In una recente intervista, il papà di Ashita no Joe, Tetsuya Chiba, ha raccontato della sua esperienza di insegnante universitario, in particolare per quanto riguarda l'utilizzo dei dialoghi all'interno dei manga.
 
Ai miei studenti consiglio sempre di tenere i dialoghi al minimo e di esprimere le cose tramite il movimento dei personaggi o gli sfondi. I manga non devono essere letti, devono essere "percepiti".

“Questa storia ha inizio nell'anno 20XX”...
Se stai scrivendo una storia breve, allora un'introduzione del genere è quasi inevitabile. Devi spiegare l'ambientazione, in modo da permettere al lettore di entrare nel tuo mondo. Tuttavia, ritengo che al posto di utlizzare la narrazione o i dialoghi, si dovrebbe provare a spiegare queste cose silenziosamente.

I manga muti sono un ottimo strumento didattico, permettono di studiare come commuovere i lettori senza l'utilizzo di parole; ritengo siano un ottimo metodo per crescere come artisti.

Senza utilizzare nemmeno una singola parola sono in grado di esprimere così tanto ed emozionare profondamente i lettori, ed è una cosa meravigliosa.
 
Tetsuya Chiba riguardo ai manga muti

Riguardo all'eccessivo utilizzo di dialoghi nei manga, si sono espressi anche i mangaka Miki Tori e Mari Yamazaki (Thermae Romae), in occasione di un incontro pubblico durante il Milano Manga Festival.
 
Un'altra questione che i due mangaka trovano molto irritante è la necessità, costantemente professata dagli editor, di spiegare tramite dialoghi ogni minimo aspetto del manga. È capitato spesso che avessero disegnato una vignetta muta per far sì che fosse l'immagine, da sola, a far capire al lettore la situazione, solo per vedersela rifiutata dall'editor e trovarsi costretti ad aggiungere dialoghi esplicativi. Tori Miki fa l'esempio di una scena in cui si capisce perfettamente dal disegno che ad un personaggio ne piace un altro, in cui vengono costretti ad aggiungere pensieri come “Mi piace”. Tori Miki trova noiosi i manga di questo tipo, in cui i dialoghi finiscono per sovrapporsi al disegno, oltre a ritenere che un disegno “muto” sia spesso maggiormente in grado di stimolare l'immaginazione del lettore, moltiplicando le possibili interpretazioni della scena. Fa poi l'esempio di un suo gag manga, Intermezzo, interamente muto e volutamente ambiguo, così da lasciare libero il lettore di crearsi una propria interpretazione.

E voi cosa ne pensate? Nei manga si parla davvero troppo?

Nei manga si parla troppo?