Ragazzi e ragazze bentornati a tutti quanti in questa nuova settimana in compagnia dell’Italian Indie Comics Award! Sperando che abbiate un po' sentito la nostra mancanza in questa settimana di pausa (o eravate forse troppo impegnati a mangiare?) passiamo a presentarvi il prossimo partecipante: Francesco Ferrigno e la sua opera A Train to Hell.  
 
Francesco Ferrigno è un disegnatore di 22 anni, vive a Napoli ed è studente di Ingegneria Meccanica. Fin da piccolissimo il disegno è stato importantissimo per lui, tant’è che già a 3 anni era assolutamente la sua attività preferita, arrivando anche ad imbrattare i muri di casa! A 12 anni quello che era un semplice hobby diventa una vera e propria passione, ed inizia così a divorare fumetti di Topolino e soprattutto albi della Marvel, in particolare quelli che avevano come protagonista Peter Parker. Arrivato alle superiori non poteva far altro se non riempire il diario di disegni (e cosa importa se non c’è più spazio per scrivere i compiti per casa!), vantandosi dei suoi piccoli lavori con i suoi amici che lo han sempre spronato a continuare questa strada: che fossero film, videogames, cartoni animati o chissà cos’altro Francesco amava disegnare di tutto, arrivando a 15-16 anni ad iniziare a leggere manga e a comprendere che avrebbe voluto creare un fumetto.

Le parole vennero seguite dai fatti, perché Francesco ha fin da subito iniziato a creare fumetti, che mostrava perlopiù ai suoi amici più fidati, non riuscendo mai a fermarsi e creando continuamente nuove storie. Oltre A Train to Hell recentemente ha pubblicato Raven’s Revenge con la Phasar Comics e nel 2013 è arrivato al terzo posto nel concorso IMAGO 2013 del Comicon di Napoli, per la sezione disegno/illustrazione. Non ha un riferimento artistico predominante ma molti grandi disegnatori hanno influenzato il suo modo di disegnare e quelli che ritiene doveroso citare sono: John Romita, Frank Miller, Kohta Hirano e Takeshi Obata.

Ecco di seguito la trama di A Train to Hell:
 
Dutch Donaldson è un uomo che viene impiccato per un crimine commesso da qualcun altro, morendo con il terrore di quello che potrebbe capitare alla moglie e alla figlia, ora che lui è morto. Ma succede qualcosa di a dir poco assurdo... Dutch si risveglia in una sorta di limbo, nel quale incontra il demone traghettatore Flegias. Il demone venendo a conoscenza della storia di Dutch gli offre un patto a dir poco vantaggioso: Dutch tornerà nel mondo dei vivi come non-morto e dovrà, entro 7 giorni, uccidere l’uomo che lo ha incastrato e offrire al demone l’anima di quel delinquente per avere in cambio la sua...

Pur essendo una storia con una premessa molto semplice A Train to Hell si dimostra più profondo del previsto concentrandosi molto sull'evoluzione dell protagonista: da bravo padre di famiglia a cordiale non-morto in cerca di vendetta, da persona di sani principi a spietato assassino, da timoroso della morte.. alla morte in persona. Un cammino costellato da situazioni ed imprevisti attentamente calibrati dall'autore per far riflettere il protagonista sulla propria condizione ed elevare la storia dalla sua semplice condizione di splatter-horror in qualcosa di più: riuscirà Dutch ad ottenere la sua vendetta e salvare la sua famiglia o perderà prima la propria umanità?
 

La prima cosa di A Train to Hell che attira immediatamente l’attenzione è e rimane la particolarità del suo genere narrativo. Il fumetto infatti richiama senza alcun dubbio il genere western, tanto amato dal suo autore, un genere classico nel mondo dei fumetti ma che negli ultimi anni ha perso la fama di un tempo, un genere che Francesco ha deciso di rispolverare in maniera decisamente alternativa. La presenza del protagonista non-morto, e tutto quello che ne consegue, infatti aggiunge alla classica ambientazione western una contaminazione horror che lo fa uscire dal genere e lo trasporta in una dimensione diversa tutta sua, dove le classiche sparatorie del genere sono sostituite da autentiche carneficine e dove gli altri personaggi si confrontano con il protagonista più con una sana dose di terrore per la sua natura ultraterrena che con il rispetto dovuto alla sua abilità con la pistola. Un mix di generi molto intrigante che saprà sicuramente catturare l'attenzione e la curiosità di chiunque voglia cimentarsi nella sua lettura.

Ecco l’intervista all’autore:

Ciao Francesco, dopo aver parlato della tua opera adesso è il turno della tua intervista: pronto?

Ciao! Sono prontissimo! cominciamo subito.

Con che stile preferisci disegnare? Quali tecniche usi?

Ho sempre preferito uno stile simile al manga, per la grande espressività di questo stile e la sua capacità di trasmettere le emozioni dei personaggi, ma ho sempre cercato di trovare il mio stile, disegnando nella maniera che più trovavo naturale e che istintivamente sentivo mi potesse appartenere.
Disegno su carta sia per la fase delle matite che per l'inchiostrazione a china, successivamente scannerizzo le tavole e aggiungo i grigi e i testi con il computer.


Cosa significa per te fare fumetti? Che cosa differenzia per te i fumetti da tutto il resto?

Per me fare fumetti significa aprire una finestra attraverso altri mondi, e cercare di trasmettere al lettore le stesse emozioni che provo quando sogno questi mondi ad occhi aperti. Il fumetto è un mezzo artistico straordinario, capace di raccontare una storia attraverso immagini e dialoghi come se fosse un film, voglio emozionare il lettore come sa fare un' opera letteraria. Inoltre il fumetto non ha i limiti che hanno i film, nei quali vi è per forza bisogno di un grosso budget per coprire i costi legati ai costumi, alle scenografie, alle strumentazioni etc.
 

Cos’è che ti piace del tuo lavoro come fumettista? E cosa no? Raccontaci una cosa che ami e una cosa che odi del mondo dei fumetti e del tuo lavoro.

Fare il fumettista è bello per molti motivi: poter creare un’opera tutta tua con i tuoi personaggi è fantastico;  i tuoi "ferri del mestiere" sono semplicemente una matita, una gomma e qualche penna a china, quindi non devi spendere un patrimonio per creare quello che ti piace; non devi lavorare a ritmi imposti da qualche capo scorbutico ed antipatico, e puoi farlo semplicemente a casa, rilassandoti, magari sentendo un po’ di musica.
Di cose che possono non piacermi nel fare i fumetti ce ne sono veramente poche, e al massimo si tratta di qualche piccolezza: tuttavia sicuramente non sopporto quando la mano improvvisamente decide di muoversi per volontà autonoma e finisci per macchiare il foglio o per tracciare linee storte che sembra ti abbia preso un ictus fulminante. Oppure quando hai finalmente deciso di metterti al lavoro e istantaneamente arrivano mille telefonate, il gatto che salta sul foglio giocandoci come se fosse un animaletto, i tuoi che ti ordinano scendere a buttare la spazzatura, e tu vorresti semplicemente stare un secondo in pace in grazia di Dio.

 

Com’è nata la tua opera? Quali sono i tuoi piani per essa?

A Train to Hell è una storia nata improvvisamente, quasi come un fulmine a ciel sereno, mentre scarabocchiavo su qualche foglio, come faccio spesso.  L'ispirazione divenne un'idea concreta quando cominciai a caratterizzare il personaggio di Dutch Donaldson,  un uomo, con una  moglie ed una figlia, che improvvisamente perde tutto, persino la vita, ma che per qualche misterioso motivo risorge  sotto forma di non morto per dare la caccia all'uomo che lo ha ucciso e per riscattare la sua anima.
L'idea che c'è dietro a questa storia non è solo  una semplice vendetta, ma è un viaggio che farà riflettere sull'
idea di bene e male, che trasformerà le convinzioni dei personaggi stessi e mostrerà il mondo attraverso diversi punti di vista. Forse l'impresa è ardua ma  spero di poter trasmettere quello che ho in mente nei futuri capitoli di quest'opera.

Hai cominciato a creare fumetti fin da giovanissimo, ci parli di qualcuna delle tue primissime storie?

Questa è una bella domanda. Disegnai varie storie a fumetti e spesso non le facevo vedere ad anima viva o al massimo a due o tre amici. Non ricordo precisamente quale fu la prima storia a fumetti che disegnai, forse era una storia basata sulla mitologia greca, con dei e creature mitologiche. Poi mi gettai nel fantasy medievale facendo una piccola storia che si intitolava "The Tales of Astria"  con dei protagonisti che appartenevano ad una razza chiamata Hurin, assomiglianti a degli uomini-gatto. Ci sono tante altre storie delle quali non mi viene in mente neanche il nome, però ricordo "Raven's Revenge", una storia che parla di un vampiro in cerca di vendetta per la morte di suo fratello, in una città controllata dai clan di vampiri chiamata Haven City.  Di quest'ultima storia scrissi due volumi che pubblicai con Phasar Comics. Attualmente la storia è in pausa ma forse la riprenderò in futuro.

È ovvio che tu sia un gran patito del genere western, parlaci un po’ di questa tua passione

Sì,  amo sicuramente molte cose, dal fantasy alla fantascienza ma il genere Western mi ha stregato fin da quando vidi i primi film di Sergio Leone, oppure, più recentemente, quando ho visto Django di Quentin Tarantino. Senza scordare fumetti tra cui anche Tex, oppure il poco conosciuto Green Blood di Masasumi Kakizaki: un'opera eccezionale.
 

Come nasce l'idea di creare un fumetto con un genere così particolare come l'horror-western?

Sinceramente non so spiegarlo per bene. L'dea di quest'opera mi venne all'improvviso, mi piacque, da subito, tantissimo il personaggio di un cowboy zombie dannato, in cerca sia di vendetta che di salvezza, In un mondo come quello del far west dove non si sa mai di chi ci si possa fidare veramente, un mondo dove il pericolo lo si respira nell'aria. inoltre l'elemento horror-paranormale è molto importante, e perlopiù si basa  sulle allegorie della religione cristiana come demoni, angeli, non morti, etc. Non posso non dire che sono molto affascinato anche dalla cultura delle tribù indiane, come gli Apache e i Sioux, che cercherò sicuramente di inserire nel fumetto.

Cosa ami della tua opera? Perché i nostri lettori dovrebbero votarla al nostro Award?

Della mia opera amo soprattutto i personaggi, che spero di riuscire a caratterizzare in tutte le loro sfaccettature, e inoltre adoro l'ambientazione Western, con il suo stile forte e le sue atmosfere uniche  e accattivanti. Credo che i lettori dovrebbero votare liberamente l'opera che più gli piace, e spero vivamente che questa piaccia a loro.

Ringraziandoti per la disponibilità nel rispondere a questa intervista: saluta il tuo pubblico!
Grazie a voi ragazzi! Hasta la vista!


Che cos'è l'IICA?

L'Italian Indie Comics Award è un concorso nato per promuovere le autoproduzioni partecipanti e cercare di far conoscere loro ed i loro autori ad un pubblico più vasto, stabilendo nel frattempo quali sono le migliori per diverse categorie di genere e di stile (qui l'elenco completo e tutti i dettagli) in maniera da mettere le opere più meritevoli in risalto secondo divisioni il più possibili omogenee e pertinenti . Il concorso è strutturato in due fasi: la prima di rassegna, che si sta svolgendo attualmente, per presentare le opere partecipanti e la seconda di voto pubblico, che sarà effettuata verso giugno, dove tutti gli interessati saranno chiamati a votare ed esprimere le proprie preferenze (tale voto pubblico si unirà a quello della giuria di settore per dar vita al giudizio finale per ogni categoria).

Questa rassegna quindi è un'occasione di festa dove poter ammirare e commentare gli autori partecipanti, rammentando che sono esordienti, molte volte autodidatti, e che in quanto tali non sono perfetti, ma hanno tantissima voglia di mettersi in gioco, crescere e migliorare. Ci auguriamo quindi che possiate leggere le loro opere ed apprezzare i loro sforzi in quanto tali, promuovendo quelle opere che considerate meritevoli dando loro il vostro supporto. La maggior parte di loro lavora solo per passione nutrendosi dei commenti del proprio pubblico ed anche un piccolo parere positivo può fare la differenza e sostenerli nel loro sogno, non deludiamoli!

Lo Staff dell' Italian Indie Comics Award.