Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con gli anime Kill la Kill, La malinconia di Haruhi Suzumiya e Love Live.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Oggi appuntamento libero, con gli anime Kill la Kill, La malinconia di Haruhi Suzumiya e Love Live.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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Kill la Kill
7.0/10
Recensione di Avventuriera
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""Sfondamento dei cieli Gurren Lagann" ha fatto un lavoro migliore di "Kill la Kill"".
Come direbbero gli inglesi, l'elefante nella stanza: nei dibattiti legati a "Kill la Kill" aleggia sempre lo spettro del confronto con "Gurren Lagann", un anime che condivide non solo molte scelte stilistiche con "Kill la Kill", ma anche una nutrita parte di staff che ha partecipato ad entrambe le opere. Le similitudini sono così invitanti da scatenare accese discussioni in tutto il web, delineando i difetti dell'anime più recente ("Kill la Kill") e i pregi dell'anime più vecchio ("Gurren Lagann"), per dimostrare come il secondo sia superiore al primo. Come la serie legata ai mecha abbia realizzato un lavoro migliore rispetto a quella relativa ai vestiti.
Ma il confronto è rilevante? No, perché le due serie avevano messaggi e obiettivi diversi da raggiungere: "Kill la Kill" è un anime caotico e frenetico in cui il vero messaggio di fondo è abbracciare la contraddizione. Tutto e niente; vestiti e nudo; bianco e nero; ordine e caos. In contrapposizione e poi in unione nella seconda parte della serie.
La storia getta le premesse per questa realtà: Ryuko Matoi è la nuova iscritta presso il liceo Honnouji, porta con sé una spada la quale è in realtà una delle due lame di una forbice gigante. L'altra metà ce l'ha l'assassino di suo padre, misteriosamente ucciso al ritorno di Ryuko a casa. Satsuki Kiryuin, presidentessa del consiglio studentesco del liceo, sembra saperne qualcosa e Ryuko vuole scoprire a tutti i costi se sia la ragazza la responsabile della morte del suo genitore. Aiutata da Senketsu, un abito in grado di fornirle straordinari poteri in combattimento, Ryuko affronterà mano a mano ogni avversario dotato di ultra-divisa che si frapporrà fra lei e Satsuki, sperando finalmente di far luce sul mistero di suo padre.
Sin dal primo episodio, è uno dei personaggi più complessi di tutto l'anime, se non forse il più complesso di tutta la serie, Satsuki Kiryuin, a pronunciare le parole che simboleggiano la filosofia che l'anime stesso costruisce, disfa e poi ricompone: "La paura è libertà! La sottomissione è liberazione! La contraddizione è verità!".
Affermazioni di chiaro stampo orwelliano che introducono già alle palesi contraddizioni che subito ci vengono presentate: Ryuko deve lottare indossando Senketsu che paradossalmente la protegge meglio riducendosi a un abito striminzito, il quale lascia ben poco all'immaginazione. Ryuko è imbarazzata e più risulta infastidita dal dover combattere in quelle sembianze seminude, più Senketsu non è in grado di liberare il suo vero potere e di permettere alla ragazza di combattere a lungo. E' solo grazie allo scontro fra Junketsu e Satsuki che viene mostrata l'immaturità di Ryuko, il voler credere a un'idea insensata che vede la nudità solo come una situazione in cui sentirsi umiliata. Non solo una velata critica nei confronti del modo di pensare della ragazza, ma anche all'immaturità degli spettatori che vedono negli abiti rivelatori della serie una colpa e non un semplice elemento narrativo. La nudità è un punto focale della serie, prima in contrapposizione con i vestiti e come elemento di cui vergognarsi, poi abbracciata nei punti cruciali, dove i personaggi si spogliano dei vestiti prima di ricongiungersi.
"Kill la Kill", in un vortice di colore, di azione e di personaggi super deformati, prende ogni dicotomia presente nella prima parte per renderle un unico nella seconda: la nudità è sia imbarazzo sia potere; i vestiti definiscono il nostro potere e al tempo stesso limitano; l'ordine è sia libertà sia oppressione; il caos è sia sottomissione sia forza. E sono gli stessi protagonisti, Ryuko e Senketsu, a incarnare alla perfezione l'unione di tutte queste sfaccettature, della complessità che la stessa vita rappresenta. L'ultimo scontro è la dimostrazione di quanto sia importante abbracciare la contraddizione contro la logica della divisione, delle dualità sterili.
Ma la domanda più opprimente, quella che definisce davvero il lavoro della serie, è la seguente: l'anime riesce a trasmettere appieno questo messaggio? O esso rimane seppellito dall'ammontare di tematiche introdotte e da uno stile narrativo troppo esuberante?
La risposta è legata profondamente alla serie: entrambe le cose. Il messaggio è visibile, ma il ritmo al cardiopalma, il numero incredibile di rivelazioni che si riversano in pochissime puntate, le forti personalità dei personaggi e la grafica sgargiante confondono irrimediabilmente persino il pubblico più attento. E' difficile restare concentrati sul contenuto della serie quando ogni cosa è fatta per attirare l'attenzione, difficile seguire tante star intente a contendersi il palco. Se solo la serie avesse cercato di prendere un po' di respiro prima di ritornare all'usuale e caotica velocità, forse sarebbe stata capace di svelare tranquillamente alla prima visione il suo reale intento. Occorre, però, un momento di pausa e una seconda riflessione per comprendere l'altro aspetto dell'anime, per capire quanto non sia solo una serie animata dal facile intrattenimento, ma anche un messaggio relativo all'importanza dell'abbracciare ogni parte del tutto.
Una sbavatura decisamente importante, ma comunque parte indissolubile di "Kill la Kill", una piccola opera che è sia una gemma nel buio, sia un semplice pezzo di stagnola appallottolato.
Sette, perché è sia un buon voto, sia una valutazione mediocre.
Come direbbero gli inglesi, l'elefante nella stanza: nei dibattiti legati a "Kill la Kill" aleggia sempre lo spettro del confronto con "Gurren Lagann", un anime che condivide non solo molte scelte stilistiche con "Kill la Kill", ma anche una nutrita parte di staff che ha partecipato ad entrambe le opere. Le similitudini sono così invitanti da scatenare accese discussioni in tutto il web, delineando i difetti dell'anime più recente ("Kill la Kill") e i pregi dell'anime più vecchio ("Gurren Lagann"), per dimostrare come il secondo sia superiore al primo. Come la serie legata ai mecha abbia realizzato un lavoro migliore rispetto a quella relativa ai vestiti.
Ma il confronto è rilevante? No, perché le due serie avevano messaggi e obiettivi diversi da raggiungere: "Kill la Kill" è un anime caotico e frenetico in cui il vero messaggio di fondo è abbracciare la contraddizione. Tutto e niente; vestiti e nudo; bianco e nero; ordine e caos. In contrapposizione e poi in unione nella seconda parte della serie.
La storia getta le premesse per questa realtà: Ryuko Matoi è la nuova iscritta presso il liceo Honnouji, porta con sé una spada la quale è in realtà una delle due lame di una forbice gigante. L'altra metà ce l'ha l'assassino di suo padre, misteriosamente ucciso al ritorno di Ryuko a casa. Satsuki Kiryuin, presidentessa del consiglio studentesco del liceo, sembra saperne qualcosa e Ryuko vuole scoprire a tutti i costi se sia la ragazza la responsabile della morte del suo genitore. Aiutata da Senketsu, un abito in grado di fornirle straordinari poteri in combattimento, Ryuko affronterà mano a mano ogni avversario dotato di ultra-divisa che si frapporrà fra lei e Satsuki, sperando finalmente di far luce sul mistero di suo padre.
Sin dal primo episodio, è uno dei personaggi più complessi di tutto l'anime, se non forse il più complesso di tutta la serie, Satsuki Kiryuin, a pronunciare le parole che simboleggiano la filosofia che l'anime stesso costruisce, disfa e poi ricompone: "La paura è libertà! La sottomissione è liberazione! La contraddizione è verità!".
Affermazioni di chiaro stampo orwelliano che introducono già alle palesi contraddizioni che subito ci vengono presentate: Ryuko deve lottare indossando Senketsu che paradossalmente la protegge meglio riducendosi a un abito striminzito, il quale lascia ben poco all'immaginazione. Ryuko è imbarazzata e più risulta infastidita dal dover combattere in quelle sembianze seminude, più Senketsu non è in grado di liberare il suo vero potere e di permettere alla ragazza di combattere a lungo. E' solo grazie allo scontro fra Junketsu e Satsuki che viene mostrata l'immaturità di Ryuko, il voler credere a un'idea insensata che vede la nudità solo come una situazione in cui sentirsi umiliata. Non solo una velata critica nei confronti del modo di pensare della ragazza, ma anche all'immaturità degli spettatori che vedono negli abiti rivelatori della serie una colpa e non un semplice elemento narrativo. La nudità è un punto focale della serie, prima in contrapposizione con i vestiti e come elemento di cui vergognarsi, poi abbracciata nei punti cruciali, dove i personaggi si spogliano dei vestiti prima di ricongiungersi.
"Kill la Kill", in un vortice di colore, di azione e di personaggi super deformati, prende ogni dicotomia presente nella prima parte per renderle un unico nella seconda: la nudità è sia imbarazzo sia potere; i vestiti definiscono il nostro potere e al tempo stesso limitano; l'ordine è sia libertà sia oppressione; il caos è sia sottomissione sia forza. E sono gli stessi protagonisti, Ryuko e Senketsu, a incarnare alla perfezione l'unione di tutte queste sfaccettature, della complessità che la stessa vita rappresenta. L'ultimo scontro è la dimostrazione di quanto sia importante abbracciare la contraddizione contro la logica della divisione, delle dualità sterili.
Ma la domanda più opprimente, quella che definisce davvero il lavoro della serie, è la seguente: l'anime riesce a trasmettere appieno questo messaggio? O esso rimane seppellito dall'ammontare di tematiche introdotte e da uno stile narrativo troppo esuberante?
La risposta è legata profondamente alla serie: entrambe le cose. Il messaggio è visibile, ma il ritmo al cardiopalma, il numero incredibile di rivelazioni che si riversano in pochissime puntate, le forti personalità dei personaggi e la grafica sgargiante confondono irrimediabilmente persino il pubblico più attento. E' difficile restare concentrati sul contenuto della serie quando ogni cosa è fatta per attirare l'attenzione, difficile seguire tante star intente a contendersi il palco. Se solo la serie avesse cercato di prendere un po' di respiro prima di ritornare all'usuale e caotica velocità, forse sarebbe stata capace di svelare tranquillamente alla prima visione il suo reale intento. Occorre, però, un momento di pausa e una seconda riflessione per comprendere l'altro aspetto dell'anime, per capire quanto non sia solo una serie animata dal facile intrattenimento, ma anche un messaggio relativo all'importanza dell'abbracciare ogni parte del tutto.
Una sbavatura decisamente importante, ma comunque parte indissolubile di "Kill la Kill", una piccola opera che è sia una gemma nel buio, sia un semplice pezzo di stagnola appallottolato.
Sette, perché è sia un buon voto, sia una valutazione mediocre.
"La malinconia di Haruhi Suzumiya" è un anime di quattordici episodi del 2006, tratto da un'omonima serie di light novel, scritte da Nagaru Tanigawa e illustrate da Noizi Ito. E' prodotto dalla Kyoto Animation.
"Mi chiamo Haruhi Suzumiya e vengo dalla scuola media Higashi. Non nutro il minimo interesse verso i comuni esseri umani: se in questa scuola ci sono alieni, viaggiatori del tempo, creature di altre dimensioni, esper, io li prego di farsi avanti e di venire da me. È tutto."
Con queste parole si presenta ai suoi nuovi compagni la protagonista, il primo giorno di liceo. Irrequieta, stravagante, arrogante e prepotente al limite del sopportabile, costei non nutre alcun interesse per tutto ciò che è comunemente definito come normale, banale, quotidiano. Nella sua continua ricerca dell'assurdo, del misterioso e del fantascientifico, e con la sua inesauribile energia, la bella Haruhi stravolge la tranquilla esistenza di Kyon, suo vicino di banco. Il poveraccio verrà costretto a entrare a far parte del club fondato di punto in bianco dalla sua compagna, la Brigata S.O.S. (acronimo di Sekai wo Oini moriagerutame no Suzumiya Haruhi no dan, ovvero la Brigata di Haruhi Suzumiya per spargere ovunque la simpatia), per poi assistere al reclutamento forzato di tutti quegli studenti e studentesse che Haruhi troverà "particolari" e degni di attenzione.
Questa serie non presenta una vera e propria trama, ma solo una serie di eventi, che vedono gli impotenti membri della Brigata far fronte ai continui capricci e alle insolite trovate della loro presidentessa. Dopo un inizio che faceva presagire una commedia scolastica più o meno esagitata, ben presto si scopre, in realtà, che il mondo ruota attorno a Haruhi, in più di un senso. Si sfocia spesso e volentieri nel sovrannaturale, condito da discorsi complessi e intricati su dimensioni parallele, linee temporali distorte e inquietanti scenari apocalittici, senza però perdere un generale senso di leggerezza che rende la narrazione godibile e scorrevole, nonostante qualche intoppo.
Tra tutti, il personaggio più riuscito è sicuramente Kyon, filtro attraverso il quale percepiamo ogni avvenimento, e che svolge il ruolo di voce narrante. Fin dalla prima puntata ci accompagnerà, con i suoi commenti a volte sarcastici, a volte speranzosi, a volte disillusi, in quello che si configura presto come un roboante conflitto tra la sua assoluta normalità e le eccezionali caratteristiche delle persone da cui si ritroverà circondato e a cui, dopo l'iniziale sorpresa, comincerà a non fare nemmeno più caso.
Egli dimostra anche una grande forza, riuscendo, da solo, a sostenere il peso della responsabilità di essere probabilmente l'unica persona realmente vicina a una creatura straordinaria come Haruhi Suzumiya. Su di lui, inoltre, fanno affidamento gli altri compagni di club, sia per quanto concerne il mantenimento dello stato emotivo di Haruhi in una condizione pacifica, sia per le sconvolgenti informazioni che gli rivelano e su cui deve mantenere il più stretto riserbo.
Haruhi, nonostante dei fastidiosissimi comportamenti che la rendono più simile a un'antagonista che a un personaggio positivo, resta una figura estremamente interessante e complessa. Ho trovato più che intriganti i motivi che l'hanno spinta a rinnegare la banalità del mondo attuale, per arrivare a desiderarne uno molto più divertente e imprevedibile, e che l'hanno resa una persona capace di innescare inarrestabili trasformazioni nell'universo circostante.
Esclusi Kyon e la presidentessa, tutti i restanti componenti della Brigata presentano caratterizzazioni ben definite, sono scarsamente approfonditi psicologicamente e svolgono un ruolo spesso marginale ai fini della trama e dello sviluppo della stessa. Sono sfruttati principalmente ai fini comici e dimostrando raramente una reale incisività, ad eccezione di poche occasioni. Possono quasi essere considerati dei silenziosi spettatori.
Le animazioni sono fluide e improntate a un forte dinamismo. Sono, inoltre, spesso al servizio di uno spudorato e insistente fanservice, la cui causa principale è Haruhi, tendenzialmente priva di pudore e sempre pronta a svestire Mikuru, pudica studentessa del secondo anno dal corpo minuto ma esplosivo, la prima a iscriversi ufficialmente e più o meno volontariamente al club.
Il design dei personaggi è, tutto sommato, caruccio, mentre le ambientazioni sono dettagliate e suggestive, specie quando si entra di prepotenza nell'ambito fantascientifico. Qua e là ci sono sprazzi di CG poco rilevante e realizzati con una certa cura.
La colonna sonora è orecchiabile, specialmente per quanto riguarda l'opening, l'ending e un paio di brani eseguiti da Suzumiya stessa durante il festival della cultura. Buono il doppiaggio italiano, che rende alla perfezione l'espressività e le personalità dei personaggi.
Ho apprezzato quelle particolari scelte registiche adottate in alcuni episodi e anche qualche simpatica citazione.
Gli aspetti negativi de "La Malinconia di Haruhi Suzumiya" sono relativi più che altro a una trama praticamente inesistente, con tanto di finale sconclusionato e un po' deludente (vedrò cosa mi riserva la seconda serie), l'inserimento di episodi che non forniscono nemmeno un po' di introspezione e che presentano i soliti cliché da commedia scolastica alquanto abusati e un ricorso troppo frequente d un fanservice ripetitivo.
Insomma, si tratta di una serie molto valida e ricca di spunti affascinanti, ma che non si capisce dove voglia andare a parare e che non riesce ad esprimere tutta l'originalità che dovrebbe né, tantomeno, ad affrontare efficacemente i temi proposti, specie quelli di carattere più psicologico ed esistenziale.
"Mi chiamo Haruhi Suzumiya e vengo dalla scuola media Higashi. Non nutro il minimo interesse verso i comuni esseri umani: se in questa scuola ci sono alieni, viaggiatori del tempo, creature di altre dimensioni, esper, io li prego di farsi avanti e di venire da me. È tutto."
Con queste parole si presenta ai suoi nuovi compagni la protagonista, il primo giorno di liceo. Irrequieta, stravagante, arrogante e prepotente al limite del sopportabile, costei non nutre alcun interesse per tutto ciò che è comunemente definito come normale, banale, quotidiano. Nella sua continua ricerca dell'assurdo, del misterioso e del fantascientifico, e con la sua inesauribile energia, la bella Haruhi stravolge la tranquilla esistenza di Kyon, suo vicino di banco. Il poveraccio verrà costretto a entrare a far parte del club fondato di punto in bianco dalla sua compagna, la Brigata S.O.S. (acronimo di Sekai wo Oini moriagerutame no Suzumiya Haruhi no dan, ovvero la Brigata di Haruhi Suzumiya per spargere ovunque la simpatia), per poi assistere al reclutamento forzato di tutti quegli studenti e studentesse che Haruhi troverà "particolari" e degni di attenzione.
Questa serie non presenta una vera e propria trama, ma solo una serie di eventi, che vedono gli impotenti membri della Brigata far fronte ai continui capricci e alle insolite trovate della loro presidentessa. Dopo un inizio che faceva presagire una commedia scolastica più o meno esagitata, ben presto si scopre, in realtà, che il mondo ruota attorno a Haruhi, in più di un senso. Si sfocia spesso e volentieri nel sovrannaturale, condito da discorsi complessi e intricati su dimensioni parallele, linee temporali distorte e inquietanti scenari apocalittici, senza però perdere un generale senso di leggerezza che rende la narrazione godibile e scorrevole, nonostante qualche intoppo.
Tra tutti, il personaggio più riuscito è sicuramente Kyon, filtro attraverso il quale percepiamo ogni avvenimento, e che svolge il ruolo di voce narrante. Fin dalla prima puntata ci accompagnerà, con i suoi commenti a volte sarcastici, a volte speranzosi, a volte disillusi, in quello che si configura presto come un roboante conflitto tra la sua assoluta normalità e le eccezionali caratteristiche delle persone da cui si ritroverà circondato e a cui, dopo l'iniziale sorpresa, comincerà a non fare nemmeno più caso.
Egli dimostra anche una grande forza, riuscendo, da solo, a sostenere il peso della responsabilità di essere probabilmente l'unica persona realmente vicina a una creatura straordinaria come Haruhi Suzumiya. Su di lui, inoltre, fanno affidamento gli altri compagni di club, sia per quanto concerne il mantenimento dello stato emotivo di Haruhi in una condizione pacifica, sia per le sconvolgenti informazioni che gli rivelano e su cui deve mantenere il più stretto riserbo.
Haruhi, nonostante dei fastidiosissimi comportamenti che la rendono più simile a un'antagonista che a un personaggio positivo, resta una figura estremamente interessante e complessa. Ho trovato più che intriganti i motivi che l'hanno spinta a rinnegare la banalità del mondo attuale, per arrivare a desiderarne uno molto più divertente e imprevedibile, e che l'hanno resa una persona capace di innescare inarrestabili trasformazioni nell'universo circostante.
Esclusi Kyon e la presidentessa, tutti i restanti componenti della Brigata presentano caratterizzazioni ben definite, sono scarsamente approfonditi psicologicamente e svolgono un ruolo spesso marginale ai fini della trama e dello sviluppo della stessa. Sono sfruttati principalmente ai fini comici e dimostrando raramente una reale incisività, ad eccezione di poche occasioni. Possono quasi essere considerati dei silenziosi spettatori.
Le animazioni sono fluide e improntate a un forte dinamismo. Sono, inoltre, spesso al servizio di uno spudorato e insistente fanservice, la cui causa principale è Haruhi, tendenzialmente priva di pudore e sempre pronta a svestire Mikuru, pudica studentessa del secondo anno dal corpo minuto ma esplosivo, la prima a iscriversi ufficialmente e più o meno volontariamente al club.
Il design dei personaggi è, tutto sommato, caruccio, mentre le ambientazioni sono dettagliate e suggestive, specie quando si entra di prepotenza nell'ambito fantascientifico. Qua e là ci sono sprazzi di CG poco rilevante e realizzati con una certa cura.
La colonna sonora è orecchiabile, specialmente per quanto riguarda l'opening, l'ending e un paio di brani eseguiti da Suzumiya stessa durante il festival della cultura. Buono il doppiaggio italiano, che rende alla perfezione l'espressività e le personalità dei personaggi.
Ho apprezzato quelle particolari scelte registiche adottate in alcuni episodi e anche qualche simpatica citazione.
Gli aspetti negativi de "La Malinconia di Haruhi Suzumiya" sono relativi più che altro a una trama praticamente inesistente, con tanto di finale sconclusionato e un po' deludente (vedrò cosa mi riserva la seconda serie), l'inserimento di episodi che non forniscono nemmeno un po' di introspezione e che presentano i soliti cliché da commedia scolastica alquanto abusati e un ricorso troppo frequente d un fanservice ripetitivo.
Insomma, si tratta di una serie molto valida e ricca di spunti affascinanti, ma che non si capisce dove voglia andare a parare e che non riesce ad esprimere tutta l'originalità che dovrebbe né, tantomeno, ad affrontare efficacemente i temi proposti, specie quelli di carattere più psicologico ed esistenziale.
Gunnm
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"Love Live!" è proprio quel che appare. Alcuni cercheranno di dire il contrario, addurranno timide e labili argomentazioni per dimostrare che dietro alla facciata di questo prodotto esiste qualcosa d'altro, ma, in fondo, anche loro sono ben consci che quest'atteggiamento altro non è che semplice autodifesa, tentativo di scampare le critiche altrui e il giudizio di sé stessi. D'altronde ciò che lo studio Sunrise voleva creare non era certo un'idra a nove teste dagli occhi di Medusa, capace di ipnotizzare milioni di individui sparsi per il globo con faccine moe e sorrisi kawaii; o meglio, probabilmente non pensavano di esserne capaci. Eppure, il simulacro aureo delle nove "μ's", l'idolo pagano cui sempre più adepti rivolgono le loro preghiere, miete vittime più velocemente di un'epidemia di colera in una bidonville.
Ma "Love Live!" in sé non ne ha poi troppe di colpe, ha dato al mercato esattamente quello che il mercato richiedeva, più faccine moe e più sorrisi kawaii; dovranno pur campare anche alla Sunrise. Non sono più i tempi in cui l'otaku medio si accontentava di vedere un ragazzino complessato pilotare un robot in cerca di riscatto, giacché una trama e una sceneggiatura che siano coerenti - originali o innovative sarebbe chiedere troppo - sono facilmente sostituibili, senza eccessivo sforzo intellettuale, da un seno prosperoso in un corpo da lolita, per citare la veneranda "Suzumiya". Comunque, dai, bisogna riconoscerlo, le canzoni sono orecchiabili; forse non carine, ma orecchiabili sì, almeno per la maggior parte, ed è quello che non affossa la serie. Sulle voci qualcosa da ridire ci sarebbe, ma ricadremmo nel circolo vizioso dell'invettiva anti-moe che un po' come l'oggetto della sua inquisizione ha saturato blog e piattaforme di ogni genere; limitiamoci a dire che si poteva scegliere di meglio. Se c'è invece una cosa che non va, è sicuramente il comparto grafico, ma non tanto il chara design, ci mancherebbe, quello è very extra moe, ma le animazioni, diamine, siamo nel 2013 e ancora non si riesce a mettere in piedi una computer grafica che risulti meno dolorosa per gli occhi di un gancio di Clemente Russo.
Eppure il successo è arrivato, anzi, sembra che "Love Live!" fosse esattamente ciò che il mercato stava aspettando, quasi come se "Suzumiya" nel suo vangelo ne avesse annunciato in modo più o meno recondito la venuta e vi avesse affidato la propria intera eredità. Quel che gli otaku hanno visto è stato un nuovo culto, ma agli occhi dei super partes, "Love Live!" è ancora una volta esattamente quel che appare, un lampo abbagliante dal quale i più si lasciano accecare in una sorta di eutanasia della mente, ma il cui bagliore è solo atto a mascherare la serie di rovinose cadute che la serie, a braccetto con l'animazione dei suoi tempi, inevitabilmente compie.
Ma "Love Live!" in sé non ne ha poi troppe di colpe, ha dato al mercato esattamente quello che il mercato richiedeva, più faccine moe e più sorrisi kawaii; dovranno pur campare anche alla Sunrise. Non sono più i tempi in cui l'otaku medio si accontentava di vedere un ragazzino complessato pilotare un robot in cerca di riscatto, giacché una trama e una sceneggiatura che siano coerenti - originali o innovative sarebbe chiedere troppo - sono facilmente sostituibili, senza eccessivo sforzo intellettuale, da un seno prosperoso in un corpo da lolita, per citare la veneranda "Suzumiya". Comunque, dai, bisogna riconoscerlo, le canzoni sono orecchiabili; forse non carine, ma orecchiabili sì, almeno per la maggior parte, ed è quello che non affossa la serie. Sulle voci qualcosa da ridire ci sarebbe, ma ricadremmo nel circolo vizioso dell'invettiva anti-moe che un po' come l'oggetto della sua inquisizione ha saturato blog e piattaforme di ogni genere; limitiamoci a dire che si poteva scegliere di meglio. Se c'è invece una cosa che non va, è sicuramente il comparto grafico, ma non tanto il chara design, ci mancherebbe, quello è very extra moe, ma le animazioni, diamine, siamo nel 2013 e ancora non si riesce a mettere in piedi una computer grafica che risulti meno dolorosa per gli occhi di un gancio di Clemente Russo.
Eppure il successo è arrivato, anzi, sembra che "Love Live!" fosse esattamente ciò che il mercato stava aspettando, quasi come se "Suzumiya" nel suo vangelo ne avesse annunciato in modo più o meno recondito la venuta e vi avesse affidato la propria intera eredità. Quel che gli otaku hanno visto è stato un nuovo culto, ma agli occhi dei super partes, "Love Live!" è ancora una volta esattamente quel che appare, un lampo abbagliante dal quale i più si lasciano accecare in una sorta di eutanasia della mente, ma il cui bagliore è solo atto a mascherare la serie di rovinose cadute che la serie, a braccetto con l'animazione dei suoi tempi, inevitabilmente compie.
popcorn.jpg
Che poi è un K-ON senza animazioni da urlo si sa, ma compensa con la cura di vestiti e coreografie.
Mica tutto dev'essere di perfetta qualità per piacere al grande pubblico.
Comunque Gunnm, inizi sbagliando perché Sunrise ha creato esattamente quello che voleva (insieme a Lantis e Kadokawa), ovvero una serie animata per pubblicizzare un brand già esistente che aveva già l'appeal che vai tanto denigrando.
Una serie che, come hai detto, è proprio ciò che appare, e su questo sono perfettamente d'accordo con te. È un prodotto onesto che non vuole essere nulla più di ciò che è. Non vedo come l'atteggiamento dei fan (sì, delle volte discutibile), le motivazioni che li spingono (pure queste, delle volte discutibili) oppure la loro quantità crescente possano essere un metro di paragone per giudicare la serie stessa.
Serie che nonostante sia semplice ha una trama ben definita, che obiettivamente ha alti e bassi. Vista l'opinione negativa, mi sarebbe piaciuto magari una presa in esame di questi passi falsi che possono non essere piaciuti.
La CG (utilizzata e migliorata fin dal 2010) sì, non è proprio il top, ma c'è un ben preciso motivo per il quale è stata inserita in certe specifiche scene, motivo che ha permesso scelte di regia (che il suo famoso "rivale", idolm@ster, non avendola non ha potuto prendere) e soluzioni di produzione che altrimenti non si sarebbero potute adottare. Magari, invece di sparare a zero, avresti potuto spendere qualche parola in più invece di nasconderti dietro una battutina. Perché sai, tolta la CG, rimane una serie dall'ottimo comparto tecnico e solide animazioni, non spettacolari, ma sempre ad almeno ad un buon livello e mai pessime se non in qualche caso che nel giro di 13 episodi di può contare con le dita di una mano.
Svicolare dal fare una bella recensione riempiendola di parole come "moe", "kawaii", "culto", "otaku" e la fondamentale "Suzumiya" solo per indirizzarsi ad un certa fetta di lettori che non vedono l'ora di spolliciare in su solo per la loro presenza non funziona. È solo una triste esca per cercare di iniziare un flame in cui credi di essere già superiore avendo assoluta ragione ancora prima che parta. Ritenta, rifletti e magari si potrà argomentare in modo sensato.
A quanto vedo va di moda fare di tutta l'erba un fascio, perché a come dici esistono solo otaku che vanno dietro a un culto (e sbagliano a prescindere) e persone super partes che lo vedono nel modo corretto.
Perché sì, avrei preferito sentirmi dare dello "scemo" piuttosto che dell'"otaku" solo perché mi piace un cartone animato.
Non sarà una narrazione da Nobel e di sicuro non brillerà per originalità, ma vorresti forse dirmi che per questo motivo allora tutti i fan del marchio sarebbero dei bavosi otaku obesi che idolatrano delle idol 2D solo per i bei faccini?
Un po' disfattista come giudizio, specialmente perché non viene retto da alcuna argomentazione valida.
Non sto rispondendo per flammare, generalmente non rispondo mai, ma se si vogliono muovere critiche così drastiche, sarebbe opportuno farlo in modo più costruttivo :')
apparte che i gusti son gusti quella non è una recensione è lo sfogo di un hater che non si sa nemmeno perchè sia hater.
ma poi ho letto anche che love live è k-on senza animazioni da urlo... O_O
non ha niente a che fare con k-on. è un altro mondo son due cose totalmente differenti paragonarli non ha senso. ma vabbè qua su animeclick si butta tutto nel calderone del nerdismo/otakuismo, woo un neologismo, mescolando cose che non tra loro non centrano un tubo di nulla e sparando argomentazioni che trovano il tempo che trovano.
per quanto riguarda le due recensioni sopra sono superficiali. anche se infondo il voto può essere azzeccato... no kill la kill 7 è poco almeno 8.
Di solito non commento nemmeno, ma avevo la gif a tema, scusate lo spam.
E fatemi dire una cosa: tutti infondo infondo abbiamo un anime mediocre (o peggio) che ci piace. Trovo inutile elevarsi ad esseri superiori con il palato divino quando poi, si apre la cartella degli anime scaricati e si trova chissà quale roba. Così come io guardo Love Live! per quegli adorabili vestitini, e per credere che una ragazza così giovanile possa realmente piacere (se... mi danno ancora della sedicenne, è innegabile che solo in 2D funzioni), magari qualcun altro guarda harem terrificanti dove spendono più budget per animare le gonne svolazzanti delle fanciulle, o un altro robottoni trash con tette deformi capaci di muoversi in direzioni improbabili, o uketti in anime di tutt'altro genere, che passano più tempo a fare versetti strani con il "migliore amico".
Fregatevene, vivete la vostra vita con questo "immenso fardello", e soprattutto non lamentatevi delle critiche, perché siete sempre i primi a ridere quando si tocca qualcosa che non vi piace -anche se fate sempre bene a difendere, in questo caso poi, non c'era uno straccio di argomentazione-. <3
Per questo ti pare una serie sconclusionata e con puntate messe a cazzo senza uno scopo.
In realtà, nell'ordine corretto la prima serie di Haruhi risulta essere un piccolo gioiello, con più "livelli" di approfondimento (molte persone non sono andate oltre il lato comico/demenziale e il coinvolgimento emotivo dato dalla frenesia di Haruhi) e uno sviluppo ben fatto e che si conclude in maniera splendida, dove tutte le puntate pseudo-autoconclusive/racconti brevi trovano il loro posto e mostrano un significato ben più ragionato nella struttura della narrazione generale.
Vabbè, oramai il danno è fatto, dato che anche se la rivedessi nell'ordine corretto non sarebbe ovviamente la stessa cosa.
È un po' un peccato che l'ordine messo nei dvd e anche su VVVVID sia quello peggiore, molte persone si sono rovinate la visione per questo.
Ah, e spesso il fanservice è ben inserito nello svilupparsi della storia, tanto che diventa un tocco di classe più che un difetto per la serie.
Kill la kill non l'ho ancora visto, mentre per la recensione di Love Live quoto Byakko, Nobume e Celya.
"Kill la Kill" non mi è piaciuto, ma non ne nego l'originalità e la particolarità dell'animazione. Complimenti a tutti i recensori ù.ù
Poi che abbiano fatto quello che hanno fatto con l'Endless Eight....brutta storia...
Comunque un 7.5/8 per me.
E poi c'è il film. Se anche quei 28 episodi non sono piaciuti beh questo merita tanto. Di una bellezza tecnica incredibile.
Kill la Kill devo recuperarlo da secoli, Gurren Lagann per me è un capolavoro e se fosse bello anche la metà mi basta.
Love Live! mi incuriosisce parecchio per il successo che sta avendo, soprattutto considerato che dalla trama non pare nulla di che ma non l'ho visto quindi non posso ancora esprimermi.
"Love Live" è una storia fresca e godibile, diretta, magari un po' banale, ma senza il paravento di finte speculazioni filosofiche che tante altre serie ostentano. Mi piace perché non cerca di apparire quello che non è.
Sulla grafica in 3D (che viene utilizzata solo nelle coreografie delle canzoni, e anche in queste quasi mai per i primi piani) posso anche concordare, effettivamente non è il massimo. Il comparto tecnico tradizionale invece non è affatto male.
"Non sono più i tempi in cui l'otaku medio si accontentava di vedere un ragazzino complessato pilotare un robot in cerca di riscatto"
...ma se non sbaglio, in quest'anime erano comunque presenti ragazzine dalle tutine striminzite, fanservice ecc. Senza nulla togliere alla complessità di NGE, sia chiaro, anime bellissimo. Ma che non mi si venga a dire che un tempo si ignorava completamente come funziona (e come funzionava anche allora) il mercato, perchè si cade nel ridicolo giusto per poter fare i discorsi da 'si stava bene quando si stava peggio'. Evitiamo, eh? E' ovvio che un mercato (fra l'altro abbastanza in crisi, come è stato più volte detto) cerchi di fare soldi, mica la gente lavora gratis. Se la Sunrise mi crea un brand così dal nulla, se questo brand riesce a intrattenermi e ad avere una qualità costante (per non dire crescente, visti i primi PV) e poi magari mette quei soldi nelle produzioni di altri anime o nelle tasche degli impiegati, ben venga!
Che poi magari chi critica il mainstream e le cash cow negli anime è il primo a comprarsi la prevendita per gli Avengers al cinema. Dai, su. Smettiamola una buona volta con questo 'classismo' deleterio, che alla fin fine siamo tutte persone che guardano disegni davanti al computer per il puro piacere dell'intrattenimento. Peace out.
Love Live! va preso a piccole dosi. Da maschio mi è piaciuto moltissimo, ma non può essere considerato un anime "brutto". Un pochino troppo nauseante in quanto ad amicizia e sentimentalismo.
Avrei allegato un'immagine del culto di Love Live! così da rendere meglio l'idea di quanto profondo sia il disagio.
Di recente ho anche scoperto una teoria molto interessante sul parallelo fra questa serie e Gurren Lagann: se quest'ultimo segue la crescita di un ragazzo verso l'età adulta, anche Kill la Kill potrebbe rappresentare sottilmente questo sviluppo dal punto di vista di una ragazza. Le difficoltà ad accettare il proprio corpo, la vergogna di fronte alla nudità, il fatto che Senketsu abbia bisogno del sangue di Ryuko per trasformarsi...
Dettagli che ricordano vagamente la pubertà di una giovane ragazza e più ci penso, più credo che l'idea sia convincente!
Faccio i miei complimenti per la recensione su "La Malinconia di Haruhi Suzumiya", un anime che dovrò sicuramente recuperare, soprattutto perché mi intriga molto il fatto che sia possibile guardare gli episodi in due ordini differenti, per poter ottenere due punti di vista diversi sui fatti della serie: una trovata a dir poco geniale che mi ricorda molto una certo tipo di letteratura... ^^
Per quanto riguarda la recensione su "Love Live!" debbo fare i complimenti per com'è scritta, ma la trovo incompleta dal punto di vista dei contenuti: mi sembra più un'invettiva verso il genere "very extra moe", dell'anime mi dice poco o nulla e da persona che non l'ha mai visionato, non so sinceramente cosa aspettarmi. Qualche dettaglio in più mi avrebbe aiutato a capire le motivazioni del voto e "dell'acredine".
Love Live >> tutto quello che Gunnm ha visto a naso, giusto come impressione.
Seriamente, LL è, che piaccia o meno, l'anime più importante degli ultimi anni, visto l'impatto che ha avuto su quello che realmente conta: le vendite e l'avere successo.
Kill-la-kill: va preso per quello che è, ovvero una PARODIA degli anime d'azione e di combattimento. Tutto è portato all'estremo e all'assurdo proprio per quello. E in questo riesce bene, con personaggi perfettamente indovinati (Mako su tutti) e con le giuste trovate. Personalmente gli ho dato un 8.
Haruhi: La prima serie è esattamente geniale in quello che è - un proto-slice of life, che però riesce a prendersi poco sul serio (chi prende sul serio Haruhi sta decisamente sbagliando tutto) e a esplorare vari generi (pur rimanendo principalmente, indovinate un po', uno slice of life). La cosa migliore è ovviamente Kyon, che fa da vero e giusto PoV sul tutto, con il suo sarcasmo sottolineante cose che da spettatori di anime prenderemmo per normali, ma che tali non sono. Kyon è un costante "ma sul serio ti piace questa roba?" diretto verso lo spettatore, e in questo è perfetto. Purtroppo la seconda serie (e il malfamato infinite8) è peggiore, ma questa prima un 8 lo merita.
Il film invece, confermo, è un autentico capolavoro che può essere vissuto in pieno solo dopo la visualizzazione dell'opera base.
Io invito alla visione dell'opera coloro che ancora non gli hanno dato una possibilità, poi i gusti son gusti ovviamente!
Kill la kill e Love Life! sono ancora in lista per me quindi non posso commentare, ma le recensioni sono molto coinvolgenti ed accurate e complimenti a tutti e tre i recensori:)
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