolmente maggiore rispetto a quella presente nel fumetto italiano. Non solo ha visitato New York e letto tutti i libri sull'argomento disponibili in Giappone, ma ha anche studiato approfonditamente i vari tipi di armi, tanto da pubblicare sugli albi delle pagine speciali con inserti su di esse. In Tex invece non viene mai data molta importanza alle sue armi, ognuno le disegna a modo suo, tanto che non sa che modello precisa sia il Winchester di Tex, e la sua Colt a volte ha 6 colti, altre volte 15.

Fabio Civitelli considera Green Blood un fumetto di grande impatto. Inizia in modo inaspettato, a New York, con atmosfere simili a Gangs of New York di Martin Scorsese; solo nel momento in cui si trasferisce nel west, ritroviamo sensazioni più familiari al genere western.
Kakizaki ha lavorato molto sull'impatto, alternando vignette piccole ad altre enormi, con la doppia pagina che arriva inaspettatamente. Per fare questo è necessaria molta maestra tecnica, e Kakizaki è probabilmente aiutato dall'essere al contempo anche lo sceneggiatore della storia, avendo quindi in mente già da prima la scansione visiva delle pagine.
Tex, invece, è sempre stato slegato dal western all'italiana, in particolare quello di Giovanni Luigi Bonelli; solamente il figlio Sergio ne è stato parzialmente sedotto. In ogni caso, i disegnatori Bonelli non possono allontanarsi dal western classico, sono obbligati a seguire la tradizione.
Gli autori giovani come Kakizaki, invece, è naturale vengano più influenzati da questo nuovo tipo di narrazione, più spettacolare, più violenta, più drammatica. Fabio Civitelli ammette di aver apprezzato molto Green Blood, una storia di amicizia fraterna, di vendetta, molto crudele e di essersi commosso al finale, molto melancolico e inaspettato.
È rimasto molto colpita da una certa dicotomia, schizofrenia, del disegno: i fondali sono dettagliatissimi, al limite del maniacale, quasi a livello fotografico, mentre le persone sono molto meno realistiche: dettagliate sì, ma non col medesimo grado di realismo.
Kakizaki spiega che è una scelta voluta, perchè con i personaggi il suo primo obiettivo è informare immediatamente di quale stato d'animo essi siano, cosa più facile con dei disegni caricaturali. Per gli sfondi invece vuole rendere l'atmosfera realistica, dal momento che i giapponesi non hanno familiarità con ambientazioni occidentali.

Nel fumetto bonelliano invece si opera quasi al contrario: lo sfondo è sì importante, ma resta in secondo piano, mentre i personaggi puntano al massimo realismo. Cosa a volte complicata in quanto basta sbagliare di poco che si nota subito, tanto che non è raro dover correggere un mento di un millimetro, un braccio troppo lungo, una gamba troppo corta.
Nel fumetto bonelliano, inoltre, non ci sofferma in modo così forte sulle emozioni, cosa che invece fa il manga, dove si capisce subito cosa i personaggi stiano pensando anche senza leggere nessuna battuta.
La scansione delle tavole è molto diversa. Il testo presente nei 5 volumi di Green Blood è minore di quello presente in un albo di Tex, mentre l'azione è molto più diluita; per esempio, ci possono essere anche 4 pagine dedicate solamente ad una scena in cui si spara ad una persona. In Tex non sarebbe possibile una cosa del genere.

Secondo Kakizaki, Green Blood non è andato molto bene in patria, tuttavia l'editore è soddisfatto del risultato, tanto che ne hanno fatto anche una ristampa. Il primo volume ha venduto 50.000 copie. Se l'editore glielo permetterà, gli piacerebbe realizzare di nuovo western in futuro.
 

Il maestro ha apprezzato molto Lucca, pubblicizzandola ai suoi conoscenti. Ha visitato le chiese, rimanendo molto ammirato dallo stile unico in cui sono realizzate ed emozionandosi alla vista delle mura, mostrando inoltre interesse per visitare la piazza dell'anfiteatro. Ammette che potrebbe trarne ispirazione per qualche futura opera. È inoltre intenzionato a visitare Roma almeno per un paio di giorni. Sarebbe inoltre disponibile a tornare in Italia, qualora qualcuno lo invitasse nuovamente.
Interrogato sulla cucina, ha ammesso di preferire quasi la cucina italiana a quella giapponese, ed è rimasto positivamente stupito dalla possibilità di poter bere anche a pranzo (in Giappone si consumano alcolici solamente a cena).

Riguardo alla tematica principale delle sue opere, il maestro ritiene sia più facile ambientare una storia di grande e profonda amicizia allontanandodi nel tempo, in quanto al momento stiamo vivendo un periodo di pace; prima o poi dovrà però affrontare questa sfida, e realizzare una storia di amicizia ai giorni nostri.

Interrogato da un aspirante disegnatore presente tra il pubblico, il maestro ha affermato che la sua abilità nel disegno non è gli è stata utile nel conquistare le donne – in tal senso consiglia di diventare piuttosto dei musicisti. Ammette inoltre che nemmeno sua moglie e i suoi genitori si sono mai mostrati particolarmente interessati alle sue opere.

Infine, per chi fosse interessato a contattare Kakizaki, si consiglia di rivolgersi alla direzione di Shogakukan, che si occuperà di inoltrare qualsiasi messaggio rivolto al maestro. Per una precisa politica editoriale non vengono rivelati pubblicamente i dati personali degli autori.