Lucca Comics and Games, per molti di noi LA fiera del fumetto per eccellenza, è un universo fatto di persone, eventi e passione, non solo di numeri, cosplay e polemiche come spesso si legge. Noi che vi riportiamo sempre tutto da questa importante manifestazione e che la viviamo sulla nostra pelle anno per anno lo sappiamo bene. 
Non potevamo quindi non dar voce a chi da anni è dietro la "regia" di questo evento unico con una lunga intervista che sarà divisa in due parti. Abbiamo infatti incontrato il direttore della manifestazione, Renato Genovese, nella sede del Lucca Comics and Games per parlare di presente, passato e futuro. In questa prima parte gran spazio verrà dato alla storia della kermesse toscana ma inizieremo a toccare gli argomenti scottanti dei costi, dei biglietti e dei cosplayer.
 

A: Siamo qui con il Dottor Renato Genovese, che è stato molto gentile a voler accettare le nostra richiesta di incontro per raccontarci la storia passata e tutto ciò che ruota intorno a Lucca Comics
Questo perchè lui è appunto il direttore del Lucca Comics and Games, nonchè ideatore di questo brand, ed è quindi la persona più indicata per raccontare sia la storia di questo festival (che ha toccato i max quest'anno sia come pubblico che come biglietti venduti) sia per soddisfare tutte le curiosità, portarci nel "retro della bottega".
Noi ora siamo infatti nella sede di Lucca Comics and Games e abbiamo scoperto che ci sono persone che ci lavorano tutto l'anno. Quante sono in tutto?


G: SetteQuesta è una necessità per la manifestazione non solo logistica e quindi organizzativa, ma anche i rapporti non possono essere concentrati nell'ultimo periodo. Si deve arrivare alla vigilia della manifestazione senza avere più niente da preparare ma solo gli imprevisti da gestire. Tutto quello che si fa va fatto ora, in primavera e in estate e quindi diciamo che questa struttura organizzativa è diventata una necessità, perchè se noi chiudevamo i battenti e andavamo a casa come facevamo alcuni anni fa, poi diventa dura "riaprire il negozio".

A: Dott. Genovese non posso non approfittare di questa occasione per fare una cosa a cui io tengo molto soprattutto per i tanti giovani che amano il fumetto e che amano queste storie, che si stanno laureando, qualcuno sta anche facendo tesi di laurea sulla storia del Festival. Ripercorriamo con lei il cammino del Lucca Comics, dai suoi esordi come piccola fiera di settore soprattutto di collezionisti fino a quello che è oggi, una cosa che vi è anche sfuggita di mano nei termini numerici, diventando gigantesca.

G: Prima di tutto il Dottore lasciamolo a casa, non siamo qui per un consulto (ride n.d.r.)... senza scherzi ora, diciamo che nel 1965 a Bordighera fu presentata una bozza di edizione del salone internazionale del Comics. Perchè Bordighera? Perchè lì c'era il salone dell'umorismo e quindi sembrò che queste due cose potessero convivere insieme. Invece la convivenza non fu tanto positiva perchè fummo un po' snobbati, cose di questo genere, parliamo di pochi autori ma molto importanti, specie gli americani, e allora fu fatta la proposta al sindaco di Lucca se voleva accettare questa manifestazione. Accettò e quindi dal 1966 abbiamo avuto la prima edizione di Lucca come salone, si trattava del "Lucca 2" perchè si considera come prima edizione quella di Bordighera.
Questa realtà è andata avanti fino alla fine degli anni 80, evolvendosi in certe cose, involvendosi in altre.

 
Renato Genovese durante l'ultimo Lucca Comics and Games
 

A: E dove si svolgeva?

G: Dal punto di vista della mostra mercato la prima edizione era dentro il teatro Virgilio dove i collezionisti con le buste di plastica si vedevano e si scambiavano i giornalini, è lo stesso teatro all'interno all'interno del quale adesso noi facciamo la serata di premiazione.

A: Era uno scambio fra appassionati...

G: Certo. erano gli anni in cui nasceva Linus, c'era un certo fermento, c'era Bonvi con le sue contestazioni a cominciare da Sturmtruppen. C'era anche un certo piglio intelletual cattedratico che i visitatori, specialmente più giovani, non riconoscevano.

A: E il fumetto stava anche sviluppandosi in tv, ricordo trasmissioni come SuperGulp! sul secondo canale RAI!

G: Si i tempi erano più o meno quelli. Lucca, per il mondo del fumetto e della comunicazione per immagini e del cinema di animazione, ha svolto un grande ruolo da allora: quello di far capire che dietro a questo medium, a dispetto del pensiero generale vivo ancora ora (roba per ragazzini o per vecchi rimbambiti appassionati di Flash Gordon), c'è anche dell'arte, c'era anche della cultura a livelli molto profondi. Lucca è riuscita a dare agli artigiani del fumetto con la a minuscola, la A maiuscola dell'Artista e dell'Autore. Questo è stato il grande risultato del periodo diciamo ruggente.

A: Lucca Comics ha iniziato quindi come il Comiket di Tokyo, manifestazione a cui a volte viene paragonata pur con tutte le differenze, nascendo come luogo di scambio tra collezionisti ma che però piano piano diventa anche qualcosa di importante dal punto di vista culturale, cominciando a sviluppare anche i primi eventi

G: Si ma poi si passò a un momento di crisi. Il comune di Lucca, che aveva fatto l'ufficiale pagatore per tutti questi anni 25 e passa anni, ebbe dei problemi di finanziamento (ciò causò l'annullamento della prevista XVIII edizione del 1988 n.d.r.). Per risolvere tutto questo quindi fu creato un ente autonomo che si chiamava Max Massimino Garnier, dal nome di un collaboratore della manifestazione, morto in quel periodo, grande cineasta e amante dell'animazione (caroselli e tantissimo altro).
Questa cosa è durata poco perchè chiaramente c'era una diversa condivisione delle responsabilità e quindi il sodalizio si è sciolto (nel maggio del 1994 avvenne la separazione ufficiale tra Immagine-Centro di Studi Iconografici e l'Ente autonomo Max Massimino Garnier, con un accordo che fece rientrare in possesso della prima il nome, tutti i marchi, i premi e la documentazione relativa al Salone, che da quel momento venne organizzato a Roma, ospitato dalla manifestazione Expocartoon- Fonte WikiPedia).

Era l'associazione culturale di Roma che portava questa manifestazione ma a Lucca non c'era niente, una volta chiusa la manifestazione non c'era più niente. Si introdusse invece un'altra realtà che era quella di Lucca Comics and Games (la manifestazione assunse questo nome nel 1995) perchè in realtà il brand conosciuto è Lucca e questo lo abbiamo rimarcato in maniera evidente nei nostri loghi. In questa prima parte c'è stato un grande avvicendarsi di direttori artistici, culturali e amministrativi oltre che organizzativi. Alla fine si avevano tre direttori e un presidente, quasi tutti volevano fare il lavoro dell'altro alla fine... diciamo che la manifestazione che allora faceva
due edizioni (una autunnale e una primaverile) fino al 99, proprio nel 1999 stava morendo nel caos.
 


A: Molti non si ricordano che prima in città si avevano due edizioni, una primaverile ( la mostra mercato) e una nel periodo in cui si svolge adesso (Il salone).

G: Sì si infatti il problema era questo, io ho fatto il direttore organizzativo nel 95/96 fino al 97, dopo aver portato nel '93 l'area Games, poi sono rimasto nel consiglio di amministrazione da cui mi sono dimesso nel '99 perchè non si poteva più andare avanti. Nel 2000 il comune di Lucca accettò il mio progetto, non si poteva perdere tutto quello per cui si era lavorato fino ad allora. Si passò quindi a un solo direttore in grado di seguire tutto, e così siamo giunti ai risultati di oggi, ovviamente non li ho avuti io ma i tanti collaboratori, quelli vecchi e quelli nuovi: c'è gente che ha dato tutta la sua giovinezza a questa manifestazione e magari non è ancora sicura del posto!
Dal 2000 ho interpretato in questa maniera il ruolo di direttore: io non sono quello che comanda e dirige, sono qui per consultarmi con tutti , la gente viene qui per chiedere cosa si fa. Io, in pratica, sono il tavolo da ping pong, devo fare in modo che la pallina rimbalzi fra tutti i giocatori cioè i responsabili delle varie aree, io sono un facilitatore.


A: Sei andato troppo avanti, io volevo tornare all'epoca mitica del palazzetto in cui tutto era là dentro, come sei arrivato dal palazzetto alla città?

G: La manifestazione, per molti anni la mostra mercato primaverile, è stata gratuita grazie al comune di Lucca.

A: Infatti le lamentele sono tante, dicono che questa manifestazione è troppo costosa, ha biglietti troppo cari.

G: Sinceramente io guardo in giro e spettacoli così non ne vedo molti, quello che offre per tutti i giorni è davvero unico in Italia. Un Festival come Angoulême ha sei milioni di euro di contributi pubblici, noi ne abbiamo zero, al comune di Lucca paghiamo anche il suolo pubblico come se fossimo privati. Noi infatti siamo una società del comune di Lucca (Lucca Holding) che in pratica tramite l'unico socio della holding può dire la sua sulla manifestazione, ma la parte concreta del lavoro è stata sempre appannaggio diretto nostro.
Siamo diventati, quindi, non tanto quelli che hanno successo ma quelli che riescono a portare gli utili, cosa che nelle strutture pubbliche o semi pubbliche di qualsiasi città è assolutamente impensabile. Questo ha portato in realtà pochissimi benefici, quasi niente, e tante aggravanti. L'ultima volta che il comune ha dato un contributo furono 70.000 euro mi pare ma sono anni che facciamo tutto con le nostre forze e le spese sono paurose.

 


A: Quanto costa un Lucca Comics and Games?

G: Due milioni, quasi tre.
Costerebbe sicuramente di meno se io avessi un'area fieristica ma preferisco di no. Io preferisco la città con tutto il suo appeal e il suo fascino anche se devo costruire tutto da zero, una città parallela dove portare le connessioni internet, i telefoni, l'elettricità ecc.
Erigere tutta questa roba costa un patrimonio e non è che noi scialiamo con i nostri compensi anzi io ho fatto il direttore su mia scelta anche per 3000 euro l'anno.


A: Sono tanti  quasi 3 milioni, come si arriva a pagare tutto questo?

G: C'è la politica dei piccoli passi perchè so che se fallisci muori, non c'è un'altra alternativa, quindi cosa succede: noi abbiamo tre punti di riferimento, uno sono il noleggio degli stand, sappiamo quanti sono, ad un certo punto gli espositori perciò noi chiudiamo ad aprile maggio l'assegnazione degli stand che poi devo proporre a loro se va bene quello che dico io e poi mi devono arrivare i soldi perchè ho da pagare altre aziende. L'altro punto sono sponsor e partner di tipo vario, alcuni portano soldi.
La fonte principale è però il pubblico ma io non sono mai sicuro di cosa succederà, non riesco a vedere il futuro, quindi parto sempre al di sotto ipotizzando di avere sempre una perdita del 20% di visitatori, cosa che può succedere e la devo prendere in considerazione.


A: Fino ad adesso non è mai accaduto..

G: Certo, ma se io avessi una riserva. qualcosa che mi protegge le spalle potremmo anche osare ma paghiamo tanto i fornitori contrattando anche i cento euro, è questa la politica che va fatta e che deve associarsi alla preparazione e alla passione

A: Quante persone lavorano nel periodo della fiera?

G: Ci sono vari tipi di staff, al di là dei 7 dipendenti fissi che hanno ruoli chiave, noi abbiamo una ventina di collaboratori che sono quelli che stabiliscono le mostre, gli ospiti, la logistica e tutte queste cose importanti con i quali dobbiamo confrontarci per tempo, d'altronde le mostre le stabiliamo già ora

A: A tre mesi quindi dalla fine della fiera del 2014 già state preparando tutto?

G: Sono accordi presi in realtà già prima, io non posso presentarmi allo staff culturale uscendomene di punto in bianco "Abbiamo contattato, per esempio, Christopher Lloyd di V per Vendetta", ne dobbiamo parlare prima, poi contattiamo gli artisti.

Terry Moore ospite nel 2013
 


A: Siete voi che li contattate o sono loro che vi cercano?

G: Abbiamo due tipologie: qualcuno si offre volontario perchè ci tiene a venire e a farsi pubblicità.
Noi abbiamo due metodi di ingaggio.
Il primo è diretto, ci cerchiamo noi l'autore, vuoi venire, ecc e noi sosteniamo tutto, comprese spese di viaggio e di permanenza a Lucca
Il secondo metodo sono le proposte che ci fanno gli editori "io mi porto questo autore allo stand", a loro fa piacere avere l'autore allo stand che gli firma tutte le dediche, aumentando il giro di affari. Condividiamo le spese: loro li portano in Italia, (dal Giappone o Stati Uniti che sia) e noi gli diamo l'ospitalità.


A: Anche questa è una bella spesa da parte vostra...

G: Certo, d'altronde non si può fare gratis questa manifestazione e magari qualche americano può anche chiedere un compenso per venire, anche gli attori. La maggior parte degli ospiti comunque non lo chiede.
 

A: C'è un artista che hai voluto portare fortemente qui a Lucca?

G: Ti dico la verità, non credo ci sia stata da parte mia proprio una decisione così forte perchè, dato che queste cose poi le realizzano altri miei collaboratori, io non voglio prevaricare niente. Io mi muovo all'ultimo, perchè devo essere convinto anch'io.
Quello a cui io ho tenuto fortemente è stato Frank Miller e non ci siamo riusciti per una serie di cose, il rapporto era direttamente con lui anzi con il suo management, c'è stato il discorso di Sin city 2, per cui hanno fatto anche un tour decidendo di venire a Roma un mese prima di noi. Strategia piuttosto strana, avevano la possibilità (non lui ma il suo management e Rodriguez) di presentarlo a Lucca: in questo contesto i fan sarebbero stati di più, sarebbero stati quelli del fumetto, di te come autore. Ci ho provato, mi sono impegnato in prima persona ma non è andata.


A: Tutto quello che ruota intorno al Lucca Comics and Games è cambiato molto negli anni. Si è passati da un forte interesse per il fumetto italiano e americano a un grosso interesse per il fumetto giapponese e ora, grazie al cinema e ai videogiochi, di si è tornati di nuovo al forte interesse per Marvel e i supereroi americani.
Ci sembra cambiato anche il pubblico della manifestazione che prima era formato quasi del tutto da "veri appassionati" del fumetto vero e proprio che andavano lì per comprare i pezzi da collezione, ora invece è un pubblico molto più variegato, molto più giovane. Molti ritengono che ormai si venga a fare la famosa carnevalata. Come lo vivete voi questo cambiamento?


G: Dai non parliamo di carnevale con i cosplay, non lo ritengo giusto.

A: No, Assolutamente ma anche qui ci sono polemiche a riguardo, riprenderemo il discorso dopo. Tu che hai vissuto in pieno 30 anni di questa manifestazione, come l'hai vissuta, qual è il periodo che rimpiangi di più e che vorresti rivivere

Senti io ho iniziato ad occuparmi di questa cosa dall'esterno come giornalista radiofonico nel '79 poi ho iniziato a collaborare nel 1982 con una mostra dedicata a Pecos Bill. E' sicuramente quello il periodo in cui si colloca il mio entusiasmo giovanile visto il fermento che c'era sulla scena fumettistica italiana e mondiale: c'è un momento in cui tu pensi che tutto sia partito, io penso che sia partito allora. Il cambiamento per quanto riguarda il fumetto italiano è stato la scomparsa dei grandi maestri come Pratt e il fatto che gli editori italiani non investono più sui talenti italiani. Oggi la traduzione di fumetti stranieri è molto più facile e più semplice con alle loro spalle un richiamo pubblicitario forte. Un esempio? Come dicevi l'universo supereroistico americano ha la forza del cinema di Hollywood e di conseguenza il richiamo del Comicon di San Diego che ormai è l'esaltazione del cinema non è più fumetto. Ci sono autori italiani che emergono (Gipi, Massimiliano Frezzato e altri) ma molti di questi lavorano all'estero.
Una rivista con cui ho collaborato dall'inizio alla fine nei suoi 30 numeri era Orient Express fatta da Luigi Bernardi purtroppo scomparso, rivista dove furono lanciati tantissimi autori come Magnus (Roberto Raviola). Era diverso, arrivavano le tavole, le guardavi, ora non succede più tanto. Ora noi qui a Lucca abbiamo portato un area pro nella quale oltre a parlare di diritti tu puoi portare il tuo lavoro e discuterlo con un editor italiano o straniero, abbiamo circa 1300 iscrizioni: si prenotano su internet e in 4 giorni vengono esaminati. Quello che noi cerchiamo di fare per il fumetto italiano magari non si vede, perchè nessuno pensa mai che noi si faccia queste cose visto che hanno un costo ma noi ci crediamo, non mi porta vanto ma la consapevolezza che noi facciamo qualcosa per questi autori se no mi occuperei di altro.


A: Le ultime due edizioni di Lucca Comics and Games hanno affermato il successo di coloro che si stanno affacciando sul panorama fumettistico italiano soprattutto grazie al web, tipo Zerocalcare o Don Alemanno. Come vedi questo evolversi?

G: Io penso che sia un'evoluzione che va avanti con il progresso tecnologico e informatico, come il telefono, è cambiato il mezzo di comunicazione, prima ti parlo, poi ti vedo adesso ti vedo e partecipo quindi questa è una cosa che magari ti taglia fuori il discorso degli editori che magari ti vengono a cercare dopo. Zerocalcare, ad esempio, lavora con tantissime realtà ed è una presenza fissa qui, corteggiato da tutti perchè è un talento e porta dietro di sè un numero di appassionati che lo apprezza. Stessa cosa si riscontra con il fenomeno dei club di Rat-Man di Leo Ortolani, fenomeno fatto da gente che sa tutto, si informa e non si limita, come nel passato, a comprare il giornalino o la rivista senza dare importanza all'autore del fumetto.

A: Ora addirittura si può parlare con loro attraverso i social!

G: In realtà il web e internet 2.0 in particolare hanno sostituito le riviste. Oggi in italia ci saranno una forse due riviste mentre una volta ce ne erano tantissime presentavano il prodotto fumettistico ma anche la critica. Oggi la critica viene fatta sul web, alcuni sono bravi altri sono fanzinari cresciuti male chi prendono delle posizioni preconcette (anch'io ho iniziato con una fanzine, mi ritegno parte del gruppo). Arriva un momento in cui non puoi dire "io amo quello mentre dell'altro non mi importa" se lo fai devi essere quanto meno imparziale invece molti hanno una visione monotematica e gli sono rimasti i foruncoli della giovinezza purtroppo.
 


A: Parliamo dei vari aspetti della manifestazione. Partiamo con quello che salta all'occhio e a cui, secondo me, viene dato troppo spazio sui giornali e in tv, mentre Lucca non è solo questo: parliamo del cosplay ovviamente, che sembrano essere l'attrattiva principale ma non lo è tanto che il relativo concorso non ha questa importanza clamorosa come invece ne hanno altri. Questo fatto che il cosplay ha preso in mano la città come l'hai vissuta, come l'avete vista, vi è piacuta subito o ve la siete trovata?

G: Il cosplay italiano, e nessuno mi ha dimostrato il contrario fino ad ora, è nato nel 1995 proprio a Lucca: era un primo gruppetto che aveva a disposizione una tensostruttura senza le pareti con un piccolo palco dove si facevano le premiazioni. Ora il fenomeno è diventato grosso ma per me non si è trattato mai di sfruttare un fenomeno di costume che poteva portare attenzione e visibilità. Era ed è gente che esterna le proprie passioni attraveso questo, vuole essere il personaggio che ama, perchè io ti devo giudicare?
Il cosplay è diventato immediatamente un modo di partecipare della gente che poteva e voleva farlo, poteva venire vestito in costume da Lupin 3 o elfo, in treno la gente li guardava esterrefatta però poi scendeva e si trovava a casa sua.
C'è un lavoro di preparazione, non è la carnevalata tipo "piglio il vestito di Arlecchino me lo metto e vado in giro". E' un discorso culturalmente diverso. Con il tempo è diventato sempre più numeroso e questo ha iniziato a dar fastidio a tanta gente non perchè il cosplay è ingombrante e non ti fa passare (questo problema negli anni passati non c'era) ma perchè l'attitudine culturale di altri era "quelli sono dei pagliacci senza cultura e sporcano il mio mondo che è invece culturalmente elevato". Io non ci vedo nulla di male in quello che fanno.


A: Una polemica forte nata nel web, ma anche in altri ambiti, è quella circa la presenza di chi fa cosplay all'interno degli stand. Molti dicono "Io sono qui per i fumetti, loro non me lo permettono con i loro costumi ingombranti". C'è chi propone di delimitare la loro presenza a un'area predefinita dove potrebbero essere liberi di esibirsi e farsi fotografare.

G: A parte che la circolazione a Lucca è comunque libera a tutti ovunque, essendo in una città ma personalmente il limitare l'ingresso a chi viene vestito ha il sapore di mettere una Stella di Davide a qualcuno con su scritto: "Tu qui non puoi entrare perchè sei un negro, un ebreo e... un cosplayer". Questi discorsi mi lasciano allibito e penso sia anche anticostituzionale, specie contro chi magari ha pagato pure il biglietto per essere qui.
Altra cosa che mi lascia perplesso è che per anni siamo stati infamati perchè lasciavamo tutta questa libertà ai cosplayer da altre realtà che ora invece li cercano e se li lisciano perchè con loro arriva la TV e l'interesse. Una cosa che trovo molto scorretta. Noi facciamo un contest ma non è l'Evento del Lucca Comics and Games, noi ci teniamo che il cosplay faccia parte della festa spontanea in città. Molti mi hanno scritto negli anni ed una delle risposte più belle che ho mai ricevuto alla domanda "Che cosa è per te Lucca Comics and Games" è quella "E' il posto dove tu ti senti giusto comunque tu sia". Qui si è tutti uguali! Questa è l'idea con cui è stato costruita questa manifestazione, capisci bene che non possono esserci quindi barriere, oscenità e violenze a parte.



(FINE PRIMA PARTE- NELLA PROSSIMA ANCHE IL VIDEO INTEGRALE DELL'INTERVISTA)