"Niente sesso, siamo giapponesi!": così recitava il titolo di un documentario della BBC di un paio di anni fa, in cui si metteva in evidenza come, nonostante un mercato del porno in costante ascesa, nell'isola del Sol Levante fossero moltissime le persone che non solo non facevano sesso ma non erano nemmeno interessate all'argomento.
In un paese che non ha il retaggio culturale del Cristianesimo (in cui il piacere derivante dal sesso è visto come peccato) ci si immaginerebbe una sessualità libera e gioiosa, invece i giapponesi hanno decisamente un rapporto conflittuale e a volte confuso su quella che è il mondo del sesso, non solo come approccio verso l'altra persona, ma anche per quello che riguarda educazione sessuale e contraccezione.
 

Infatti in un paese dove per il Codice Penale si è considerati adulti a livello sessuale all'età di 13 anni (!), l'educazione sessuale a scuola è ancora mal vista dalle frange conservatrici del governo, tanto che ad alcuni insegnanti è stato "consigliato" durante le loro lezioni di "non insegnare i nomi degli organi sessuali", "non spiegare come avvengono i rapporti sessuali, né come si usa il profilattico", fino ad evitare anche di menzionare il ciclo mestruale delle donne. Senza contare che le lezioni di educazione sessuale non sono un vero e proprio corso a sé stante, ma sono all'interno di altre materie, che sia educazione fisica, educazione civica o attività generiche della classe.
Eppure i giapponesi vorrebbero saperne di più: da varie ricerche si è visto che i liceali desidererebbero avere corsi a scuola soprattutto per conoscere meglio i rischi legati alla sessualità, per capire meglio l'altro sesso e per imparare come usare sia il preservativo che la pillola. Inoltre il 65% della popolazione è favorevole all'insegnamento dell'educazione sessuale già nei bambini, il 71% ritiene che bisognerebbe informare meglio i giovani sulle malattie sessualmente trasmissibili e il 60% sull'uso corretto del preservativo.
 

Infatti a tutt'oggi il metodo contraccettivo più usato in assoluto in Giappone è proprio il profilattico mentre la pillola è usata solo dal 2,2% delle donne (secondo uno studio del Ministero della Salute). Ma come mai questo divario? Forse non tutti sanno che la pillola fu messa in commercio nel Sol Levante solo nel 1999 (mentre nella cattolica Italia fu messa in commercio nel 1965 dapprima solo per le donne sposate con problemi di salute e poi nel 1971 ne fu legalizzato anche l'uso anticoncezionale), mentre paradossalmente l'aborto fu legalizzato nel 1949 con quella che fu chiamata The National Eugenic Law diventata poi nel 1996 The Maternal Protection Law. Nel dopoguerra infatti il governo volle questa legalizzazione precoce per prevenire un possibile boom delle nascite pericoloso per la ripresa economica e allo stesso fine si impegnò a caldeggiare l'uso del profilattico.

Quando la pillola fece la sua comparsa in America all'inizio degli anni 60, in Giappone ci fu un netto rifiuto: molti si opposero affermando che non era naturale, che era costituita da sostanze chimiche pericolose e che avrebbe contribuito ad una degenerazione morale della società con il rischio di rendere le ragazze troppo attive sessualmente.
Queste argomentazioni presero nuova forza durante gli anni 90 quando salì alla ribalta il fenomeno dell'enjokusai, cioè dei rapporti sessuali fra adolescenti e uomini molto più grandi di loro: l'opinione generale fu quindi che continuare a vietare la vendita della pillola avrebbe potuto dissuadere le ragazze da intraprendere simili comportamenti. Cosa ovviamente non vera: le ragazze semplicemente ricorrevano più spesso all'aborto.


Ma quando nel 1999 fu messo in commercio il Viagra, scoppiò una crisi mediatica seria: l'ipocrisia delle autorità sanitarie fu messa alla berlina dai giornalisti e dalle associazioni femministe e quindi la pillola fece il suo debutto nell'arcipelago.
Ma quarant'anni di demonizzazione non si cancellano in un giorno e la pillola è ancora mal vista in primis proprio dalle donne: invece di vederla come una liberazione, la sentono come uno stress fisico, perché è una sostanza che altera il normale funzionamento del corpo ma anche emozionale perché permette agli uomini di svicolare dalle loro responsabilità (cosa che invece succede meno con il preservativo).
Alla base c'è sicuramente un problema d'informazione e soprattutto di esagerazione sui possibili effetti collaterali.


Messe così le cose, sembrerebbe che i giapponesi passino le loro giornate a fare sesso: niente di più falso! Sembra che la sessualità sia per loro una pratica "fastidiosa" di cui si è felici di sbarazzarsi al più presto superata una certa età. Alla domanda "Dopo il matrimonio, fino a che età pensate che la vostra donna sia desiderabile?" posta nel 2014 in un sondaggio online il 24,2% ha risposto 40 anni,seguito dal 18,2% per i 50 anni e dal 15,2% per i 45. Le cause sono sempre le stesse: problemi a creare la giusta intimità, mancanza di voglia e di tempo. Bisogna tenere in considerazione che la tipica famiglia giapponese è spesso composta da nonni e figli che vivono tutti sotto lo stesso piccolo tetto e ciò confina la sessualità all'esterno, nei love hotel.
 
Matrimonio Coppia in abiti tradizionali

Inoltre i ritmi della vita giapponese, così frenetici, non aiutano a far conciliare ore libere e voglia di fare l'amore; la vita di un impiegato è scandita da orari implacabili: dalle otto del mattino a mezzanotte in ufficio, con una pausa pranzo brevissima, dal lunedì al sabato, a volte anche la domenica... trovare spazio per la famiglia diventa un'impresa impossibile. Se nel 2010 le coppie sposate che non facevano più sesso erano il 40,8%, nel 2013 erano salite al 55,2%: non può stupire quindi che la natalità sia ai minimi storici!
Sebbene siano arrivati da parte del governo degli aiuti economici per incentivare le nascite, poco è stato fatto per dare ai giapponesi il tempo per farli questi bambini! Di tutto questo ne risentono soprattutto le giovani generazioni cresciute senza padri, troppo assorbiti dal lavoro, e con madri troppo prese dalla cura della casa; i ragazzi rifiutano di seguire questi modelli a tal punto che preferiscono restare single a vita. Senza sesso.
 
Coppia Natale

Quasi una coppia su cinque dichiara che il sesso è un fastidio e quasi un ragazzo su tre che non ha interesse al sesso, benché molti sostengano che sia una forma di comunicazione fra le persone. Quindi a questo punto viene da chiedersi se alla base non ci sia un problema di socialità: uno studio del 2010 mostrava che il 28% degli uomini e il 23% delle donne in un'età compresa fra i 18 e i 34 anni rifiutavano a priori di avere una relazione sentimentale. Il fenomeno è conosciuto come sekkusu shinai shokogun ovvero "la sindrome del celibato". Nel 2011 il 61% degli uomini e il 49% delle donne non sposate (sempre fra i 18 e i 34 anni) non avevano un compagno. In questi ultimi anni poi sono stati coniati nuovi termini per descrivere alcune categorie di uomini.
 

Esistono gli soshoku, cioè gli "erbivori", ragazzi di circa vent'anni, eterosessuali, che hanno pochissimo interesse verso l'altro sesso e tutto ciò che ne deriva. Amano prendersi cura di se stessi e sono totalmente passivi verso il genere femminile. Dall'altra parte ci sono i nikushoku, cioè i "carnivori", personalità indipendenti e dominanti, dalle idee chiare sulla loro vita, insomma i portavoce del classico modello maschile. Il "problema" è che dalle ultime statistiche si evince che il 60% dei ragazzi si considera soshoku. In mezzo c'è un'infinita varietà di sottotipi, dal gyoshoku danshi (che aspetta pazientemente che la ragazza prescelta si innamori di lui, non si sa come) al rolled cabbage danshi (che fa credere di essere un erbivoro, salvo poi rivelarsi alla distanza un carnivoro).
E le donne? Affermano di essere ben felici di non doversi occupare di un uomo oppure badano al sodo, facendosi la nomea di "material girl", interessandosi più al conto in banca che ai sentimenti e cercando il pollo... ehm l'uomo giusto ai "gokon", uscite di gruppo fatte apposta per conoscere persone del sesso opposto.
 

Eppure in materia di erotismo il Giappone avrebbe molto da raccontare: dal periodo Edo (1660-1868) con le shunga (stampe ukiyo-e raffiguranti l'atto sessuale in varie posizioni) all'ero guro degli anni 30 (arte erotica grottesca) arrivando ai film pornografici negli anni 60, il Sol Levante ha dimostrato una certa apertura mentale in materia di sessualità. L'industria del sesso è diventata ai giorni nostri una vera e propria macchina da guerra, spaziando dai manga e anime erotici (i famosi hentai) ai film ai videogiochi, spesso tradotti ed esportati in tutto il mondo, a testimoniare quanto possa essere trasversale il gusto nipponico. La scelta è ampia per i giovani giapponesi e di facile fruibilità: troverete materiale pornografico in bella vista a fianco a riviste/manga/dvd/figure assolutamente innocui (è capitato alla sottoscritta di ritrovarsi nel reparto hentai assolutamente senza accorgersene o di fissare figure moe e sembrare interessata a quelle discinte tanto erano vicine....).
 
Film porno per donne

E se fino a qualche anno il mondo del porno era maschiocentrico, ora si inizia a pensare anche al gusto femminile, visto che il numero delle donne nubili e con uno stipendio da spendere aumenta sempre di più. Due aziende in particolare, la Silk Labo e la Love Place si sono lanciate nella sfida di produrre film porno per signore: si mette in scena una visione del sesso senza violenza, senza dominazione maschile e con storie in cui i partner si danno piacere vicendevolmente. La ricetta è perciò semplice: prendi attori molto sexy (definiti eromen, unione delle parole erotismo e ikemen che in giapponese significa bell'uomo), aggiungi un po' di erotismo e una buona dose di romanticismo e il gioco è fatto! Sembra che le giapponesi apprezzino molto questa nuova corrente, dove, a differenza del porno classico, gli uomini sono dolci e la sessualità è quella che potrebbero avere coppie normali, con scene molto hot ma sempre con quel tocco di favola che tanto piace alle donne nipponiche, nubili sì, ma per loro scelta.
 

Ovviamente la realtà ha sfaccettature molto più complesse che questo breve approfondimento non può affrontare, anzi se voi che leggete avete avuto esperienze in questo campo (relazioni sentimentali con i/le giapponesi) condividetele con noi commentando qui sotto! Mi raccomando però sempre con educazione e con terminologie corrette!

Fonti consultate:
Dozodomo