Tante volte ci è stato chiesto di fare una rubrica dove inserire il bianco e il nero, Capuleti e Montecchi, Livorno e Pisa, giorno e notte...insomma due punti di vista diametralmente opposti su cui poter discutere e magari anche schierarsi.

Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati", ci siamo detti in Redazione "Why not"?

AnimeRing!

Un titolo, anime o manga, due recensioni a confronto. Due recensioni di voi utenti, il vostro diverso punto di vista sul "palco" di AnimeClick.it.
Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
 
Welcome to the NHK

Andiamo a scoprire  il titolo su cui faremo discutere voi utenti!
 

In questo appuntamento dell'AnimeRing non vi chiediamo se un'opera vi è piaciuta o meno, bensì quale delle varie versioni del medesimo titolo preferite. Welcome to the N.H.K. nasce come novel, per poi venire trasposto sia in manga che in anime

La storia di Welcome to the N.H.K. ruota attorno a Satou Tatsuhiro, di 22 anni, un ragazzo che vive autorecluso nel suo appartamento a Tokyo. Egli rappresenta il classico hikikomori giapponese, il quale non ha vita sociale da circa 4 anni, ha lasciato l'università e vive dei soldi che gli mandano i suoi genitori. Il solo metter piede fuori casa provoca numerose paranoie e turbe psicologiche nel nostro protagonista. A sconvolgere la sua monotona esistenza di NEET, sarà una misteriosa ragazza, Misaki, che con candore si insinuerà nella vita di Satou riconoscendo immediatamente in lui la sua essenza di hikikomori.


Oggi è giunto il momento di emettere un verdetto!

La domanda è una sola: voi da che parte state?

NOVEL

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Questo romanzo, sebbene l'autore non abbia una spiccata capacità tecnica e narrativa, ricorda molto una di quelle opere esistenzialiste in prima persona che andavano molto di moda nel '900, come ad esempio "Lo straniero" di Albert Camus. I contenuti sono in parte autobiografici, in quanto l'autore ha dichiarato di aver vissuto un periodo della sua vita da perfetto Hikkikomori.
Il protagonista è un Hikkikomori, ovvero una persona in preda ad un grave disagio psicologico e sociale che si rinchiude volontariamente in casa, nella più totale apatia.
A differenza della versione animata e manga di questa storia, che ormai conosciamo tutti, nella novel assisteremo a pochi eventi esterni e a tanti deliri esistenziali di Sato. Queste riflessioni del protagonista ruberanno spazio anche alla Senpai, personaggio onnipresente nell'anime e nel manga, che comparirà solamente in un breve paragrafo.
L'anime è molto fedele ai dialoghi di questo romanzo, e ne conserva anche il finale. Tuttavia gli episodi riguardanti l'isola, la senpai, le vendite multilivello e i giochi online nella novel saranno assenti.
A differenza dell'anime, Sato è molto più lucido e consapevole della sua condizione. È proprio questo fatto che me lo fa associare al protagonista del romanzo "Lo straniero", con cui quest'ultimo condivide la completa indifferenza verso tutto e verso tutti che sfocia nell'alienazione totale dal mondo. Tuttavia, grazie anche a Misaki e Yamazaki, Sato si redime, mentre per il protagonista del romanzo di Camus non esiste alcuna redenzione.
Nella novel sono presenti dei capitoli extra assenti nel manga e nell'anime, come ad esempio la divertente incursione di Sato e Yamazaki nel salone dei testimoni di Geova per spiare la misteriosa Misaki. Quest'ultima nella novel ha lo stesso carattere e la stessa storia dell'anime, ed è ben lontana dalla sua effervescente controparte manga.
In definitiva questa lettura è altamente consigliata, in quanto non è prolissa e sopratutto presenta una caratterizzazione psicologica del protagonista molto accurata.


MANGA 

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Avendo gradito molto sia l'anime che il romanzo di Welcome to the N.H.K. ho alla fine deciso di approfittare della promozione J-POP per leggere il manga, ma purtroppo devo dire che si tratta della peggiore versione di questa storia, ispirata ad un'esperienza autobiografica del suo autore, Tatsuhiko Takimoto.
Ovviamente non ho nulla da dire sul soggetto (non mi soffermerò sulla trama, per la quale vi rimando alla scheda qui sopra): è stato proprio quello ad intrigarmi immediatamente, un tema che non avevo mai incontrato, fra tanti anime e manga che conosco, anche se rappresenta un problema molto sentito in Giappone. E non soltanto quello degli hikikomori, ma anche quello degli otaku (nel peggiore senso della parola), quello della violenza domestica e quello del bullismo scolastico, quest'ultimo nel senso di esclusione totale di una persona dalla vita sociale. Tutti problemi, questi, che sono in qualche modo correlati al notevole stress a cui sono sottoposti i giapponesi fin dalla loro infanzia ed alla loro competitività, entrambi davvero eccessivi perché non ne derivino le conseguenze peggiori, ma che in fondo non sono, per come si è ridotta la nostra società, così lontani da noi; il che crea sicuramente, anche in scene apparentemente comicissime (anzi, vi dirò che io di comico in questi otto volumetti non ho trovato proprio niente), notevoli spunti di dura ed a tratti dolorosa riflessione.
Non ho da ridire nemmeno sui disegni, non eccessivamente belli per me che sono abituata allo stile dolce e romantico degli shoujo anni '70-'80, ma che ritengo adatti per un seinen di questo tipo, che pare rivolto prevalentemente ma non esclusivamente ad un pubblico maschile.
Però mi sarei aspettata di trovare in un manga di ben otto volumetti molta più chiarezza rispetto all'anime e anche rispetto al breve romanzo (di appena un centinaio di pagine), invece più andavo avanti più mi sentivo confusa: troppe storie tormentate intrecciate fra loro, come se tutte le giovani menti disturbate della città fossero concentrate in un unico quartiere, troppi salti in varie situazioni, e poi quel fan service messo qua e là... alcune delle tante inquadrature hot (la maggior parte delle quali dedicate ovviamente al personaggio femminile più sensuale) avrebbero potuto essere sacrificate per qualche altra vignetta maggiormente esplicativa e risolutiva. Invece no, nella realizzazione dell'opera si è considerato più importante eccitare un po' i lettori maschi piuttosto che far sì che tutti i lettori comprendessero meglio ciò che ciascun personaggio aveva da dire, ciò che tormentava gli animi di tanti giovani disturbati.
Il finale non è malaccio, ma non mi ha soddisfatta perché non l'ho trovato risolutivo per tutti i protagonisti, quanto invece lo è stato per qualcuno di importanza molto più marginale.
Un vero peccato, un'enorme delusione, perché un'opera così originale e meritevole di aver attirato l'attenzione su temi così scottanti ma in genere non troppo considerati in manga ed anime avrebbe meritato un adattamento manga decisamente migliore. Non sarebbero serviti più volumetti (otto mi pare, un numero più che sufficiente per sviluppare meglio la storia), solo una maggiore accuratezza e diversa attribuzione delle priorità.
Se questa storia fosse stata anche un po' meglio gestita avrei dato 10 senza esitazione al manga di Welcome to the N.H.K., ma per i difetti che vi ho riscontrato sono costretta a ridimensionare moltissimo il mio entusiasmo ed a dare così uno dei voti più negativi che io abbia dato da quando sono registrata a questo sito.


ANIME

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Uno degli anime più popolari e apprezzati dell'ultimo decennio è senza ombra di dubbio Welcome to the N.H.K., serie del 2006 in ventiquattro puntate tratta da un manga e una light-novel omonimi, entrambi scritti da Tatsuhiko Takimoto ma disegnati da autori differenti. A occuparsi della trasposizione animata è lo Studio Gonzo, famoso anche per essere stato un pioniere nel largo utilizzo di "computer graphic" nelle sue serie. Parliamo un po' della storia e dei suoi personaggi.

Protagonista della vicenda è Satō, un ventiduenne che trascorre le sue giornate restando chiuso in casa: è il tipico hikikomori giapponese, un individuo che ha deciso di ritirarsi dalla società isolandosi completamente da ogni tipo di rapporto umano. Non studia (ha lasciato l'università da anni), non lavora (e non fa nulla per cercare un impiego), si fa mantenere mensilmente dai suoi genitori. Un giorno però l'esistenza di Sato subisce una svolta grazie all'incontro con Misaki, una ragazza che gli propone l'acquisto di una rivista inerente per l'appunto il problema degli hikikomori. Dal canto suo, Satō è ossessionato dall'idea che ci sia un complotto alle sue spalle ordito dalla N.H.K. (Nihon Hikikomori Kyōkai, "Organizzazione degli Hikikomori Giapponesi", acronimo che crea un'irresistibile ambiguità con la NHK, una delle reti televisive pubbliche di maggior rilievo del Giappone) e crede che anche la comparsa di Misaki faccia parte delle macchinazioni attuate contro di lui. Fatto sta che in un modo o nell'altro i due cominciano a frequentarsi, seppur in modo piuttosto atipico: infatti ogni sera Misaki, che misteriosamente conosce ogni particolare della vita di Satō, intrattiene una singolare "lezione" leggendo al ragazzo una serie di definizioni e "rimedi" per guarire dalla sua condizione e ricominciare una vita sociale normale. A riempire la vita di Satō è anche il suo vicino di casa, Yamazaki, uno studente con la fissa per il collezionismo di gashapon e in grado di progettare videogiochi. Proprio la possibilità di lavorare insieme a Yamazaki nel tentativo di sfondare sul mercato videoludico è l'input che darà inizio a una sequela di occasioni che permetteranno a Satō di cambiare; tuttavia, la strada verso la normalità è più ardua di quanto non sembri e l'enigma che si cela dietro a Misaki causerà non pochi problemi...

L'intreccio narrativo apparentemente semplice è un mero pretesto per divertire lo spettatore con gag esilaranti (una su tutte: Satō cerca di fare denaro a palate con un gioco di ruolo online e man mano che trascorrono i giorni si trascura sempre di più e dorme sempre meno, arrivando persino a innamorarsi di un personaggio virtuale e infine scoprire una verità "agghiacciante"...), invitandolo ciò nondimeno a riflettere su tematiche ostiche e mature, alcune delle quali particolarmente sentite in Giappone: oltre alla questione degli hikikomori e dei NEET (i "nullatenenti"), vengono trattate anche quella del suicidio in massa, del sopracitato giocare in modo ossessivo ai videogiochi online, dell'ingannevole giro di vendite multilivello e così via. Inoltre, assistiamo alla crescita di Satō in relazione agli altri personaggi, i quali però non sono privi di problemi personali. Per quanto riguarda il lato tecnico, le animazioni si attestano su buoni livelli; le musiche non risaltano per pregnanza o personalità, ma svolgono comunque il loro dovere.

In conclusione, consiglierei almeno una visione di Welcome to the N.H.K., anche solo per la sua capacità di intrattenere bene e di "lasciare qualcosa" allo spettatore, unendo quindi l'utile al dilettevole.



Potete far sentire la vostra voce, oltre che nei commenti, anche con un mini sondaggio che durerà tre giorni!

Quale versione di Welcome to the N.H.K. preferite?