Durante l’annuale appuntamento con il BGeek (Bari GeekFest), convention tenutasi al PalaFlorio di Bari lo scorso 27 giugno, i redattori di AnimeClick.it hanno avuto modo di incontrare Michele Rech, aka Zerocalcare, autore romano astro nascente del panorama fumettistico italiano che, partendo dalle pagine del suo blog, ha rapidamente conquistato una nutrita schiera di fan, per poi approdare al primo albo indipendente (La profezia dell’armadillo) e al mercato editoriale nazionale grazie alla pubblicazione di altri quattro volumi, tutti per la casa editrice Bao Publishing. L’ultimo suo lavoro Dimentica il mio nome ha scalato le classifiche di vendita ricevendo numerosi premi e riconoscimenti anche al di là dell’ambito strettamente legato alla graphic novel.

Di seguito riportiamo il video e il resoconto trascritto dell’incontro.
 

 
Un buongiorno a tutti gli utenti di AnimeClick.it, siamo al B-Geek di Bari in compagnia di Zerocalcare, al secolo Michele Rech. Innanzitutto grazie per essere qui.

Grazie a voi!

Visto che il nostro sito si occupa essenzialmente di cultura pop giapponese, e quindi di anime e manga, può dirci qual è il suo rapporto con questo genere di produzioni?

Allora, ci sono abbastanza cresciuto. Nel senso che c’ho avuto tutta la fase, aperta credo da Dragon Ball della Star Comics e poi proseguita da Ranma 1/2, Ushio e ToraSlam Dunk, 3x3 Occhi eccetera, diciamo che sono cresciuto in tutti gli anni tra i 14 e i 18 con manga vari. Poi devo dire che li ho guardati da un po’ più distante, però tuttora me ne leggo alcuni, per esempio Buonanotte, PunPun di Inio Asano è uno dei miei fumetti preferiti in generale. Poi dipende, diciamo che non sto più tanto in fissa, ho un po’ perso la passione per i fumetti intesi come maxi genere (tipo manga o americani eccetera), ora mi appassiono molto di più al singolo fumetto e al singolo autore.

Bisogna riconoscere che è stato un anno molto particolare per la sua carriera, Dimentica il mio nome è stato un vero e proprio caso editoriale: Libro dell’anno di Fahrenehit - Radio3, classificato al premio Strega. Come interpreta questo riconoscimento ufficiale della cultura libraria “alta” nei confronti del fumetto o graphic novel che dir si voglia?

La cultura libraria “alta” riconosce quello che vende banalmente, nel senso che ci sono tanti altri fumetti che sono anche più belli e più validi dei miei anche sul piano culturale etc. che non c’hanno nessuna attenzione perché non entrano nei radar delle classifiche di vendita, nel momento in cui invece la roba mia è riuscita a entrare in quel cono di luce là, guarda caso anche tutto un certo tipo di cultura anche più “alta” ha cominciato a riconoscerlo, a invitarlo, a premiarlo, però credo che in larga parte questa cosa nasca dal fatto che un mondo editoriale in crisi cerca di aprirsi e di prendersi altri spazietti.

Ci può parlare della sua tecnica di disegno? Sappiamo che il suo stile deriva in parte dal linguaggio dei murales. Ha delle figure di riferimento, dei fumettisti a cui si è ispirato per il suo lavoro?

In realtà di murales ne ho fatti due, ma molto di recente, prima non avevo mai preso in mano un pennello o robe del genere, io sui muri facevo soltanto le scritte, quelle proprio brutte che tutti condannano, insomma non che ho mai fatto dei disegni prima. Di artisti di riferimento in realtà ne ho un sacco, nel senso che graficamente ho copiato tanti pezzi da tante persone diverse. Ad esempio l’impianto della faccia, anche se adesso non si vede quasi più perché l’ho personalizzato molto, ma in realtà l’essenza di come faccio le facce è copiata da Akira Toriyama di Dragon Ball. Come si attaccano le sopracciglia al naso, la bocca dei personaggi mentre strillano eccetera, è tutto copiato dalla struttura facciale di Akira Toriyama. Gli occhi sgomenti sono copiati da Boulet e Manu Larcenet, due autori francesi che fanno quegli occhi liquidi quando un personaggio è sgomento. Poi molte cose le devo a Jamie Hewlett di Tank Girl, come struttura della tavola un po’ caotica eccetera. Quindi in realtà ho copiato molto da molti.

Come si è evoluto il suo stile narrativo dal primo mitico La profezia dell’armadillo all’ultimo Dimentica il mio nome?

Allora, diciamo che il mio stile si è evoluto per tentativi, nel senso che, facendo esperienza attraverso la pubblicazione dei libri, mi sono accorto delle cose che mi riuscivano bene e di quelle che invece rappresentavano il mio punto debole. Quindi in realtà, paradossalmente, su alcune cose sono ritornato sui miei passi. Per esempio prendiamo il fatto di procedere per capitoletti brevi presente nei primi libri: nei due libri successivi (Un polpo alla gola e Dodici) avevo abbandonato quella formula perché avevo provato a sperimentare altro eccetera; invece nell’ultimo ho cercato di fare tesoro di alcuni meccanismi di narrazione lunga, però al contempo ritornando ai capitoli brevi perché mi sono accorto che erano quelli con cui stavo più a mio agio e il cui risultato finale mi soddisfaceva di più. Insomma non è che c’ho un’evoluzione molto chiara o una direzione molto chiara, vado a avanti a tentoni e poi vedo cosa riesce bene e cosa male.

I suoi primi passi nel mondo del fumetto li ha mossi sul web. Com’è il suo rapporto attualmente con questo medium alla luce del suo successo editoriale su carta? Continuerà a pubblicare tavole gratuite sul web?

Sì, in verità io i fumetti li facevo da molto tempo prima, diciamo che il web è stato quello che mi ha portato ad essere più conosciuto, perché i fumetti che facevo prima non se li calcolava nessuno se non fosse stato per internet. Sicuramente sì, in realtà lo vorrei continuare ma perché non vorrei mai dare l’idea di usare internet come trampolino per fare altro. In realtà le cose su internet c’hanno una loro specificità che mi piace molto, c’hanno un feedback continuo e diretto con il lettore. Su internet sei molto più libero, non perché nessuno ti censura ma perché il tuo lettore non sta pagando, quindi tu non gli devi niente, tu puoi fare veramente quello che ti pare senza doverti sentire in debito verso qualcuno, quindi nessuno si può lamentare se quello che faccio su internet non gli piace, se non ti piace non è che ti devo ridare indietro i soldi. Questa cosa in generale, nella mia testa proprio, mi dà una libertà di lavoro che il cartaceo non ha. Però al tempo stesso mi piace cercare di incrociare sempre di più i due piani.

Ringraziamo tantissimo Zerocalcare per la sua disponibilità. Un saluto agli utenti di AnimeClick.it.

Ciao AnimeClick.it, daje!
 
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