Visitando il Giappone, ma anche essendo semplicemente appassionati di anime e manga, si può toccare con mano quanto sia alta la percentuale di persone anziane all'interno della società giapponese e quale rispetto sia loro dovuto.
Gli ojisan e le obasan (rispettivamente uomini e donne arrivati alla terza età) sono davvero numerosi: si stima che nell'arcipelago vivano circa 65.000 centenari e l'aspettativa di vita per i giapponesi nati fra il 2010 e il 2015 si attesta a 86,61 anni per le donne (record mondiale) e 80,21 anni per gli uomini.
Ma come mai il Sol Levante detiene questo primato? Quali sono i segreti per vivere tanto?
Il primo fattore da tenere in considerazione è senza dubbio l'alimentazione: la cucina tradizionale nipponica è basata principalmente sul consumo di riso, pesce e verdure ed è naturalmente povera di grassi saturi e di zuccheri.
Molta importanza si dà anche alla freschezza degli ingredienti e al ciclo delle stagioni: in primavera si troveranno menù diversi rispetto all'estate, anche nelle grandi catene come i konbini o i fast food. La soia, che è alla base della stragrande maggioranza delle ricette nelle sue molteplici forme (liquida, fermentata, come tofu o miso), così come le alghe, apportano tutte le vitamine e i minerali necessari all'organismo, riducendo così il rischio di sviluppare malattie cardiache o alcuni tipi di forme tumorali.
Nella stessa direzione agisce il minor consumo di carne rossa e il fatto che le portate in un pasto classico sono generalmente più piccole rispetto alle nostre.
Esiste infatti la regola del Hara Hachi Bu (praticata soprattutto ad Okinawa che vanta una concentrazione senza precedenti di centenari) che consiste nell'alzarsi da tavola con ancora un po' di fame, il che limita l'introduzione di troppe calorie.
Inoltre fondamentali sono i metodi di cottura: cucinare a fuoco molto lento, spesso a vapore, grigliato o fermentato, permette di mantenere pressoché intatti i principi nutritivi e contribuisce ad una generale igiene alimentare più che buona.
Altro fattore da tenere in conto è l'elevato consumo di matcha, una varietà di tè verde molto ricco di antiossidanti che hanno un effetto anti age sulla pelle, rinforzano il sistema immunitario, combattono il colesterolo e hanno un effetto benefico anche su patologie come il diabete.
Inoltre aiuta a tenere sotto controllo la pressione arteriosa, favorisce la digestione ed è un toccasana per la circolazione. Sono in corso addirittura degli studi per provare il suo ruolo nella prevenzione di malattie come i tumori o l'Alzheimer. Provata invece è la sua efficacia nel migliorare la concentrazione e la memoria, combattendo lo stress.
Ma oltre a mangiare bene, per i giapponesi è fondamentale continuare ad essere attivi: interrogati sulla questione, i centenari di Okinawa hanno insistito su questo punto. Nella vita quotidiana sono molteplici le occasioni per muoversi senza nemmeno accorgersene: da recarsi a piedi alla stazione per prendere la metro o l'autobus ad usare la bicicletta come mezzo di trasporto, molto diffuso anche nelle grandi città.
Senza dimenticare l'abitudine, inculcata fin da piccoli, della rajio taiso, cioè la ginnastica mattuttina che mantiene le articolazioni allenate. Infine tantissimi, pur essendo ormai giunti all'età della pensione, continuano a lavorare, alcuni spinti dall'esigenza di arrivare a fine mese, ma tanti perché si sentono utili per la comunità.
E se nonostante tutte queste sane abitudini ci si ammala? In Giappone si può contare su un efficiente sistema sanitario, con strutture competenti e un sistema di assistenza statale che consente di accedere alle cure ad un prezzo abbordabile e con tempi di attesa piuttosto ridotti.
I giapponesi perciò vanno volentieri dal medico, si stima che mediamente vi si rechino una dozzina di volte all'anno (quindi più o meno una volta al mese) per fare controlli di routine che permettono però di fare un'efficace opera di prevenzione, scoprendo eventuali patologie prima che diventino gravi.
E non ci sono problemi di personale: lo stipendio iniziale di un infermiere che esercita a Tokyo è di circa 2.000 euro, il che invoglia molte persone a scegliere questa carriera professionale che, oltre ad essere ben remunerata, è anche tenuta in grande considerazione.
L'approccio medicale poi non si limita alle cure classiche ma tiene anche conto delle terapie alternative: dagli anni '50 ad esempio è stato introdotto nel programma nazionale della sanità pubblica il shinrin-yoku, cioè l'immersione in una foresta per entrare in contatto con la natura.
Questo perché il professore Qing Li, della Nippon Medical School di Tokyo ha dimostrato che questa pratica rallenta il ritmo cardiaco, abbassa la pressione, riduce la produzione degli ormoni dello stress, rinforza il sistema immunitario e genera un sentimento di benessere globale. D'altronde ammirare la natura durante tutto l'anno fa parte integrante della cultura nipponica: basti pensare all'hanami in primavera o al momiji in autunno.
Fonte consultata:
Japanization
Gli ojisan e le obasan (rispettivamente uomini e donne arrivati alla terza età) sono davvero numerosi: si stima che nell'arcipelago vivano circa 65.000 centenari e l'aspettativa di vita per i giapponesi nati fra il 2010 e il 2015 si attesta a 86,61 anni per le donne (record mondiale) e 80,21 anni per gli uomini.
Ma come mai il Sol Levante detiene questo primato? Quali sono i segreti per vivere tanto?
Il primo fattore da tenere in considerazione è senza dubbio l'alimentazione: la cucina tradizionale nipponica è basata principalmente sul consumo di riso, pesce e verdure ed è naturalmente povera di grassi saturi e di zuccheri.
Molta importanza si dà anche alla freschezza degli ingredienti e al ciclo delle stagioni: in primavera si troveranno menù diversi rispetto all'estate, anche nelle grandi catene come i konbini o i fast food. La soia, che è alla base della stragrande maggioranza delle ricette nelle sue molteplici forme (liquida, fermentata, come tofu o miso), così come le alghe, apportano tutte le vitamine e i minerali necessari all'organismo, riducendo così il rischio di sviluppare malattie cardiache o alcuni tipi di forme tumorali.
Nella stessa direzione agisce il minor consumo di carne rossa e il fatto che le portate in un pasto classico sono generalmente più piccole rispetto alle nostre.
Esiste infatti la regola del Hara Hachi Bu (praticata soprattutto ad Okinawa che vanta una concentrazione senza precedenti di centenari) che consiste nell'alzarsi da tavola con ancora un po' di fame, il che limita l'introduzione di troppe calorie.
Inoltre fondamentali sono i metodi di cottura: cucinare a fuoco molto lento, spesso a vapore, grigliato o fermentato, permette di mantenere pressoché intatti i principi nutritivi e contribuisce ad una generale igiene alimentare più che buona.
Altro fattore da tenere in conto è l'elevato consumo di matcha, una varietà di tè verde molto ricco di antiossidanti che hanno un effetto anti age sulla pelle, rinforzano il sistema immunitario, combattono il colesterolo e hanno un effetto benefico anche su patologie come il diabete.
Inoltre aiuta a tenere sotto controllo la pressione arteriosa, favorisce la digestione ed è un toccasana per la circolazione. Sono in corso addirittura degli studi per provare il suo ruolo nella prevenzione di malattie come i tumori o l'Alzheimer. Provata invece è la sua efficacia nel migliorare la concentrazione e la memoria, combattendo lo stress.
Ma oltre a mangiare bene, per i giapponesi è fondamentale continuare ad essere attivi: interrogati sulla questione, i centenari di Okinawa hanno insistito su questo punto. Nella vita quotidiana sono molteplici le occasioni per muoversi senza nemmeno accorgersene: da recarsi a piedi alla stazione per prendere la metro o l'autobus ad usare la bicicletta come mezzo di trasporto, molto diffuso anche nelle grandi città.
Senza dimenticare l'abitudine, inculcata fin da piccoli, della rajio taiso, cioè la ginnastica mattuttina che mantiene le articolazioni allenate. Infine tantissimi, pur essendo ormai giunti all'età della pensione, continuano a lavorare, alcuni spinti dall'esigenza di arrivare a fine mese, ma tanti perché si sentono utili per la comunità.
E se nonostante tutte queste sane abitudini ci si ammala? In Giappone si può contare su un efficiente sistema sanitario, con strutture competenti e un sistema di assistenza statale che consente di accedere alle cure ad un prezzo abbordabile e con tempi di attesa piuttosto ridotti.
I giapponesi perciò vanno volentieri dal medico, si stima che mediamente vi si rechino una dozzina di volte all'anno (quindi più o meno una volta al mese) per fare controlli di routine che permettono però di fare un'efficace opera di prevenzione, scoprendo eventuali patologie prima che diventino gravi.
E non ci sono problemi di personale: lo stipendio iniziale di un infermiere che esercita a Tokyo è di circa 2.000 euro, il che invoglia molte persone a scegliere questa carriera professionale che, oltre ad essere ben remunerata, è anche tenuta in grande considerazione.
L'approccio medicale poi non si limita alle cure classiche ma tiene anche conto delle terapie alternative: dagli anni '50 ad esempio è stato introdotto nel programma nazionale della sanità pubblica il shinrin-yoku, cioè l'immersione in una foresta per entrare in contatto con la natura.
Questo perché il professore Qing Li, della Nippon Medical School di Tokyo ha dimostrato che questa pratica rallenta il ritmo cardiaco, abbassa la pressione, riduce la produzione degli ormoni dello stress, rinforza il sistema immunitario e genera un sentimento di benessere globale. D'altronde ammirare la natura durante tutto l'anno fa parte integrante della cultura nipponica: basti pensare all'hanami in primavera o al momiji in autunno.
Fonte consultata:
Japanization
Altra cosa che mi viene in mente: magari potrebbe influire il marcatissimo senso dell'igiene che hanno?
Per Berserk non vivranno abbastanza
Si fanno i ca....i loro XD
Dopo tutto siamo al 3° posto (1°Monaco 2°Giappone 3°Italia) come aspettativa di vita, nonostante tutte le magagne del nostro paese e la bassissima considerazione per la terza età che abbiamo.
Sarà anche la getica che conta... Però, sono figlio di sardi e sono stato diverse volte in giappone e anche a Okinawa.
Ho visto molte cose che accomunano le due popolazioni: il bisogno di stare all'aria aperta, il mangiare variegato e il prendere tutto con molta calma. I giappi lavorano sì millemila ore al giorno, ma fanno tutto con molta calma. I sardi... lavorano con molta calma anche loro!
A Okinawa mi ha stupito tantissimo vedere delle vecchine in gamba che guidavano furgoncini e vendevano souvenir con un energia invidiabile. Erano piccine piccine ma con una "forza" impressionante! Avete mai avuto a che fare con delle nonnine sarde? UGUALI!
Dopo... in sardegna stanno studiando il latte di capra (come elisyr di lunga vita) e in giappone sto matcha... Sarà una cosa di geni e quello che ingeriamo, ma prendere la vita con più calma, secondo me, è fonte di lunga vita.
E mal che vada, abbiamo vissuto meglio!
Sbaglio?
Ma infatti sono convinta che sotto certi aspetti Italia e Giappone si assomiglino davvero tanto
Siamo secondi ai giapponesi per meno dell '1%.
Comunque noi campiamo quasi quanto loro grazie alla cucina mediterranea. E se potessimo usufruire di servizi migliori saremmo pari.
E' veramente buono invece, anche se a qualcuno non piace.
Ecco, la ginnastica mattutina proposta dalla radio o dalla televisione: quante volte l'ho trovata in anime e film nipponici più datati (almeno come ambientazione)...
Al primo posto c'è Monaco che ha una tra le mescolanze etniche più variegate al mondo, al terzo L'italia che non si può dire sia stato un Paese senza incroci razziali.
naturalmente sono gusti, ma "riso, pesce e verdure" non sono proprio il mio forte!
Del resto ho sempre voluto vivere un paio di mesi lì, per capire i loro stili di vita, consuetudini e abitudini da vicino, tuttavia ho molta paura di cosa dovrò cibarmi xD
Parole sante!
qualche anno fa lessi che in giappone, i famigliari di un pensionato, per non perdere il suo assegno, quando trapasso nascosero il corpo, furono scoperti 30 anni dopo, a causa del fatto che avrebbe avuto 120 anni è la sua prefettura lo voleva premiare!
come scusa, dissero che gli erano affezionati!
ma dove lo avevano messo? nel congelatole per 30anni?! o almeno lo avevano seppellito?
P.S. quella del vegliardo di 120 anni su cui i parenti lucravano la pensione anche se morto mi mancava...Davvero ? Lo tenevano sotto sale??
A Okinawa si sono ancora più centenari che non nel resto del Giappone perché oltre al fatto di essere isolani (quindi geograficamente lontani da epidemie, malattie di contagio, etc) possono vantare l'utilizzo di un'alga particolarissima che viene coltivata solo lì per l'intero Giappone, e che ha proprietà benefiche persino maggiori delle altre. Che dire, beati loro XD
Ho poi avuto la fortuna (uno dei vantaggi di alzarsi alle 6 XD) di vedere gli anziani fare la famosa ginnastica mattutina al parco a suon di musica... che dire anche qua, è un'immagine che mi ha lasciato un moto di orgoglio perché sono bellissimi (in tutti i sensi) e li ammiro tantissimo.
Posso arruolarmi per lo shinrin-yoku anche io *__*?
Grazie Hachi per quest'articolo bellissimo!
Ovviamente una differenza fra le due c'è, e anche sostanziale; in Giappone il sistema sanitario è efficiente qui in Italia, invece, ogni giorno gli ospedali chiudono e in alcuni si spaccia droga e quant'altro.
Il miso voglio assaggiarlo, anzi vorrei che facesse parte dell'alimentazione giornaliera poichè ho letto numerosi studi sui suoi effetti salubri nell'organismo umano (anche il natto) ma purtroppo in Italia non viene ancora coltivato.
Non mangiano per niente la carne.
PS non sono un vegano sono un barbecuano
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