"Siamo nel mondo della prostituzione. Non c'è uno straccio di niente che mi va a genio!"

Con quest'affermazione si presenta a noi Kiyoha, la protagonista del manga Sakuran, edito da Dynit. La giovane donna è la numero tre di uno dei bordelli dello Yoshiwara, lo storico quartiere dei piaceri della città di Edo, l'odierna Tokyo. Venduta bambina, diventa prima l'assistente della bella Shohi, una oiran di successo, ma nonostante la sua indole ribelle e sfacciata, i tenutari si convincono che, grazie al suo carattere decisamente tenace, la piccola abbia tutti i numeri per diventare un giorno una grande cortigiana. Con un lungo flashback, Moyoco Anno ci racconta la vita effimera delle donne dello Yoshiwara e al tempo stesso indaga i moti del cuore femminile quando si trova ingabbiato in un amore impossibile.
 

Avendo io letto e poi recensito qui su Animeclick "L'ultimo volo della farfalla", un manga molto simile in quanto a contenuto, visto che anche in quel caso si parlava della vita di una bellissima e affascinante cortigiana, ero molto curiosa di leggere anche quest'opera, proprio per vedere come due autrici diverse affrontassero lo stesso argomento. Temevo anche un po' di delusione, magari mi sarei potuta "annoiare" visto che poteva non esserci più molto da dire su una donna venduta da piccola per essere avviata al mestiere più antico del mondo, seppur in un ambiente più raffinato quale quello delle case di piacere. Invece sono stata piacevolmente sorpresa, in quanto non ci potrebbero essere volumi più diversi!
 
"Non puoi più uscire da questo cancello. E anche nel caso in cui riuscissi a sgattaiolare via, il mondo là fuori non sarebbe tanto diverso."

"L'ultimo volo della farfalla" è permeato da un'atmosfera nostalgica e malinconica, da tristezza e rimpianto. Le tavole sono acquerelli in bianco e nero, che emanano una luca soffusa e rendono i corpi morbidi e i contorni sfumati. Diametralmente opposto è "Sakuran" poiché in esso non ci sono che sentimenti decisi: rabbia, passione, cinismo, gelosia si rincorrono nelle stanze del postribolo.
In esso non esiste pietà, né sorellanza, ma solo un'affannosa ricerca a scoprire il punto debole dell'altro e ad approfittarne. Inutile ribellarsi: ogni tentativo di fuga di Kiyoha fallirà e le punizioni inflitte saranno atroci. Una volta varcato il cancello, non si può più scappare dal quartiere, a meno di non trovare un marito facoltoso e passare così da una gabbia dorata a un'altra. L'amore non è concesso a queste giovani donne, perché porterà solo dolore e follia.
 

Tutta la storia si concentra sulla crescita fisica e psicologica di Kiyoha, a cui sarà dato un nuovo nome ogni volta che affronterà una fase del suo percorso: in fondo lei non è che un oggetto del desiderio degli uomini, quindi come tale non ha il diritto di scegliersi un nome. La sua indole estremamente ribelle e la sua tenacia saranno il suo peggior difetto ma anche il suo miglior pregio: solo chi non molla mai ha la stoffa per diventare una oiran, la cortigiana più ambita e più pagata. Ma nemmeno loro hanno il diritto di scegliere chi amare: in fondo sono solo prostitute e gli uomini non si sacrificherebbero per loro.
 
"È vietato innamorarsi. Quante volte glielo abbiamo ripetuto! Ha permesso che il suo amato le strappasse la vita, non riposerà mai in pace"

In un universo prettamente femminile, gli uomini presenti fanno una figura davvero misera. A parte Seiji, sorta di tuttofare all'interno della casa e unico personaggio che sembra provare un pochino di pietà per le sorti di quella bimba cocciuta e sfrontata, tutti gli altri personaggi maschili sono o violenti o pavidi o bugiardi (o tutt'e tre le cose messe assieme). Sono irretiti dalla bellezza e dalla grazia delle cortigiane, si mettono in mostra e si sfidano a suon di soldi per accaparrarsi il diritto a essere i primi a deflorarle, le vedono come un trofeo da mostrare ad amici e colleghi o rivali, ma non esiste sentimento. Se amati troppo fuggono, se oppressi dalla gelosia della oiran si rivoltano contro di esse.
 

Il disegno della Anno è perfetto per raccontare questa storia: i tratti sono decisi, i volti spigolosi, i colori molto accesi nelle tavole che aprono il manga. I paesaggi sono essenziali, mentre i kimono delle oiran e alcuni accessori sono dettagliati e minuti. La nudità è espressa senza pudore, sia nelle scene di quotidianità nella casa del piacere sia in quelle dedicate agli amplessi. Si parla di un bordello, quindi l'autrice non si nasconde ma affronta senza vergogna i gemiti che percorrono le stanze, le posizioni e le malizie che possono far impazzire un uomo.
Con il suo stile così particolare, riesce a trasmettere tutte le emozioni che si susseguono nella storia: a volte basta solo un sopracciglio alzato a cambiare un'espressione, a volte invece i volti diventano quasi caricature sguaiate, come a ricordarci che siamo sempre in un bordello e quello che vediamo non è altro che una maschera sorridente dietro cui è celato un dolore immenso.
 
"Qui funziona così. Chi più riceve, più viene odiato. Fa parte del mestiere di oiran."

L'edizione Dynit è buona, il formato 165x240 mm anche in questo caso esalta le tavole dell'autrice. Molto utile il glossario in fondo al volume: si riesce così a comprendere meglio i termini molto specifici usati per descrivere le varie fasi della vita di una oiran e il mondo che le ruota attorno. Il prezzo può sembrare alto, ma abbiamo in mano un vero e proprio libro, quindi mi sembra giustificato.
 
 
Tirando le somme, "Sakuran" è un manga davvero bello, ma soprattutto inconsueto. Lascia un senso di disagio e di sofferenza, perché è quello che traspare sia dalla storia che dai disegni. Nonostante i suoi difetti e il suo caratteraccio, Kiyoha entra nel cuore e se ne porta via un pezzetto. Ma d'altronde è una oiran e come le insegna la sua mentore "Le cortigiane sanno far dire ai loro clienti esattamente quello che vogliono". Lasciatevi irretire, non ve ne pentirete.