Ho una confessione imbarazzante da fare: ero innamorato dell'eroina Painyan. Finita la proiezione, la mia anima era in tumulto. Non so se ciò fosse dipeso dagli esami d'ingresso per l'università ormai alle porte o perchè si trattava di una storia sentimentale, ma il mio incontro con Hakujaden produsse una forte impressione sul giovane uomo che ero. Quel film mi convinse che anche in Giappone era possibile esprimere una vasta gamma di emozioni grazie all'animazione.

* traduzione del discorso tratta dal saggio Toei Animation - I primi passi del cinema animato giapponese di Mario A. Rumor
 

22 ottobre 1958, una data fondamentale per l'animazione giapponese. Esce infatti La leggenda del serpente bianco (Hakuja-den), il primo lungometraggio dell'appena nata Toei Doga, compagnia d'animazione intenzionata a dare nuova vita al cinema d'animazione giapponese, una in grado di conquistare anche i mercati esteri. Si tratta del primo film animato a colori mai realizzato in Giappone, con uno staff per lo più inesperto e alle prime armi, in cui nemmeno i classici ruoli gerarchici sono ben definiti. Ci sono solamente un paio di animatori esperti (Yasuji Mori e Akira Daikuhara) che supervisionano e addestrano i più giovani, il tutto sotto il controllo del regista Taiji Yabushita. Tra i giovani che lavorano al film vi sono anche molti dei più importanti nomi che segneranno l'animazione giapponese dei decenni a venire, come Rintaro, Yasuo Otsuka e Reiko Okuyama.
Una grande macchina di produzione, che in più di 20 mesi realizza 214.154 disegni per una spesa complessiva di 40 milioni di yen, guidata dal presidente Hiroshi Okawa, che sogna un'animazione giapponese in grado di tenere testa ai grandi avversari stranieri, una vera e propria "Disney d'Oriente". Sono i primi passi di quella che diventerà una vera e propria industria culturale, ben lontana dall'amatorialità o dalle opere propagandistiche finanziate dal governo del passato.

La storia di La leggenda del serpente bianco, in linea con le direttiva di Okawa, ripropone, in modo abbastanza libero, la famosa leggenda cinese del serpente bianco, e punta a conquistare le famiglie del Giappone e di tutto il mondo con l'utilizzo di animali parlanti, di un mix di commedia, epicità, avventura e sentimento, un comparto grafico all'avanguardia (per il Giappone) ed una forte componente musicale.
Il successo arriva, sebbene ben lontano da quello dei rivali d'oltreoceano: il film viene trasmesso all'estero e riceve anche un premio al Festival del Cinema di Venezia, sebbene venga pubblicato con i crediti originali completamente cancellati.

La leggenda del serpente bianco è, quindi, il fratello maggiore di quella serie di film Toei che hanno fatto da spartiacque tra due epoche, il primo passo verso l'animazione giapponese moderna nonchè fonte d'ispirazione per alcuni dei più grandi animatori della seconda metà dello scorso secolo. In Italia è al momento disponibile nella collana DVD Toei Classics pubblicata da Dynit oppure in streaming gratuito sul portale VVVVID.
 

Passiamo ora ad analizzare più nel dettaglio la leggenda cinese a cui film ha deciso di ispirarsi.

Introduzione e origine

Hakujaden, in mandarino Bái Shé Zhuàn (白蛇传), è un mito risalente grossomodo all’epoca della dinastia Song (960-1279 d.C.), trasmesso oralmente e riportato per la prima volta in forma scritta solo alcuni secoli dopo dallo studioso e stroriografo Feng Menglong, vissuto nella successiva epoca Ming. Esso si colloca tra i cosiddetti 四大民间/Sì Dà Mín Jiān (quattro grandi favole popolari), leggende originatesi in regioni ed epoche diverse e che hanno contribuito a formare l’immaginario collettivo cinese nei secoli. Esse sono:

梁山伯与祝英台 / Liang Shanbo e Zhu Yingtai (nota anche come Gli amanti farfalla) - Conosciutisi durante gli studi come compagni di classe e in seguito innamoratisi, il loro fidanzamento viene ostacolato dalla famiglia di Zhu Yingtai, che viene promessa in sposa a un mercante. Liang Shanbo muore di dolore, e Zhu Yingtai lo segue nella tomba. Da essa riemergono in forma di farfalle, con la promessa di non essere mai più separati.

白蛇传 / Bai She Zhuan (La leggenda del serpente bianco) - La storia d’amore tra uno spirito di serpente che assume fattezze femminili e un umano, condita da mille vicessitudini.

孟姜女 / Meng Jiang Nü (Lady Meng Jiang) - La triste vicenda di una vedova il cui marito muore durante la costruzione della Grande Muraglia. Recatasi sul sito, si dice che abbia pianto così tante lacrime da far crollare un pezzo della costruzione.

牛郎织女 / Niu Lang Zhi Nü (Il bovaro e la tessitrice) - L’amore proibito tra un umano e una fata celeste porta al loro confinamento alle opposte rive di un fiume (la Via Lattea), ma con il permesso di ricongiungersi il settimo giorno del settimo mese del calendario lunare. E’ l’origine del festival Qixi, festa degli amanti, presente anche in Giappone con il nome di Tanabata.
Tutte queste leggende hanno in comune il loro essere innanzitutto delle storie d’amore tra innamorati, spesso di natura e fattezze diverse, ma che nondimeno mettono in evidenza la profondità e la sincerità del sentimento provato.
 

Storia

Le vicende prendono luogo a Hangzhou, città locata nello Zhejiang, regione dell’est della Cina non lontano da Shanghai. La storia comincia con Xu Xuan (许宣), ragazzo di buona natura, che un giorno acquista alcuni Tangyuan (polpette di riso glutinoso mangiate durante la festa Yuanxiao, a due settimane esatte dal capodanno cinese) presso un venditore sul ponte di Duanqiao, presso il lago occidentale di Hangzhou. Il venditore è in realtà uno degli otto immortali del taoismo, Lü Dongbin. Le polpette mangiate da Xu Xuan gli donano dunque vita eterna. Nauseato, Xu Xuan le vomita nel lago (ma secondo un’altra versione, avendo acquisito l’immortalità e perso di conseguenza l’appetito, egli sarebbe tornato da Lü Dongbin sul ponte per chiedere chiarimenti, e quest’ultimo gli avrebbe svelato la propria natura divina ribaltando il ponte e facendo cadere Xu Xuan in acqua facendogli rimettere le polpette). Qui, uno spirito serpente (妖精/yāojing, equivalente del giapponese yōkai) le ingoia a sua volta, acquisendo l’immortalità e realizzando il sogno di una vita dedicata a praticare le arti taoiste. Riconoscente verso Xu Xuan, lo spirito assume le fattezze della bellissima Bai Su Zhen (白素贞). Quando successivamente Xu Xuan e Bai Su Zhen s’incontrano, tra i due scatta immediatamente la scintilla dell’amore. I due decidono quindi di sposarsi e aprire un negozio di erbe officinali. Alla coppia composta da Bai Su Zhen e Xu Xuan si aggiunge successivamente la giovane Xiaoqing (小青), spirito di un serpente verde salvato da Bai Su Zhen e resa umana, e che per quest’ultima diventa come una sorella minore.

Nel frattempo, lo spirito di una tartaruga presente nel lago, praticante a sua volta il taoismo e invidioso per la fortuna dell’immortalità toccata ai due amanti, riesce a potenziare il proprio potere spirituale a un livello sufficiente da prendere fattezze umane, incarnandosi nel monaco Fa Hai (法海). Fa Hai successivamente approccia Xu Xuan e gli svela la vera natura della sua amata, e per dimostrarglielo fa in modo che Bai Su Zhen beva del vino avvelenato durante le celebrazioni di Duan Wu (festività legata al solstizio d’estate nel quinto giorno del quinto mese del calendario lunare). Vedendola in forma di serpente, Xu Xuan muore dallo spavento.

Bai Su Zhen e Xiaoqing si mettono dunque in viaggio per cercare un rimedio in grado di riportare in vita Xu Xuan. Somministratagli la medicina, Xu Xuan si riprende e giura il suo amore eterno per Bai Su Zhen nonostante la sua vera natura, facendo quindi fallire il piano del malvagio Fa Hai. Il monaco successivamente cattura Xu Xuan, e lo usa come esca per attirare Bai Su Zhen. La donna cerca in tutti i modi di combattere per liberare l’amato, tuttavia, aspettando un figlio da Xu Xuan, la gravidanza le porta via le forze. Xu Xuan in seguito riesce a liberarsi da solo, e assiste felice con Bai Su Zhen alla nascita del figlio, Xu Mengjiao (许梦蛟).

Purtroppo, Fa Hai non si arrende e un giorno riesce a catturare Bai Su Zhen, imprigionandola all’interno della pagoda Leifeng (雷峰塔, léifēngǎ, pagoda realmente esistente a Hangzhou e posizionata su una collina antistante il Lago Ovest).
 

Giunta a questo punto, la leggenda si ramifica in due finali diversi: secondo la prima versione, Bai Su Zhen rimarrebbe eternamente imprigionata all’interno dell’edificio, e Xu Xuan successivamente si convertirebbe in un monaco allo scopo di ammonire gli altri di non cedere ai desideri di lussuria. È tuttavia probabile che questo sia un rimaneggiamento (assieme a versioni che ritraggono il monaco Fa Hai come una persona retta e rispettabile) per trasmettere ideali più conservatori e tradizionali.

Secondo la seconda versione, più diffusa e dall’esito più lieto, sarà Xu Mengjiao a permettere la liberazione della madre. Seguendo rigorosamente la dottrina del confucianesimo, egli s’applica nello studio riuscendo a ottenere il punteggio massimo nel sistema d’esami per diventare funzionari civili (diventa ossia 状元 zhuàngyuan, primo classificato e termine che tutt’oggi si usa per definire gli studenti migliori nel durissimo esame di maturità cinese gāokǎo, 高考). Xu Mengjiao si reca dunque alla pagoda Leifeng per rendere onore alla madre scomparsa. Toccata dalla sua condotta e da quest’ultimo gesto, la Volontà Celeste (potere supremo cui anche l’Imperatore è sottoposto) decide dunque di graziarlo, liberando la madre dalla prigionia e permettendo una felice riunione per l’intera famiglia.

Significato e influenza nella cultura popolare cinese

La leggenda fonde elementi delle tre maggiori correnti di pensiero spirituale della cultura cinese: Taoismo (dàojiào 道教), Buddhismo (fójiào 佛教) e Confucianesimo (rújiā 儒家), anche se la figura del serpente secondo alcuni studiosi è riconducibile al Naga, di origine induista.

Il primo credo è una religione “autoctona” dell’area cinese, ed è incentrato sull’equilibrio degli opposti (阴阳 yīn e yáng, inseparabili di natura) e mirato al raggiungimento dell’immortalità tramite l’esercizio spirituale. Nella leggenda, questa pratica coinvolge tutti i personaggi della storia, i quali oltre a dedicarsi alla meditazione, ricorrono spesso anche a pozioni ed erbe magiche. Allo stesso tempo, lo scontro continuo tra Bai Su Zhen e Fa Hai incarna l’antitesi tra bene e male (e ognuno dei personaggi può assumere un ruolo o l’altro secondo le versioni differenti della leggenda). Xu Xuan e Bai Su Zhen invece rappresentano un esempio di pacifica convivenza degli opposti, uomo e donna, umano e spirito, con il sentimento amoroso a coronare la creazione di una famiglia armoniosa. Lo stesso rapporto duale di scontro o armonia tra i due elementi è una delle loro molteplici incarnazioni, con il credo che mette al centro la loro interdipendenza e impossibilità di prevalenza di uno sull’altro.

Il secondo credo menzionato, il Buddhismo, viene importato dall’India in Cina tramite le traduzioni dei testi sacri ad opera di missionari indiani già nel I secolo d.C. La leggenda menziona luoghi sacri del Buddismo, come il monte Emeishan, locato nella regione occidentale del Sichuan e tappa di pellegrinaggio per i credenti. Bai Su Zhen e Xiaoqing si recano in questa località per cercare la medicina in grado di riportare in vita Xu Xuan. Inoltre, Fa Hai è un monaco buddhista, dotato di tunica color giallo-arancio: un curioso aneddoto racconta che Fa Hai, dopo aver fallito in tutti i suoi tentativi di separare gli amati, si sia rifugiato all’interno dello stomaco di un granchio; ed è per questo che lo stomaco dei granchi, considerati una prelibatezza nella cucina cinese, ha il tipico colore delle vesti buddhiste.

Il terzo credo, ossia il Confucianesimo (chiamato anche “scuola di pensiero Ru”), originatosi dagli scritti del filosofo Confucio vissuto tra VI e V secolo a.C., ha da sempre influenzato gli standard di comportamento sociali della Cina e quindi di tutte le nazioni dell’area est-asiatica che ne hanno mutuato la cultura. Il fatto che il figlio di Xu Xuan, Xu Mengjiao, arrivi a salvare la madre intrappolata prima studiando con rigore per gli esami di stato e successivamente dando esempio di pietà filiale (孝xiào), espressa tramite una forte ritualità (礼lí), dimostrano la chiara influenza dei valori confuciani e la volontà di ritrasmetterli ancora una volta ai posteri, anche durante la stessa compilazione per iscritto della leggenda avvenuta in epoca Ming.
 

Godendo di grande fama anche come storia romantica, Bai She Zhuan/Hakujaden è stato oggetto di innumerevoli riadattamenti nel corso degli anni, la cui varietà è riflesso dei differenti particolari nelle varie versioni della leggenda (ad esempio, nell’anime del 1958 Xiaoqing è un pesce anziché un serpente). Prima di Hakujaden, altri due adattamenti per il grande schermo escono nel 1939 e nel 1956, ad opera rispettivamente dello Xinhua Studio e della collaborazione tra la giapponese Toho e lo Shaw Brothers Studio di Hong Kong.

Fonti consultate:

- Toei Animation - I primi passi del cinema animato giapponese di Mario A. Rumor
Pagina Wikipedia di Hakuja-den e Legend of the White Snake
- Baike.baidu.com
- Tutorming
- zhidao.baidu.com (1) (2)